• 2024 Numero 1 /
  • Una collezione d’oro: showcase delle edizioni limitate per il 50° anniversario di Taylor

Una collezione d’oro: showcase delle edizioni limitate per il 50° anniversario di Taylor

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Abbiamo in programma un festeggiamento di un anno intero in cui rilasceremo una selezione di modelli commemorativi per tutta la durata del 2024. Vediamo la prima ondata.

Nel team di sviluppo dei prodotti Taylor non c’è stata penuria di idee circa i design speciali che avrebbero celebrato nel modo migliore il 50° anno di attività dell’azienda. Alla fine, abbiamo deciso di esaltare la varietà di gusti musicali ed estetici dei proprietari di chitarre Taylor nel corso degli anni e la diversità della nostra linea di chitarre.

È con gioia che iniziamo una carrellata della durata di un anno che comprende chitarre in edizione limitata ideate ad hoc e che abbraccia l’intera linea Taylor. Alcune sono ispirate ai modelli preferiti dai musicisti nel corso degli anni. Altre sono capolavori che vantano legni pregiati e una foggiatura ricercata. Il nostro obiettivo è rilasciare quest’anno una selezione di chitarre commemorative del 50° anniversario che parta dalla GS Mini e arrivi fino alla serie Presentation.

In onore delle nostre “nozze d’oro”, tutte le chitarre di questa collezione avranno un tema di design comune composto da meccaniche dorate e i pioli del ponte in ebano con puntini dorati in acrilico, il tutto impreziosito da un’etichetta celebrativa del 50° anniversario all’interno dello strumento.

Questa collezione tanto speciale per noi è di fatto un tributo a tutti i musicisti che hanno reso Taylor parte del loro percorso musicale durante il mezzo secolo passato. Che tu abbia scelto di affidarti a Taylor da tempo o che ti stia affacciando solo ora alle nostre chitarre, grazie e buona musica!

814ce LTD Builder’s Edition del 50° anniversario

In questa raffinata espressione del modello di punta Taylor, il palissandro e la sequoia creano l’ambiente perfetto per una ricca esperienza musicale.

Fondo/fasce: palissandro indiano
Top: sequoia Sinker

Sarebbe illegale non celebrare il modello Taylor per eccellenza, la 814ce, con un’edizione speciale per il 50° anniversario. Tanto per cominciare, la serie 800 in palissandro/abete è parte integrante della nostra storia sin dal 1975. Nel 1994, Bob Taylor introdusse il corpo Grand Auditorium (GA) per festeggiare il ventennale dell’azienda, includendovi un modello XX-RS in palissandro/abete in edizione limitata. La forma GA si incastrò perfettamente tra la dreadnought ideale per il flatpicking e la Grand Concert più incentrata sul fingerstyle, offrendo dunque maggiore versatilità musicale. La sua popolarità crebbe a tal punto da diventare il corpo Taylor principale. E quando la 814ce entrò nella serie 800, grazie anche alla spalla mancante e all’elettronica integrata, il modello arrivò a incarnare l’essenza dell’esperienza moderna con corde in acciaio e diventò una risorsa indispensabile per musicisti da studio e da palco in tutto il mondo. Per non parlare di quanto ha venduto tra gli amatori.

Con questa iconica eredità Taylor, la serie 800 diventò anche un punto focale del 40° anno di Taylor nel 2014, quando il testimone passò da Bob Taylor a Andy Powers, rivestendolo del ruolo di designer di chitarre Taylor di nuova generazione. Andy accolse la filosofia aziendale di continuo miglioramento nel design, e diede alla serie un significativo ammodernamento che alzò ulteriormente l’asticella di tono e suonabilità.

E proprio l’anno scorso, Andy ha regalato alla 814ce il suo trattamento Builder’s Edition dando vita a due versioni, tra cui una splendida edizione Blacktop.

Per la nostra reinterpretazione del 50° anno, Andy ha creato una nuova meraviglia in Builder’s Edition, stavolta abbinando il palissandro indiano per fondo e fasce a una sequoia Sinker per il top. La sequoia, estratta dai tronchi prelevati dai fiumi della California settentrionale, risponde con grande sensibilità tattile, calore e proiezione. Insieme ai bassi intensi e agli alti brillanti del palissandro, e potenziata dalla nostra catenatura V-Class, il tono ne risulta splendidamente complesso con un intervallo dinamico molto espressivo.

Le virtù sonore della chitarra sono corrisposte da numerose accortezze che migliorano la comodità e definiscono l’esperienza Builder’s Edition. In questo modello, troviamo un poggiabraccio smussato in mogano, la spalla mancante, anch’essa smussata, i bordi del corpo stondati senza binding e un ponte Curve Wing contornato. Altri dettagli eleganti che donano alla chitarra una spiccata personalità estetica sono: una rosetta in abalone verde con filettatura in palissandro/acero/nero, un foro di risonanza con binding in palissandro, rifinitura dei bordi sul top in palissandro/acero/nero e un battipenna in palissandro indiano che arricchisce le sfumature rossastre calde del top. La tastiera e la paletta sono rifinite con una sottile filettatura in acero e impreziosite con gli intarsi Element in madreperla dorata.

Tra gli altri elementi premium troviamo le meccaniche Gotoh 510 in oro antico, il fondo e le fasce in Kona edgeburst accentate con una sottile filettatura in acero, e una rifinitura lucida che dona al corpo una lussuosa lucentezza che ne risalta i contorni scolpiti a regola d’arte. La chitarra monta un’elettronica ES2 integrata e viene spedita in una custodia rigida deluxe targata Taylor.


314ce LTD del 50° anniversario

Un miglioramento estetico per un modello bestseller che ha introdotto numerosi musicisti all’esperienza Taylor di legno massello.

Fondo/fasce: sapelli africano
Top: abete di Sitka torrefatto

La serie 300 e il sapelli africano sono entrati nella linea Taylor insieme come nuovo abbinamento serie/legno nel 1998. All’epoca, il sapelli veniva frequentemente associato al mogano (spesso veniva infatti chiamato mogano africano) a causa della somiglianza visiva e sonora. Insieme, la serie 300 in sapelli/abete è diventata un punto d’inizio per l’esperienza acustica Taylor in legno massello, grazie anche a dettagli delicati che la resero la serie con più modelli in legno massello a prezzo conveniente che Taylor offrì per svariati anni. Abbinata inoltre all’attrattiva della Grand Auditorium, la 314ce è diventata ed è tuttora una delle Taylor più vendute.

Dopo 25 anni di onorata carriera al servizio di musicisti dilettanti e professionisti, abbiamo deciso di rinnovare i nostri voti. La 314ce LTD del 50° anniversario sfoggia miglioramenti premium, a partire dal top in abete di Sitka torrefatto per un sound più caldo e intimo, ma anche più reattivo, con maggiore stabilità. La nostra torrefazione speciale del top scurisce leggermente la cassa di risonanza in Sitka, pertanto abbiamo accentuato questo aspetto vintage con un edgeburst sfumato ad hoc intorno al corpo e al manico. Il battipenna in finto carapace Firestripe aggiunge al top un ulteriore tocco estetico attraente.

Tra gli altri dettagli estetici troviamo una rosetta a tre anelli con filettatura contrastante in bianco e nero, il binding nero intorno al corpo, intarsi Gemstone in acrilico italiano su tastiera e paletta, e un’intensa lucidatura sul corpo.

Dal punto di vista sonoro, tra il top torrefatto e la catenatura V-Class, questa Grand Auditorium delizierà chiunque la suoni con un’estensiva versatilità musicale che condisce il bilanciamento e la chiarezza Taylor con un piacevole calore, proiezione e sustain. Inoltre, la tipica suonabilità del nostro manico garantisce un’immersività sin dalla prima plettrata. Il tutto arricchito dall’elettronica ES2 integrata e una custodia rigida Taylor deluxe. Tutto questo in un solo strumento realizzato con cura che regalerà anni di ispirazione musicale.


AD14ce-SB LTD del 50° anniversario

La nostra prima Grand Auditorium con spalla mancante e top in abete entra nella serie American Dream.

Fondo/fasce: noce
Top: abete di Sitka

Un bel modello American Dream non può mancare nella nostra collezione del 50° anniversario. Il nome della serie fa riferimento alla bottega di liuteria dove Bob Taylor e Kurt Listug si incontrarono nel 1973 e che un anno dopo acquistarono per avviare Taylor Guitars. Nel 2020, il nome American Dream venne ripreso per lanciare una nuova serie in risposta alla pandemia. Il periodo di sviluppo (durante la chiusura della fabbrica) incanalò lo spirito di resilienza dei primi anni di Taylor e il desiderio di soddisfare le esigenze dei musicisti in un momento incerto, offrendo una chitarra eclettica e di alta qualità realizzata in legno massello e senza troppi fronzoli per renderla più accessibile a un più ampio bacino d’utenza.

Per questo modello speciale, la AD14ce-SB LTD, il mastro liutaio Andy Powers ha scelto il rinomato corpo Grand Auditorium con spalla mancante. La chitarra presenta un top in abete di Sitka massello abbinato al noce, un legno che Bob Taylor usava molto nelle sue primissime chitarre. Il top in Tobacco Sunburst realizzato a mano e il battipenna Firestripe donano allo strumento un aspetto autentico molto neo-vintage. Come altri modelli American Dream, presenta i bordi del corpo stondati per un maggior comfort, una sottile rifinitura opaca sul corpo per ottimizzare la risonanza acustica, e dei delicati intarsi in acrilico italiano sui puntini.

Parlando di sound, l’abbinamento tra noce e abete offre una tavolozza acustica versatile con una spiccata presenza nelle medie frequenze e un calore equilibrato. Grazie al corpo versatile Grand Auditorium e alla catenatura V-Class, questa chitarra soddisfa una vasta selezione di generi musicali e stili di esecuzione. Monta l’elettronica ES2 integrata e viene spedita in una custodia AeroCase super resistente.


L’abbinamento con uno speciale amplificatore per acustiche

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Serie Presentation LTD del 50° anniversario

Three glorious tonewood pairings and our most ornate inlay craftsmanship elevate these commemorative guitars to the level of musical fine art.

PS24ce LTD del 50° anniversario

Fondo/fasce: koa master grade
Top: koa master grade
Con amplificatore Circa 74 in koa (amplificatore disponibile solo negli USA)


PS14ce LTD del 50° anniversario

Fondo/fasce: noce Claro striato
Top: cedro rosso occidentale
Con amplificatore Circa 74 in koa (amplificatore disponibile solo negli USA)


PS14ce LTD del 50° anniversario

Fondo/fasce: Urban Ironbark striato
Top: sequoia Sinker a strisce

Dato il traguardo speciale del 50° anno, la nostra collezione dell’anniversario doveva regalare qualcosa di davvero eccezionale. Bob, Kurt ed Andy hanno convenuto che la sfarzosa serie Presentation di Taylor meritava un ethos di design. I modelli Presentation, lanciati come serie nel 1996, hanno sempre vantato i nostri legni più pregiati, abbellimenti ultra premium e un’intarsiatura molto elaborata.

Nel corso degli anni, i legni usati nella serie sono cambiati per rispettare la disponibilità qualitativa e quantitativa delle nostre riserve di legni, a partire dal palissandro brasiliano al koa o acero ultra striati fino allo splendido cocobolo, spesso abbinati ai nostri migliori set di abete.

Per ragioni simili, offriremo questi modelli Presentation dell’anniversario in diversi abbinamenti di legni (in quantità limitate), ciascuno dotato di bellezza unica e tutti con corpo Grand Auditorium. Partiamo con un’edizione tutta in koa, con koa hawaiano master grade pieno di striature. A seguire, abbiamo un noce Claro striato dalla collezione personale di legni di Bob Taylor, abbinato a uno splendido cedro rosso occidentale. Infine, dei set di meraviglioso Urban Ironbark striato sono abbinati a una sequoia Sinker ricca di striature.

Per omaggiare la serie Presentation originale, ogni chitarra sfoggerà il set di intarsi Byzantine (su tastiera, paletta e ponte) inizialmente presente su quei modelli, tutti in abalone verde. La complessità visiva ricorda gli elaborati ma classici intarsi da banjo. Bob Taylor rammenta di quando, a metà anni ’90, collaborò con Larry Breedlove, designer di Taylor, per creare l’intarsio.

“Desideravamo una pianta come nelle chitarre o nei banjo old school, ma non volevamo fiori o foglie di acanto”, dichiara. “Volevamo qualcosa di un po’ più architettonico.”

Tutti e tre i modelli PS presentano una rifinitura dei bordi in paua intorno a top, fondo, fasce, manico e paletta, un poggiabraccio e binding in ebano (compreso il foro di risonanza), meccaniche dorate Gotoh, una rosetta in paua, una ricca lucidatura sul corpo, un backstrap in ebano e l’assenza di battipenna. Sia il modello in noce/cedro che quello in Ironbark/sequoia presentano un elegante edgeburst sfumato su corpo e manico, mentre i modelli in koa sfoggiano la loro rifinitura naturale.

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Siamo nella primavera del 2020, una pandemia ha colpito il paese e la produzione di chitarre nella fabbrica Taylor è stata interrotta. Bob Taylor vaga per gli edifici silenziosi della sede con il capo liutaio Andy Powers, esaminando l’inventario di legno dell’azienda (soprattutto alla luce dell’interruzione della catena di approvvigionamento) e discutendo vari progetti. Uno è relativo alla nuova serie di chitarre a cui Andy ha iniziato a lavorare, spinto dalle circostanze, che presto verrà lanciata con il nome American Dream. L’altro invece riguarda un’idea che intriga Bob: realizzare amplificatori per chitarre acustiche.

I due progetti non potrebbero essere più diversi in termini di tempistiche. Il progetto di chitarre di Andy è legato a un certo senso di urgenza: c’è il desiderio di portare qualcosa sul mercato in fretta, appena avesse riaperto la fabbrica di El Cajon, per rispondere alla domanda di chitarre crescente man mano che le persone passano sempre più tempo in casa.

Il progetto dell’amplificatore, invece, non ha orizzonti temporali precisi. È una questione più rilassata, slegata dalla pressione di portare sul mercato un prodotto per sostenere l’attività. Bob è un ideatore per natura: quando ci parli, è sempre in procinto di creare qualcosa. Ciò che accomuna tutti i suoi sforzi è la gioia nel progettare e costruire oggetti di qualità che siano belli e funzionali, che si tratti di chitarre, mobili, taglieri o… amplificatori. In questo caso, il progetto dell’amplificatore gli dava la libertà creativa di testare diverse idee in modo organico, con una mentalità più da piccolo negozio spartano.

La formazione della squadra perfetta

Per realizzare il suo progetto, Bob ha ingaggiato tre grandi pensatori del team di sviluppo del prodotto di Taylor con abilità complementari: Tyler Robertson, un ingegnere robotico, chitarrista ed esperto di amplificatori ed elettronica; Terry Myers, un chitarrista, liutaio e tecnico navigato, nonché guru dell’amplificazione che ha lavorato da Taylor per oltre 30 anni e che sa quanto sia difficile ottenere un bel suono amplificato; e infine David Judd, un artigiano versatile che da anni svolge un ruolo vitale nel team di prototipazione, e che ha lavorato nel team di progettazione del sistema elettroacustico di Taylor, l’Expression System.

Da sinistra a destra: Tyler Robertson, Bob Taylor, Terry Myers, David Judd.

Ripensare il ruolo di un amplificatore per acustica

Bob afferma che il progetto dell’amplificatore è sempre stato trainato dalle esigenze pratiche dei musicisti, ma che tutto è iniziato da una domanda interessante.

“All’inizio mi sono trovato a interrogarmi sull’utilità di un amplificatore per acustica”, spiega. “Mi sono chiesto: ‘Ma chi li usa e perché?’”

Spesso si tratta di musicisti che suonano live, come il suo vecchio amico e cognato Mike che canta e suona la chitarra acustica, o di musicisti che si esibiscono con un cantante in piccoli locali.

“Insomma, in qualsiasi posto in cui andresti a esibirti con una chitarra acustica e in cui ci sarebbe bisogno di un amplificatore ma anche di un impianto PA per chi canta”, afferma. “Quindi perché non collegare semplicemente la chitarra all’impianto?” È così che si fa con la chitarra acustica in una situazione del genere.

“L’unico motivo per cui mio cognato valuterebbe un amplificatore per chitarra sarebbe se potesse usarlo anche per la voce”, spiega. “Senza questa possibilità, non acquisterebbe mai un amplificatore per chitarra acustica. Prenderebbe il suo Bose Stick L1 e ci collegherebbe chitarra e microfono. E se invece avesse un amplificatore super portatile, abbastanza potente da riempire una stanza, e che fosse capace di far suonare bene sia voce che chitarra?”

Bob e il suo team si sono immersi nel processo di R&S, hanno parlato delle qualità sonore e di altro tipo che ritengono importanti e delle carenze di alcuni prodotti presenti sul mercato. Hanno ascoltato una serie di chitarre acustiche diverse con pickup differenti collegati a diversi sistemi. Hanno fatto dei confronti e alla fine hanno trovato il telaio dell’amplificatore che volevano e hanno iniziato a modificarlo. Hanno testato anche tanti altoparlanti.

“Ci piacevano quelli che producevano un certo calore più che una nitidezza da studio”, spiega.

La ricerca di un suono caldo e pulito

La maggior parte degli amplificatori odierni è progettata per dare la priorità all’accuratezza, ma come sostengono tantissimi professionisti della registrazione e musicisti, l’accuratezza non si traduce sempre in un risultato piacevole per chi ascolta. A causa del funzionamento della maggior parte dei pickup acustici, molti amplificatori producono un suono con più gain di quello che i musicisti vorrebbero, trasmettendo una grande quantità di dettagli in gamma alta ma perdendo il calore che rende una chitarra acustica così musicalmente attraente.

“Molti amplificatori moderni per acustica riproducono i suoni in modo clinico”, afferma Tyler Robertson. “Senti una riproduzione fedele del pickup, ma quello della chitarra non è il massimo.”

Bob era della stessa opinione.

“In questo processo, abbiamo lavorato con alcuni ingegneri del suono che ci hanno inviato le letture dell’oscilloscopio per verificare quanto pulito fosse il suono del loro amplificatore. Ma un cliente non acquista una lettura dell’oscilloscopio, acquista una cosa che suona bene.

“Volevamo creare il nostro amplificatore in modo che avesse un suono pulito, ma non troppo”, aggiunge. “L’abbiamo progettato con l’obiettivo di ottenere un suono pulito più analogico: insomma, non pulito da studio, ma più caldo e piacevole.”

Anche Terry Myers era di questo avviso.

“L’abbiamo realizzato pensando all’esperienza di ascolto umana”, spiega. “Ci siamo ispirati al piacere di ascoltare i pezzi anni ‘60 e ‘70.”

Un cabinet in legno

In qualità di azienda produttrice di chitarre, Taylor si è trovata nella posizione privilegiata di avere un grande inventario di legni, e in qualità di abile artigiano, Bob ha sempre pensato che l’amplificatore andasse inserito in un elegante cabinet in legno. Nei suoi giri in fabbrica durante la pandemia, ha riscoperto alcune scorte aggiuntive di mogano le cui dimensioni non erano adatte alle chitarre. Sfruttando quei pezzi, il team ha costruito alcuni prototipi di amplificatori con cabinet in mogano massiccio, sperimentando diversi spessori di legno.

“Abbiamo scoperto che il mogano influisce sul suono anche in questo contesto”, spiega. “Non te ne rendi conto finché non costruisci diversi cabinet in mogano come abbiamo fatto noi.”

Queste caratteristiche sonore contribuiscono al carattere caldo e morbido che il team voleva per il suono dell’amplificatore.

Un amplificatore per tutte le occasioni

Mentre Bob e il team vagliavano idee e perfezionavano i loro prototipi di amplificatori, il flusso creativo del progetto ricordava a Terry i primi giorni di Taylor Guitars come piccola bottega, così ha coniato il nome Circa 74 (un riferimento all’anno in cui l’azienda è nata), che poi è rimasto.

Hanno continuato a perfezionare il suono, l’aspetto e la funzionalità dell’amplificatore. Oltre al suono caldo e pulito e alla capacità di servire chitarrista e cantante, volevano che fosse portatile e potente abbastanza per i musicisti professionisti. Ciò significava racchiudere una potenza notevole in un cabinet di dimensioni ridotte, in modo che i musicisti potessero utilizzarlo in qualsiasi spazio, da cantine, salotti, bar, fino agli studi di registrazione e ai locali per live. Il team è infine approdato su un amplificatore di classe D allo stato solido con 150 watt di potenza, che produce una voce ampia, capace di riempire la stanza, senza perdere chiarezza o calore quando alzi il volume.

Volevano anche offrire tanta versatilità, quindi l’hanno progettato in modo che fosse compatibile con tutti i principali pickup per chitarra. (La versione finale include i preset con equalizzazione consigliata per i sistemi Fishman, Baggs e K&K, oltre che per l’ES2 di Taylor, nonché per i microfoni più comuni di marchi come Shure ed Electro-Voice per la voce.)

Un altro obiettivo era quello di rendere l’amplificatore facile da usare, con controlli intuitivi, senza troppe complicazioni.

“Volevamo proprio che le sue caratteristiche fossero accattivanti per chi è agli inizi o per chi non ha bisogno di un’’astronave’”, spiega Tyler. “Non volevamo che un’ampia gamma di funzioni ostacolasse la semplicità del prendere e collegare l’amplificatore e ottenere un buon suono con qualsiasi chitarra e pickup.”

L’amplificatore vanta due ingressi: uno XLR/jack da 1/4 di pollice (6,35 mm) che può gestire un microfono o un cavo per chitarra e un ingresso da 1/4 di pollice specifico per chitarra. Entrambi sono dotati di semplici controlli indipendenti per il livello dei canali, il volume e l’equalizzazione, che consentono di regolare facilmente il suono in qualsiasi contesto, oltre a un semplice riverbero ambientale e a una manopola del volume principale. Include anche un ingresso aux da 1/8 di pollice (3,5 mm) per effetti aggiuntivi e la connettività Bluetooth per la diffusione della musica registrata.

Compatibile con modellatori ed effetti

Per ampliare la versatilità dell’amplificatore, il team ha pensato che si potesse usare non solo con le chitarre elettroacustiche standard, ma anche con modellatori ed effetti. Il sound digitale è cresciuto sia in termini di qualità che di popolarità nell’ultimo decennio, e musicisti di ogni genere hanno iniziato ad apprezzare sempre di più la praticità e la convenienza di modellatori a rack o a pedale per produrre virtualmente qualsiasi profilo timbrico. Come spiega Tyler, il team di progettazione si è assicurato che i musicisti, anche coloro che si affidano alla tecnologia digitale, potessero usare l’amplificatore Circa 74 in tutti i modi possibili.

“È molto funzionale come amplificatore completo o da usare con emulatori”, afferma Tyler. “L’ingresso aux bypassa il preamplificatore e il riverbero, quindi non influisce sul suono dell’amplificatore o della cassa simulati.”

E con un peso inferiore agli 11 kg, è anche facile da trasportare.

“Many modern acoustic amplifiers can sound clinically reproductive in their tone. You’re hearing a faithful reproduction of the pickup, but not a great version of the guitar.”

Tyler Robertson

Influenze medievali + uno stand

Bob Taylor è sempre stato orgoglioso dell’estetica elegante e unica delle sue chitarre, dalle curve dei corpi fino al design dei nostri ponti, palette e battipenna Taylor.

“Costruire qualcosa che suoni bene ma che non sia bello da vedere non è proprio nella mia natura”, afferma.

E ha portato questa stessa mentalità nell’estetica dell’amplificatore Circa 74. Osservando altri amplificatori sul mercato, Bob e il team hanno visto questa come un’altra opportunità di creare qualcosa che stesse tanto bene in un salotto quanto su un palco o in uno studio di registrazione. Volevano creare un amplificatore di quelli che non si sente il bisogno di spostare nel ripostiglio quando arrivano gli ospiti.

“Volevo l’estetica elegante di un mobile artigianale pregiato”, spiega Bob. “Qualcosa che stia bene in un salotto, nella location di un matrimonio o in un’enoteca.”

Il cabinet in mogano, con le sue ricche venature e le calde tonalità bruno-rossastre, è sicuramente adatto in questo senso: coniuga la sensazione di un mobile pregiato a quella di una chitarra acustica di qualità. La griglia in tessuto marrone chiaro, la maniglia in pelle e le manopole di controllo in stile vintage aggiungono un ulteriore tocco modern-rétro.

Infine, il team ha trovato un’opportunità per valorizzare l’amplificatore sia da un punto di vista funzionale che estetico con il design di uno stand da includere con l’amplificatore. A occuparsi di questa parte è stato David Judd di Taylor.

“Gli amplificatori hanno un suono migliore quando sono sollevati da terra, quindi abbiamo cercato diversi stili di costruzione prima di approdare a questo design”, spiega Judd.

Il supporto in mogano abbinato è dotato di gambe avvitate per un facile smontaggio in caso di necessità, di un orientamento leggermente angolato per un’inclinazione verso l’alto che migliora la proiezione e di punti di appoggio scanalati che mantengono l’amplificatore saldamente in posizione. Tra i toni caldi e il connubio perfetto tra forma e funzione, l’amplificatore e lo stand danno vita a uno stile elegante e dal feeling artigianale.

“È stato persino approvato da mia moglie: l’amplificatore è potuto rimanere in salotto, senza essere relegato nella stanza della musica”, racconta Judd.

Dopo quasi quattro anni di sviluppo e test in diversi contesti musicali, tra cui numerose prove da parte del cognato di Bob, che adora il suo amplificatore, il Circa 74 ha fatto il suo debutto ufficiale a gennaio ed è stato ben accolto dai rivenditori Taylor.

Le prime reazioni

Il direttore distrettuale delle vendite Taylor e musicista Rich Casciato ha usato l’amplificatore Circa 74 in concerto e le sue parole riassumono bene l’esperienza.

“Ciò che amo di questo prodotto è che non genera quel tipico suono da chitarra acustica ‘amplificata’, suona semplicemente come una chitarra acustica, ma più forte”, dice Rich. “È esattamente ciò che desideravo.”

Nella rivista Guitar Player (edizione di aprile, in edicola il 1° marzo), il recensore Jimmy Leslie ha premiato l’amplificatore con un Editors’ Pick award. Ha adorato l’estetica da salotto e il modo “geniale” in cui l’amplificatore e lo stand si abbinano. Ha anche elogiato il design “pratico e flessibile” e si è divertito testare l’amplificatore con diverse chitarre e pickup, a partire dalla 814ce Builder’s Edition con la nostra elettronica ES2.

“Il suono complessivo era molto simile a quello che ci si aspetterebbe da una tipica chitarra Taylor con un amplificatore Taylor: molto fedele, dinamico ed estremamente reattivo al tocco”, scrive. “Non si concentra per niente sulle medie come alcuni amplificatori per acustica, in particolare quelli con woofer piccoli.”

Ha anche apprezzato molto il modo in cui il timbro “brillante e soave” funzionasse con la voce.

“I cantanti adoreranno il fatto che la voce risulti più piena, come in un altoparlante, a differenza di molti altri amplificatori 2 in 1 che la opprimono”, osserva.

Leslie ha notato anche la potenza e il sustain dell’amplificatore.

“Basta alzarli e wow, che intensità. Il Circa 74 permette alle note di diffondersi con un gran bel sustain. Il cabinet in mogano sembra contribuire all’attacco e alla proiezione quanto più si alza il volume… C’è molto margine di manovra.”

Quando ha provato altri due sistemi chitarra/pickup, ha ritenuto che l’amplificatore incanalasse egregiamente il carattere sonoro che i rispettivi pickup erano stati progettati per generare. Ha iniziato con una Martin CS-SC-2022 con sensori a piastra HiFi della Baggs e un pickup Baggs M1 magnetico passivo nel foro di risonanza.

“Con tutti i controlli impostati a zero, la differenza tra l’energia del corpo della prima e il suono distinto delle corde della seconda era molto evidente”, scrive. “Alcuni ritocchi tonali per individuare la combinazione migliore hanno prodotto un suono meravigliosamente completo.”

Ha provato anche una Taylor 514ce con un Fishman Prefix piezoelettrico insieme a un Seymour Duncan Active Mag nel foro di risonanza.

“Ancora una volta, le qualità uniche del piezo e del magnetico attivo erano evidenti e sono riuscito a ottenere una bella combinazione.”

In conclusione, ritiene che questo prodotto sia una bell’aggiunta al mondo dell’amplificazione.

“È particolarmente interessante proprio per il fatto che viene dal team di Taylor: da una parte questo dà un senso di familiarità, dall’altra è una bella novità… Il Circa 74 è davvero la perfetta sintesi tra dimensioni e prestazioni.”

Nel tempo, il nostro piano è di introdurre altre versioni dell’amplificatore con dei cabinet abbinati ad altri legni acustici. (Per un esempio ultra premium, date un’occhiata alle versioni in koa hawaiiano e in noce, offerti insieme a due modelli della serie Presentation per il nostro 50° anniversario. [link])

Troverete amplificatori Circa 74 da rivenditori selezionati negli Stati Uniti, con modelli in uscita nel resto del mondo nel corso dell’anno. Per ulteriori dettagli, tra cui contenuti video, visitate Circa74.com.

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La collezione Catch Custom 2024

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Presentiamo la nuova straordinaria collezione di chitarre custom mostrate nel nostro evento dedicato ai rivenditori che tutti gli anni, a gennaio, precede il NAMM. Sfoglia pure la nostra galleria: te ne innamorerai.

Nel 2015, Taylor Guitars organizzò uno speciale evento espositivo di chitarre custom dedicato ai rivenditori Taylor presso il ristorante The Catch nella città di Anaheim, in California, proprio il giorno prima del famoso NAMM invernale. La nostra vetrina esponeva una serie di splendide chitarre progettate e fabbricate per gli occhi dei rivenditori, a cui è stata data l’opportunità di acquistare quelle che preferivano (in base anche alla nostra possibilità di riprodurne in quantità molto limitate). Oltre a essere un gran bel raduno con i nostri partner storici, l’incontro ha permesso loro di vedere, suonare e potenzialmente acquistare delle chitarre Taylor davvero eccezionali da offrire poi ai loro clienti.

La popolarità e l’affluenza dell’evento l’hanno reso una vera e propria tradizione annuale che si tiene prima del NAMM. Dopo la chiusura del ristorante fummo costretti a cambiarne l’ubicazione, ma tenemmo comunque il nome Catch Customs, una raccolta di chitarre speciali e di straordinario valore che arricchirebbero qualunque collezione.

Da allora abbiamo ampliato il nostro evento Catch offrendo una presentazione online che ha permesso ai rivenditori impossibilitati a viaggiare di parteciparvi virtualmente.

Quest’anno offriamo una nuova collezione che consta di oltre trenta modelli custom con abbinamenti di legni premium, superbi dettagli estetici e una manifattura meticolosa in cui ogni chitarra vanta dei sapori visivi e musicali ben distinti.

La collezione di quest’anno ci fa battere il cuore. Ecco qualche esempio di cosa comprende:

Custom #3

Questa splendida Grand Orchestra è l’esempio perfetto della bellezza dell’acero striato. Fondo e fasce in acero marezzato a foglia larga e top in abete Lutz, tutto rifinito in un accattivante royal blue e lucidatura finale. Tra gli abbellimenti in koa hawaiano striato troviamo il poggiabraccio smussato, il copritacco e il binding del corpo che fanno contrasto. La rosetta e il logo in paua sulla paletta sono impreziositi dagli intarsi Mission in madreperla e paua su tastiera e paletta.

Custom #15

Questa stupenda Grand Theater vanta uno speciale abbinamento di koa hawaiano striato su fondo e fasce in conformazione Simons, e un top in sequoia Sinker per un’esperienza sonora davvero sublime. La colorazione sfumata edgeburst color tabacco su tutta la chitarra e la rifinitura lucida le donano un aspetto quasi cupo. La rosetta in palissandro presenta intarsi Diamond in acero e paua, in omaggio allo stile della nostra storica NS74, in più è abbellita dai bordi in paua e dal logo in madreperla sulla paletta.

Custom #27

Una Grand Auditorium custom definita da puro sfarzo nei dettagli, un legno unico e caratteristiche di comfort mirate. Fondo e fasce in bocote abbinati al top in abete Sitka bearclaw. La tastiera e la paletta presentano intarsi in paua/koa nel favoloso design Sea Forest Vine. Questi intarsi creano una perfetta armonia con la rosetta in paua e la rifinitura dei bordi. Tra i dettagli in koa hawaiano troviamo poggiabraccio smussato, back strip, backstrap, copritacco e binding sul foro di risonanza e sul corpo.

Custom #37

Sfoggiando un accattivante colorazione Midnight Sapphire, questa T5z custom ibrida hollowbody abbina un corpo in leggerissimo Urban Ash con uno splendido top in acero a foglia larga, il tutto rifinito con una splendente lucidatura. La tastiera presenta gli intarsi Spires in falsa perla/argento con design progressivo. Ad accentuare ancor di più l’esperienza di comfort troviamo un poggiabraccio integrato e bordi stondati.

Custom #41

Questa Grand Pacific custom con rifinitura lucida cattura l’attrattiva e l’accattivante aspetto visivo del koa hawaiano, e presenta un’elegante conformazione Simons a quattro pezzi per il fondo e un Kona burst. Tra i raffinati dettagli in paua troviamo una rosetta ad anello singolo, il logo sulla paletta e gli intarsi Spring Vine su tastiera e paletta

Creare la tua chitarra Taylor custom è più facile di quanto pensi. Se hai già qualche idea in mente, che aspetti? Tutti gli ordini custom vengono effettuati tramite la nostra rete di rivenditori Taylor autorizzati. Mettiti subito in contatto e illustra la tua idea!

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Le basi della baritona

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Una chitarra baritona dalla voce ricca è in grado di espandere in modo incredibilmente versatile qualsiasi arsenale di acustiche. Scoprite la vostra nuova arma segreta.

Ed. Nota: questo articolo è stato originariamente pubblicato nell’edizione dell’estate 2016. Dato che di recente abbiamo rilasciato lotti di chitarre baritono a 6 e 8 corde in edizione speciale, abbiamo pensato di ripubblicarlo per i lettori che potrebbero averlo perso la prima volta.

 Quando ho visto per la prima volta una Taylor baritona a 8 corde, ho pensato che fosse una chitarra strana… e perfetta per me. Era uno strumento magnifico, ma mi sembrava troppo nuovo e specialistico. Insomma, roba per pochi. Quando ne ho portata una a casa, mi sono reso conto che era frutto di una tradizione liutistica basata su evoluzioni graduali. In altre parole, si trattava di una progettazione imperniata sulla logica che rendeva la baritona a 8 corde (così come la variante meno eccentrica a 6 corde) non solo una chitarra unica nel suo genere, ma anche uno strumento con il quale qualsiasi chitarrista avrebbe potuto trovarsi a proprio agio fin quasi da subito.  

Accordatura

 Quando ho avuto l’occasione di chiedere a Bob Taylor a chi fosse destinata una chitarra del genere, la sua risposta ha raddoppiato la mia ammirazione per questo strumento. “È per i vecchietti che non riescono più ad arrivare alle note alte di ‘Have You Ever Seen the Rain?’”, mi ha risposto scherzando. Proprio così: un modo semplice per suonare una canzone a cui teniamo particolarmente, riuscendo anche a cantare melodie che altrimenti sarebbero fuori dalla nostra estensione vocale. Niente più trasposizioni o riaccordature: basta prendere una baritona, suonare un accordo di Do e uscirà uno splendido Sol. E quel La alto di tanti pezzi di John Fogerty (per non parlare delle canzoni dei Journey, degli Who, degli Eagles, eccetera) si trasformerà in un Mi, decisamente più accessibile. Se questi termini relativi a tonalità e canto vi suonano nuovi, date un’occhiata alle mie lezioni di canto “Hit Your Mark” nell’edizione inglese della primavera 2013 di Wood&Steel..) 
 Se c’è qualcuno che conosce benissimo la grande versatilità della baritona, quello è proprio il signor Taylor, e nella sua battuta c’è anche molto di vero. I cantautori e chitarristi-cantanti tendono a preferire note “guitar-friendly” (per esempio Sol, La, Mi e Do), il che significa che molti di loro finiscono per cantare molte note “alte” che il chitarrista medio non professionista non riesce a raggiungere senza appropriate lezioni professionali di canto. La baritona consente al chitarrista/cantante medio di suonare gli accordi originali, ma il suono che ne deriva è di una quarta più basso. In questo modo, per il chitarrista non professionista è più semplice tenere la nota con la voce.

A normal guitar only allows you to go up in pitch with a capo. The baritone, by being tuned a fourth lower, actually allows you go up and down in pitch.

So già cosa state pensando: “Tutto ciò è magnifico, ma se non avessi bisogno di scendere di una quarta? Se mi bastasse scendere solo di un tono? O se non avessi affatto bisogno di scendere, e volessi lo strumento solo perché mi piace il suono di una 8 corde?” Beh, la risposta a queste domande è molto semplice, anche se a molti potrebbe sembrare solo un “trucchetto”: basta usare il capotasto (e ho scoperto che l’ideale è un capotasto Kyser per 12 corde).

A differenza di una normale chitarra, in cui il capotasto consente solo di salire di tono, nella baritona, essendo accordata una quarta più in basso, con il capotasto è possibile non solo salire, ma anche scendere di tono. Per ottenere una baritona con accordatura standard, è sufficiente piazzare un capotasto all’altezza del 5° tasto. In questo modo, suonando un accordo di Sol, sentirete esattamente un accordo di Sol. Ma se volete improvvisare su un pezzo dei Van Halen in Mib, non riaccordate: basta spostare il capotasto un tasto più giù, suonare un Mi e uscirà un Mib. Altro esempio: supponiamo che vogliate improvvisare su “Yesterday” dei Beatles. Basterà scorrere il capotasto due tasti più giù: la versione originale di “Yesterday” fu registrata in Fa, ma McCartney la suonava in Sol, accordando tutto un tono più in basso. Preferite qualcosa di più ritmato, come “Hear My Train a Comin’” di Hendrix? Applicate il capotasto alla baritona all’altezza del primo tasto e… buona fortuna: Hendrix usava un’accordatura ribassata di due toni! Come avrete capito, la versatilità dell’accordatura ribassata basta già da sola a rendere la baritona uno strumento davvero interessante. Ma c’è dell’altro…

Texture, suono e basso simulato

 Una delle tante virtù dell’accordatura ribassata della baritona è la particolare resa in termini sonori degli accordi e delle singole note. In pratica, si ottiene un suono che è a metà tra quello di una normale chitarra standard e quello di un basso… o un violoncello, come mi piace pensare. La 8 corde ha un ulteriore vantaggio: il suono più squillante delle due corde centrali all’ottava superiore, che riempiono ancora di più la resa sonora, in particolare quando si esegue lo strumming. 
 Le applicazioni pratiche di queste caratteristiche uniche includono: 1) variazioni di texture quando si suona con altri chitarristi, sfruttando le corde più spesse e quelle all’unisono (lo strumming di Sol, Do e Re all’unisono con una chitarra standard è un’emozione uditiva); 2) variazioni di voicing che consentono di suonare la baritona in diverse frequenze, usando diversi accordi; e 3) la capacità di simulare linee di basso. Per chiarire gli ultimi due punti può essere utile prendere in esame un caso pratico.  
 Nell’esempio 1, prendiamo in considerazione la sezione in La di “Arkansas Traveler”, uno standard old time/bluegrass. La melodia è trascritta per chitarra con accordatura standard in Re, usando gli accordi aperti. Fin qui niente di strano. 

Download File

Nell’esempio 2 abbiamo esattamente la stessa melodia, ma trascritta per la baritona. Se non avete una baritona a portata di mano, non lasciatevi confondere: la tonalità è effettivamente cambiata sulla carta, ma quando suonate la baritona in La, suonerà in realtà come se fosse in Re. Come avrete notato, non sono solo le “posizioni” della melodia a essere cambiate: anche gli accordi sono diversi. Sempre a causa dell’accordatura ribassata di una quarta, l’accordo di La suonerà come un accordo di Re. Questo è un esempio d’uso della baritona per variazioni di voicing e frequenze.

 L’esempio 3 rappresenta una linea di basso per chitarra standard. Se la suonate con una chitarra normale, sentirete che funziona, ma il suono sarà un po’ scarno per essere una linea di basso. 

Diversamente, l’esempio 4, trascritto per la baritona, è corposo, ricco e pieno, come dovrebbe essere una linea di basso.

Un nuovo strumento?

 Agli inizi del 1700, Bartolomeo Cristofori inventò quello che oggi chiamiamo pianoforte, ovvero una variazione a dir poco radicale del clavicembalo. Sebbene l’aspetto esterno del clavicembalo e del pianoforte siano simili, nessuno ne confonderebbe mai il suono. E anche se, in teoria, i due strumenti possono essere suonati allo stesso modo, il maggior controllo espressivo e la flessibilità tonale offerte dal pianoforte hanno spinto i compositori a riconsiderare il proprio approccio nei confronti della musica da tastiera, favorendo così la creazione di un nuovo corpo di opere musicali che ha cambiato per sempre la musica.   

È così che vedo e sento la baritona a 8 corde. 

Ho già detto che una baritona a 6 o 8 corde impreziosirebbe qualsiasi collezione di chitarre, ma se devo essere onesto, e se posso sbilanciarmi, sono fermamente convinto che la baritona a 8 corde abbia potenzialità inimmaginabili. 

È da un po’ che, a poco a poco ma con grande convinzione, sto componendo musica pensata specificamente per la baritona a 8 corde. Si tratta di brani che enfatizzano l’unicità della texture, del tono e del timbro dello strumento, mettono in risalto le sue armoniche piene e risonanti e sfruttano le grandissime differenze di registro tra corde per basso rivestite, doppie e lisce. Questi brani possono essere eseguiti correttamente solo con una baritona a 8 corde: una chitarra con sonorità che nessun altro strumento è in grado di offrire. Se sto scrivendo questa musica è perché è la musica stessa che vuole essere scritta. È questo il motivo per cui la baritona a 8 corde è perfetta per me: è uno strumento che ispira. Chiede. E risponde! 

Artist Spotlight

Fare rumore: Glen Andrew Brown

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Il premiato artista, compositore e tecnico del suono per il cinema, la televisione e i videogiochi permette di sbirciare nel suo processo creativo.

Nota dell’editor: il team Taylor che si occupa delle relazioni con gli artisti si trova nell’invidiabile posizione di lavorare con vari musicisti di talento in tutto il mondo. Questa diversità non si limita solo ai generi musicali o ai contesti culturali, ma anche a molti percorsi creativi che gli artisti esplorano per lasciare la loro impronta unica nel mondo.

Ecco un esempio calzante: Glen Andrew Brown, britannico, è un compositore, sound designer e di post produzione audio per il cinema, la televisione, il teatro e i videogiochi, vincitore di un BAFTA (British Academy of Film and Television Arts). L’impressionante curriculum musicale di Brown include la realizzazione di colonne sonore e sound design in pubblicità per alcuni dei più grandi marchi del mondo; la creazione di paesaggi sonori musicali per videogiochi Playstation come Returnal, God of War e Sackboy: A Big Adventure; ha composto per programmi televisivi della BBC e di Amazon Prime, e ha scritto la colonna sonora per l’adattamento teatrale del West End di Londra de Il Grande Gatsby.

All’inizio di quest’anno, Brown ha contattato l’inglese Dan Boreham, il nostro marketing manager per il Regno Unito e l’Unione Europea, nonché membro chiave del nostro team di relazioni con gli artisti per quella regione del mondo. Lasciamo a Dan il compito di riprendere la storia da qui.


Glen e io ci accordammo per incontrarci in una caffetteria vicino alla mia città. Aveva guidato in direzione della costa meridionale inglese, lontano dalle luci della frenesia di Londra per qualche ora. Geln era un fan della Taylor e voleva parlare di una maggiore collaborazione con noi. La conversazione si è trasformata in una nuova amicizia.

Persona tranquilla, Glen è a suo agio sia ad ascoltare che a parlare, e abbiamo chiacchierato un bel po’ di registrazione e missaggio (dove ho iniziato la mia carriera musicale) e del suo amore per le chitarre Taylor. Ci siamo trovati d’accordo su molti aspetti del settore e lui ha iniziato ad aprirsi sul suo lavoro di compositore per videogiochi, spettacoli teatrali e TV, nonché sulla sua nuova avventura: ha appena firmato un contratto come metà del duo Tendai + Glen.

L’umiltà, le storie e la saggezza di Glen mi hanno attirato moltissimo. Voleva condividere molto le sue conoscenze ed era desideroso di fare di più che prendere in prestito una chitarra e cavalcare verso il tramonto. Il risultato è il nostro video “Making Noise” [Fare rumore, N.d.T.]. Volevamo davvero ispirare i musicisti di ogni livello con una narrazione che attingesse allo spirito di creazione, di sperimentazione e di ricerca della propria voce musicale utilizzando uno strumento semplice come una chitarra acustica.

Come Glen mostra nel video (aveva con sé una 618e e una 312ce-N), con poche note e idee è possibile creare dei paesaggi riccamente stratificati che evocano una vasta gamma di atmosfere.

Spero che vorrete saperne di più sul processo creativo di Glen. Inoltre, potrete esplorare il suo lavoro e saperne di più sulla costruzione di sistemi musicali personalizzati per i videogiochi sul suo sito Internet.


Tendai + Glen

In questa esibizione per la nostra serie Taylor Soundcheck, Glen è affiancato da Tendai Humphrey Sitima, suo partner musicale nel duo Tendai + Glen, per suonare due canzoni originali, Boldly Growing e I Didn’t Want Me. Insieme, creano un mix eclettico di pop, R&B, jazz e altri generi trasversali, dando forma a un suono unicamente loro. Tra una canzone e l’altra, i due parlano di ciò che rende unica la loro collaborazione creativa e come stratificano diversi elementi musicali in un arrangiamento che esalta l’essenza di una canzone. In entrambi i brani, Tendai suona una 312ce-N e Glen una 724ce, accompagnati da un quartetto d’archi.

Focus sulla manifattura: poggiabraccio custom

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Diamo uno sguardo più da vicino all’esperta manualità richiesta per scolpire un poggiabraccio smussato sulle nostre chitarre custom.

Il poggiabraccio su una chitarra acustica è una questione puramente artistica. Concilia forma e funzionalità in modo tale da offrire il beneficio pratico di un’esperienza più ergonomica, al contempo impreziosendo l’aspetto estetico dello strumento. Tra i suoi contorni scultorei, gli splendidi legni e, in molti casi, le linee decorative della filettatura abbellite da una rifinitura lucida, il poggiabraccio può trasformare una chitarra in un’opera d’arte musicale tutta da suonare. Ancor più nelle mani dei nostri talentuosi artigiani.

La nostra linea di chitarre offre tre stili di poggiabraccio: uno smussato, con una superficie elegantemente inclinata, presentato nel nostro programma Custom ultra premium e su diversi modelli Builder’s Edition; uno radiale, con il bordo più tondo e ammorbidito, integrato nelle nostre serie Presentation, 900 e 800; e uno semplificato quasi smussato presente sulle nostre chitarre della sere Academy realizzate a Tecate. Il tutto perché riteniamo che il maggior comfort di uno strumento vada sempre e solo a beneficio di un musicista in costante via di sviluppo.

Beveled Armrest

Radius Armrest

Bevel-like Armrest

Lavorazione artigianale di massima qualità

Benché molti pensino che Taylor sia una fabbrica di qualità aziendale standardizzata, in realtà ogni nostra chitarra viene realizzata con una lavorazione artigianale impeccabile. E il grado di abilità richiesto per eseguire i poggiabraccio smussati che montiamo su alcuni nostri modelli custom nella nostra struttura di El Cajon è davvero eccezionale.

“È una prova di concentrazione e pazienza”, afferma il capo designer Andy Powers, parlando per esperienza.

“Richiede la massima cura del dettaglio. Fondamentalmente stiamo armeggiando con componenti come minuscoli porzioni di filettature, composti di superfici da incollare e impiallacciature flesse per creare una scultura lignea perfettamente congiunta”, sostiene. “Ed esige una carteggiatura finale impeccabile, correndo anche il rischio di rovinare tutto il lavoro precedente. Ma i risultati valgono tutto questo enorme sforzo.”

Un appunto sulle chitarre con poggiabraccio smussato create a El Cajon. In realtà realizziamo due versioni. I modelli custom costruiti con un poggiabraccio richiedono il livello più alto di abilità individuale, perché incorporano un’impiallacciatura e sono incisi a mano. I poggiabraccio presenti sui nostri modelli Builder’s Edition sono leggermente più semplici da realizzare e vengono creati usando altri strumenti (sviluppati da noi) che ci permettono di lavorare il poggiabraccio in mogano con una fresa CNC. Il poggiabraccio viene poi ultimato senza aggiungervi ulteriori impiallacciature.

In basso illustreremo alcuni passaggi necessari per produrre un poggiabraccio smussato e uno radiale, ma è ovvio che bisognerebbe assistere al processo di persona per poterlo apprezzare appieno. Scendere nel dettaglio di ogni passaggio sarebbe un po’ noioso, per cui abbiamo deciso di soffermarci solo sui punti salienti, specie per il poggiabraccio smussato custom. Qui vediamo un corpo Grand Auditorium custom con uno splendido koa striato e un poggiabraccio realizzato e rinforzato da un’impiallacciatura di acero striato.

Creare un poggiabraccio smussato custom

In che modo un poggiabraccio influisce sul sound di una chitarra?

Una domanda che ci viene posta frequentemente dai clienti sul poggiabraccio è se questo altera il sound della chitarra. Per rispondere in breve: sì. Ma, come spiega Andy, non è perché altera di molto la voce dello strumento in sé. È più perché modifica l’interazione fisica tra chitarra e chitarrista.

“Ottimizza il rapporto tra il musicista e il suo strumento”, dice. “Quello che ascoltiamo non è mai frutto unicamente delle mani di chi suona o della voce stessa della chitarra. È sempre un rapporto tra i due fattori. Pertanto, rendendo questa chitarra più ergonomica con un poggiabraccio, miglioriamo la performance musicale generale perché il musicista avrà tra le mani una chitarra più comoda e invitante, dando vita a una suonata più rilassata. Essenzialmente, incoraggia una performance migliore di chi suona. Ecco in che modo influisce sulla voce della chitarra.”

Il processo inizia nel nostro dipartimento di flessione delle fasce, dopo che queste vengono appunto flesse e incollate per delineare la sagoma del corpo. Solitamente, ai bordi interni delle fasce vengono aggiunti dei listoni scanalati per fornire una più ampia superficie da incollare per fissare meglio il top e il fondo. Per una chitarra dotata di poggiabraccio, un pezzo di mogano massello lavorato con fresa CNC viene incollato sull’area della pancia dove verrà poi posizionato il poggiabraccio. Questo fornirà il materiale che poi verrà inciso nella forma desiderata.

Una volta incollati il top e il fondo, vengono intagliati nel corpo gli slot per binding e filettatura. Fatto questo, viene usato un paio di maschere custom (ne esiste un set a sé per ciascuna forma di corpo) per individuare l’esatta posizione degli slot di intarsi della filettatura per top e fasce che rasenteranno il poggiabraccio. Una viene usata per il taglio nel top, l’altra per la filettatura delle fasce che scorrerà lungo il lato basso della pancia. Ogni maschera verrà fissata a vuoto al corpo. Una volta intagliati gli slot, i bordi vengono incorporati in quello della filettatura già inciso per la restante parte del corpo fino a creare una transizione omogenea.

I processi di intarsiatura del binding e della filettatura sono simili alle nostre tecniche di installazione standard, anche se l’intarsiatura del top può risultare più complessa per una chitarra custom, che magari può avere un abalone colorato inghirlandato da linee di filettatura gessate e poi il binding nel legno o il materiale per il poggiabraccio. Tutte le linee della filettatura verranno intarsiate prima che venga scolpito il poggiabraccio.

Una raspa-sega Shinto a due facce viene usata per incidere manualmente e dare la forma ai contorni. Gran parte del legno viene rimossa usando il lato ruvido, mentre quello più liscio viene impiegato più avanti, seguito poi da una lima per un modellamento più dettagliato. Viene usato un righello per verificare il livellamento della superficie del poggiabraccio e, se necessario, si usa un raschietto per eventuali ritocchi. Un blocco abrasivo viene usato per creare un contorno finale ultra liscio. Da qui, viene incollata un’impiallacciatura tagliata a laser dello stesso colore del binding (quindi della stessa specie di legno). Ogni materiale in eccesso dell’impiallacciatura viene quindi raschiato via e nuovamente levigato.

Creare un poggiabraccio radiale

Il nostro poggiabraccio radiale ha debuttato nel 2017 con l’introduzione della nostra serie 800 Deluxe. (La serie è stata poi interrotta quando abbiamo snellito la nostra linea, ma quel poggiabraccio è diventato una componente standard delle nostre serie 800, 900 e Presentation.)

Rispetto alla stondatura inclinata del poggiabraccio smussato, quello radiale presenta una superficie morbida più stretta e rotonda sul bordo della pancia. Sulla serie 800, il poggiabraccio incorpora un inserto in palissandro che richiama l’estetica “palissandresca” della nostra serie flagship. L’inserto viene modellato in un contorno sottile i cui bordi affusolati si fondono col binding in acero (enfatizzato da un rivestimento in palissandro nel top). Per la serie 900, il poggiabraccio e il binding sono realizzati in ebano con conchiglia di Paua e rivestimento in koa. La serie Presentation presenta un poggiabraccio in ebano e un binding con una struttura rivestita in Paua sui bordi e linee di filettatura bianche e nere ultra sottili.

  • 2023 Numero 3 /
  • Lezioni di chitarra: strumming, picking e palm muting

Lezioni di chitarra: strumming, picking e palm muting

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Taylor Gamble è tornato con una serie di lezioni basilari affinché ogni principiante suoni come un professionista.

Bentornati alle lezioni di chitarra di Wood&Steel con Taylor Gamble, turnista e insegnante di chitarra.

In questo numero, Taylor torna alle basi con tre concetti fondamentali per ogni chitarrista: strumming, picking e palm muting. I principianti dovrebbero esercitarsi con queste tecniche fino a padroneggiarle, includendo dinamiche di volume e un tocco vario per far risuonare un pezzo nel modo migliore.

Principiante: strumming

Taylor inizia la lezione con un’introduzione alla tecnica dello strumming, mostrando le basi e illustrando come piccole variazioni possano aggiungere al suono il concetto di feeling.

Intermedio: strumming e picking

In seguito, Taylor spiega semplici tecniche di picking, per poi mostrare come la combinazione di strumming e picking dia vita a splendide melodie con degli accordi di base.

Advanced: Palm Muting

Infine, le lezioni terminano con una tecnica usata da chitarristi di diversi generi, dal pop e dall’R&B fino al country e all’heavy metal: il palm muting. Taylor mostra come l’utilizzo della mano destra per silenziare le corde con delicatezza aggiunga delle dinamiche all’esecuzione, soprattutto se combinato con accordi aperti e picking.

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Lead image of two Taylor acoustic guitars sitting on their sides next to a pack of D'Addario strings and a coil of guitar strings on a white background

Cambio delle corde

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Dopo aver testato a fondo le corde insieme ai nostri amici di D’Addario, Taylor sta passando alle loro corde rivestite XS.

Dopo 24 anni, abbiamo deciso che è giunto il momento di cambiare le nostre corde.

Siamo lieti di annunciare che abbiamo iniziato a installare le pregiate corde XS rivestite in bronzo fosforoso di D’Addario sui nostri modelli acustici con corde in acciaio. Da quest’estate, la maggior parte dei modelli Taylor costruiti negli Stati Uniti avrà le corde rivestite XS (insieme alle corde XS in nickel rivestite per chitarre elettriche sui nostri modelli T5z), e abbiamo avviato il passaggio sulle nostre chitarre prodotte in Messico (dalla Baby Taylor alla Serie 200 Deluxe).

La decisione è stata presa dal capo progettista di chitarre di Taylor, Andy Powers, che predilige il suono, la sensazione, la durata, la consistenza e le prestazioni delle corde rivestite XS in abbinamento ai suoi ultimi progetti e ad altri modelli della linea Taylor.

“Siamo entusiasti di questo nuovo capitolo della collaborazione con D’Addario” afferma Andy. “Le corde XS sono davvero affidabili e producono una grande risposta. Lavorando per ottimizzare la musicalità delle nostre chitarre, vogliamo aiutare i musicisti a esprimersi al meglio.”

Questo cambiamento si basa su un rapporto di lunga data tra Taylor e D’Addario; per molti anni, abbiamo utilizzato le loro corde in acciaio e abbiamo iniziato a usare quelle in nylon fin dall’introduzione delle nostre chitarre con corde in nylon nel 2003. C’è sempre stato un legame tra le due aziende, che riflette una passione comune per l’innovazione, l’eccellenza produttiva e la leadership nella sostenibilità.

“Sento che siamo davvero sulla stessa lunghezza d’onda” afferma Jim D’Addario, fondatore, presidente del consiglio di amministrazione e responsabile capo delle innovazioni delle due aziende. “Gestiamo le nostre attività allo stesso modo.”

Performance affidabili

Durante la sua permanenza alla Taylor, Andy ha parlato dei diversi ingredienti della ricetta di un progettista di chitarre, come la scelta dei legni, le dimensioni del corpo, l’architettura interna dell’incatenatura, e dei modi distintivi in cui interagiscono per dare forma all’identità sonora di un modello di chitarra.

Un altro ingrediente essenziale sono le corde della chitarra, che la mettono letteralmente in movimento. Per progettazione, le corde devono ottimizzare la resa musicale della chitarra. Per Andy, ci sono dei parametri musicali ben precisi che cerca nelle prestazioni di una corda: precisione dell’intonazione, gamma dinamica, sostegno e sensazione.

Particolarmente importante è la coerenza delle prestazioni in una muta di corde.

“Più di ogni altra cosa, quello che cerco sempre è che le corde si comportino tutte allo stesso modo” dice. “Come liutaio, voglio che abbiano lo stesso carattere, altrimenti si può rovinare lo strumento.”

Il desiderio di coerenza per ogni muta di corde è amplificato dai numeri della produzione di Taylor, che si aggira intorno alle 200.000 chitarre all’anno. Grazie alla nostra sofisticata produzione, siamo stati in grado di portare un livello straordinario di coerenza nella qualità costruttiva dei nostri strumenti. Allo stesso modo, D’Addario ha raggiunto un’impressionante costanza grazie alla tecnologia di proprietà di produzione delle corde e ai suoi processi produttivi di precisione, che le permettono di produrre 800.000 corde al giorno.

Il valore delle corde rivestite

C’è un’altra considerazione importante da fare sulle corde: la loro longevità, soprattutto in un negozio, dove una chitarra può essere suonata da molti clienti prima di essere acquistata. Per quanto una chitarra possa essere ben fatta, corde sporche o consumate compromettono la risposta tonale dello strumento, facendolo potenzialmente languire in un negozio.

Questo è uno dei motivi per cui nel 1999 Taylor ha adottato le corde Elixir in acciaio per le sue acustiche. L’azienda è stata la prima a introdurre delle corde rivestite e questa tecnologia rivoluzionaria ha dimostrato di prolungare notevolmente la loro durata in un ambiente di vendita al dettaglio molto frequentato.

La collaborazione con D’Addario per realizzare il GS Mini Bass

Un grande esempio dello spirito innovativo che unisce Taylor e D’Addario è lo sviluppo del nostro pluripremiato GS Mini Bass, lanciato nel 2017. Andy stava esplorando come creare un basso acustico piccolo ed ergonomico con le proporzioni compatte dell’amata GS Mini; un’idea favolosa, dato che la lunghezza della scala era di circa 10 pollici più corta di un basso standard. Una muta di corde tradizionale non sarebbe stata in grado di produrre note precise con quella lunghezza della scala.

Andy ha proposto la sua idea al team di ingegneri delle corde di D’Addario, che si è rivelato estremamente utile come partner per lo sviluppo. Per più di un anno, il team di D’Addario ha lavorato con Andy per sviluppare delle corde personalizzate che permettessero al basso di funzionare. Alla fine, la collaborazione ha portato a una soluzione unica: una corda con nucleo in nylon sovraccarica con un filo tradizionale in bronzo fosforoso.

“Questa combinazione ha funzionato alla grande” dice Andy. “Senza quelle corde, non sono sicuro che avremmo potuto realizzare questo strumento.”

Dal lancio del basso nel 2017, Andy è rimasto in contatto con il team D’Addario, sia mentre portava avanti i suoi nuovi progetti per le chitarre, sia mentre D’Addario portava avanti i propri progetti di ricerca e sviluppo sulle corde, in vista dell’uscita delle corde rivestite XS premium nel 2021. Andy ha avuto l’opportunità di testare alcuni prototipi di mute di corde XS e ha dato un feedback sulle loro prestazioni con i suoi progetti di incatenatura Classe V e con altri nuovi modelli che stava sviluppando, come la Taylor Grand Pacific.

Jim D’Addario ricorda l’impatto di una nota che Andy gli inviò dopo aver testato una particolare iterazione di corde XS.

“Quando l’e-mail relativa al campione di prova ha fatto il giro dell’ufficio, abbiamo un po’ festeggiato”, racconta.

Innovazione delle corde XS

Lo sviluppo e il perfezionamento della tecnologia per produrre il rivestimento delle corde XS, spiega Jim D’Addario, ha richiesto al suo team di ingegneri più di quattro anni e mezzo.

“Abbiamo dovuto sviluppare una pellicola che abbiamo trattato, impregnato, tagliato e messo in bobine” racconta. “Abbiamo dovuto costruire delle speciali macchine per avvolgere quel nastro sottile, pari a 1/30 dello spessore della pellicola Saran, e abbiamo ottenuto quella che ritengo sia la migliore corda rivestita sul mercato, perché dura a lungo e non si può dire che sia rivestita [in termini di] suono. È quasi identica a una corda non rivestita. È uno dei nostri prodotti di cui sono più orgoglioso.”

Per Andy, la versione finale delle corde soddisfa tutte le sue esigenze per portare avanti suoi progetti.

“La corda [XS] si muove maggiormente come dovrebbe per produrre una nota precisa” dice. “Questo è stato un grande passo per me. La sensazione è più musicale. È una sensazione bellissima. Una grande risposta, davvero coerente. Possiede tutte le metriche che, a mio avviso, danno musicalità: la gamma dinamica, l’accuratezza dell’intonazione, la sensazione, il sostegno… E poi si impara a capire come è fatto e tutto comincia ad avere un senso.”

Anatomia di una corda: uno sguardo più da vicino della tecnologia delle corde XS D’Addario

  • Rivestimento ultrasottile: dieci volte più sottile di un capello umano, la tecnologia di rivestimento di proprietà di D’Addario offre il massimo grado di protezione dalle sostanze contaminanti per massimizzare la durata delle corde. Le corde sono rivestite da una pellicola sottilissima e le corde in acciaio liscio sono caratterizzate da un trattamento polimerico unico.
  • Costruzione a nucleo esagonale: il filo con nucleo esagonale consente al filo di avvolgimento di fare presa così da migliorare la stabilità dimensionale e la durata e produrre un’intonazione precisa.
  • Tecnologia Fusion Twist: secondo il team di D’Addario, questa tecnica costruttiva ottimizza la stabilità dell’accordatura e migliora la resistenza alla rottura delle corde lisce.
  • Filo con nucleo in acciaio ad alto tenore di carbonio: D’Addario vanta una capacità di lavorazione interna dell’acciaio per migliorare la stabilità dell’accordatura e la resistenza alla rottura.
  • Trafilatura interna: le macchine e i processi di trafilatura di proprietà di D’Addario consentono un controllo preciso della qualità e della consistenza del filo.

Taylor per D’Addario: due chiacchiere

All’inizio di quest’anno, in vista del lancio della nostra collaborazione per le corde, Bob Taylor e Andy Powers hanno visitato la sede centrale di D’Addario a Farmingdale, Long Island, New York, per fare due chiacchiere con Jim D’Addario. L’editore del Fretboard Journal Jason Verlinde ha moderato la chiacchierata, che è stata registrata, mentre Bob, Andy e Jim riflettevano sul loro rapporto, sul rispetto reciproco, sulle filosofie delle rispettive aziende e sul motivo per cui sono partner commerciali compatibili.

“Jim [D’Addario] e io siamo sempre stati accumunati dall’amore per l’industrializzazione delle cose” sottolinea Bob. “Fare macchine, realizzare cose di alta qualità. Ho un grande rispetto per le capacità di Jim.”

Ciò che ha portato al successo D’Addario, dice Jim, è la curiosità e una sorta di perseveranza che si è radicata nella loro cultura.

“Se penso che abbiamo una buona idea e non funziona, mi impegno finché non funziona, e questo ci ha reso ciò che siamo. Cerchiamo sempre di fare meglio.”

La perseveranza nel perseguire l’innovazione della chitarra sottolinea la natura simbiotica di entrambe le culture aziendali e parla dei percorsi paralleli che ciascuna di esse ha percorso nell’ultimo mezzo secolo.

Anche se Andy è arrivato alla Taylor più tardi (2010), conosce Jim da molto tempo e ha un grande rispetto per ciò che lui e D’Addario hanno realizzato.

“Quando ho conosciuto Jim, ho trovato uno spirito affine” dice Andy. “È liutaio che è in noi che vuole stare accanto al costruttore di corde che è in loro.”

Link all’intero video qui sotto.

La conversazione sulle corde richiama alla mente i commenti che Andy ha fatto sull’importanza della sensazione e della risposta in un’intervista del 2022 a Wood&Steel.

“Ci sono differenze che vanno al di là della sonorità, perché non stiamo parlando solo di ciò che si sente, ma di ciò che la chitarra fa sentire” dice. “Non si tratta nemmeno di parlare direttamente della distanza delle corde dalla tastiera, della tensione o della lunghezza della scala; qualità misurabili di impostazione. Si tratta della comunicazione che si verifica quando si suona una determinata chitarra. Quando qualcosa riguarda la combinazione del suono che produce, la sensazione delle corde sotto i polpastrelli, la resilienza e la flessibilità, la sensibilità al tocco, la combinazione di tutti gli elementi tattili e il suono che ne deriva, che ci dice come un musicista interagisce con la chitarra.”

Ridurre lo spreco delle corde e lanciare un programma di riciclo

Un importante valore condiviso da Taylor e D’Addario è l’impegno verso la tutela dell’ambiente e le pratiche commerciali socialmente responsabili. Un denominatore comune è il desiderio di utilizzare metodi di produzione moderni per creare efficienza e ridurre gli sprechi. Nell’ambito della nuova partnership per le corde, Taylor e D’Addario hanno discusso su come quest’ultima possa produrre corde più simili alla lunghezza effettiva necessaria, soprattutto per le chitarre con scale ridotte come la GS Mini, per ridurre al minimo lo spreco di materiale in eccesso.

Un altro esempio evidente dell’impatto ambientale di D’Addario è la produzione di corde rivestite che prolungano notevolmente la durata delle prestazioni, il che significa che i musicisti non dovranno cambiare le corde così spesso. Per ridurre i rifiuti associati alle corde usate, D’Addario ha investito notevoli risorse in un programma pionieristico di riciclaggio delle corde chiamato Playback, creato in collaborazione con TerraCycle, un’azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni per prodotti difficili da riciclare.

Attualmente gestito negli Stati Uniti continentali, il programma consente ai musicisti di riciclare le corde usate per chitarra e orchestra (acciaio e nylon) lasciandole in un contenitore per il riciclaggio D’Addario/TerraCycle vicino a loro. La maggior parte di questi contenitori si trova nei negozi di musica aderenti all’iniziativa. (Per scoprire il contenitore per il riciclaggio più vicino a te clicca qui.) Le corde di metallo vengono fuse e trasformate in nuove leghe metalliche; le corde di nylon vengono riciclate per usi industriali della plastica.

Come parte della nostra partnership con le corde, Taylor è orgogliosa di aderire al programma e di incoraggiare i proprietari di chitarre Taylor a riciclare le loro corde. Nel nostro campus di El Cajon, in California, abbiamo allestito dei bidoni di raccolta per uso interno in aree strategiche della fabbrica (come il reparto riparazioni). Siamo anche diventati un centro pubblico di raccolta delle corde elencato sul sito web di D’Addario, con un contenitore per il riciclaggio situato nel nostro Visitor Center.

Attraverso il programma Playback, i musicisti hanno anche la possibilità di spedire le corde usate per il riciclaggio, creando un account gratuito Players Circle sul sito web di D’Addario (è possibile scaricare un’etichetta per la spedizione tramite l’account). La condizione è che, per ridurre le emissioni di carbonio associate alla spedizione delle corde, le spedizioni devono pesare almeno due chili.

Data questa soglia, i responsabili di D’Addario suggeriscono che gli interessati possano raccogliere le corde usate da altri musicisti (amici, compagni di band, compagni di classe) per soddisfare i requisiti di peso e spedire quantità maggiori in modo più efficiente (la Terracycle lo chiama “lavoro di gruppo”). Un ulteriore incentivo è rappresentato dall’accumulo di punti attraverso il proprio account Players Circle, che possono essere utilizzati per acquistare prodotti D’Addario idonei.

Tra le chitarre di qualità superiore e le corde di qualità superiore e di lunga durata che possono essere riciclate, i musicisti possono sentirsi alla grande quando suonano una Taylor.

Image of a worker handling spruce boards at a sawmill with a computer screen

Un taglio netto

Scorri verso il basso

Vi siete mai chiesti come avviene il taglio dell’abete per i top di chitarre? Abbiamo fatto un salto dai nostri amici di Pacific Rim Tonewoods per fare luce sul loro operato e discutere dell’aspetto che assumerà l’abete in futuro.

Il top di una chitarra acustica, detta tavola armonica, è un aspetto cruciale dell’architettura dello strumento. Il nome stesso “tavola armonica” indica l’importanza del ruolo che ricopre, ovvero trasferire l’energia delle corde vibranti della chitarra in un maggiore movimento dell’aria, producendo infine un suono acustico.

“Paragono sempre la tavola armonica al cono di un altoparlante”, afferma Bob Taylor. “È lei la componente che vibra di fatto. Mentre il fondo e le fasce della chitarra sono la cassa dell’altoparlante.”

L’abete è stato per secoli il legno più impiegato per le tavole armoniche degli strumenti a corda, compresi tutti gli quelli della famiglia dei violini, i mandolini e le chitarre acustiche. Lo stesso vale per la tavola armonica dei pianoforti.

Ma cosa lo rende così speciale? Essendo un legno di conifera, l’abete è leggero ma al contempo rigido e resistente al punto giusto, soprattutto se tagliato radialmente (detto anche taglio di quarto), come conviene. Ma questo lo approfondiremo a breve. Il suo ottimo rapporto resistenza/peso, con un elevato grado di elasticità, gli consente di tollerare una notevole tensione delle corde, al contempo tramutando l’energia delle corde vibranti in una risposta tonale nitida e dinamica.

Un top in abete di qualità può essere messo in movimento facilmente con poca forza, ma risponde molto bene anche alle plettrate più aggressive senza perdere la sua chiarezza tonale. È inoltre dotato di una buona proiezione e produce un piacevole sustain. L’abete è usato anche per la catenatura interna delle chitarre, anche quando il top è in un legno rigido come mogano o koa.

Con gli anni, i curiosi possessori di Taylor hanno posto tante domande circa le importanti proprietà dell’abete, le scelte che facciamo nel processo di selezione, e come le differenti caratteristiche fisiche influenzano la risposta tonale.

Negli ultimi anni abbiamo parlato molto di come le tavole armoniche cooperano con l’architettura della catenatura interna della chitarra, specie dopo aver svelato i nostri innovativi design della V-Class e della C-Class. Questi e gli altri motivi di catenatura orchestrano il movimento della tavola armonica in modo molto tenue e lavorano all’unisono col fondo e le fasce per dare voce e una personalità tonale distinta alla chitarra.

Dritti alla fonte: Pacific Rim Tonewoods

Quest’anno, con l’uscita della nostra nuova 814ce Builder’s Edition, l’abete è di nuovo arrivato al centro delle discussioni a causa del top in quattro pezzi, anziché il tradizionale due pezzi. Questa particolare caratteristica di design ci offre l’ottima opportunità di osservare il nostro impiego dell’abete da due prospettive differenti. Per prima cosa, volevamo fare più chiarezza sul processo produttivo di una tavola armonica in abete di qualità; secondo, volevamo contestualizzare meglio l’idea del perché realizziamo top in quattro pezzi, soprattutto alla luce delle realtà in continuo cambiamento degli alberi di abete disponibili al commercio. In entrambi casi, sapevamo perfettamente chi contrattare per entrare così nel dettaglio: i nostri storici partner e fornitori di abete, Pacific Rim Tonewoods (PRT).

Situata a Concrete, nello stato di Washington, nella regione dello Skagit e North Cascades (circa 80 km a sud-est di Bellingham), l’azienda PRT fornisce legni pregiatissimi da più di 35 anni. Qualunque parola non basterebbe a spiegare la sua importanza nel settore di chitarre acustiche. Fornisce gran parte dei top in Sitka e Lutz impiegati sulle chitarre realizzate negli Stati Uniti, per un totale di 300.000-400.000 top annui.

Oltre ai top in abete, PRT fornisce anche set di acero striato (prodotto dalla loro regione) e koa hawaiano per strumenti musicali. A proposito del koa, PRT è anche nostra partner nell’impresa collaborativa Siglo Tonewoods, un’iniziativa di silvicoltura dalle molte sfaccettature che unisce la riforestazione autoctona delle Hawaii con la produzione di koa hawaiano per strumenti musicali volto alle future generazioni di produttori di strumenti.

Avevamo parlato di PRT nella nostra uscita invernale del 2015 (volume 81) per discutere della ricerca innovativa che conduceva con l’acero. Nello specifico, come coltivare acero striato, ideale per gli strumenti musicali.

Steve McMinn, fondatore di PRT, e Bob Taylor sono spiriti affini sotto svariati punti di vista: condividono un’innata curiosità e passione per il proprio lavoro, il desiderio di realizzare prodotti in legno di qualità in modi sempre innovativi e l’impegno per una gestione responsabile delle foreste. Nel corso della loro pluriennale collaborazione, tra cui l’impresa Siglo, entrambi si sono dimostrati lungimiranti e fortemente motivati a investire in prima persona sul futuro dei legni per strumenti musicali.

Costruire una segheria d’eccezione per strumenti musicali

Come descritto nel nostro articolo del 2015, il padre di McMinn era un forestale nel Nord-ovest pacifico, e Steve seguì un percorso simile, lavorando come taglialegna per pagarsi il college e come impiegato di manutenzione nel Servizio dei parchi nazionali in estate, un’attività che favorì ancor di più la sua passione per la salvaguardia ambientale.

L’impegno di McMinn nel rifornimento dei legni per strumenti musicali nacque dopo aver costruito una chitarra da un kit ordinato, e dopo aver notato che la qualità dei legni che aveva ricevuto era inferiore a quella che avrebbe ottenuto da solo. Così iniziò a recuperare degli abeti di Sitka abbattuti dalle intemperie dai terreni del Servizio forestale, in Alaska e Washington. All’inizio si avventurava a piedi nella foresta, tagliava un ceppo d’abete in blocchetti e li infilava nel suo zaino. Apprese anche le proprietà che i liutai ricercavano in una tavola armonica in abete e, gradualmente, rifinì la sua operazione di taglio per offrire un prodotto della miglior qualità.

McMinn propose a Bob Taylor di acquistare dei top in abete con dei set campione presi dal bagagliaio della sua auto a fine anni ’80, come Bob disse a Steve in una recente conversazione alla segheria PRT.

“Mi avevi detto “Se faccio un top così, tu li compreresti?”, e io ti risposi “Alla grande!”, ricorda Bob. “Tu non lo sai, ma rischiavo grosso di non avere dell’abete [per chitarre]. Era sempre più difficile per me ricavarlo.”

Tutto questo quando Taylor produceva solo 4-6 chitarre al giorno.

Il commento di Bob si riferisce al particolare taglio richiesto dall’abete per essere ottimizzato per le richieste prestative di un top.

Diversi decenni dopo, PRT decise di impegnarsi a fornire legni di prima qualità ai produttori di strumenti e, come Taylor e il resto del settore di chitarre, è cresciuta e si è evoluta. Il loro campus ospita oggi nuovi edifici, macchinari e processi, tutti usati per trasformare grossi tronchi in raffinatissime parti per chitarra.

Il team di PRT si sta spingendo oltre con una ricerca pionieristica per scoprire come l’abete produce un sound acustico, identificare i ruoli dei suoi attributi quali rigidità, densità e smorzamento, e quantificare tali proprietà di modo da valutare il legno in base alla sua performance sonora prevedibile.

Steve afferma che i top valutati da un punto di visto sonoro hanno il valore aggiunto di poter indirizzare il legno adatto alle chitarre più indicate in base alle proprietà sonore, anziché in base a un aspetto puramente estetico. O meglio, come dice sempre Steve, “Allontaniamo la gente dalla tirannia degli occhi.”

Per gli appassionati di chitarre, fare un salto nel campus di PRT per toccare con mano l’unione di abilità e cura che dà vita ai loro progetti, permette di apprezzare ancora di più tutto il processo di produzione di legni volti al settore musicale. Ed è per questo che abbiamo voluto andarci e mettere in risalto il loro operato.

A metà marzo, mi sono recato a Concrete per due giorni insieme a Bob Taylor, Scott Paul (il nostro direttore della sostenibilità delle risorse naturali) e Craig Evans (direttore marketing di Taylor). Lì abbiamo incontrato il produttore video Gabriel O’Brien e un altro cameraman, Chris Lallier, per documentare il tutto.

Gabriel e Chris hanno passato un giorno con Eric Warner, direttore generale, socio e braccio destro di Steve, il quale ha illustrato loro il processo di trasformazione dei tronchi di abete in top di chitarra con l’aiuto di due esperti: il responsabile acquisti e operatore dei macchinari Justin El-Smeirat e il segantino Derrick Schmidt. Il programma principale del secondo giorno era registrare una discussione a tavola rotonda con Bob, Scott, Steve ed Eric su svariati punti dell’uso dell’abete per top di chitarra.

Si è parlato di dove e come PRT seleziona i tronchi di abete, perché l’abete è così adatto ai top di strumenti a corda, quali caratteristiche ricercano, come tagliare i top, l’importanza dei pezzi tagliati radialmente e le abilità che PRT apporta al processo.

Eric Warner e Scott Paul hanno inoltre preso parola quando la conversazione è passata alla disponibilità in costante cambiamento del Sitka e perché tagliare top in quattro pezzi sarà indispensabile per i produttori di chitarre. Bob, Steve, Scott ed Eric hanno parlato di com’è avere a che fare con alberi più piccoli e giovani (80-120 anni) anziché le specie più grandi e invecchiate (250 anni in su) che tutti hanno usato per secoli, e dell’importanza dell’adattabilità nel taglio del legno e nella produzione di chitarre.

La conversazione, oltre allo sguardo più dettagliato al processo di taglio, è stata editata in seguito e separata in quattro sezioni, che illustriamo qui di seguito.

Parte 1: Caccia a un buon legno per top

Bob Taylor e Steve McMinn parlano di come Pacific Rim Tonewoods è diventata un’azienda leader del settore che fornisce abete ai produttori di strumenti, delle caratteristiche che ricerca nei tronchi di abete per top, e dei modi migliori per tagliare l’abete che diventerà poi una tavola armonica. Il responsabile acquisti e operatore di PRT Justin El-Smeirat spiega anche i processi di produzione e trasporto dei tronchi di abete, quali caratteristiche l’azienda ricerca, e come valuta e taglia un tronco per ricavarne il massimo valore.

Parte 2: La bellezza dell’abete

Steve McMinn spiega nel dettaglio perché l’abete è un’ottima scelta per i top di chitarra. Abbiamo incontrato Justin El-Smeirat presso uno dei suoi macchinari, dove ci ha mostrato come separare un tronco d’abete in blocchi per massimizzarne il rendimento. Eric Warner spiega che realizzare top in quattro pezzi permette a PRT di trarre più valore da un tronco. Ed Eric entra nella segheria per mostrarci i blocchi di abete tagliati radialmente in tavole con una tagliatronchi, evitando i difetti nel blocco. Saranno i difetti a farci capire se ricavarne un top a due pezzi per dreadnought, o un top a quattro pezzi. E tra i vari tagli per la tavola, realizzano i tagli per le catenature.

Parte 3: Trovare il miglior abete per chitarre

Steve McMinn ed Eric Warner parlano del loro nuovo “ingrediente segreto”, una tecnologia di valutazione sonora che permette loro di misurare e suddividere l’abete in base ad attributi come densità, rigidità e smorzamento. Questo aiuta a predire le proprietà nella performance sonora in modo da offrire ai produttori di chitarre una maggiore prevedibilità e coerenza. Anche Steve e Bob Taylor parlano del valore di un taglio radiale preciso e spiegano perché preferiscono l’abete a grana larga. In segheria, Eric ci mostra come vengono rifinite le tavole per i top in quattro pezzi e ci spiega in che modo queste tavole diventano top o catenature, mentre il segantino perfeziona i difetti del legno.

Parte 4: Una foresta in cambiamento

Bob Taylor, Steve McMinn, Scott Paul ed Eric Warner discutono della disponibilità commerciale in costante diminuzione degli abeti grandi e più invecchiati, e spiegano che produrre alberi di diametro ridotto permette di tagliare più set di top in quattro pezzi. Malgrado questo implichi più lavoro sia nel taglio del top che nella realizzazione della chitarra, questa procedura garantisce anche certi benefici come la possibilità di usare più legno da un solo tronco e creare una struttura granulare ancora più consistente con i top. Bob e Steve parlano delle loro intenzioni di adattarsi alle risorse disponibili in modo da rispettare la foresta e continuare a servire i musicisti senza scendere a compromessi.

Guitar designer Andy Powers plays a light blue Powers Electric guitar in a luthier's workshop

Progetto passione

Scorri verso il basso

Andy Powers ha un nuovo bel passatempo: una chitarra elettrica. E non è una Taylor.

Sono passati alcuni anni da quando Andy Powers ha messo il suo nome sulla paletta di una chitarra.

Quando entrò a far parte di Taylor Guitars nel 2011, Andy chiuse ufficialmente la sua attività di fiorente costruttore di strumenti personalizzati, tra cui acustiche flattop, chitarre archtop, mandolini, ukulele e chitarre elettriche. Questa varietà testimonia il suo amore onnivoro e la sua esperienza nella creazione di una vasta gamma di strumenti musicali.

Fin dal suo arrivo, Andy si è concentrato sul miglioramento del design delle chitarre acustiche Taylor, producendo una serie di innovazioni per migliorare il tono, come il l’incatenatura V-Class, oltre a molti modelli premiati. Ma quello che i fan di Taylor forse non sanno è quanto la vita di Andy sia profondamente radicata nel mondo delle chitarre elettriche.

Le cose, però, stanno per cambiare.

A nome di Andy, abbiamo voluto condividere i frutti del suo nuovo ed entusiasmante progetto solista: una linea di chitarre elettriche chiamata Powers Electric.

Prima di tutto, mettiamo le cose in chiaro: questa non è una chitarra Taylor. È un’elettrica pura, con un design e un’identità musicale propri, una chitarra che attualmente può essere realizzata solo da Andy e da pochi liutai selezionati, e in numero molto ridotto. Andy la chiama affettuosamente la sua chitarra da laboratorio per il design personale che rappresenta: la chitarra elettrica dei suoi sogni.

I co-fondatori della Taylor, Bob Taylor e Kurt Listug, hanno incoraggiato Andy a portare avanti il progetto. E hanno convenuto che, affinché potesse esprimere al meglio la sua visione, Andy doveva avere la libertà creativa di costruirla al di fuori del linguaggio di design consolidato del marchio Taylor.

Naturalmente, siamo entusiasti di condividere ciò che ha realizzato. Andy crede che nella categoria delle chitarre elettriche ci sia spazio per qualcosa di unico e noi crediamo che abbia creato qualcosa di speciale.

Prima di svelare qualcosa in più sulla chitarra, potrebbe essere utile chiarire come il background di Andy abbia influenzato il suo approccio al design.

Un amore precoce per le elettriche


Da bambino, la prima volta che Andy ha avuto a che fare con una chitarra è stata un’acustica a portata di mano nella casa di famiglia. Tra un padre abile falegname e una madre artista, c’erano molti stimoli (e legno in eccesso) a costruire cose, il che spinse il bambino precoce a tentare di costruire la sua prima chitarra acustica prima ancora di aver compiuto 10 anni. Con il senno di poi, osserva che il risultato grezzo poteva essere definito al massimo come un “oggetto a forma di chitarra”. Ma l’idea di costruire uno strumento gli piaceva.

Come musicista, la prima chitarra che Andy comprò (con l’aiuto dei genitori) fu una Strato usata.

“Mi sono divertito molto con quella chitarra” ricorda. “All’inizio ero ossessionato dal surf rock strumentale dei primi anni ‘60, come i Ventures, e l’ho assorbito prima di passare ai rocker successivi e ai primi musicisti rockabilly, blues e jazz. Credo di non averlo mai abbandonato del tutto.”

Ricorda il potente fascino che le chitarre elettriche suscitavano in lui da adolescente, e lo fanno ancora oggi, con i loro colori audaci, i contorni freddi e l’infinita gamma di sfumature e stati d’animo sonori amplificati che potevano evocare con il semplice tocco di un interruttore o il clic di un pedale.

“Le loro forme, i loro suoni e le loro espressioni sembravano avere una propria gravità, attirando l’attenzione verso di sé” ricorda.

Stato d’animo d’oro


Anche la zona in cui Andy è cresciuto ha contribuito notevolmente alla sua sensibilità creativa: nel nord della contea di San Diego, nella California meridionale. Vivendo vicino all’Oceano Pacifico, Andy si è innamorato del surf in giovane età, una passione che coltiva ancora oggi.

L’atmosfera vivace della California meridionale invitava all’autoespressione e alla sperimentazione.

Lo stile di vita della California del Sud è stato arricchito dalla cultura della regione e dai personaggi anticonformisti che hanno contribuito a formarla. Il surf, lo skateboard, l’hot rodding e le auto d’epoca, la musica, l’arte, l’architettura, il design industriale e altre influenze creative contaminate hanno dato vita a un’atmosfera vivace che invitava all’autoespressione e alla sperimentazione.

Bob Taylor può testimoniare questa sensibilità regionale unica grazie alla sua esperienza di liutaio di chitarre acustiche di San Diego. Infatti, quando anni fa iniziò a pensare a un successore nella costruzione di chitarre (che finì per essere Andy), uno dei suoi criteri essenziali era che la persona fosse anch’essa della zona di San Diego e autodidatta.

“Nella mia vita di liutaio di chitarre, con l’esperienza mi resi conto che era più facile e più accettabile mostrare le nostre chitarre qui in California che sulla East Coast, dove c’era già una ricca storia di liutai” dice Bob. “Inoltre, iniziai a notare le differenze creative dei liutai di chitarre di qui rispetto a quelli di altre zone. Noi eravamo disposti a interrompere la tradizione.”

Per quanto riguarda il design delle chitarre elettriche, la California meridionale è stata il punto di partenza di molte innovazioni. A un’ora circa a nord di dove viveva Andy, i pionieri della chitarra Les Paul, Leo Fender e Paul Bigsby avevano frequentato e parlato della loro attività a casa di Les mentre entravano nella storia della musica con progetti rivoluzionari.

E nel mondo del surf, durante la transizione dalle tradizionali tavole lunghe a tavole più corte e maneggevoli tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70, la California meridionale divenne un epicentro dell’innovazione nel design delle tavole da surf. Come surfista, Andy era attratto dall’estetica delle curve delle tavole da surf e dall’estetica dell’atto stesso di surfare. Con il tempo, trovò un collegamento naturale tra il surf e il fare musica: si possono usare tavole o chitarre diverse per situazioni diverse, e cavalcare un’onda e suonare la chitarra sono atti profondamente espressivi. Con l’attrezzatura giusta, le persone potevano esprimersi in modo fluido e melodico.

Alla ricerca del percorso musicale

Da adolescente, Andy aveva già trovato il suo ritmo nel riparare e costruire strumenti. Prima ancora di avere la patente di guida, era già conosciuto in città come un abile riparatore di strumenti, che lavorava con negozi di musica locali e clienti privati quando non faceva surf o non suonava nelle band con gli amici.

Perfezionò i suoi strumenti al college presso la University of California, a San Diego (situata casualmente vicino a uno dei suoi spot preferiti per il surf), dove studiò musica con particolare attenzione alla performance chitarristica. A volte partecipava a concerti jazz dal vivo con alcuni dei suoi professori di musica, mentre continuava a riparare e costruire chitarre, spesso con loro come clienti.

Uno studente di storia della liuteria


Come parte della sua immersione nel restauro e nella costruzione di strumenti, Andy ha assorbito la storia e l’evoluzione del design degli strumenti. Alcuni dei libri più importanti che ha letto nella sua autoformazione sono state le guide di riferimento scritte da George Gruhn, fondatore della Gruhn Guitars di Nashville, considerato uno dei maggiori esperti di design di chitarre vintage americane. Nel corso degli anni, Andy ha stabilito un rapporto con Gruhn e, soprattutto da quando Andy è diventato il principale architetto del design di Taylor, Gruhn può testimoniare la vasta conoscenza di Andy e, in particolare, la sua capacità di contestualizzare la storia del design della chitarra.

“Se si analizza la progressione del design della chitarra elettrica, si capisce cosa è stato fatto e cosa no, e perché le cose sono cambiate.”

Andy Powers

“Andy è una delle persone più competenti che abbia mai conosciuto nel settore degli strumenti musicali” dice Gruhn. “Capisce il design. Capisce anche la tradizione, la patologia degli strumenti: ciò che non funziona. Quando progetta una nuova chitarra, può guardare ai sistemi evolutivi che l’hanno preceduta.”

I commenti di Gruhn forniscono un utile quadro di riferimento per l’approccio di Andy alla progettazione di una nuova chitarra elettrica (oltre a quella acustica). Come persona che ha suonato, lavorato o studiato molte delle grandi chitarre elettriche degli ultimi 70 anni, ha una conoscenza quasi da erudito della storia del design delle chitarre elettriche.

“Se si analizza la progressione, si impara cosa è stato fatto e cosa no, e perché le cose sono cambiate” dice Andy. “La cosa bella è che si può studiare molto più velocemente di quanto si possa fare in tempo reale. Non ho dovuto aspettare il modello dell’anno successivo perché qualcuno perfezionasse lo strumento.”

Durante una conversazione, Andy può facilmente scivolare nella storia del design della chitarra elettrica descrivendo, per esempio, le iterazioni anno per anno di una Les Paul Standard dal 1952 al 1953 e oltre, annotando quali modifiche sono state apportate e perché. Chiacchierando da un banco di lavoro nel suo studio di progettazione, passa in rassegna con disinvoltura i primi sviluppi delle chitarre elettriche Fender quasi come se fosse stato presente, dal passaggio fondamentale dalle lap steel a una chitarra in stile spagnolo con manico rotondo, all’approccio modulare di Leo Fender al design per rendere le sue chitarre facili da manutenere, alle ragioni della preferenza di Leo per i pick-up single coil.

Andy si diletta a fare il nerd su queste cose, non per pavoneggiarsi delle sue conoscenze, ma perché ama veramente assorbire e parlare del pensiero, della risoluzione creativa dei problemi e dell’approccio per tentativi ed errori che hanno portato alla progettazione di chitarre elettriche. O di auto d’epoca. O di tavole da surf.

Definire la sua chitarra elettrica


Tecnicamente, si potrebbe dire che Andy ha pensato a questa nuova chitarra elettrica per la maggior parte della sua vita. Il suo impulso a progettare un nuovo tipo di chitarra elettrica è nato da una semplice verità pratica: sebbene abbia suonato, posseduto e riparato un sacco di grandi chitarre elettriche, e abbia amato diverse caratteristiche di molte di esse, la chitarra che desiderava, una chitarra che rispondesse a tutte le sue esigenze, non esisteva.

“Volevo un suono e un feeling che non avevo” dice. “Volevo qualcosa che condividesse le ispirazioni dei costruttori del passato, ma che fosse creato per un contesto più moderno. Per me significava creare un progetto nuovo da zero, basato su decenni di lavoro e di studio.”

Era ben consapevole delle caratteristiche di design che definivano altre chitarre e ha sfidato intenzionalmente se stesso ad abbracciare un approccio diverso.

“Ci sono elementi che esistono già su altre chitarre per una buona ragione: si adattano a quelle chitarre uniche” dice. “Questa chitarra doveva essere una nuova creazione quindi, per certi versi, si è tentato di escludere deliberatamente delle cose che si sa che funzionano già, per ricercare una direzione nuova.”

“Volevo qualcosa che condividesse le ispirazioni dei liutai del passato, ma che fosse creato per un contesto più moderno.”

Andy Powers

In alcuni casi, ha potuto attingere alle idee pionieristiche dei primi pick-up elettrici, limitate dai materiali dell’epoca, per riapplicarle, decenni dopo, in un contesto più moderno, basato su nuovi materiali o tecnologie.

Non un design Taylor

Un vincolo che si sarebbe rivelato liberatorio era il modo in cui la sua chitarra avrebbe potuto, o meno, relazionarsi con l’identità del design Taylor, in particolare con la T5z. Dopotutto, Andy è il principale architetto di chitarre di Taylor. E stava già lavorando per indirizzare il design della T5z verso un’estetica e una personalità più elettriche. Inizialmente, quindi, ha cominciato a concepire questa nuova chitarra all’interno di un quadro stilistico affine. Realizzò alcuni primi prototipi che vantavano un design innovativo dei pick-up e altre caratteristiche, cercando di renderla in qualche modo compatibile con l’identità del marchio Taylor. Ma i suoi sforzi per preservare un certo legame con la famiglia sembrarono limitare il potenziale della chitarra, come spiega Kurt Listug nella sua rubrica di questo numero.

Ho detto a Andy che la chitarra era ben progettata, ben fatta e attraente in termini estetici, ma era sbagliata” racconta Kurt. “Gli ho suggerito di costruirsi la chitarra elettrica che voleva davvero.”

Nella sua rubrica, Kurt ricorda anche le lezioni apprese dalla linea di chitarre elettriche solidbody di Taylor, lanciata nel 2008 (prima dell’arrivo di Andy), che ha trovato dei fan devoti, ma non ha mai raggiunto un grande successo. (Dopo diversi anni, la produzione è stata sospesa.) Col senno di poi, dice Kurt, le chitarre non erano adatte al marchio.

“La cultura della chitarra acustica è molto diversa da quella dell’elettrica” afferma. “Il che significa che la chitarra ha bisogno del proprio marchio, del proprio stile e della propria promozione.”

Le idee di Andy per la sua chitarra elettrica ideale erano l’equivalente dell’essere in una band e dell’avere grandi idee per nuove canzoni che semplicemente non erano adatte alla band, ma erano più adatte a un progetto solista separato.

“Come una tavola da surf o una roadster, ogni linea è stata considerata sia per l’aspetto che per la maneggevolezza.”

Andy Powers

L’arrivo della pandemia si è rivelato un catalizzatore per dare vita al progetto, dando a Andy ulteriore tempo per concentrarsi sulla progettazione della chitarra nel suo studio domestico. Con un ritrovato senso di libertà creativa, è stato in grado di riunire tutte le sue idee in modo olistico nella forma e nella funzione.

Premere l’interruttore della Powers Electric

Dopo decenni di studi e sperimentazioni, Andy è pronto a svelare la chitarra elettrica che ha sempre desiderato realizzare, offrendo qualcosa di nuovo (compresi alcuni progetti brevettati) pur mantenendo elementi di familiarità che i chitarristi elettrici apprezzeranno. A parte le meccaniche, le corde, i tasti e qualche altro dettaglio, praticamente tutto è stato disegnato, progettato e costruito da zero in casa. È fortemente caratterizzata dalla sensibilità estetica della California meridionale di Andy, che trae ispirazione dallo spirito innovativo e del fai-da-te delle comunità di surfisti e hot rodding.

“Volevo che il corpo fosse bello da qualsiasi angolo si guardi” dice Andy. “Volevo una forma asimmetrica senza sacrificare l’equilibrio visivo. Volevo uno stile senza tempo con abbellimenti moderni. Come in una tavola da surf o in una roadster, ogni linea è stata considerata sia per l’aspetto che per la maneggevolezza.”

Il design hollowbody, completamente chiuso e sottile, presenta un’esclusiva anima interna che massimizza la risonanza e il sostegno, sopprimendo il feedback.

La vivace tavolozza di colori dei corpi si ispira in gran parte ai colori memorabili utilizzati sulle auto d’epoca. Tra le altre caratteristiche del design di proprietà si annoverano le due diverse opzioni di pick-up, un sistema tremolo/vibrato appositamente progettato con una “cordiera ad albero a camme” che consente ai musicisti di mantenere un’intonazione relativa più precisa tra le note quando si usa il vibrato e di piegare le corde senza cali di intonazione, un raggio della tastiera asimmetrico e manopole di controllo colorate (realizzate in casa) fatte di strati di resina per tavole da surf, ispirate alle opere d’arte create dall’amico di Andy, il costruttore di tavole da surf Josh Martin. Anche la custodia ha un design unico, splendidamente realizzata con gli stessi materiali di rivestimento delle auto Porsche classiche.

Preferiamo dare a Andy uno spazio tutto suo per presentare il suo nuovo marchio di chitarre, quindi vi invitiamo a visitare il sito Powerselectricguitars.com o Instagram (@powerselectricguitars), dove potrete ammirare l’estetica straordinaria della linea di chitarre, conoscere tutte le caratteristiche uniche delle prestazioni e osservare Andy e altri suonare e parlare della chitarra.

Dopo mesi di beta testing con alcuni dei più importanti esponenti dell’industria musicale, tra cui eventi di presentazione a Los Angeles, New York e Nashville, il marchio Powers Electric Guitars è stato lanciato ufficialmente a metà giugno con un primo lotto di circa 30 chitarre. Non si tratta di una chitarra che sarà presto disponibile in quantità significative: solo Andy e un piccolo team di artigiani sono in grado di costruirle e all’inizio saranno vendute esclusivamente attraverso una rete selezionata di otto rivenditori Powers Electric.

L’elenco completo dei rivenditori è disponibile su Powerselectricguitars.com. È inoltre possibile iscriversi alla mailing list di Powers Electric, che vi permetterà di conoscere tutti gli ultimi sviluppi, compresa l’uscita di ogni nuovo lotto di chitarre.

Siamo convinti che quello che vedrete e sentirete vi piacerà. A Andy di sicuro piace.

Le lezioni di chitarra di Wood&Steel

Scorri verso il basso

Taylor Gamble ritorna con tre lezioni sull’utilizzo degli armonici per aggiungere colore alle proprie composizioni.

Di Taylor Gamble

Benvenuti alla nuova edizione delle lezioni di chitarra di Wood&Steel con il turnista ed educatore musicale Taylor Gamble.

In queste lezioni, Taylor mostra una tecnica all’apparenza semplice che può essere ben applicata a tutti gli stili di esecuzione: gli armonici. Con il loro bellissimo suono che ricorda una campana, gli armonici sono utili come accenti creativi nel vostro modo di suonare, ma possono anche essere riutilizzati negli accordi e negli arrangiamenti fingerstyle.

Beginner: Intro to Harmonics

Taylor inizia la lezione con una dimostrazione di come suonare dei basilari armonici aperti sui tasti quinto, settimo e dodicesimo, e anche dove pizzicare le corde a seconda dell’armonico desiderato.

Intermediate: Open Harmonics and Chords

Poi, Taylor mostra come incorporare gli armonici negli accordi, aggiungendo una straordinaria texture inaspettata al proprio stile di esecuzione.

Advanced: Fretted Harmonics

Infine, affronta gli armonici artificiali avanzati, una tecnica più complessa per produrre una risposta più simile all’arpa virtualmente su ogni posizione sulla tastiera.

Controllate il prossimo numero per altre lezioni di chitarra Wood&Steel!

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Là dove le canzoni sono sacre

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Nello storico Bluebird Café di Nashville, la composizione è sempre la star dello show.

Nashville è rinomata per essere la capitale mondiale del country. Può pertanto sembrare strano che la mecca dei compositori country di Music City sia una minuscola sala d’ascolto nascosta in una fila di vetrine di piccole attività in uno strip mall periferico e alquanto indistinto.

Parliamo del leggendario Bluebird Café, fondato nel 1982 e ancora nella sua posizione originaria di Green Hills, circa 15 km a sud rispetto al luminoso flusso di turisti che caratterizza i bar e i club centrali di Nashville sulla bassa Broadway e rispetto all’iconico Ryman Auditorium.

“Si dice che gli artisti country abbiano il Ryman, mentre ai compositori spetta il Bluebird”, afferma Erika Wollam Nichols, direttrice operativa e manager generale del Bluebird. Erika iniziò a lavorare al Bluebird come cameriera nel 1984 mentre frequentava il college, due anni dopo che la fondatrice Amy Kurland lo aprì come ristorantino gourmet aperto a pranzo e cena. Erika assistette alla transizione del locale da piccolo ristorante che ospitava musica live occasionalmente a un tempio sacro per compositori e appassionati di country.

“Amy aveva un ragazzo chitarrista”, ricorda Erika. “Lui le chiese di montare un piccolo palco così da poter far suonare i suoi amici. Fu così che iniziò tutto. Quando cominciai qui, c’erano solo band. Non era un posto per compositori.”

Ma quella sala si rivelò troppo piccola per i forti volumi delle band. Una sera, l’agente pensò di organizzare un guitar pull, e il resto è storia.

“Quando Amy entrò quella sera, la sala era del tutto rapita dai brani”, dice Erika. “Vide anche che la cassa aveva battuto più scontrini che mai. Disse, forse questa cosa coi compositori può essere interessante.”

Per vari motivi, l’arredamento interno casalingo e invariato del Bluebird, con le sue sedie in legno consunte, le tovaglie in vinile, la tappezzeria consumata, il controsoffitto a quadrotti e la parete con le foto autografate di musicisti passati, vi attribuiscono quell’aspetto pittoresco e retrò che sottolinea il poco interesse nell’inseguire gli stili in voga. Con meno di 90 posti a sedere e con concerti “in the round”, eseguiti col palco al centro e il pubblico seduto intorno a esso di modo che i musicisti possano poggiare i propri drink sui tavoli dei clienti, il locale ha tenuto fede alla propria mission di celebrare i compositori country e la loro arte fornendo un ambiente intimo in cui mostrare il proprio materiale originale e connettersi col pubblico.

“Ho visto Vince Gill passare la sua chitarra a un tavolo accanto a lui”, dice Erika.

Se ti interessa immergerti nella ricca storia del Bluebird e del suo importante contributo per la comunità di compositori di Nashville, guarda l’eccezionale documentario Bluebird (An Accidental Landmark That Changed Music History) del 2019. Il film ripercorre l’evoluzione del locale in uno showroom dedicato ai compositori che ha favorito il successo di innumerevoli scrittori e artisti come Kathy Mattea, Garth Brooks, Faith Hill, Keith Urban, Taylor Swift e altri. Ad arricchire il documentario troviamo una schiera di compositori di successo, artisti da live, il personale del Bluebird e altri che raccontano storie su come il music club sia diventato una parte fondamentale nell’ecosistema musicale di Nashville.

Guarda il trailer del documentario Bluebird

Una collaborazione con Taylor per supportare lo sviluppo dei compositori

Qualche anno fa, Taylor Guitars ebbe l’opportunità di avviare una collaborazione con il Bluebird. Nonostante il club sia alquanto selettivo quanto alle sue partnership, Erika e Tim Godwin, direttore delle relazioni con gli artisti e dell’intrattenimento Taylor, hanno riconosciuto la passione condivisa dal Bluebird e da Taylor nell’aiutare i compositori a progredire nella propria arte.

“Quando pensavamo alla nostra collaborazione con Taylor”, spiega Erika, “pensammo: cosa potremmo fare insieme che supporti gli obiettivi di Taylor di offrire a musicisti, artisti e compositori l’opportunità di esibirsi, ma che supporti anche il nostro impegno di permettere a chiunque di sviluppare la propria arte?

Da ex musicista professionista e appassionato di composizione eccelsa, Godwin ammette che aver assistito a vari live nel Bluebird nel corso degli anni gli ha istillato un profondo apprezzamento nei confronti dell’ambiente stimolante coltivato dal locale.

“Quello che più mi piace dei live è vedere i testi prendere vita qui”, riferisce. “Quando ascolti un disco, senti tutti gli elementi di produzione, ma qui ci sono solo chitarra e testo, e ti sembra di entrare nel brano. È un’esperienza emozionante sia per chi suona che per chi ascolta.”

“I compositori sono la nobiltà qui, e il nostro compito è fare in modo che la gente lo capisca.”

La nostra partnership decollò ufficialmente nel 2020 sotto forma di contest chiamato Bluebird Golden Pick, che offriva ai compositori un modo per guadagnarsi il tanto agognato spazio per esibirsi durante la Monday Open Mic Night del Bluebird. Ogni cantautore può postare su Instagram una performance video del proprio brano originale per provare a essere eletto a suonare due brani al Bluebird. Verrà eletto un vincitore al mese dal comitato del Bluebird, e ciascun vincitore riceverà anche una chitarra Taylor American Dream e una registrazione video professionale e gratuita della propria esibizione con il brano vincitore presso lo showroom di Taylor a Nashville ai Soundcheck Studios. (Trovi altri dettagli sul contest qui.)

Questo è il quarto anno del contest, e per iniziare la nuova stagione alla grande, alcuni membri del team Taylor di relazioni con gli artisti (tra cui Godwin), la manager di relazioni con gli artisti e con la community Lindsay Love-Bivens, e il produttore video Gabriel O’Brien, si sono recati a Nashville per fare due chiacchiere con Erica e con gli altri sulla storia del Bluebird. Hanno inoltre parlato con due artisti e performer veterani del Bluebird che hanno presentato i famosi show “in the round” del club: Marshall Altman, compositore, produttore e dirigente A&R a Nashville, e il cantautore Dave Barnes.

Per pura fortuna, un duo country emergente con cui Taylor lavora da un po’, Kat & Alex, si era appena esibito alla Open Mic Night del Bluebird per la prima volta, così Tim poté raccogliere le loro impressioni ancora fresche sull’esperienza vissuta.

Un’identità forgiata dal Bluebird

Una componente contestuale rilevante è che storicamente (e per buona parte, anche oggi) molte star country non scrivono tutti i loro brani. Questo ha fatto sì che i compositori divenissero una componente creativa fondamentale nell’industria di Nashville. Ma i compositori non finiscono sotto i riflettori quanto gli artisti che registrano, pertanto di solito non sono molto noti al di fuori del settore. E anni fa non esistevano molti locali dove i compositori potessero esibire il proprio materiale live.

Dopo che, negli anni ’80, il Bluebird iniziò a pensare ai compositori e raggiunse la fama di sala d’ascolto, presto divenne un importante centro per scoprire nuovi brani e talenti di composizione di Nashville.

Erika racconta la storia del Bluebird Cafè

“I responsabili A&R e gli artisti vengono qui per ascoltare brani, e gli artisti possono iniziare a farsi una carriera”, dice Erika. “Kathy Mattea suonava qui regolarmente e ha ottenuto un accordo per un disco. Quando i compositori iniziarono a sentirsi a casa qui, Amy iniziò le audizioni, l’Open Mic e iniziò a concentrarsi non solo sui compositori con brani di successo, ma sull’arte del comporre.”

Un po’ come i comici emergenti di stand-up che migliorano esibendosi con nuovi pezzi davanti a un pubblico dal vivo, così i oggi i compositori hanno una piattaforma live per suonare varie versioni dei propri brani avanti a un pubblico.

“Se sei mai stato in questa sala, sai che è facile capire quando un brano è di qualità. E lo stesso vale con quelli meno buoni, perché vedi gli sguardi del pubblico che reagisce alla musica”, afferma Erika. “Era, ed è tutt’oggi, una sorta di laboratorio in cui i compositori sperimentano nuovo materiale.”

In alcuni casi, il materiale potrebbe essere parecchio nuovo: un brano composto o magari una versione parzialmente completata quello stesso giorno.

In the Round

Il format tipico del Bluebird si chiama “in the round” e prevede diversi compositori che, anziché esibirsi dal palco, siedono insieme al centro della sala, circondati dal pubblico, dove suonano i propri brani o raccontano aneddoti su di essi alternandosi. In un club già di per sé piccolino, questo setup genera uno scambio ancor più intimo tra performer e pubblico.

Il format debuttò nel 1985, quando un gruppo di amici compositori navigati e fedelissimi del Bluebird, Don Schlitz (“The Gambler”), Thom Schuyler (“Love Will Turn You Around”), Fred Knobloch (“A Lover Is Forever”) e Paul Overstreet (“When You Say Nothing At All”), notò che quando si esibivano sul palco, la gente conversava durante i brani. Una sera entrarono e, determinati a mantenere alta l’attenzione del pubblico, Schlitz e Schuyler decisero di montare in mezzo alla sala. Non solo quell’approccio funzionò, ma creò un’esperienza squisitamente immersiva tanto per gli artisti, quanto per gli spettatori.

“Calza perfettamente per la sala”, afferma Erika. “Ti sembra di essere in un salotto. Sono tutti inclusi, e anche se siedi a 10 metri dal tavolo più lontano, sei comunque parte di ciò che accade. Per me offre al pubblico la possibilità di sentirsi parte e di vivere l’industria musicale di Nashville.”

Negli anni, il Bluebird ha sviluppato una gerarchia di vari format per supportare e far progredire gli artisti in vari livelli della propria crescita. Chiunque può iscriversi per la Monday Open Mic Night. Inoltre, tengono delle audizioni quattro volte l’anno per dare la possibilità di suonare la domenica sera alla Writers Night (sei compositori sul palco, ognuno suona tre brani e può accrescere il proprio materiale). E dopo aver suonato in quattro show della domenica sera ed essersi fatti conoscere e apprezzare, diventano idonei per partecipare a una performance in the round con altri due o tre artisti.

Ci sono casi in cui lo show in the round va malissimo se gli artisti non si conoscono, anche se straordinari singolarmente.”

Erika Wollam-Nichols

Erika sostiene che trovare una carrellata convincente per uno show in the round è una forma d’arte a sé.

“Quegli show non sono messi su a caso, c’è tutta una sinergia e un’intenzione alle spalle”, spiega.

Il compositore “principale” può scegliere gli altri artisti che suoneranno al suo fianco. Questo fa sì che ci sia già una forte chimica tra i vari artisti, cosa che fa tutta la differenza.

“Ci sono casi in cui lo show va malissimo se gli artisti non si conoscono, anche se straordinari singolarmente”, confessa Erika. “Restano seduti ad ascoltarsi e basta. Ma se hai quattro compositori insieme che hanno composto insieme, che portano i figli a scuola insieme, che hanno pubblicato con la stessa etichetta e hanno percorso la stessa strada, allora avrai qualcosa che non vedrai da nessun’altra parte. Le loro storie vengono amplificate dalla connessione che hanno tra loro. Ed è questo che il pubblico percepisce in sala.”

L’opinione di Marshall Altman

“Dal punto di vista di un compositore, suonare al Bluebird può essere stimolante e scoraggiante, soprattutto la prima volta”, sostiene Marshall Altman, compositore (Frankie Ballard, Eric Paslay, Cheryl Cole), produttore (Marc Broussard, Walker Hayes, Matt Nathanson) e dirigente A&R (Katy Perry, One Republic, Citizen Cope).

Nonostante il suo passato da musicista live, Altman confessa che la prima volta che suonò in the round al Bluebird fu alquanto snervante, anche perché non era in programma che suonasse.

“Il mio amico [compositore] Rob Hatch si sarebbe sposato quel weekend e c’era un round per lui”, ricorda Altman. “Se non ricordo male c’erano Rob, Dallas Davidson, D. Walt Vincent e Lance Carpenter, quattro grandi nomi. Rob aveva fatto l’addio al celibato la sera prima e non si era ancora ripreso. Io ero seduto a un tavolo vicino con mia moglie Lela e stavano suonando un round fatto solo di successi, una hit dopo l’altra.”

“Dallas Davidson suona “Rain Is a Good Thing,” una grossa hit di Luke Brian, uno dei miei brani country preferiti, D suona “I’m Moving On,” (Rascal Flatts), uno dei miei brani country preferiti di sempre, poi Rob mi guarda e sussurra: Ora faccio entrare te. Devi venire a suonare. Non avevo mai suonato qui. Avevo scritto un solo pezzo country al tempo, d’altronde sono perlopiù autore e produttore pop e rock. Insomma Rob si alza, va in bagno e dice; Marshall prenderà il mio posto. E io suono questo pezzo che avevo scritto con un grande autore chiamato Andrew Dorf. Non provavo tanto nervosismo nel fare qualcosa da molto, molto, molto tempo. Dopo quella volta, per anni mi rifiutai di suonare qui.”

Da allora, Altman ha suonato vari show in the round come artista principale, ma ammette che ogni volta è sempre speciale.

“Poter calcare il palco dove altri autori mi hanno anticipato è una cosa incredibilmente potente”, afferma. “Ogni volta che suono qui, sento l’energia di tutti i compositori, noti e sconosciuti, che hanno suonato in questa sala.”

Secondo lui, un altro elemento che rende speciale l’ambiente del Bluebird è che gran parte dei brani che lui e gli altri compositori scrivono e suonano qui non è mai stata registrata o ascoltata dal pubblico.

“Ogni brano quasi escluso, ma che alla fine è sopravvissuto, fa scomparire il dolore di quel momento”, afferma Altman. “L’apertura, il rispetto e l’affetto che il pubblico, la gente intorno a te, prova per quest’arte sono straordinari. Sono eternamente grato a questa sala, a chi la gestisce, a Erika. È un’oasi dove possiamo condividere ciò a cui abbiamo dedicato le nostre vite da compositori.”

Dave Barnes

Il cantautore Dave Barnes, trasferitosi a Nashville nel 2001 e che negli anni ha presenziato e suonato in numerosi set in the round al Bluebird, sostiene di considerare il locale ancora sacro ogni volta che ci entra.

“Camminare nel retro mi fa sentire un grande”, dice. “Sul serio, dieci minuti fa, appena arrivato qui, mi sono venuti i brividi perché è un posto molto speciale. È un po’ un punto d’inizio per tutta la magia di Nashville per i compositori e tutti gli altri.”

“Secondo me questo luogo fa parte del sapore speciale di Nashville, un sapore che non si trova in nessun’altra città al mondo. Sono molto orgoglioso di farne parte, anche solo suonando dei live o raccontandolo alla gente. È tutto necessario nell’ecosistema di Nashville.”

“Qui siamo come un minuscolo sussurro. Non serve urlare.”

Erika Wollam-Nichols

I volti nel pubblico

Un altro elemento che rende il club un luogo speciale è che non sai mai chi potrebbe sedere nel pubblico ed essere chiamato a suonare. Potrebbe essere il compositore di una hit, ma con una resa acustica originale che enfatizza il testo in modo del tutto diverso e squisitamente personale rispetto alla versione registrata conosciuta da tutti, rivelando dunque l’essenza del brano in un modo più emotivamente significativo.

Oppure potrebbe esserci un’apparizione a sorpresa di artisti del calibro di Ed Sheeran o Taylor Swift, o ancora qualcuno nascosto in un angolino a godersi lo show. Come quella sera in cui Dave Barnes era sul palco e, vedendo la leggenda del fingerstyle Tommy Emmanuel nel pubblico, lo invitò a salire.

“Dissi: Non so se lo sapete, ma questo è Tommy Emmanuel, forse uno dei migliori chitarristi in vita”, ripercorre Barnes. “Così si siede e suona, e ovviamente io proposi di chiudere il round così, perché suonare Sol-Do-Re dopo di lui sarebbe stato una noia mortale”, ricorda ridendo.

Un’opportunità d’oro

La manager del brand e merchandising del Bluebird, Liana Alpino, ha le mani in pasta in vari aspetti operativi del locale, dal marketing ai social media, alla gestione del sito web e alla funzione di contatto con le partnership. Ha ricoperto un importante ruolo nella coordinazione della logistica del contest Golden Pick che il Bluebird e Taylor hanno organizzato negli ultimi anni. Afferma che ciò che rende entusiasmante il contest è che dà ai compositori in crescita la possibilità di ottenere un ambito posto per esibirsi e conoscere altri artisti.

Erika e Liana Alpino del Bluebird parlano della partnership tra Bluebird e Taylor e del Golden Pick Contest

“Abbiamo avuto vincitori da ogni parte del Paese e perfino dal Regno Unito. È straordinario vedere quanti talenti ci sono anche fuori Nashville. Io sono fortunata perché ho potuto conoscere tutti i vincitori quando sono venuti per la loro performance e hanno raccontato di quanto fosse importante per loro. Molti di loro hanno affermato che è questo che li motiva a scrivere ogni giorno. Molte di queste persone che si iscrivono al contest non sono compositori professionisti e nemmeno artisti a tempo pieno. Conducono vite ordinarie… Questo può ostacolare la vena creativa, eppure hanno scoperto che il contest è una buona ragione per continuare a scrivere ogni mese.”

Kat a Alex

Il duo di sposi Kat e Alex apporta degli unici sapori latin e delle ricche armonie vocali al loro sound country, talvolta alternando testi in inglese e spagnolo. Kat è un’americana di prima generazione di famiglia cubana, mentre Alex è di discendenza portoricana. I due si sono conosciuti a Miami, dove sono nati. Entrambi condividevano l’amore per il country e la musica latin, cosa che li ha portati a fondare la propria identità musicale. Dopo essersi trasferiti a Nashville per avanzare nella carriera, si sono concentrati sullo scrivere e registrare brani originali pregni delle loro varie influenze.

Taylor aveva già programmato di girare una video performance con loro presso il nostro showroom di Nashville per la serie Soundcheck la stessa settimana in cui il nostro team ha visitato il Bluebird, pertanto fu una lieta coincidenza che Tim Godwin poté raggiungerli il giorno dopo il loro debutto al Bluebird, avendoli anche apprezzati live. I due erano ancora estasiati dall’esperienza marcante.

“Non avevo mai pianto tanto suonando un round”, afferma Kat.

“La gente ti circonda e sono tutti vicinissimi”, aggiunge Alex. “È un momento molto intimo in cui le persone entrano a far parte della tua carriera, della tua vita. Una condivisione molto speciale. È un posto sacro, che oserei paragonare al Grand Ole Opry.”

Durante il loro set, i due hanno suonato per la prima volta diversi nuovi brani.

Kat e Alex si esibiscono col loro brano “I Want It All”

“Ho cantato un pezzo che ho scritto e dedicato a Kat”, sostiene Alex. “Lei ha cantato un pezzo che abbiamo scritto e dedicato insieme ai suoi genitori. Poi abbiamo cantato un altro pezzo non ancora rilasciato chiamato “Cowboys Need Sunsets”. È stata una serata speciale in cui abbiamo condiviso molte cose vulnerabili che abbiamo scritto e non ancora rilasciato neanche sui social.”

“Ho visto gente piangere insieme a me”, ricorda Kat. “Qualcuno mi ha passato un fazzoletto. Ho pensato Ok, l’hanno sentito anche loro, hanno capito. Quando succede questo, per me è perché siamo riusciti nel nostro intento.”

Investire nei compositori di domani

Sebbene il Bluebird sia diventato un’illustre istituzione nella community musicale di Nashville, la visione a lungo termine della fondatrice Amy Kurland prevedeva di trovare un modo per preservarne il futuro quando lei si sarebbe fatta da parte. Così, quando andò in pensione nel 2008, la Kurland vendette il Bluebird all’associazione no-profit Nashville Songwriters Association International (NSAI), l’associazione di settore no-profit per i compositori più grande al mondo. Per lei, la mission della NSAI di “educare, elevare e celebrare il compositore e di agire come forza unificante nella community musicale e nella comunità in genere” ha reso l’organizzazione la custode ideale per l’operazione del locale.

Inoltre, la Kurland aveva in mente la persona perfetta per prendere le redini della situazione: Erika, che in realtà aveva lasciato il Bluebird e nei tre anni precedenti aveva lavorato alla NSAI come direttrice dello sviluppo, la quale accettò di tornare al Bluebird come manager generale e direttrice operativa.

Il Bluebird diventa una celebrità della TV

Nel 2011, Erika ricevette una chiamata su un progetto in sviluppo per una serie TV ambientata a Nashville e basata sulle storie di varie star country fittizie. Il team creativo voleva rendere l’ambientazione quanto più autentica possibile, così richiese di girare delle scene per un episodio pilota nel Bluebird. Erika accettò e lo show, Nashville, venne preso dalla ABC. Andò avanti sulla ABC per sei stagioni, dal 2012 al 2018, e più avanti, sulla CMT.

Il Bluebird sarebbe diventato l’ambientazione centrale della serie ma, per farlo, la compagnia di produzione (Lion’s Gate) costruì una replica esatta del club (esterni e interni) nello studio di registrazione. Fu progettato con la massima cura del dettaglio per renderlo il più accurato possibile. (I designer del set arrivarono addirittura a prendere in prestito tutte le foto degli artisti appese sulla parete del vero Bluebird, le scansionarono e le appesero sulle pareti del set nello stesso identico ordine.)

Nonostante abbia tramutato il Bluebird in un brand riconosciuto globalmente e in una meta obbligatoria per i numerosi fan dello show, la serie causò anche un travolgente flusso di turismo che il piccolo club non riuscì a gestire.

“Secondo me la cosa più interessante è che la gente ha risposto alla celebrità del Bluebird Café”, spiega Erika. “Nessuno sapeva che facessimo musica… che avevamo due spettacoli a serata. A loro non importava. Volevano solo stare lì, scattare foto. Se guardi il documentario, ti rifai gli occhi per quanto è bello.”

Secondo Erika, il lato positivo è che tutta questa attenzione offrì al Bluebird una maggiore piattaforma per mostrare perché i compositori sono così importanti a Nashville.

“I compositori sono la nobiltà qui, e il nostro compito è fare in modo che la gente lo capisca”, esclama. “Così fu un’opportunità per affermare che siamo un music club, facciamo musica originale, ingaggiamo compositori. Quella parte ha funzionato. Ma continuiamo ad avere solo 86 posti a sedere.”

Il successo dello show televisivo generò altro interesse esterno nel realizzare un docufilm sul Bluebird, un progetto che Erika aveva già perseguito per raccontare la sua lunga storia. Aveva conosciuto i registi Brian Loschiavo e Jeff Molano che avevano lavorato allo show, e loro avevano fatto i salti di gioia all’idea di poter dare vita al progetto.

Erika era super entusiasta col risultato finale, Bluebird.

“Non poteva essere fatto meglio”, esclama. “Rideresti se vedessi il processo di registrazione delle performance. La troupe era nascosta sotto ai tavoli, dietro ai pali, tra le gambe delle persone, tutto questo per poter riprendere il feeling di prossimità di questa sala e l’intimità che si viene a creare tra una persona, un compositore e un brano.”

Dopo aver festeggiato il 40° compleanno del Bluebird nel 2022, Erika resta appassionata e desiderosa di continuare a preservare l’essenza e il retaggio del locale nella sua posizione attuale, anche considerando la notevole crescita commerciale e residenziale di Nashville e della periferia circostante.

“Abbiamo un palazzo da 22 piani in costruzione accanto a noi che farà una pubblicità enorme”, dice. “Se guardi l’interno di questo locale potresti pensare che è tutto vecchio, il tappeto, le tovaglie eccetera, ma questa sala ha un’energia e, secondo me, una motivazione che sprona le persone a creare la miglior musica possibile. E noi siamo molto in linea con gli artisti con cui collaboriamo e con il modo di avanzare e rappresentarci a vicenda. È una faccenda molto importante per me perché siamo come un minuscolo sussurro. Non serve urlare. Dobbiamo concentrarci su chi siamo e cosa facciamo, e io credo che Taylor abbia lo stesso impegno.”

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