• 2022 Edizione 1 /
  • Una chiacchierata sul suono: L’intervista Wood&Steel con Andy Powers

Una chiacchierata sul suono: L’intervista Wood&Steel con Andy Powers

Scorri verso il basso

Durante una conversazione approfondita il maestro liutaio della Taylor Andy Powers riflette sull’evoluzione del design delle chitarre Taylor e sui molti fattori che contribuiscono alla personalità sonora di uno strumento, musicista compreso.

Andy Powers e io ci siamo avvicinati a un grande e bellissimo tavolo da lavoro al centro del suo laboratorio rinnovato di recente nel campus della Taylor per parlare del realizzare chitarre in questa azienda. Questo spazio è l’ambiente ideale che ispirerebbe chiunque ami il legno e lavorarci: pulitissimo, spazioso, ricco di luce naturale proveniente dalle finestre che arrivano fino al pavimento su un lato. Il laboratorio è arredato con un mix di bei tavoli da lavoro e armadietti costruiti su misura, tutti realizzati con avanzi di sapelli, blackwood, ebano e altri legni che non potrebbero essere usati per le parti di una chitarra, compreso il pavimento a scacchiera in ebano e sapelli. L’atmosfera è raffinata-rustica, calda, senza pretese e altamente funzionale.

Fondamentalmente, ciò che sentiamo in una chitarra acustica è un insieme di tutti questi elementi.

Ogni componente nella stanza è disposto con cura, dalle rastrelliere a muro che cullano set selezionati di legno per chitarra per i prototipi futuri a un’unità di legno con telaio ad A che ospita una serie di morsetti, levigatrici e altre macchine essenziali, compresa un’affidabile sega a nastro Davis & Wells costruita prima della Seconda guerra mondiale e che Andy adora.

“Bill Collings mi ha fatto conoscere queste macchine”, dice esponendo con orgoglio la storia e le virtù delle prestazioni superiori della macchina. “Ho la fortuna di averne una anche nel mio laboratorio.”

Come artigiano, Andy afferma di aver sempre apprezzato gli ambienti che le persone creano per vivere e lavorare.

“Mio padre è un falegname da tutta la vita, anche se la cosa più vicina all’attività di famiglia che faccio è lavorare alla mia casa”, dice. “Poiché mi porto dietro questo background, credo sia interessante vedere gli spazi che le persone creano per se stesse: raccontano qualcosa sul modo in cui le vivono, in cui vedono le cose e in cui vogliono viverle.”

Ad Andy non è sfuggito che negli ultimi due anni, sulla scia della pandemia, così tanti di noi sono stati costretti a cambiare radicalmente il modo di vivere e lavorare. Se c’è un aspetto positivo in questa resa dei conti collettiva, potrebbe essere il modo in cui ci ha fatto riconsiderare le priorità nella nostra vita, forse avere una nuova prospettiva e cercare di riavviare le nostre vite in modi più significativi.

Alcuni hanno deciso di imparare a suonare la chitarra, altri hanno ricominciato dopo una lunga interruzione. Andy ha colto l’occasione non solo per riprogettare il suo spazio di lavoro, ma per riflettere sul suo rapporto con la liuteria.

Non suoniamo tutti allo stesso modo, non ascoltiamo tutti allo stesso modo e non voglio costruire tutte le nostre chitarre esattamente allo stesso modo.

“Adesso costruire chitarre mi emoziona più che mai”, dice. “Lo faccio da molto tempo e lo adoro ancora. Proprio come in una relazione duratura, con il tempo arrivano i cambiamenti e si cresce. Credo che sia importante fare un passo indietro, osservare lo strumento e pensare: ‘E ora come lo approccio? Come si è sviluppata questa relazione?’. Anche i componenti meritano di essere considerati: lavoriamo con migliaia di pezzi di mogano, acero o abete, ma è bene fermarsi e pensare. Di solito facciamo una cosa, ma se ne facessimo un’altra? Credo ci sia ancora molto da scoprire sul legno e gli strumenti che ci costruiamo.

Oltre a condividere con il padre l’amore per la lavorazione del legno, sembra che l’innovazione sia un altro tratto distintivo nel sangue di Andy. Fa un gesto verso una parete ornata di riproduzioni incorniciate di disegni di brevetti fatti a mano di invenzioni del suo bis-bisnonno, Arthur Taylor (sì, il suo cognome era Taylor) dei primi anni del 1900. Vanno da un accendino per motori a combustione interna a una testa di martello con un dispositivo per piantare i chiodi incorporato nell’estremità del granchio, che permetterebbe di piantare un chiodo con una sola mano.

“È divertente guardare questi disegni e pensare a come stava osservando qualcosa di così familiare come un martello in un modo nuovo per poterlo migliorare”, dice.

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Dato che questa è l’edizione della guida alle chitarre, abbiamo pensato che il modo migliore per preparare il palcoscenico fosse fare un passo indietro con Andy per parlare delle sue attività di progettazione alla Taylor, di come si è evoluta la nostra linea di chitarre e cosa pensa del futuro. Una cosa è certa: grazie ai progetti di Andy, non abbiamo mai avuto un assortimento più vario di personalità chitarristiche rappresentate nella nostra linea di chitarre.

Lavori alla Taylor da 11 anni ormai. Guardandoti indietro, senti di essere arrivato con una particolare missione creativa o un mandato concordato tra te e Bob?

Non abbiamo iniziato con un mandato o un ordine di marcia dal punto di vista del design, se non quello di dire che volevamo che le chitarre fossero più musicali. Crediamo che sia un percorso nobile, per così dire. Il nostro lavoro come costruttori di chitarre è servire il musicista. Mi piace quando gli strumenti sono da collezione, quando la gente apprezza lo strumento per la sua bellezza, ma il nostro scopo si estende a un chitarrista che fa musica. A prima vista, suonare musica è una cosa molto poco pratica, eppure penso che sia assolutamente essenziale, in quanto per le persone è un modo di dare un senso al mondo e di esprimersi. Come estensione di questo, voglio che ognuna delle nostre chitarre serva uno scopo musicale.

E questi scopi potrebbero variare da chitarra a chitarra.

Ogni chitarra dovrebbe servire uno scopo unico. Non possono e non devono suonare esattamente nello stesso modo. Quando esamino tutto il nostro catalogo e suono tutte le chitarre, una cosa che mi colpisce è che fondamentalmente ogni strumento suona musicale, come dovrebbero fare le chitarre. Oltre a questo, non le ascoltiamo tutti allo stesso modo. Alcune suonano più intime, alcune hanno un suono ampio, alcune proiettano molto lontano, altre sono molto sensibili al tocco, alcune suonano calde, scure o capricciose, mentre altre sono vibranti e allegre. Alcune sono chitarre che vorremmo ascoltare in una bella stanza tranquilla, altre con cui vorremmo camminare su un grande palco. Hanno tutte scopi e personalità diversi, ed è qui che vedo il valore nel costruire chitarre di diverso tipo. Ci sono un sacco di variabili che rendono uno strumento unicamente appropriato per una certa cosa.

Quando sei entrato alla Taylor sono sicuro che conoscevi le nostre chitarre, ma vedesti un’opportunità immediata per diversificare ulteriormente la linea?

Sì, vidi una chiara opportunità di sviluppare ulteriormente l’offerta. Se osserviamo le chitarre che realizzavamo 15 anni fa, vediamo che ci sono molte cose in comune nella costruzione. Le due grandi cose che avremmo cambiato sarebbero state il profilo e il legno del fondo e delle fasce. Molte delle parti all’interno erano identiche l’una all’altra. Alcune sarebbero state rimodellate in maniera minore per adattarsi, ma molte erano davvero simili. A me sembrava un’opportunità per espandere e produrre una più ampia offerta di suoni.

Inoltre, venivi da un background di costruzione di chitarre personalizzate, dove ogni strumento che realizzavi era fatto apposta per soddisfare i bisogni di una persona.

Sì, la mia esperienza era stata l’opposto rispetto alla produzione. Quando una persona veniva da me e mi chiedeva una chitarra io rispondevo: “Prima di decidere se deve essere una chitarra archtop, falttop, un’elettrica o qualsiasi altra cosa, come vuoi che suoni? Cosa ascolti? Che tipo di suoni ti piacciono? Quali non ti piacciono?”. Dopo aver predisposto tutto sul tavolo, iniziavamo a fare delle scelte per creare uno strumento che avrebbe portato al risultato desiderato. Immerso in questo background, la varietà musicale mi interessa ancora tanto. Mi piace la diversità tra i musicisti, negli stili musicali, in quelli di scrittura delle canzoni e di esecuzione. Penso che sia fantastico. Non suoniamo tutti allo stesso modo, non ascoltiamo tutti allo stesso modo e non voglio costruire tutte le chitarre esattamente allo stesso modo.

Dopo 11 anni, come valuteresti la nostra linea di chitarre osservandola in termini di ciò che è diventata?

Sono orgoglioso dello stato in cui ci troviamo come costruttori di chitarre. Quando guardiamo tutti i modelli che facciamo, ora più che mai è disponibile una gamma di suoni significativamente più ampia. Una gamma più ampia in fatto di estetica, funzioni musicali, tono e sensazioni, tutte basate sulle fondamenta di certe qualità che vogliamo rimangano coerenti. Queste qualità fondamentali sono quelle che Bob descriverebbe come gli elementi oggettivi che ha cercato per decenni. Io li descriverei come essenziali. La chitarra deve suonare bene. La struttura deve essere ottima, il manico deve essere dritto, affidabile e preciso, e le note devono essere intonate. La meccanica di ogni strumento deve essere fondamentalmente solida. Solo dopo aver stabilito queste cose si possono considerare i suoni che le chitarre producono. Con le attrezzature moderne, possiamo valutare la sonorità usando l’analisi dello spettro e cose del genere, ma trovo più utile valutare i suoni nel modo in cui un artista li interpreterebbe. Con una particolare chitarra, si potrebbero usare termini tecnici e dire che ha la sensibilità di una certa quantità incentrata su così tanti hertz [l’unità di misura della frequenza], ma quello che sento è che questa chitarra è sensibile al modo in cui tocco le corde; o che questa chitarra è molto emotiva, perché posso suonarla con delicatezza, con forza, con una mano solida o delicata, ed è reattiva in questo modo. Ogni progetto è un invito a suonare con una certa enfasi. Con una delle attuali chitarre Grand Orchestra è come se si prendesse un plettro spesso e ci si desse dentro: è un suono forte, audace, il triplo espresso delle chitarre. È potente. Mi piace una varietà di sfumature sonore e voglio pensare a loro in termini di come mi fanno sentire come musicista.

Da qualche anno siamo entrati nell’era dei rinforzi Classe V e parte della promessa era un nuovo motore sonoro, che avrebbe aperto una frontiera inedita per lo sviluppo in corso. Questo a sua volta ha portato al rinforzo della Classe C per le chitarre GT. Credi che la Classe V sia all’altezza delle aspettative?

Abbiamo certamente goduto delle opportunità di sviluppo che la Classe V offre. Sono stato entusiasta di poter implementare la Classe C asimmetrica sulle chitarre GT e ci sono sviluppi futuri in questo senso. Le stesse chitarre Classe V possono essere accordate in diversi modi. Anche tra i differenti modelli in cui usiamo legni simili, siamo arrivati al punto di creare diversi suoni per i rinforzi posteriori solo in base al modello. Queste diverse sfumature usciranno in base a come vengono usate. Per esempio, se guardiamo i rinforzi posteriori di una Builder’s Edition 652ce a 12 corde in acero, ha un profilo molto diverso rispetto alle nostre altre chitarre in acero: il modo in cui le punte dei rinforzi terminano, il modo in cui sono posizionati, sono diversi per adattarsi al suono di quella chitarra.

Hai anche ampliato la tavolozza sonora di Taylor con nuovi stili del corpo, come la Grand Pacific. A mano a mano che questi e altri modelli GT arrivano nelle mani dei musicisti, è come assistere a un notevole ampliamento del fascino della linea al di là del nostro fiore all’occhiello, la Grand Auditorium, che per molto tempo è stata sinonimo di quello che la gente considerava il suono tipico delle Taylor.

Sì, c’è del vero in questo. Le persone sono conosciute per la loro opera, sia che tu sia un costruttore di chitarre, un musicista o un artista di altro tipo. È molto facile abituarsi a un certo stile quando questo diventa la maggior parte di ciò che fai. È simile all’ascoltare la propria band preferita: ti abitui ai loro suoni, alle loro canzoni e al loro stile. Poi producono un nuovo disco molto diverso e puoi sentire che si tratta della stessa band, ma si sono evoluti, hanno sviluppato altre sfumature, altri suoni. Certo, come costruttori di chitarre, molte persone pensano a noi come all’azienda della Grand Auditorium. Realizziamo la quintessenza della chitarra acustica moderna, che è una GA con spalla mancante. E noi amiamo quelle chitarre, sono perfette per le tante cose che un musicista vuole fare con una chitarra acustica. Ma non è l’unica. Come azienda, abbiamo iniziato con chitarre jumbo e dreadnought, prima di creare la Grand Concert. Abbiamo creato le chitarre GS e GS Mini; più recentemente le chitarre Grand Pacific e Grand Theater. Mi piace molto come le chitarre GP e GT siano accolte dai musicisti. È bello vedere tutte queste varietà che si inseriscono in diversi contesti musicali. Mi piacciono tutte queste sfumature.

Nella nostra guida annuale sulle chitarre di Wood&Steel tendiamo a decostruire i nostri strumenti e a spiegare le caratteristiche tonali associate ai componenti chiave, come le forme del corpo e i legni. Lo scorso anno ci hai aiutato a creare delle carte del suono per i diversi legni e hai identificato quattro categorie che aiutano a creare un profilo sonoro per ogni legno [range di frequenza, profilo armonico, riflettività (del musicista/design vs. del legno) e sensibilità al tocco]. Ma la verità è che una chitarra è un sistema più complesso di componenti. Quindi, in un certo senso, un approccio più accurato sarebbe creare quella tabella per ogni modello, perché rifletterebbe in modo più ampio quegli elementi che lavorano insieme.

La realtà è che, quando si prende in mano una chitarra e si pizzica una nota, è difficile dire cosa si stia sentendo. Si sente la corda? Il plettro? L’ossicino, il ponte, il top, il retro, il manico, i rinforzi all’interno, le dimensioni, la massa d’aria all’interno? Il suono non è solo uno di questi aspetti e faccio fatica ad applicare una percentuale del suono di una chitarra proveniente da un componente rispetto a un altro. So che vogliamo decostruire le cose per capirle meglio perché le amiamo e ogni appassionato vuole comprendere meglio la sua chitarra. Penso che sia fantastico. Ma alla fine, quello che si sente è un insieme di tutti gli elementi.

Musicista compreso.

Assolutamente sì. Di recente stavo leggendo un libro di un tecnico che registrava Elton John nei primi anni ’70. All’epoca tutti volevano il suono del piano di Elton… L’ingegnere posizionò i microfoni e usò altre tecniche per cercare di replicare il suono di Elton, ma era ancora quello del pianoforte dello studio. Poi Elton arrivò per la registrazione e iniziò a suonare, e suonava proprio come lui. Non si trattava del pianoforte: era solo il suo tocco. È piuttosto notevole, perché un pianoforte ha dei collegamenti meccanici tra la corda e i polpastrelli del musicista. Ci sono un mucchio di marchingegni per far scendere il movimento di un tasto attraverso il martello ricoperto di feltro e colpire la corda, e ogni volta la colpisce esattamente nello stesso punto. Mi fa pensare al modo in cui si potrebbero toccare i tasti, che permette alle sfumature di essere sentite anche attraverso questa complessa trappola per topi di piccoli meccanismi di legno/feltro/cuoio, che alla fine colpisce una corda e cambia radicalmente il risultato. Ora pensiamo al contesto di una chitarra, dove i polpastrelli del musicista toccano direttamente le corde, e non c’è da meravigliarsi se la chitarra si sente come uno strumento così personale. Suona come la persona che l’ha imbracciata.

Mettiamo da parte le caratteristiche sonore per un momento. Hai parlato di sensazione e risposta, che sono legate al suono, ma un po’ diverse.

There are differences here beyond sonority, because we’re not talking solely about what you’re hearing, but what the guitar makes you feel. In turn, this isn’t even directly speaking to how far the strings are from the fretboard, their tension or scale length — setup qualities that are measurable. It’s about the back-and-forth communication you experience when you’re playing a certain guitar. When you pick up a guitar and there’s something about the combination of the sound that comes out of it, the feel of those strings under your fingertips, the resiliency and flexibility, the touch sensitivity — the combination of all the tactile elements and the resulting sound that comes from them — that informs how a player interacts with the guitar.

Un musicista non dovrebbe mai sentirsi sopraffatto dalle scelte: le diversità servono a divertirsi esplorando quando vuole farlo. 

Ultimamente ho suonato molti tipi di strumenti diversi e questa conversazione dinamica diventa molto evidente. Quando prendo in mano una chitarra archtop, ha una certa risposta e mi spinge in una direzione diversa nel modo di suonare. Ho notato che ho un tocco diverso su una chitarra del genere rispetto a un’altra. Quando imbraccio una GT, c’è qualcosa nell’elasticità delle corde e nella rapidità della sua risposta che mi fa fraseggiare in modo diverso perfino la stessa melodia. La fletterò in modo diverso; articolerò la corda in modo diverso. Se prendo una Grand Pacific o una Grand Orchestra, potrei suonare la stessa cosa, ma il mio tocco non sarà lo stesso: sarà cambiato in base a ciò che sento uscire dalla chitarra. Molti musicisti useranno questa interazione chitarrista/strumento a loro vantaggio e sceglieranno volontariamente uno strumento per portare il loro modo di suonare in una certa direzione. Di tanto in tanto sceglieranno anche quello che potrebbe essere uno strumento atipico rispetto a uno familiare, per forzarsi in una direzione creativa completamente diversa.

Possiamo soffermarci sulle corde per un minuto? Nei tuoi progetti di chitarre più recenti hai iniziato a diversificare un po’ di più la scelta delle corde con le D’Addario sulle chitarre American Dream. Le corde sono un elemento importante per la sensazione e il suono di una chitarra acustica, e indicano anche le preferenze di un musicista. Puoi parlare di più dell’impatto delle diverse corde sulla sensazione e sul suono?

Continuando con l’idea di uno strumento come sistema che pervade l’esecutore e la sua performance, questa relazione dinamica tra lo strumento e il musicista si interfaccia attraverso i punti di contatto di una chitarra. Faccio spesso un paragone con le tavole da surf. Ogni tavola ha intrinsecamente una cosa diversa che vuole fare, un modo in cui vuole essere cavalcata, e funzionerà meglio in certe condizioni. Oltre a questa personalità intrinseca, è possibile accordarle alterando caratteristiche più piccole, che possono aumentare la loro funzione in modi unici. Le chitarre sono così. Prima di tutto, cosa fa la chitarra stessa in modo intrinseco? La prossima cosa importante è quali corde si mettono. Se un amico mi dice che ha una nuova chitarra, la mia prima domanda è: “Quale chitarra hai preso?”, seguita rapidamente da: “Che corde ci hai messo?”. La terza domanda sarebbe: “Che plettro usi, se lo usi?”. Di solito sono in quest’ordine, perché sicuramente la chitarra è importante, ci dice con cosa si sta lavorando e si deciderà come raffinare quel suono con le corde che ci si mettono sopra. Le scelte non riguardano solo le corde rivestite o non rivestite; le scelte riguardano quale lega è usata per il filo di avvolgimento e quale gamma di tensione? Che composizione hanno le corde? Sono in bronzo fosforoso? È il bronzo al nichel come quello che stiamo usando sulla nostra nuova AD27e Flametop. Ognuna di queste variabili enfatizza un diverso spettro, un diverso tipo di risposta, un diverso tipo di suono che viene alimentato nel sistema meccanico. Riguardo al plettro, se un musicista ne usa uno, è divertente considerare quale influenza ha nell’equazione. Ci sono una miriade di variabili con cui suonare in termini di durezza del plettro, forma e struttura della superficie quando tocca le corde. Nonostante i numerosi parametri da considerare, un musicista non dovrebbe mai sentirsi sopraffatto o intimidito dalle scelte. Le diversità servono a divertirsi esplorando quando si vuole farlo.

Come costruttori, noi spesso consideriamo anche altre cose quando dobbiamo scegliere le corde, compreso il fatto che le chitarre suonano e fanno il loro dovere in una varietà di ambienti di vendita al dettaglio in tutto il mondo, giusto?

Sì, assolutamente. In un certo senso, è simile a ciò che un produttore di automobili fa quando costruisce un’auto o un camion. Vuole che funzioni bene durante il periodo di rodaggio per assicurare una lunga e sana durata di vita e buone prestazioni. Per aiutare il processo, potrebbe scegliere un certo olio per motore con additivi o pneumatici specifici. Nel nostro caso, quando costruiamo e incordiamo una chitarra non sappiamo se il primo o il decimo musicista è la persona che alla fine se la porterà a casa. Non sappiamo se sarà venduta a pochi chilometri dalla nostra fabbrica in un negozio di musica locale o se farà il giro del mondo su una nave prima di arrivare in un negozio di musica. Sapendo questo, vogliamo usare delle corde che resistano a tutte quelle circostanze potenzialmente avverse e che abbiano una bella risposta neutra per un musicista che ascolti quella chitarra. Oltre a quel periodo iniziale di rodaggio, ci sono tante opzioni buone e musicalmente interessanti. Su alcune delle mie chitarre uso corde non rivestite perché mi piace la loro struttura; mi piace la sensazione che danno. È molto familiare. Significa che devo cambiarle abbastanza spesso, se non voglio che abbiano un suono più sordo; ma anche qui, per il giusto contesto, mi piace un suono più sordo.

Per esempio, ho un vecchio basso che ho suonato in molte registrazioni e ci uso le cosiddette corde half-round. Non sono flat-wound o ribbon-wound come quelle di una chitarra jazz; non sono round-wound come quelle di una chitarra acustica o elettrica; sono una via di mezzo tra le due. Appena tolte dalla confezione, hanno un suono polveroso e un po’ sordo. Ma lo adoro su quel particolare basso: funziona perfettamente per quello strumento.

Come cambia una corda più sorda il modo in cui suoni (potrebbe riguardare la nuova AD27e Flametop) e come lo cambia a qualcuno che potrebbe suonare?

Parlando in termini di meccanica, alcune corde smorzano una percentuale degli armonici ad alta frequenza, riducendo all’orecchio il “sibilo” metallico. Un tecnico di registrazione direbbe che non ci sono così tanti sibili, attacchi transitori o presenza. L’alto contenuto armonico dà definizione a una nota, creando un bordo chiaro e udibile all’inizio e alla fine. Quando questo viene temperato il musicista sentirà un inizio e una fine più morbidi e lisci di ogni suono. È come se si sentisse più legno e meno metallo. Questo calore porterà il musicista in una direzione molto diversa nel modo in cui articola le corde.

Cosa pervade i progetti che scegli di perseguire? Sono sicuro che sei ispirato e influenzato da molte cose. Vivi una vita all’insegna della musica, hai molti amici artisti con cui suoni e sei in sintonia con quello che succede nel mondo della musica… ma come fai ad assimilare questi input con le tue idee e a tradurli in un progetto che guarda avanti?

Le decisioni dei progetti sono sfaccettate, perché parte del fare qualsiasi cosa è scoprire con quali materiali si può lavorare. È raro che un costruttore dica: “Voglio realizzare questo progetto e ora vado semplicemente a cercare il materiale perfetto con cui lavorare”. Alcune decisioni sono pragmatiche, come lavorare con i materiali che si hanno a portata di mano o una fornitura di materiale che è affidabile e soddisfacente. Nel frattempo, avrò in mente diversi suoni o applicazioni musicali che ho sentito o apprezzato. Potrei pensare a un gruppo di musicisti che hanno realizzato certi suoni e che si stanno avvicinando a una sensazione, a un’emozione o a uno stile di suonare unici, che giustificherebbe il buon uso di un materiale. Poi penserò a ciò che lo completa: la forma di chitarra giusta per questo legno e lo scopo musicale, il giusto suono, la giusta finitura e le corde giuste da metterci sopra. Diventa una ricetta a sé stante. È simile al modo in cui uno chef potrebbe trovare qualche ingrediente unico e chiedersi: “Cosa potrei farci di buono e di interessante?”.

Parlando di ingredienti disponibili, volevo parlare del nostro uso dei legni urbani e del nostro desiderio di operare in modo più responsabile ed etico. Vogliamo procurarci materiali che siano disponibili per noi, come l’Urban Ash. Sei impaziente di continuare ad avventurarti su questa strada?

L’impresa di silvicoltura urbana rimane un’avventura emozionante per noi. Quando abbiamo iniziato a lavorare con i boschi urbani è stato uno di quei progetti che abbiamo perseguito, perché sapevamo di doverlo fare, anche se all’inizio è stato sorprendentemente costoso e sembrava che non fosse del tutto fattibile. Nonostante gli ostacoli, doveva essere fatto e qualcuno doveva iniziare. Negli anni, da quando abbiamo iniziato a lavorare con questi legni, il concetto si è rivelato molto più fruttuoso di quanto mi aspettassi all’inizio in termini di qualità dei materiali che potevamo ottenere e dei benefici che questo modello forestale potesse offrire per il miglior utilizzo del legname e la riduzione della pressione su altri legni. È meraviglioso iniziare ad alleggerire la pressione su un materiale o una fornitura aumentando la nostra offerta di legname con altre specie, alcune delle quali ora provenienti da foreste urbane. Ciò significa che questa iniziativa ha la possibilità di continuare a un ritmo propseroso e costante, e noi possiamo continuare a diversificare. Questa è una situazione soddisfacente ed emozionante per un produttore di chitarre.

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