Appena avviata Taylor Guitars, io e Bob sapevamo ben poco del mondo delle chitarre. Sapevamo cosa facevamo, ci occupavamo perlopiù di ripararle ed erano poche quelle prodotte da noi. Avevamo ereditato i design di Sam Radding dal negozio American Dream dove ci eravamo conosciuti: in pratica erano le sue personali rivisitazioni delle dreadnought targate Martin e delle Gibson jumbo.
Così, subito dopo aver acquistato il negozio di Sam, le prime chitarre prodotte da noi furono proprio dreadnought e jumbo. Fu solo dopo anni, dopo tanti tentativi e numerosi problemi, che progettammo e lanciammo il nostro primo straordinario corpo Taylor: la Grand Concert. Questo avvenne nel 1984; l’articolo di Jim Kirlin di questo numero, “Piccole chitarre, grande fascino”, approfondisce proprio la storia intorno al suo sviluppo.
Prima di lanciare la Grand Concert, avevamo disegnato i nostri primi modelli Taylor basandoci sulla 810 dreadnought, convinto qualche negozio di strumenti a diventare nostro rivenditore, collaborato con un distributore per qualche anno al fine di espandere la nostra rete di distribuzione, eravamo sprofondati nei debiti (la maggior parte ripagati) e avevamo infine acquisito il nostro partner. Nel corso del tempo, abbiamo ricevuto commenti e consigli da parte di rivenditori e musicisti su come migliorare le nostre chitarre per soddisfare i loro bisogni, migliorando notevolmente il prodotto finale.
Poco dopo aver lanciato la Grand Concert, presero piede i trend di spalle mancanti, pickup e casse armoniche di dimensioni più piccole.
Il primo suggerimento venne forse da Fred Walecki di Westwood Music, che richiese dalla nostra dreadnought un sound più brillante e “meno scuro”. In breve tempo Bob si mise al lavoro e regolò la catenatura per bilanciare la chitarra nella sua totalità. Il suggerimento successivo venne da Jack MacKenzie di McCabe’s Guitar Shop, che ci rivelò che alcuni dei suoi clienti richiedevano chitarre con la spalla mancante. Di tutta risposta, Bob progettò il nostro cutaway fiorentino, che ottenne popolarità soprattutto sulle nostre jumbo. A McCabe’s dobbiamo anche un altro suggerimento: quello di offrire ai nostri clienti chitarre con pickup già montati. Ben presto iniziammo così a montare un pickup Barcus-Berry posizionato sotto la selletta.
Poco dopo aver lanciato la forma della Grand Concert, presero piede i trend di spalle mancanti, pickup e casse armoniche di dimensioni più piccole. Le richieste della Grand Concert esplosero in breve tempo, complice anche la sua semplice suonabilità. Avevamo sviluppato la chitarra giusta che rispettava i bisogni dei chitarristi moderni di fingerstyle. A onor del vero, fu proprio il boom di vendite della Grand Concert che ci premise di crescere nei 10 anni seguenti. Avevamo progettato una chitarra puramente nostra che rispettava le tendenze di mercato, soddisfacendo le richieste dei musicisti. Nel tempo ho conosciuto numerosi artisti che iniziarono a suonare le nostre chitarre tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 e che non riuscivano a rinunciare alla Grand Concert per tutte le sue numerose qualità.
La Grand Concert è la chitarra che diede lustro a Taylor Guitars. Ci portò dalla realtà di piccola azienda che faceva fatica a pagare le spese aziendali a una grossa e prospera società ben nota nel settore delle chitarre. È vero, fu la chitarra nata subito dopo, la Grand Auditorium, a proiettarci nel futuro come brand illustre e rinomato produttore di chitarre. Ma è la Grand Concert che ci spianò la strada facendoci guadagnare la fama di rispettabile fabbrica di chitarre.