Da anni ormai riportiamo gli sforzi di Taylor per sviluppare pratiche commerciali più sostenibili. Le nostre iniziative più importanti, e le nostre storie, si sono concentrate sulla nostra catena di approvvigionamento del legno e sul nostro impegno a coltivare un futuro più sano per i legni che usiamo, comprese le comunità che sostengono questi sforzi di approvvigionamento. I “grandi alberi”, come li chiama Scott Paul, direttore delle risorse naturali di Taylor, sono l’Ebony Project in Camerun, che ha finanziato una ricerca innovativa sull’ecologia dell’ebano e ha creato un programma per gradi (e in crescita) di rimboschimento della comunità; il ripristino delle foreste native alle Hawaii, compresa la piantumazione di alberi koa; e il nostro fiorente programma Urban Wood, che mira a creare un’economia circolare, producendo chitarre con legno proveniente da alberi urbani alla fine della loro vita e a stimolare progetti di rimboschimento in quelle comunità.
Siamo fieri dei progressi che stiamo facendo su questi fronti, il nostro impegno per le pratiche etiche richiede un esame attento di ogni aspetto dell’operazione. Più nello specifico, dobbiamo cercare delle aree in cui siamo in difetto e lavorare per trovare soluzioni migliori.
Questa mentalità ha portato a una revisione completa dei nostri processi di produzione e del funzionamento del campus. Negli ultimi due anni Scott Paul ha usato la lente della sostenibilità per condurre un audit interno per identificare i successi e le carenze. Mentre abbiamo fatto molti miglioramenti (una grande riduzione dei prodotti monouso nel campus, più postazioni di ricarica per veicoli elettrici, un solido programma di riciclaggio delle batterie, postazioni di rifornimento d’acqua negli edifici del campus, l’uso di una dashboard sofisticata per gestire meglio le nostre esigenze di consumo energetico, per citarne alcuni), di recente abbiamo identificato un problema che è letteralmente crescente per noi: la pellicola di plastica. Stiamo parlando di quella pellicola che usiamo per fissare i pallet di chitarre impilate (nelle loro custodie) che vengono trasportate o per avvolgere il legno che spostiamo sui pallet.
Per quanto la pellicola svolga un ruolo essenziale nel proteggere le parti e i beni di valore in transito, dato il volume dell’operazione, ne consumiamo un bel po’. Anche se non è neanche lontanamente vicino ai livelli di consumo di un grande negozio, dà comunque un contributo negativo.
In passato, imballavamo l’involucro usato e il nostro fornitore di riciclaggio lo vendeva a un broker, che a sua volta lo spediva in Cina per essere riciclato. Ma nel 2018 la Cina ha vietato l’importazione della maggior parte della plastica e in seguito abbiamo appreso dell’esistenza di una forte probabilità che in realtà la plastica sia stata solo scaricata all’estero, o peggio, bruciata nelle comunità locali. Ora stiamo lottando per trovare un’azienda con sede negli Stati Uniti che la ricicli. Abbiamo contattato altre aziende, grandi e piccole, per vedere cosa fanno con la loro, ma sembra che nessun altro abbia una soluzione praticabile al momento.
Inoltre, abbiamo parlato con molti fornitori di questo servizio e fatto a ognuno di loro le stesse domane: la rivendete? Cosa ci farete? Nel caso, in cosa la riciclate? Quanto lontano la spedite via terra o mare? È venuto fuori che adesso la maggior parte della pellicola di plastica è scaricata o incenerita, proprio come accadeva in Cina.
Non ci dispiacerebbe pagare per riciclare la pellicola di plastica, se ciò avvenisse in modo responsabile, in un impianto sicuro e rispettoso dell’ambiente, ma non vogliamo che sia scaricata in una discarica o incenerita. Eppure, al momento non abbiamo una soluzione. E ogni giorno il problema cresce. Così, nel frattempo, dopo essersi consultato con Scott, Bob Taylor ha deciso che il nostro primo passo verso una soluzione sarebbe stato quello di amplificare il problema, rendendolo più visibile a tutti nel campus. Il nostro team delle strutture ha iniziato a spostare le balle della nostra pellicola estensibile usata al centro del parcheggio fuori dal nostro magazzino di spedizione, aggiungendola a quella che accumuliamo ogni mese: circa due o tre balle. Al momento si sta formando una montagnola. Abbiamo anche creato un cartello con un messaggio stimolante per i dipendenti:
E questo che cos’è?
È un problema che dobbiamo affrontare. Restate sintonizzati.
Inoltre, le balle rappresentano solo la metà di ciò che usiamo per imballare le chitarre; l’altra metà lascia la nostra struttura quando spediamo i pallet.
Scott Paul mostra che il problema della pellicola di plastica non è solo della Taylor.
“Pensate a tutta la pellicola scartata degli imballaggi dei grandi negozi, dei supermercati e dei commercianti al dettaglio di tutto il mondo” dice. “La maggior parte viene scaricata, mentre alcune quantità vengono incenerite.”
Scott e altri membri del “team green” dell’azienda hanno iniziato a esaminare delle soluzioni possibili, comprese le opzioni alternative di riciclo e l’utilizzo di altri materiali più facili da riciclare. Inoltre, Scott ha contattato un esperto che potrebbe aiutare.
Jan Dell è un ingegnere chimico con trent’anni di esperienza, avendo lavorato in quarantacinque Paesi per le grandi corporazioni nel settore della produzione. Durante la sua carriera, ha guidato programmi per migliorare gli affari sostenibili e le pratiche di resilienza climatica per aziende come Nike, Mattel, Gap e molte altre.
Nel 2018 ha dato una svolta alla sua carriera, è diventata indipendente e ha fondato una ONG chiamata The Last Beach Cleanup per fermare l’inquinamento da plastica. Una delle campagne prioritarie mira a fermare le esportazioni di rifiuti di plastica nei Paesi poveri. Nel 2019 è stata nominata National Geographic Explorer e ha ricevuto una piccola sovvenzione per aiutare le città a ridurre l’inquinamento da plastica. Inoltre, nel 2020 è stata nominata alla Commissione per il riciclaggio dello Stato della California.
In aprile Dell ha visitato il campus Taylor per incontrare Scott Paul, Bob Taylor e un piccolo gruppo di altri dipendenti che fanno parte della nostra task force informale (riuniti appositamente davanti alla nostra collina di plastica) per una conversazione introduttiva. Dell ha condiviso alcune delle sue conoscenze, compresa la realtà che solo una piccola parte dei rifiuti di plastica prodotti viene effettivamente riciclata. Ha spiegato che, solo in California, ogni anno vengono generati un miliardo e mezzo di chili di rifiuti di pellicole di plastica, ma che in California e Nevada sono presenti solo pochi riciclatori di questo prodotto, e possono riprocessarne solo circa quarantacinque milioni di chili. Si tratta di circa il 3%, quindi non sorprende che il cumulo di plastica di Taylor stia crescendo.
Abbiamo esplorato l’uso di prodotti alternativi che sono commercializzati come biodegradabili, ma abbiamo scoperto che hanno meno efficacia e Dell afferma che ci sono altri ostacoli che ne impediscono un uso più ampio, come il fatto che la maggior parte delle operazioni di compostaggio non accetta rifiuti in bioplastica, perché non si biodegrada in modo sicuro e diventa contaminazione nel compost.
“E le discariche odierne sono progettate per immagazzinare i materiali per prevenire le emissioni di metano, così la pellicola di plastica non si biodegraderà e non scomparirà in una discarica”, afferma.
Dell ha concluso che la migliore linea d’azione che Taylor può perseguire è quella di continuare a ridurre al minimo l’uso della plastica dove possibile. L’azienda può anche richiedere maggiormente ai propri fornitori involucri di plastica con una percentuale di contenuto riciclato e incoraggiare altre aziende a fare lo stesso. Questo aiuterà ad aumentare in modo graduale l’infrastruttura della catena di fornitura intorno al prodotto e ad accelerarne l’uso.
Nel frattempo, la nostra esposizione di plastica ha già avuto un impatto sui dipendenti Taylor. Dopo che abbiamo presentato il problema nella nostra newsletter interna, un certo numero di dipendenti (i nuovi dipendenti-proprietari) ha preso l’iniziativa di trovare modi per ridurre il consumo di pellicola estendibile nei propri dipartimenti.
Nel frattempo, continuiamo a istruirci con l’aiuto di persone come Dell e a perseguire in modo attivo delle opzioni migliori. Ci assicureremo di tenervi aggiornati sulle condizioni dello spreco di plastica e sulle alternative che svilupperemo.