Ripercorriamo la storia di Wood&Steel dal 2010, anno in cui la GS Mini è stata presentata al mondo. Bob Taylor racconta la storia delle origini della chitarra che è diventata la più prolifica nella storia di Taylor.
Nota dell’editore: In onore del 50° anniversario di Taylor, rivediamo alcuni dei nostri design di chitarra più influenti. Senza dubbio, la GS Mini, introdotta nel 2010, merita una menzione d’onore essendo diventata uno dei modelli Taylor più popolari della nostra storia, nonché una delle chitarre acustiche più amate al mondo. Solo nel nostro 14° anno di produzione, abbiamo già ufficialmente sorpassato il traguardo delle 500.000 GS Mini realizzate. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello attingere dagli archivi di Wood&Steel per ripubblicare l’articolo di copertina originale dell’edizione estiva del 2010 in cui abbiamo presentato la chitarra.
Ci sono tanti commenti interessanti di Bob Taylor sulla sua idea di progetto e il dietro le quinte del reparto di ricerca e sviluppo che se ne è occupato. Come spiega Bob, è iniziato tutto dall’idea di creare una versione di nuova generazione di un’altra iconica chitarra Taylor: la Baby Taylor in tre quarti, che ha contribuito a legittimare il concetto di chitarra da viaggio/bambino come strumento musicale di qualità. L’articolo propone un affascinante spaccato della situazione in cui si trovava l’azienda all’epoca e, come spiega Bob, di come le innovazioni nella progettazione e nell’attrezzatura di Taylor spesso costituiscano un trampolino creativo per altri progetti futuri. L’articolo originale è stato modificato per motivi di lunghezza.
La grande GS Mini
Dal divano al campeggio, fino al palco, la nuova GS Mini promette tanto, tanto divertimento per ogni esigenza. Ecco a voi una piccola chitarra con un grande suono.
Quasi 15 anni fa nasceva la dreadnought tre quarti “subcompatta”, la Baby Taylor. Questa minuta chitarra per il picking ha fatto il suo debutto nel 1996, come risposta di Bob Taylor alle richieste dei clienti di una chitarra più piccola, di qualità e conveniente. Al tempo, sul mercato circolavano diversi surrogati di chitarra da viaggio, ma come praticamente chiunque ammetterebbe, non avevano la qualità di uno “strumento vero”. Bob ne ha parlato nel numero di Wood&Steel dell’inverno del ’96, nell’articolo di copertina che introduceva la Baby.
“È da 21 anni di vita di Taylor che le persone mi chiedono cose del tipo: ‘Ho dei figli e vorrei fargli imparare a suonare, quindi vorrei una chitarra per iniziare, che sia buona ma economica. Che mi consigli?’ La mia risposta è sempre stata: ‘Nessuno produce chitarre del genere’.
Per questo ho deciso di creare una mini chitarra con la forma di una chitarra vera, facile da costruire, che abbia tutte le qualità che le persone desiderano su qualsiasi chitarra: ottimi materiali, un buon manico, dei bei tasti, un suono potente per le sue dimensioni”, spiegava Bob. “In altre parole, non un giocattolo.”
Una delle piacevoli scoperte che hanno accompagnato l’arrivo della Baby è stata che le persone per cui era stata apparentemente creata, bambini e viaggiatori, si sarebbero rivelate un semplice sottoinsieme di una gamma più ampia di musicisti e applicazioni.
“Ricevevamo commenti tipo: ‘Il suono e il feel sono pazzeschi: dove la posso comprare?'” Bob notò nel ’96. “O: ‘Potrei suonare con lo slide su questa’. O magari: ‘Ne voglio una vicino al letto, così quando mi viene un’idea nel bel mezzo della notte non devo andare a tirare fuori la chitarra dalla custodia’. O ancora: ‘Ne voglio una per mia figlia e una per me’.”
“Devi capire quali sono i limiti, e per farlo devi superarli.”
Bob Taylor
Forse le prove più tangibili dell’attrattiva duratura della Baby sono stati i numeri di produzione e di vendita costanti nel tempo. Quasi 15 anni dopo, anche dopo che i nostri competitor hanno risposto con i loro modelli di chitarra da viaggio, compresi prodotti più economici di produzione cinese, la Baby rimane leader per qualità e domanda. Al momento, Taylor ne produce circa 60 al giorno (senza contare la Big Baby).
Daman Albarn suona la sua GS Mini durante un concerto dei Gorillaz ad aprile 2010
Ora che si guarda indietro, Bob è orgoglioso dello spirito progettuale e ingegneristico che ha portato alla creazione della Baby. Lo sviluppo di un nuovo tipo di chitarra che suoni bene e sia accessibile richiede un design intelligente ed efficiente. Non solo la chitarra in sé è stata un successone, ma l’innovazione del design che l’ha accompagnata si è rivelata un trampolino di lancio creativo per altri importanti progetti Taylor in sviluppo.
“Quando parlo del design dell’attacco del manico, dell’Expression System, della T5 e dei nostri modelli [in legno stratificato]”, dice Bob, “ripenso sempre alla Baby, perché è stata la prima chitarra su cui abbiamo usato il laser, la prima chitarra su cui abbiamo avvitato un manico senza tacco, la prima chitarra su cui abbiamo usato fasce e fondo impiallacciati, con un fondo pressato per mantenere la forma”.
Abbiamo imparato tanto da quando abbiamo realizzato quella chitarra”, aggiunge Bob. “Abbiamo implementato tante innovazioni, la fabbrica è cresciuta molto, la linea di prodotti si è evoluta. Da allora, abbiamo costruito anche una fabbrica in Messico. Penso che avessimo due fresatrici CNC quando abbiamo realizzato le prime Baby: ora ne abbiamo 50. Abbiamo dei sistemi robotizzati e laser migliori.”
Con il vantaggio di tutte queste migliorie, dopo 15 anni Bob ha pensato che fosse ora di usare quei modelli e quell’esperienza manifatturiera accumulata per “alzare l’asticella” con la Baby, dandole un suono più importante e pieno senza compromettere l’attrattiva di una chitarra di piccole dimensioni.
Fare tutto più in grande
Fu nella primavera del 2009 che Bob iniziò a perseguire attivamente la prossima generazione di mini chitarre, nell’ambito di un progetto secondario. All’inizio valutò modi per farlo usando la forma già esistente della Baby. Lavorò con David Judd, un membro di lunga data del team di sviluppo Taylor, su una serie di prototipi “über-Baby”.
“Stavamo ‘frankensteinizzando’ tantissime chitarre”, afferma Bob. “Chiesi a David di realizzare una chitarra con un top sottile come la carta… una chitarra con una scala di tasti molto più lunga… una chitarra con catenature quasi inesistenti. Abbiamo creato chitarre con top più leggeri, quasi a livello ridicolo. Tante volte, si arriva all’assurdità in effetti. È perché devi capire quali sono i limiti, e per farlo devi superarli. Devi creare una chitarra eccessivamente sottile per poi poter dire: ‘Ok, sì, era troppo sottile’. Magari poi scopri che non lo era. Quello che abbiamo scoperto, però, è quello che scopriamo quasi sempre. Raramente ci succede come con la Grand Concert da 12 tasti, in cui cambi due cose ed è una chitarra totalmente nuova. Di solito ci accorgiamo che, quando operi all’interno di un progetto di chitarra esistente, per quanto la rielabori, non cambia molto. Il design e le dimensioni di base, la lunghezza delle corde e gli spessori giusti… Tutti questi elementi concorrono a creare il 95% del tono. Puoi modificarla fino all’ultimo centimetro e magari ottieni un po’ di suono in più, ma non raddoppi nulla. Quindi arrivi a un punto in cui il rendimento cala, cosa che ci è successa realizzando tutte queste Baby ridicole, in cui a volte, sì, ottieni un suono migliore, ma solo per contrasto. Non è che ne prendi una da sola e dici: ‘Wow, che gran chitarra’, no? Ha comunque il suono di una Baby, magari leggermente più chiaro, un po’ più forte. Ne suonavamo una dopo l’altra e pensavamo: ‘Sì, beh, questa suona meglio ma… è comunque una Baby’. Questo ci ha fatto capire che avevamo bisogno di un corpo più profondo, di un top più grande, di una scala più lunga.’
Bob decise di lavorare con una versione più piccola della forma Grand Symphony (GS) (introdotta nel 2006) perché era un’originale Taylor e perché sentiva che la forma sarebbe stata l’opzione migliore per una voce più potente.
“Di solito ci accorgiamo che, quando operi all’interno di un progetto di chitarra esistente, per quanto la rielabori, non cambia molto.”
“Abbiamo realizzato un paio di chitarre con un suono migliore e con una scala di tasti più lunga, ma in realtà le maggiori dimensioni non erano abbastanza significative da fare la differenza”, spiega Bob.
Parte della sfida era ingrandire senza ingrandire eccessivamente. La Big Baby, in confronto, era troppo vicina a una chitarra full-size, e parte dell’obiettivo di progettazione era quello di preservare la qualità ultracompatta che ha reso la Baby così popolare. Così sono tornati al tavolo da disegno, letteralmente.
“Abbiamo iniziato a disegnare chitarre più grandi”, afferma Bob. “Per farlo prendiamo del compensato sottile e tagliamo le chitarre al laser. Magari ci attacchiamo un vero manico, un ponte e un battipenna con doppio nastro adesivo, mettiamo le linee di binding, l’appendiamo al muro, la guardiamo e diciamo: ‘Ok, ora sembra una chitarra’. Ci sono voluti diversi tentativi per ingrandirla, perché non sempre il primo va a buon fine: magari sai quello che vuoi, lo realizzi e poi pensi ‘Beh, ci siamo riusciti, ma non ci siamo ancora riusciti veramente’.”
Larry Breedlove di Taylor, un altro membro fondamentale del team di sviluppo, dice che la lunghezza del corpo è passata da 16 pollici, ovvero 40,6 cm, (la Baby è 15-3/4, quindi 40 cm) a 17-5/8 pollici, ovvero 44,8 cm.
Un altro modo in cui Bob e il suo team hanno ampliato le dimensioni della chitarra è stato rendendo il corpo più profondo, in modo piuttosto significativo. La profondità del corpo della Baby è di 3-3/8 pollici, ovvero 8,6 cm, mentre in quella nuova è stata portata a 4-1/8 pollici, ovvero 10,5 cm, più della Big Baby e quasi quanto la Grand Concert. La lunghezza della scala è stata aumentata dai 22-¾ pollici (57,8 cm) della Baby a 23-1/2 pollici (59,7 cm), con 20 tasti rispetto ai 19 della Baby. Una maggiore lunghezza delle corde, ricorda Bob, contribuisce a dare più profondità al suono acustico. (Il team ha sperimentato una scala di lunghezza full-size, ma ha scoperto che non si traduceva in un miglioramento apprezzabile del tono).
In questa clip del nostro storico podcast, “American Dreamers: 50 Years of Taylor Guitars”, Bob Taylor e Kurt Listug ricordano quando, nel 2010, presentarono al mondo la GS Mini.
Bob aveva un’altra idea di design: una versione completa del manico di Taylor brevettato con tacco.
“Ottieni un’enorme stabilità quando fissi il tacco sul manico: non comprometti nulla”, afferma. “Quindi questo manico è più stabile di quello di una Baby. È una di quelle chitarre in cui imposti l’angolo del manico, la spedisci e rimane incredibilmente stabile”.
Come la Baby e la Big Baby, la chitarra è stata progettata anche con un fondo arcuato senza catenature, ma è stata realizzata una forma completamente nuova per migliorare l’estetica complessiva.
A questo punto, con la forma più piccola della GS stabilita come l’estetica identificativa della chitarra, in fabbrica è stato adottato informalmente il nome di “GS Mini”. Esteticamente, le curve della GS sono piacevolmente ridotte, consentendo alla chitarra di essere proporzionata nonostante le dimensioni relativamente ridotte. Ma c’erano altri dettagli estetici che Bob voleva aggiungere alla Mini per completare il look da chitarra “vera”: una rosetta intarsiata, un battipenna e linee di bordatura intarsiate nel top. La bordatura è possibile, sottolinea Bob, grazie a nuovi metodi di produzione sviluppati per l’elettrica SolidBody di Taylor.
“Non saremmo stati in grado di farlo qualche anno fa”, dice Bob. “Per farlo è necessario avere un allineamento perfetto, che oggi abbiamo grazie alle nuove tecniche di produzione.”
Un’altra differenza evidente a livello acustico tra la Baby e la Mini è il foro di risonanza più grande nella Mini, che presenta 4 pollici di diametro (10,16 cm, come una Taylor full-size) rispetto al foro di 3-1/2 pollici (8,89 cm) della Baby. La Mini include anche corde medie.
Rispetto alla Baby, la Mini è chiaramente più grande, specialmente nella sezione inferiore, eppure non sembra eccessivamente più grande. Finché non la suoni.
“In termini di abilità sonora, ti dà il doppio di quello che ti dà una Baby”, afferma Bob. “E non è solo il volume, ma anche la profondità e la ricchezza del suono. Ha davvero il suono di una chitarra full-size. Ed è ultra portatile.
“Pensiamo che questa possa essere la chitarra ‘da salotto’ moderna che le persone desiderano.”
“Quando la guardi per la prima volta pensi ‘Sì, dai, è una chitarra un po’ più grande’, ma poi, se la porti in aereo, una volta appesa la tracolla alla spalla, non ti accorgi affatto che la chitarra che hai lì dietro è più grande della Baby”, sostiene Bob. E può parlare per esperienza personale, avendo volato con questa chitarra in diverse occasioni la scorsa primavera, sia per affari che con l’esercito americano, durante il viaggio da e per l’Iraq durante un tour USO con la Zac Brown Band. “Non pesa e la puoi mettere nelle cappelliere. Anzi, non ho neanche mai avuto bisogno di metterla lì sopra. Ovunque andassi, gli assistenti di volo mi dicevano semplicemente: ‘Posso metterla nel guardaroba?’. Perché è piccola, non la considerano un oggetto che rovina l’interno dell’aereo. Fa ridere perché quando invece imbarchi una chitarra più grande, alla sola vista gli assistenti di volo ti guardano con quella faccia da ‘Ottimo, questa occuperà tutto il guardaroba’ e già sospirano infastiditi. Ma con questa, avevano un atteggiamento totalmente diverso.”
Bob dice che il livello di ingegneria e strumentazione che hanno portato alla progettazione della Mini è stato lo stesso di quello che sarebbe servito per una nuova chitarra full-scale, una forma completamente nuova o una chitarra classica.
“Ci siamo impegnati tanto per questa versione perché pensiamo che possa essere la moderna ‘da salotto’ che le persone desiderano, e la Mini è persino più piccola della chitarra ‘da salotto’ che abbiamo realizzato l’anno scorso. Molte persone vogliono solo l’equivalente di un cagnolino da compagnia e non vogliono spendere molti soldi.
“La Mini è la soluzione per dare una bella chitarra Taylor autentica a chi potrebbe non essere pronto per un altro tipo di Taylor per motivi di età o soldi”, aggiunge Bob. “Inoltre, porta il connubio tra portabilità e qualità a un livello completamente nuovo per chi già possiede una Taylor, anche per chi ha la Baby e l’adora ma magari ha sempre desiderato che avesse un suono un po’ più potente.”
Il beta testing di Bob: dall’Iraq alla Death Valley
Il beta testing di Bob: dall’Iraq alla Death Valley
Il beta testing di Bob: dall’Iraq alla Death Valley
Bob Taylor ha avuto l’incredibile opportunità di testare la Mini in condizioni estreme questa primavera. Ha iniziato portandola in Iraq durante il suo tour USO con la Zac Brown Band. Ha viaggiato su linee aeree commerciali negli Stati Uniti e su aerei militari C130 oltreoceano.
“Ci ho viaggiato sempre, trasportandola ovunque andassi”, afferma Bob. “Era appesa al lato dei trasporti militari, accanto alle mitragliatrici, e l’abbiamo suonata nel deserto. Zac accorda tutto in Mi bemolle, quindi per essere in sintonia con la loro band, l’ho accordata di mezzo tono in meno e, anche con le corde meno rigide, la chitarra aveva un bel feel ed è rimasta perfettamente intonata. La suonavo e la gente diceva: ‘Wow, che bella chitarra, posso provarla?’ Ha davvero sia suono che portabilità”.
Qualche settimana dopo, Bob l’ha portata in campeggio, che prevedeva una tappa nella Death Valley, un luogo noto per le condizioni climatiche estreme. La notte si è accampato lì e le temperature sono calate a picco.
“Era così freddo che ho indossato tutti i miei vestiti a letto in tenda quella notte”, racconta Bob. “Penso che la temperatura sia scesa sotto lo zero. Quando mi sono svegliato, l’acqua nella mia bottiglia era congelata. Ma la Mini è sopravvissuta alla grande: ai voli nel bagagliaio, al caldo, al secco, al freddo, all’umido… a tutto.”
I cofondatori di Taylor Guitars, Bob Taylor e Kurt Listug, hanno fatto molta strada da quando, nell’ottobre del 1974, intrapresero insieme questo viaggio nel mondo della costruzione di chitarre. All’epoca, Bob aveva 19 anni, Kurt 21, e dopo aver collaborato con un terzo socio, l’amico d’infanzia di Kurt Steve Schemmer, per acquistare il negozio di chitarre American Dream in cui i tre lavoravano, erano entusiasti di farsi strada nel mondo delle chitarre. Avevano grandi sogni, ma anche molto da imparare.
“È stata dura per molto tempo”, dice Kurt. “Abbiamo dovuto imparare tutto: come costruire chitarre, come venderle, come creare un’azienda.”
Ma Bob ricorda che lui e Kurt erano fermamente decisi ad avere successo.
“Kurt e io pensavamo che, se fossimo stati diligenti nel nostro lavoro, avessimo cercato di prendere buone decisioni e avessimo migliorato la nostra offerta, forse in dieci anni avremmo avuto un’azienda redditizia”, ricorda Bob.
Bob si era già affermato come liutaio di chitarre esperto e motivato quando lavorava all’American Dream, quindi divenne il principale progettista e liutaio della loro nuova impresa, anche se inizialmente il processo di costruzione degli strumenti fu uno sforzo collettivo.
“Steve si occupava delle rifiniture”, racconta Kurt. “Io costruivo i corpi delle chitarre e le vendevo. Bob costruiva i manici e poi le incordava una volta finite”.
“Eravamo molto a nostro agio con l’idea di uscire dalla nostra zona di comfort.”
Un nuovo capitolo
Dopo nove anni passati a tirare avanti e a imparare dai propri errori, nel 1983 Bob e Kurt rilevarono le quote di Schemmer e continuarono a lavorare in due, più che mai decisi a dare una svolta e a essere in grado di avere uno stipendio regolare.
Fin dall’inizio, Kurt aveva una predisposizione naturale per l’aspetto commerciale e una volontà a imparare a vendere, cosa che a Bob non interessava particolarmente. Era più concentrato a sviluppare modi migliori per costruire chitarre. Questa delimitazione divenne una dinamica importante del loro rapporto e gettò le basi per il successo futuro dell’azienda: Bob si sarebbe concentrato sulla produzione di chitarre e sui relativi strumenti; Kurt si sarebbe concentrato sulla vendita, sulla costruzione dell’azienda e sull’affermazione del marchio. Questa organizzazione si adattava perfettamente ai punti di forza e alle passioni di ciascuno, e i due erano entrambi responsabili.
Bob Taylor
Kurt Listug
Condividevano altre caratteristiche utili: la grinta e la resilienza di fronte alle avversità, la convinzione di pensare in modo innovativo e di risolvere i problemi da entrambi i lati dell’azienda, e la capacità di prendere decisioni a lungo termine, come spiega Kurt.
“Anche se una decisione a lungo termine richiedeva di uscire dalla nostra zona di comfort”, dice, “l’avremmo fatto se fosse stato per il successo duraturo dell’azienda. Ci siamo sentiti molto a nostro agio all’idea di uscire dalla nostra zona di comfort.”
Slancio in avanti
Nel corso del tempo, Bob e Kurt hanno trasformato il loro piccolo negozio di chitarre in un produttore di livello mondiale, senza mai dover rinunciare al controllo della proprietà. Bob scoprì come rendere le chitarre acustiche più facili da suonare, con colli più sottili e un assetto più confortevole. Inoltre, si avvalse di tecnologie e strumenti moderni, spesso fabbricandone di propri per produrre chitarre in modo più preciso, coerente ed efficiente, con una sensazione e un suono che piacessero ai musicisti.
Kurt intraprese innumerevoli viaggi con un’auto piena di chitarre, percorrendo migliaia di chilometri, incontrando potenziali rivenditori e costruendo lentamente una rete di negozi che apprezzavano la suonabilità dei suoi prodotti. Inoltre, costruì per la Taylor un’identità di marchio unica e accattivante, che si rifaceva all’aspirazione di possedere una chitarra di alta qualità, un approccio diverso da quello delle altre aziende produttrici di chitarre e che si ispirava a ciò che Harley Davidson aveva fatto per le sue moto nelle campagne pubblicitarie.
Il resto è storia. Nei decenni successivi, sotto la guida di Bob e Kurt, la Taylor ha continuato a crescere ed evolversi come azienda e cultura creativa. Sono rimasti fedeli alla loro visione: ispirare le persone a suonare la chitarra, innovando senza sosta per migliorarne l’esperienza. E hanno continuato a prendere decisioni tenendo conto del benessere dei dipendenti, dei soci e dell’ambiente.
Nel 2011 Bob ha assunto Andy Powers come architetto del design delle chitarre Taylor di nuova generazione, assicurando che l’innovazione nella loro costruzione continui a essere un obiettivo principale nei decenni a venire. L’azienda ha lanciato diverse iniziative pionieristiche nel campo della silvicoltura, tra cui un programma graduale di piantagioni di ebano in Camerun e il ripristino delle foreste autoctone nelle Hawaii, che comprende la piantumazione di alberi di koa per le chitarre future. Per preservare la cultura creativa dell’azienda, Bob e Kurt hanno messo in atto un piano di successione che prevede la nomina di Andy a socio nel 2020 e, nel 2021, la transizione dell’azienda al 100% di proprietà dei dipendenti. Andy è ora presidente e amministratore delegato (oltre al ruolo di capo progettista di chitarre), mentre Bob e Kurt rimangono molto coinvolti come consulenti senior.
A sua volta, Bob continua a guardare avanti, anche mentre riflette.
“Eccoci arrivati a cinquant’anni, e non solo sono felice dei nostri progressi, ma accolgo con umiltà il successo di Taylor Guitars”, dice. “Cinquant’anni sono pochi per un’azienda di chitarre e c’è ancora molto da fare. Vorrei ringraziare sinceramente i nostri rivenditori e i musicisti che si sono fidati di noi e hanno acquistato le nostre chitarre nel corso degli anni. Sono stati cinquant’anni meravigliosi e non sono ancora stufo, né troppo stanco per continuare.”
Anche Kurt ringrazia le tante persone che hanno sostenuto il successo della Taylor nel corso degli anni.
“Negli ultimi cinquant’anni abbiamo vissuto tante esperienze gratificanti e stretto amicizie di lunga data”, racconta. “E come molte persone della nostra età, abbiamo tante storie fantastiche da condividere. Ringrazio il mio socio e collaboratore di sempre, Bob, la mia famiglia e mia moglie Jenny per il loro sostegno, tutti i nostri dipendenti passati e presenti, i numerosi negozi di musica che vendono le nostre chitarre e, naturalmente, tutti i chitarristi del mondo che ci hanno permesso di perseguire il nostro sogno.”
Dal suo punto di vista, Andy nutre un enorme rispetto per ciò che Bob e Kurt hanno realizzato ed è grato per l’opportunità di costruire l’eredità dell’azienda attraverso il ruolo che gli è stato affidato.
“Cinquant’anni fa, due ragazzi poco più che adolescenti decisero di costruire delle chitarre, sperando che un giorno sarebbe diventato il loro lavoro”, racconta. “Quando hanno piantato il loro chiodo nell’albero della storia della musica, questa è cresciuta ed è cambiata per sempre in meglio. Anni dopo, e anni fa, chiesero a un altro ragazzo se volesse unirsi al loro viaggio. Sono fortunato di essere al fianco di Bob, Kurt e di tutti gli altri qui a Taylor Guitars, e voglio ringraziare tutti i musicisti e i rivenditori entusiasti che hanno apprezzato le chitarre che abbiamo costruito. Non vediamo l’ora di iniziare i prossimi cinquant’anni e vedere cosa succederà.”
Come ci piace dire qui alla Taylor, la prossima sarà la chitarra migliore che realizzeremo.
Con parole loro: un podcast sulla storia con Bob e Kurt
L’anno del 50° anniversario della Taylor è stato un’occasione d’oro per saperne un po’ di più sulla colorita storia dell’azienda direttamente dai suoi fondatori. Così, a partire dal 2023, abbiamo iniziato a registrare una serie di chiacchierate con Bob Taylor e Kurt Listug sulla loro collaborazione e sul loro approccio alla crescita di Taylor Guitars da un piccolo negozio di chitarre a un rinomato produttore.
Il direttore delle vendite della Taylor, Dave Pelletier, ha intervistato i due, partendo dalla loro formazione e dal loro interesse per la musica e le chitarre, per poi passare ad alcuni dei momenti chiave della loro carriera: dall’incontro all’American Dream, fino alla creazione e alla crescita di Taylor Guitars verso l’azienda che è oggi. Se siete fan dell’azienda, vi piacerà ascoltare le storie personali di Bob e Kurt, le loro filosofie sull’artigianato e sul business, e le loro intuizioni su ciò che è stato necessario per affrontare e superare gli ostacoli per diventare un leader nel settore.
Gli episodi della serie saranno pubblicati a puntate nel corso dell’anno e potrete godervi queste chiacchierate sia come podcast in formato audio che come video podcast.
Festeggiamo il 50° anniversario della Taylor anche con una sequenza storica di alcuni dei momenti e degli sviluppi più importanti dell’azienda negli ultimi cinque decenni. Dalle innovazioni rivoluzionarie che l’hanno contraddistinta ad alcuni degli artisti che hanno suonato le nostre chitarre, questa sequenza è una cronologia dell’evoluzione della Taylor nel corso degli anni. Nelle pagine seguenti ne troverete un estratto, mentre una versione interattiva è disponibile su Taylorguitars.com.
La collezione di chitarre Taylor in edizione limitata per il 50° anniversario
La collezione di chitarre Taylor in edizione limitata per il 50° anniversario
Nessun anniversario che si rispetti sarebbe festeggiato come si deve senza una collezione di chitarre Taylor in edizione limitata, progettate con cura. Per il nostro 50° anno, il maestro liutaio Andy Powers e il nostro team di sviluppo dei prodotti hanno deciso di creare dei modelli curati appositamente che rappresentano l’intero spettro della nostra linea di chitarre, dalla GS Mini alla nostra serie Presentation. I modelli usciranno in diverse serie nel corso dell’anno. Per saperne di più sulle prime uscite, consultate questo numero e il sito Taylorguitars.com.
Spulciando il nostro sito, troverai la nostra annuale Guida all’acquisto per le feste, che mette in risalto alcune delle nostre chitarre più vendute in varie categorie di prezzo. Per i lettori di Wood&Steel, abbiamo pensato di offrire un’altra prospettiva, così abbiamo intervistato un gruppo di attenti dipendenti di Taylor qui nel nostro quartier generale per scoprire quali modelli hanno particolarmente amato di recente.
Lo sappiamo. Molti di noi dei team di vendita, marketing e assistenza si trovano nell’invidiabile posizione di poter saggiare e confrontare modelli ancora non rilasciati nel corso della linea produttiva, e la cosa non è mai scontata. E dato che ci troviamo tutti nel campus Taylor di El Cajon, è normale che spesso si vedano chitarre passare di mano in mano per essere provate, apprezzate e usate in jam session, soprattutto con tutti i nuovi modelli introdotti ultimamente.
Abbiamo chiesto ad alcuni di scegliere un paio di modelli che li hanno particolarmente rapiti e di spiegare brevemente il perché. Le risposte hanno sorprendentemente abbracciato l’intera linea Taylor, dalla collezione Builder’s Edition arrivando fino ad alcuni modelli della nostra fabbrica di Tecate. Certo, molti di questi rientrano tra le ultime uscite, ma ci sono anche alcuni modelli già consolidati che ancora risuonano (letteralmente e figurativamente) con il nostro team.
Poiché alcuni modelli sono stati citati da più di una persona, raggrupperemo i commenti relativi ove pertinente.
A proposito, abbiamo in mente di ripetere questo format su base regolare con altri membri della community di Taylor, come ad esempio i nostri artisti. Da non perdere.
517e
Fondo/fasce: Urban Ironbark Top: Peccio di Sitka torrefatto
Aaron Dablow, Direttore vendite, Americhe: “Il sound dell’Urban Ironbark è forte e intenso. Se abbinato al corpo Grand Pacific, si ottiene un sound imponente che riempie un’intera stanza. E poi, la tenue sfumatura ambrata del delicato edgeburst su corpo e manico ti invita davvero a prenderla in mano e suonarla!”
Erik Sakimoto, Direttore vendite distrettuale: “Mi piace molto il top torrefatto abbinato all’Urban Ironbark. L’Ironbark è dotato di fondamentali basse sorprendentemente piacevoli molto più presenti di quanto mi aspettassi da una Taylor. Questo è dovuto alla maggiore rigidità rispetto al palissandro o al mogano. Quando ho suonato la nuova serie 500 per la prima volta, l’Ironbark non mi aveva colpito come sostituto del mogano, ma come miglioramento della serie 500, producendo più risposta nei bassi e più volume. Il top torrefatto dà a chi suona più intensamente una sensazione più intima in termini di risposta e proiezione. Secondo me questi sono tutti benefici del corpo Grand Pacific. Questo modello e la 417e in palissandro/peccio sono ottime aggiunte alla nostra linea di GP.”
Builder’s Edition 517e WHB
Fondo/fasce: Mogano tropicale Top: Peccio di Sitka torrefatto
Dylan Van Vleet, Direttore marketing al dettaglio: “Se cerchi una Taylor con un tono più caldo e più focus sui bassi, questa chitarra è la scelta perfetta. Il top in peccio di Sitka torrefatto è abbinato con fondo e fasce in mogano, la ricetta per un calore impeccabile! Su questo modello mi piace molto suonare gli accordi. È dotato di una piacevole compressione naturale, quindi le plettrate più intense non suonano più cattive, e si abbina perfettamente in un mix senza dover smussare le frequenze né in studio, né live. Provatela e ne resterete estasiati.”
Fondo/fasce: Palissandro indiano Top: Abete di Adirondack
Billy Gill, Direttore vendite export: “Oltre al comfort, questa chitarra offre un volume e uno spessore sonoro dell’altro mondo, per non parlare della dolcezza incredibile in ogni circostanza. Non ho mai suonato un’acustica che offrisse tutto questo. Si adatta subito a qualunque cosa io suoni senza il minimo sforzo. Ne ho amate di chitarre a mio tempo, ma questa è una spanna sopra tutte. Ed è strabiliante udirne il sound quando suono con un capotasto mobile!”
Ryan McMullen, Direttore vendite distrettuale, Canada/Nord-ovest Pacifico: “Adoro la 814ce Builder’s Edition, per me è una delle chitarre migliori che offriamo. È incredibilmente facile da suonare, ha una voce ricca e intensa, è comoda sulla coscia e visivamente è uno spettacolo. La consiglio a chiunque cerchi una chitarra versatile e divertente da suonare.”
Dylan Van Vleet: “La versione Builder’s Edition del nostro modello cardine ha un sistema di design e una manifattura che insieme mescolano la più pregiata funzionalità e una splendida espressione artistica. Uno strumento eclettico pensato per gestire al meglio ogni stile. Questa è la chitarra che porterei con me su un’isola deserta.
AD11e-SB / AD12e-SB
Fondo/fasce: Noce Top: Peccio di Sitka
Dave Pelletier, direttore vendite: “La AD12e-SB ha carattere da vendere! È così comoda che viene voglia di stringerla a sé. Con i suoi 63,18 cm e la forma Grand Concert, è adatta a me. Ha un tono magnifico; il corpo e il set di legni si esprimono splendidamente. Non è troppo cara, è perfetta anche da suonare in salotto, ma viene voglia di suonarla davanti a un microfono per catturare tutte le sfumature del noce. Ha esattamente il sound che cerco in una chitarra di queste dimensioni. E la bellezza di quel sunburst mi fa venire ancora più voglia di suonarla!
Zach Arntz, direttore account nazionali (Sam Ash/AMS): “La AD12e-SB è una chitarra che in tanti apprezzano e che altri potrebbero non conoscere ancora (anche la AD22e con top in mogano è grandiosa). È una chitarra semplice e discreta ma con un corpo più piccolo super comodo, e le dimensioni di 63,18cm la rendono un sogno da suonare per aggiungere un tocco di calore. Sound autentico con overtone minimi. Non sarà la prima Taylor che viene in mente, ma andrebbe presa in considerazione per la sua voce unica, il feeling piacevole e la versatilità in varie situazioni.
Ryan Hanser, designer digitale e grafico: “Mi piacciono entrambi i modelli sunburst di AD11e e AD12e. Sono belle e compatte, ottime chitarre di qualità da viaggio. La lunghezza ridotta le rende sinuose e comode, soprattutto la Grand Theater. La serie American Dream in generale è super comoda grazie ai bordi arrotondati. E non danno troppo nell’occhio nelle trasferte. In più, includono la nostra AeroCase, che adoro usare quando viaggio.
Erik Sakimoto: “Adoro la AD11e-SB, ma anche il modello AD11e Blacktop della serie American Dream. Francamente, credo che il nostro corpo GT sia un po’ sottovalutato, spero che sempre più chitarristi lo provino. Anche il modello GT in palissandro/peccio, la 811e, è un’ottima chitarra.”
Mike Tobin, capo amministrazione vendite: “Amo le chitarre in mogano per i loro toni medi caldi. Soddisfano chi le suona perché il suono si propaga in ogni direzione: fronte, retro e lateralmente. Con la 326ce, il soundport aggiunge un’ulteriore dimensione a questa esperienza. Il suono è generalmente caldo, ma è dotato di precisione, definizione e chiarezza. Le meccaniche nere satinate si abbinano bene all’edgeburst sfumato, al binding nero e al soundport ebano. Ho provato questa chitarra solo di recente, e ne sono rimasto estasiato.”
Fondo/fasce: Palissandro indiano Top: Abete Lutz [Nota dell’editore: È impossibile per il mastro designer di Taylor Andy Powers scegliere un modello preferito, perché apprezza le caratteristiche di ognuno ed è un musicista così poliedrico che la sua preferenza dipende dallo scenario in cui si trova. Ma abbiamo pensato di condividere i suoi pensieri sulla personalità musicale unica della Grand Symphony, con soundport nella spalla mancante. Ancor più perché la mente dietro questo design innovativo è proprio la sua.]
Andy Powers: “Per me, la Grand Symphony ha il design forse più personalmente espressivo che produciamo. Ed è forse la più gratificante da suonare. Ha un sound così tridimensionale che arricchisce dentro. È talmente complessa che è quasi difficile da catturare con un pickup sul palco, per cui per quest’applicazione sceglierei un altro modello, anche se musicisti come Andy Hull dei Manchester Orchestra hanno integrato la 816ce Builder’s Edition nella loro musica.”
Fondo/fasce: Koa hawaiano Top: Peccio di Sitka torrefatto
Zach Arntz: “Per me, è la Taylor per eccellenza. Certo, la K24ce Builder’s Edition [con top in koa] è esteticamente più bella, ma in fatto di suono, preferisco il top in peccio torrefatto unito al koa del fondo e delle fasce. Un imponente intervallo sonoro, alte frequenze nitide, medie potenti e calore in quantità grazie al koa. Da un punto di vista di sound, per me è impossibile battere la versatilità del top in peccio torrefatto. Se poi aggiungiamo tutte le caratteristiche delle Builder’s Edition (poggiabraccio smussato, spalla mancante arrotondata, stondatura dei bordi, meccaniche Gotoh, gancetto per tracolla spostato sul retro della chitarra anziché sul tacco, satinatura raffinata), otteniamo una delle chitarre più eleganti di sempre. A suo tempo, la K14ce Builder’s Edition potrebbe essere il punto d’arrivo del tuo viaggio chitarristico.”
Fondo/fasce: Palissandro indiano Top: Peccio di Sitka
Dylan Van Vleet: “Se cerchi una chitarra che brilli in ogni circostanza, prova la 414ce. Presenta l’eterno abbinamento di peccio di Sitka con fondo e fasce in palissandro. Per me è la poliedricità fatta chitarra: perfetta per accompagnamenti, fingerstyle e chi più ne ha più ne metta!”
612ce 12-Fret
Fondo/fasce: Acero striato a foglia larga Top: Peccio di Sitka torrefatto
Mark Vargas, direttore vendite dirette al cliente: “Attualmente, nel nostro Visitor Center, mi capita di suonare la 612ce a 12 tasti più di altri modelli. Benché altre chitarre più piccole abbiano un sound “più piccolo” rispetto alle loro gemelle con corpi più grandi, la 612ce a 12 tasti riduce all’osso questo divario. Ha infatti un sound più pieno e produce, al mio udito, più volume di qualunque altra Grand Concert. In più, il manico a 12 tasti avvicina al corpo la mano sulla tastiera, dandomi più forza e destrezza nella mano.
114ce
Fondo/fasce: Noce a strati Top: Peccio di Sitka
Mark Vargas: “La quantità di volume e di bassi che produce questa chitarra mi sbalordisce ogni volta. È un cannone. Se serve potenza acustica, questa è un’ottima soluzione, abbordabile anche nel prezzo.
914ce
Fondo/fasce: Palissandro indiano Top: Peccio di Sitka
Dave Pelletier: “Di recente ho passato parecchio tempo con la nostra 914ce e ho potuto apprezzare davvero la profondità nel design di questa chitarra e la manifattura del nostro team. È uno squisito connubio di legno e abbellimenti estetici. È stupenda. Gli angoli a quartabuono del corpo e la filettatura del manico (in koa hawaiano) sono precisi, e il poggiabraccio in ebano è scolpito magnificamente nel corpo. In più ha un foro di risonanza impreziosito da un binding. Alcuni dettagli sono più discreti, ma insieme vanno a creare un’opera d’arte davvero deliziosa da suonare.
Rich Casciato, direttore vendite distrettuale: “Inizio dicendo che una delle mie chitarre personali è una AD17 con fondo e fasce in ovangkol, e top in abete naturale. Mi fa impazzire, è quella che uso di più insieme alla mia Grand Auditorium custom (mogano/cedro) per le serate acustiche. La nuova AD17e-SB è una delle mie preferite da suonare. È straordinaria, ha una voce unica con fondo e fasce in noce massello; un carattere e una pienezza che non mi aspettavo. Sono sempre più appassionato di chitarre di dimensioni Grand Pacific. In passato non ci avrei fatto particolare attenzione, ma la comodità e il tono estremamente bilanciato (sembra equalizzata in studio!) le rende ottimi strumenti da suonare.
Fondo/fasce: Acero striato a foglia larga Top: Peccio di Sitka
Mike Tobin: “È grande, e su questo non ci piove. Non è sempre comodo suonare chitarre così grosse quando si sta seduti a lungo. Ma questa ha un sound pieno e corposo in tutto lo spettro di frequenze. Il basso è molto presente e ben definito. Ti restituisce tutto ciò che dai, il che è sorprendente per una chitarra di queste dimensioni. Inoltre è una delle più esteticamente belle nel nostro catalogo. Non immaginavo mi avrebbe preso così, ma non riesco a staccarmene.”
222ce-K DLX
Fondo/fasce: Koa hawaiano a strati Top: Koa hawaiano
212ce
Fondo/fasce: Palissandro indiano a strati Top: Peccio di Sitka
Rich Casciato: “La qualità prodotta nella nostra fabbrica a Tecate (in Messico) mi lascia sempre sbalordito, e la nuova 222ce-K DLX Grand Concert e la 212ce sono due recenti esempi di foggia pregiata ed estensione della serie 200. Suonano entrambe benissimo, una vera fonte d’ispirazione!”
417e
Fondo/fasce: Palissandro indiano Top: Peccio di Sitka
Ryan McMullen: “Sono un grande appassionato della voce, della proiezione e del feeling della 417e. Le dimensioni del corpo Grand Pacific unite all’abbinamento di palissandro e peccio forniscono volume e proiezione in quantità. Anche la forma genera una voce puramente vintage che fonde insieme le note ed è diversa dalla Taylor della generazione passata.”
Lindsay Love-Bivens, direttrice delle relazioni con gli artisti e con la community: “La Grand Pacific è una delle mie forme preferite. Ha arricchito Taylor con un nuovo sound, e continua a farlo con ciascun nuovo modello introdotto con questa forma. Questa edizione in palissandro/peccio ha un sound ancora più profondo e arrotondato, ma la vera ciliegina è la finitura burst lucida.
Fondo/fasce: Acero striato a foglia larga Top: Peccio di Sitka torrefatto
Rich Casciato: “Questa Builder’s Edition a 12 corde continua a stupirmi per il suo tono bilanciato e la sua suonabilità. Non so come sia possibile far sì che una 12 corde sia così facile da suonare e abbia al contempo un sound così straordinario, ma ben venga! È comoda e stimolante. Poter esplorare l’intero manico su una 12 corde fa venir voglia di provare cose che difficilmente faresti su una 12 corde. E il risultato è estremamente soddisfacente!
Fondo/fasce: Urban Ironbark Top: Peccio di Sitka torrefatto
Argel Valdez, coordinatore produttivo dei contenuti: “La 512ce a 12 tasti ha risuonato (scusate il gioco di parole) con me sin da quando è stata introdotta. La serie 500 in mogano già mi piaceva, ma questa transizione verso fondo e fasce in Ironbark ha introdotto maggiore chiarezza e definizione senza sacrificare le frequenze medie. Il top torrefatto offre sin da subito quel tono ricercato che, abbinato alla costruzione a 12 tasti, dà vita a uno strumento molto bilanciato dotato di bassi ricchi e corposi. È un’ottima opzione per gli amanti del fingerstyle e degli accompagnamenti armonici.
812ce
Fondo/fasce: Palissandro indiano Top: Peccio di Sitka
Lindsay Love-Bivens: “La Grand Concert è la mia forma preferita. Mi piace perché è una chitarra full-size di dimensioni ridotte, di conseguenza comodissima da suonare. La combinazione classica di palissandro e peccio, unita a questa forma, regala un sound splendido. Adoro l’articolazione che viene fuori da questa chitarra.”
Se sei alla ricerca di ulteriori consigli su come scegliere la chitarra adatta, soprattutto se stai acquistando per te e hai già esperienza in materia (e magari ne possiedi già qualcuna), eccoti qualche suggerimento generale in base a stili e scenari musicali, come registrazioni o performance live.
Qual è il tuo stile musicale?
Quando parliamo di stile musicale, ci riferiamo a come colpisci le corde. Ovvero, preferisci le plettrate di accordi, e se sì, con quale intensità? Usi un flatpicking intenso? O il fingerpicking? E in tal caso, usi le unghie (naturali o acriliche), i polpastrelli, o una via di mezzo? Tenere questo a mente ti aiuterà a stringere il cerchio sul tipo di chitarra che complementerà il tuo attack. Inoltre, ti aiuterà a decidere se optare per una chitarra versatile in grado di ricoprire diversi stili o una più specializzata, specie se già hai altre chitarre specifiche nel tuo arsenale. Vediamo ora qualche spunto.
Hai un attack leggero nella plettrata o nel pizzicato, un attack pesante o una via di mezzo?
In genere, più suoni forte, più avrai bisogno di un sound ampio e profondo. Di conseguenza, ci vorrà una chitarra più grande.
Se hai un attack più morbido e delicato.
Opta per una chitarra a cui basti poco sforzo per prendere vita nelle tue mani. In genere, le chitarre più piccole come Grand Concert e Grand Theater tendono a essere più sensibili al tocco, ovvero richiedono meno energia per mettere il top in movimento e rispondere al chitarrista. Sono un’ottima opzione per gli amanti del fingerstyle. Detto ciò, grazie ad Andy Powers, mastro liutaio di Taylor che ha introdotto nella nostra linea la catenatura V-Class (l’architettura sonora interna che aiuta a dare voce alle chitarre), anche quelle più voluminose sono sorprendentemente reattive ai tocchi più delicati.
Se hai un attack più pesante nella plettrata o nel pizzicato.
Il tuo stile potrebbe sovrastare un corpo minuto come quello della Grand Theater. Ti troveresti molto meglio con un corpo più grande, come una Grand Pacific, che risponderà pienamente all’energia intensa derivata da una plettrata vigorosa.
Se hai uno stile dinamico o ibrido.
Parola d’ordine: versatilità. Una chitarra di medie dimensioni (Grand Auditorium o Grand Pacific) sarà la scelta migliore, benché anche una minore Grand Concert sia dotata di un notevole intervallo dinamico. Potrai quindi ricevere una risposta immediata quando suoni più lievemente e un sound più potente quando ci dai dentro. Se invece cerchi un intervallo dinamico ancora più esteso (per un maggiore output tonale) o vuoi più bassi, prova un corpo più imponente.
Per l’accompagnamento: Grand Auditorium o Grand Pacific
Due forti contendenti sono la Grand Auditorium (il nostro corpo per eccellenza) e la Grand Pacific. Entrambe rientrano nella categoria di medie dimensioni nello spettro di chitarre full-size, il che significa che sono abbastanza grandi da produrre una piacevole risposta dei bassi senza rimbombare, inoltre rispondono bene a una plettrata vivace e producono una voce a pieno spettro.
I due corpi hanno dimensioni simili tra loro: stessa lunghezza, stesso spessore di spalla e pancia, e stessa profondità. La più grande differenza sta nel fatto che la Grand Auditorium ha un punto di vita leggermente più sottile (di circa 2,5 cm), pertanto suonando seduti sembrerà appena più piccola perché affonderà di più sulla coscia. Un’altra distinzione è che gran parte dei modelli di Grand Auditorium presentano una spalla mancante (ma è possibile ordinarla anche in versione normale), mentre la maggior parte dei modelli di Grand Pacific, con le loro curve dreadnought con spalla arrotondata (in gergo chiamata slope-shoulder dreadnought), nascono come modelli non-cutaway, ossia senza spalla mancante.
Le distinzioni sonore di base tra le due ricadono in due campi: sound moderno (Grand Auditorium) contro uno più tradizionale (Grand Pacific). Essendo la nostra forma più rinomata, la Grand Auditorium definisce sotto vari punti di vista il tipico sound acustico di Taylor: chiaro e vivido, con un’articolazione delle note ben definita. Per anni, è stata lo strumento di riferimento di numerosi ingegneri di registrazione, questo perché si esprime nitidamente e non rimbomba sulle basse frequenze. Sonoramente parlando, resta nella sua corsia.
Volendo tracciare un parallelismo, la Grand Pacific risulta un po’ più calda e matura (al pari di una chitarra leggermente più vecchia), con delle note che si fondono morbidamente tra loro. Ma il sound tradizionale è rifinito con la catenatura interna V-Class del mastro liutaio Andy Powers. La risposta dei bassi è robusta e più chiara, più musicale e funzionale, e non confusa o reboante.
In realtà, entrambi i corpi offrono una notevole versatilità, per cui se cerchi una chitarra tuttofare, è il caso di esplorarle e paragonarle nei vari abbinamenti di legni.
Se cerchi una chitarra da accompagnamento con un’intensa voce profonda in stile “Wall of Sound”, prova il nostro corpo Grand Orchestra (magari una 618e in acero/abete o una 818e in palissandro/abete).
Registrazione
Francamente, quasi ogni Taylor è ottima nelle registrazioni grazie alla chiarezza generale nel tono e al bilanciamento nello spettro di frequenze. Il fattore determinante potrebbe dipendere da quale sapore sonoro vuoi ottenere nella musica che crei. Vediamo qualche spunto.
Spesso le chitarre con corpi ridotti sono ideali per registrare.
Molto probabilmente registrerai usando dei microfoni o in presa diretta con un pickup per chitarra (o magari entrambe le cose), pertanto il volume e la proiezione (tipici di un corpo più ampio) non sono fondamentali. Inoltre, i corpi ridotti come la Grand Concert tendono a produrre una voce più focalizzata e articolata, e l’impronta sonora inferiore ma con maggiore definizione reagisce solitamente molto bene in un mixaggio con altri strumenti.
Anche la Grand Auditorium è una chitarra molto versatile con cui registrare.
Oltre alle sue virtù nella plettrata di cui sopra, è ottima anche per il fingerpicking. Questa versatilità a tutto tondo le permette di registrare in una pletora di situazioni. Ha una voce chiara e piena che non lascia sovrastare i bassi. Uno stile di corpo utilizzato nel corso degli anni in migliaia di registrazioni e in tantissimi generi musicali.
Per registrare ti farà comodo una chitarra con elettronica integrata.
Per registrare ti farà comodo una chitarra con elettronica integrata. Più avanti parleremo dell’elettronica per i live, ma avere un pickup ti permette di registrare in presa diretta eliminando ogni rumore indesiderato. Se hai problemi a restare seduto davanti a dei microfoni, con la presa diretta potrai catturare il sound della tua chitarra in modo omogeneo. C’è poi a chi piace registrare in entrambi i modi e lavorare con due segnali contemporaneamente, sfruttando ancora più opzioni per mixare il sound acustico.
Esibizioni live
Una chitarra dotata di pickup integrato per una facile amplificazione è l’alternativa più ovvia per le applicazioni live. Se suoni in una band, ti ci vuole una chitarra che spicchi nel mix. Le chitarre in acero (come la 612ce o la 614ce) sono da anni molto in voga per la loro articolazione, gli overtone controllati e una qualità in un certo qual modo neutrale o che riflette chi la suona. Il mogano è un’altra opzione per il suo sapore relativamente secco e intenso sulla fondamentale. Le chitarre con top in legno rigido, come mogano o koa ad esempio, tendono ad amplificare bene perché smussano le eccedenze nella risposta, specie per i chitarristi con un attack più vivace, e producono una risposta omogenea in tutto lo spettro di frequenze.
Di seguito, altri tre vantaggi di avere una chitarra con pickup.
1. Puoi manipolare il sound.
I nostri pickup sono dotati di un preamplificatore integrato con controlli tonali che consentono di regolare i livelli di frequenze basse, medie e alte della chitarra in un’impostazione amplificata. Questa equalizzazione offre uno spettro di colori acustici più ampio da abbinare a ogni genere di brano o scenario.
2. Puoi incorporare altri effetti nel tuo sound acustico amplificato.
La possibilità di aggiungere effetti come riverbero, delay e altri “sapori” ti offre una palette sonora tutta nuova con cui sperimentare in un’impostazione amplificata (o di registrazione).
3. Puoi bilanciare facilmente i volumi se suoni con altri strumenti.
Un musicista Taylor ci ha rivelato di suonare regolarmente “house concert” accompagnato da un mandolinista. In un’ambientazione così intima, il volume acustico naturale del mandolino sovrasta quello della sua chitarra acustica. Ma elettrificandosi, ciascuno può controllare i livelli di output per creare un sound chiaro e bilanciato.
Quali stili di musica vuoi suonare?
Pensa al tipo di sound che ti serve per esprimere quello stile o quel genere. Ad esempio, chi ha una mano più pesante o chi desidera suonare grossi accordi aperti dovrà optare per un corpo più ampio in grado di produrre maggiore robustezza nei bassi, nel volume e nella proiezione. Ecco qualche linea guida relativa ad alcuni generi musicali.
›Bluegrass/flatpicking: Grand Pacific (prova una 517e) o un altro corpo medio o grande per il massimo di volume e proiezione.
›Country/Blues fingerpicking: corpo piccolo o medio. Il mogano è una scelta molto usata su fondo e fasce per il calore e le mezze frequenze. Una chitarra interamente in mogano (quindi anche con top in mogano) tenderà ad avere un sound leggermente più cupo. Altri due legni da esplorare per fondo e fasce sono il noce (serie American Dream) e l’ironbark (serie 500).
›Accompagnamento acustico per rock/country/pop: prova un corpo medio come una Grand Auditorium o una Grand Pacific per accordi aperti più ricchi.
›Cantautori: qui la scelta è interamente soggettiva. Il nostro consiglio è di iniziare trovando un corpo che risulti comodo, per poi testarlo e confrontarlo con altri abbinamenti di legni. Mentre si suona, è importante anche cantare, perché la voce acustica della chitarra dovrà complementare la propria. Fidati del tuo istinto e scegli quella che ti ispira di più.
Dettagli estetici
Anche qui, è tutta una questione di preferenza personale. La gradevolezza visiva è certamente una componente importante nell’aspetto di una chitarra, il suo biglietto da visita. Troviamo i contorni del corpo, la grana del legno o gli elementi decorativi, variabili da un effetto minimalista a un’elaborazione più dettagliata.
In linea di massima, più si sale nella linea Taylor, più le decorazioni e le rifiniture tendono a essere pregiate o dettagliate. Negli ultimi anni, abbiamo introdotto nell’intera linea un’ampia gamma di eleganti opzioni in edgeburst o sunburst per il top. Un altro fattore da considerare è la lucentezza della rifinitura: alcune chitarre presentano una rifinitura più naturale e quasi opaca, altre sfoggiano un aspetto lussuoso con rifinitura lucida. Di seguito alcune categorie.
› Dettagli più decorativi: 900, serie Presentation, modelli custom
› Più discreti: Academy, American Dream, serie 100
› Amanti del legno: I modelli in koa della linea, comprese GS Mini, 200, 700 e serie Koa, serie Presentation (palissandro dell’Honduras/sinker redwood), serie 900 (palissandro/abete), serie 600 (acero striato/abete torrefatto)
Espandere il proprio arsenale musicale
Se tu o la persona per cui stai comprando desiderate diversificare il vostro armamentario di chitarre o cercate quel quid che possa dar vita a nuove idee, provate qualcosa che offra un’esperienza e una personalità musicali alternative, ampliando così la vostra tavolozza musicale. Che sia un corpo diverso, un nuovo abbinamento di legni, magari un tipo diverso di chitarra: una 12 tasti o 12 corde, o ancora una con corde in nylon o una chitarra basso. Maggiori informazioni sui nostri modelli speciali di seguito.
› 12 tasti
Alcuni modelli di Taylor Grand Concert nascono con un design “a 12 tasti”, in riferimento alla posizione in cui il manico si interseca con il corpo della chitarra. (Su altri modelli Taylor con corde in acciaio, il manico si interseca al 14° tasto.) Per ragioni di design, il manico a 12 tasti è leggermente più corto di quello a 14, avendo due tasti in meno. La differenza nella posizione del manico rispetto al corpo fa slittare la posizione del ponte lontano dal foro di risonanza, avvicinandolo al centro della pancia. Questo altera la messa in movimento della tavola armonica, producendo maggiore potenza, calore e sustain per un corpo più piccolo.
I nostri modelli a 12 tasti hanno anche una lunghezza delle corde leggermente inferiore (63,18 cm rispetto ai 64,77 cm di molti altri modelli full-size). Oltre al riposizionamento del ponte in un punto più flessibile della tavola di risonanza, la sensazione tattile è leggermente più morbida e delicata, permettendo di eseguire accordi e bending più facilmente, soprattutto con la lunghezza minore. Se vuoi ridurre la tensione sulla mano con cui formi gli accordi, prova una 12 tasti. Il rapporto ridotto manico/corpo avvicina anche la mano sulla tastiera al corpo, creando un’esperienza più intima.
› Corde in nylon
Le chitarre con corde in nylon offrono un feeling e un sapore sonoro diverso rispetto a quelle con corde in acciaio: sono più dolci e al contempo capaci di texture ritmiche percussive. Le nostre chitarre con corde in nylon sono più facili da suonare rispetto a una chitarra classica tradizionale, perché sono pensate per essere invitanti e confortevoli per chi è abituato alle corde in acciaio. La tastiera scantonata semplifica la pressione sui tasti, mentre il profilo assottigliato del manico offre un crossover fluido dalle corde in acciaio. Se suonare un’acustica con corde in acciaio ti risulta difficile, dovresti provare la tensione allentata di una con corde in nylon, che tra l’altro rappresenta uno strumento creativo che arricchisce una traccia con una diversa texture musicale. Se cerchi una chitarra con corde in nylon a un prezzo ridotto, prova la Academy 12e-N. Un’ottima chitarra dotata anche di poggiabraccio integrato.
› 12 corde
Col loro sound brillante e seducente dato dalle corde di ottava superiore, le chitarre a 12 corde offrono un’altra strepitosa voce tutta da esplorare. Uno dei maggiori problemi nelle chitarre a 12 corde è sempre stato la difficoltà di suonarle. Grazie ai nostri manici affusolati e alla suonabilità semplificata, le chitarre Taylor a 12 corde hanno reso quest’esperienza molto più accessibile.
Di recente, Andy Powers ha semplificato ancora di più l’esperienza grazie al corpo più piccolo della Grand Concert. Il risultato è una 12 corde fisicamente più compatta e reattiva anche a un tocco più delicato. Una Grand Concert 12 corde si mescola bene con altri strumenti sul palco e anche in fase di registrazione. La catenatura interna V-Class presente sulle nostre 12 corde realizzate negli USA migliora anche la precisione di accordatura e l’armonia tra le note, rendendo queste 12 corde splendidamente nitide.
Se cerchi una 12 corde interamente in legno massello, prova la nostra 552ce in ironbark/abete. Per un’opzione meno dispendiosa, opta per la nostra 150e. Presenta un corpo dreadnought più grande e senza spalla mancante, senza rinunciare alla suonabilità tipica delle Taylor. Da anni, è una delle 12 corde acustiche più vendute al mondo.
› Baritona
Seppur difficilmente sarà la prima chitarra di un musicista, un’acustica baritona è senz’altro un’aggiunta molto “saporita” a qualunque arsenale. I nostri modelli baritoni sono accordati da Si a Si e sono lunghi 68,58 cm, inoltre producono una voce profonda e risonante con la normale tensione delle corde per un’esperienza familiare. E poi, si può sempre aggiungere un capotasto al quinto tasto per riprendere l’altezza standard. I chitarristi con un intervallo vocale più basso apprezzeranno il sound baritono, ottimo anche per intrecciarci delle linee di walking bass. Solitamente offerte in edizione speciale, realizziamo le nostre baritone sia con 6 corde (vedi la AD26e Baritone-6 Special Edition di questa uscita) che con 8, con due corde di ottava superiore per produrre uno sprazzo di brillantezza di una 12 corde, senza rischiare di risultare metallica o stridula come un’effettiva 12 corde.
› Basso acustico
Siamo qui per annunciare che il nostro basso acustico GS Mini è uno strumento musicale fantastico per chi fa musica. In molti già apprezzano l’accessibilità e il sound delle nostre chitarre GS Mini a 6 corde. Poter avere un’ottima chitarra basso in questa forma compatta è davvero incredibile (solitamente un basso acustico necessita di molta più lunghezza), ed è possibile solo grazie al design di Andy in collaborazione coi nostri amici di D’Addario, che ha dato vita a un set di corde custom con nucleo in nylon per una sensazione più sinuosa.
“Se il basso non è il tuo strumento principale, ma vuoi averne uno a disposizione per scrivere, registrare delle demo, o da usare per delle jam con amici, questo è lo strumento che fa per te”. Così commentò Andy Powers quando rilasciammo il basso nel 2017. “Lo può suonare chiunque. Non serve avere i calli sui polpastrelli. È fisicamente più facile di una chitarra. La lunghezza ridotta delle corde e il loro nucleo in nylon lo rendono talmente facile da suonare che anche un bambino o un principiante può avvicinarvisi senza esserne intimorito.”
Altre categorie d’acquisto
› Per gli amanti della manifattura più pregiata:
Esamina lo scaglione più alto della nostra linea di chitarre o la nostra collezione Builder’s Edition, che sfoggia la nostra manifattura più avanzata, elementi ergonomici speciali quali poggiabraccio, sfumature che migliorano l’intonazione e, in molti casi, decorazioni molto dettagliate.
› Per i chitarristi da salotto
Ovviamente cerchi un corpo più piccolo e facile da imbracciare. Opta per una GS Mini o uno dei nostri modelli Grand Theater compatti, come la AD11e-SB, o magari una Grand Concert a 12 tasti.
› Per chi viaggia
Se si cerca un’elevata portabilità, la dimensione è tutto. Nella nostra categoria sub-compatta, la nostra chitarra più piccola è la Baby Taylor 3/4. Esiste anche la più grande Big Baby, la cui profondità inferiore rispetto a una chitarra standard regala un feeling più accessibile contro il corpo. La GS Mini è una scelta estremamente popolare perché offre una gran quantità di tono in una forma compatta e perché non è troppo cara da aver paura di portarla in giro per il mondo. La Grand Theater è leggermente più grande, ma ancora minore rispetto a una full-size, ed è costruita interamente in legno massello per regalare un sound più raffinato.
› Per chi cerca un modello standard, ma con un tocco di classe:
Abbiamo un intero catalogo di modelli standard, per cui se desideri un modello in particolare ma vuoi aggiungervi una modifica che si addice di più alle tue preferenze musicali (ad esempio senza spalla mancante, uno spessore diverso nel capotasto, altre meccaniche o magari un top sunburst), puoi sempre effettuare un ordine speciale da un rivenditore.
Continua il tuo viaggio nella guida agli acquisti natalizi
Parte 1
Come acquistare una chitarra: il manuale per lo shopping natalizio
Se chiedessi a dei chitarristi come hanno avuto la loro prima chitarra buona, molto probabilmente ti risponderebbero che è stata un regalo di un genitore, un partner o una persona cara. Molti di noi hanno la fortuna di essere circondati di persone che hanno voluto supportare i nostri sogni musicali, e i chitarristi saranno i primi a confermare che differenza fa avere uno strumento di qualità.
Ora che le feste sono dietro l’angolo, in molti visitano i negozi di musica e sfogliano i cataloghi online nella speranza di trovare l’ispirazione per una persona a cui vogliono bene o, in molti casi, per sé. Ma l’acquisto di una chitarra può rivelarsi più complicato del previsto, specie per chi non ha mai suonato o non conosce bene le caratteristiche dello strumento. Tanto per iniziare, esistono tantissime marche e numerosi range di prezzo. In più, ogni chitarra presenta una forma, uno stile e un sapore musicale individuali. Ci sono parecchi fattori che possono determinare il modo con cui una chitarra si “incastra” o semplicemente attira una persona: la stazza della persona, la sua età, i gusti estetici e musicali, gli obiettivi di apprendimento, giusto per dirne qualcuno. Lo sappiamo. E siamo qui per aiutarti.
L’importanza di una buona chitarra
Qui a Taylor, la nostra filosofia di design si fonda su due concetti fondamentali. Uno: la differenza la fa uno strumento di qualità, ovvero facile da suonare, che resti accordato e che produca suoni gradevoli. Ed è per questo che ogni nostro modello offre queste qualità di base che invitano e promuovono un’esperienza piacevole. Due: abbiamo diversificato la nostra linea di chitarre per ampliare il nostro bacino d’utenza, includendo praticamente ogni genere di chitarrista. E, per queste feste, vogliamo facilitare la scelta e vedere la nascita di nuove perfette accoppiate strumento/strumentista. Che sia tu o chiunque altro.
Ne abbiamo quasi per tutti i gusti qui, dai neofiti, ai genitori che acquistano per un giovane apprendista, al chitarrista intermedio che desidera passare a uno strumento di qualità superiore. O magari durante la pandemia avevi acquistato una chitarra di base e hai voglia di fare il salto di qualità.
Offriamo anche una guida per le più comuni applicazioni pratiche come la registrazione e le performance live, ma anche suggerimenti in base al tuo stile. Abbiamo inoltre incluso alcune scelte del nostro staff. Visita i link in basso per sfogliare la sezione che ti si addice di più.
Cerchi dei consigli su un regalo facile restando in un budget? Usa la Guida all’acquisto per le feste di Taylor Guitars
Magari sai già che Taylor è un’azienda rinomata nel mondo delle chitarre, ma ancora non sai cosa contraddistingue i nostri strumenti sul mercato. Ecco qualche buona ragione per pensare a una Taylor.
Comfort musicale
Il comfort è essenziale quando si suona, e il motivo è molto semplice: se una chitarra non è comoda e confortevole da suonare, non la suonerai. Una chitarra difficile da maneggiare è il primo ostacolo che i neofiti si trovano a fronteggiare. Non c’è niente di peggio di dover lottare col tuo strumento mentre al contempo cerchi di imparare note, accordi e tecniche.
La suonabilità delle Taylor ha impostato lo standard di qualità per il settore di chitarre acustiche da mezzo secolo, ed è un principio guida essenziale dietro il nostro modo di concepire e costruire chitarre. Riteniamo che, ancor prima di suonare bene, una buona chitarra debba essere piacevole al tatto. Questo dipende da una serie di fattori, come la forma del manico, i contorni del corpo e l’altezza delle corde rispetto alla tastiera (in gergo chiamata “action”). Le nostre chitarre sono pensate innanzitutto per essere comode e facili da suonare.
Ed ecco come procediamo.
I nostri manici sono più affusolati, reattivi e confortevoli per mani di ogni dimensione.
Grazie anche al nostro design brevettato di manico giunto, ogni chitarra Taylor nasce già con un’action molto bassa, semplificando la pressione delle corde sulla tastiera in ogni punto del manico.
I nostri modelli più economici (serie Baby, GS Mini, Academy, serie 100 e 200) presentano un manico leggermente più stretto, particolarmente utile per i principianti.
Offriamo svariate forme e dimensioni di chitarre, dalla Baby Taylor perfetta per i bambini alla compatta GS Mini; dalla versatile Grand Auditorium all’imponente Grand Orchestra. (Maggiori informazioni sulle forme dei corpi più avanti.)
Qualità ed esperienza di manifattura
Ogni chitarra Taylor, dalla serie Baby fino alla serie Presentation ultra-premium, è realizzata con un impareggiabile grado di precisione, cura del dettaglio e organicità. Per chi suona, questo si traduce in un sound impeccabile dal primo momento che si tira fuori dalla scatola, fino a decenni dopo.
Innovazione incentrata su chi suona
Siamo molto fieri della nostra storia di innovazione focalizzata sul musicista, del fatto di esserci sempre impegnati a realizzare chitarre acustiche migliori in fatto di sound e di feeling. Questo ha portato ad alcuni dei nostri sviluppi più influenti, tra cui il design del manico o le caratteristiche di perfezionamento tonale, come la nostra premiata catenatura interna V-Class.
Servizio e assistenza al cliente
Dietro le nostre chitarre c’è sempre il nostro team di assistenza che alza l’asticella in fatto di affabilità, padronanza del settore e qualità de servizio. Quando acquisti una Taylor, ci sarà un team pronto ad aiutarti in ogni step, dalla scelta della chitarra giusta alla sua manutenzione vitalizia, qualora servissero ritocchi o riparazioni. I nostri esperti certificati saranno sempre disponibili per far sì che le nostre chitarre possano offrire anni di ispirazione creativa e realizzazione musicale.
L’acquisto di una chitarra: 5 punti da considerare
Veniamo al momento dell’acquisto e vediamo un po’ quali fattori prendere in considerazione. Se sai già abbastanza di chitarre e cerchi solo qualche consiglio rispettando un budget, visita la nostra guida all’acquisto per le feste.
1 – Forme del corpo
Offriamo un’ampia gamma di forme del corpo, ciascuna con un proprio feeling e caratteristiche musicali specifiche. Ed eccole riordinate, dalla più piccola alla più grande.
›Baby: una chitarra 3/4 ideale per viaggiare e per i più giovani.
›GS Mini: un corpo ridotto che fonde la portabilità e il comfort ideali per gli spostamenti con un sound pro.
›Grand Theater(GT): leggermente più grande della GS Mini, la GT si avvicina al feeling delle dimensioni intere pur mantenendosi comoda e compatta, confortevole e ideale per suonare seduti in salotto.
›Grand Concert: la nostra full-size più piccola presenta una struttura compatta che si adagia facilmente sulla coscia. Prevede sia la versione 14 tasti che la leggermente minore 12 tasti. Quest’ultima ha un rapporto manico/corpo più compatto che la rende più intima e reattiva.
›Grand Auditorium: la nostra forma più famosa, amata per gli accattivanti contorni di medie dimensioni e l’ampia versatilità musicale..
›Grand Pacific: una dreadnought a spalla tonda, simile alla Grand Auditorium ma con un punto di vita leggermente più largo. Anch’essa molto versatile.
›Grand Symphony: questa forma ha un’impronta generale maggiore rispetto alla Grand Auditorium e potrebbe risultare un po’ ingombrante per i ragazzi o le persone di stazza ridotta. Presenta una spalla mancante parziale (chiusa sul fondo) con un soundport incavato nella parte frontale della spalla semimancante.
›Grand Orchestra: la nostra forma più larga (e profonda), con un sound audace a maestoso che tiene fede alla sua grandezza. Probabilmente un po’ scomoda per i principianti che suonano seduti a causa delle dimensioni.
Se ancora non sai cosa cerca musicalmente la persona a cui vuoi fare il regalo, inizia a pensare alla forma del corpo. Qui basta seguire il buon senso: le chitarre più piccole saranno più comode per le persone meno alte.
Vuoi scoprire di più sui nostri stili del corpo? Consulta questa guida alle forme del corpo Taylor.
2 – Sound
Il tono è una delle parti più soggettive in fase di acquisto di una chitarra. Ciascuno ha un orecchio diverso, e ognuno percepisce il sound di una chitarra in modo unico. Per questo può risultare complicato usare le sfumature tonali come criterio quando si acquista una chitarra per qualcun altro. Ma lo stesso vale per sé, se non si è esperti. È bene comunque tenere a mente una cosa: Taylor ha la grande reputazione, supportata da musicisti e ingegneri del suono professionisti, di realizzare chitarre in grado di produrre un sound chiaro, bilanciato e perfetto sia sul palco che in studio. Qualunque sia la tua scelta, la chitarra corrisponderà al meglio.
Legno massello o legno a strati
Tutte le chitarre Taylor presentano il top in legno massello. Quelle realizzate negli Stati Uniti (dalla serie American Dream in su) presentano anche il fondo e le fasce in legno massello, mentre quelle fatte in Messico (nella nostra fabbrica all’avanguardia nei pressi di Tecate) hanno fondo e fasce in legno a strati. Ma cosa vuol dire “massello” e in cosa differisce dalla controparte “a strati”?
“Massello” vuol dire che la componente lignea consta di un blocco unico di durame. I nostri modelli realizzati con legno a strati (per fondo e fasce) incorporano un composito di tre strati di legno: un pannello centrale più spesso con uno strato di impiallacciatura su entrambi i lati che migliora stabilità e aspetto. Questo approccio costruttivo ci consente di usare splendide impiallacciature che ottimizzano notevolmente la bellezza estetica di queste chitarre.
Una curiosità importante: solitamente il legno massello produce un sound leggermente più complesso e sofisticato. Le chitarre in legno a strati possono essere vantaggiose dal punto di vista del costo, ragion per cui sono elencate nelle nostre chitarre più economiche.
Come già detto, un grosso vantaggio nell’acquistare una Taylor sta nella garanzia di avere un top in legno massello. Il top è la parte della chitarra che esercita la maggiore influenza sul suo sound, e un top in legno massello garantisce una proiezione nitida e un tono bilanciato. Nella linea Taylor, la costruzione interamente in legno massello e quella in legno a strati/massello viene delineata come segue.
Top, fondo e fasce in legno massello:
› Serie American Dream e superiori
Fondo e fasce in legno a strati, top in legno massello
› Serie Baby
› Serie GS Mini
› Serie Academy
› Serie 100
› Serie 200
Abbinamenti dei legni
Vuoi scoprire di più sui vari legni offerti nella linea Taylor? Scopri la nostra guida ai legni.
3 – Prezzo
Una chitarra è un investimento di denaro e di tempo. E le chitarre di qualità costano giustamente di più perché sono più facili da suonare, suonano meglio e performano ottimamente anche a distanza di tempo. Capiamo bene che ognuno ha un budget da rispettare per queste feste. Detto ciò, la nostra linea di chitarre ricopre un ampio range di prezzo, e i nostri modelli base sono un fantastico investimento perché sono realizzati per durare nel tempo. Prima di prendere la decisione finale, pensa cosa stai effettivamente acquistando con quel denaro. Ecco cosa puoi trovare nei vari range di prezzo all’interno del catalogo di chitarre Taylor.
Ogni chitarra Taylor, ogni prezzo:
› Un top in legno massello che produce un tono ricco e chiaro
› Un manico comodo e facile da esplorare
› Una borsa o una custodia
› Assistenza al cliente rapida e affidabile
› Garanzia con registrazione
Sotto i $799
› Top in legno massello
› Fondo e fasce in legno a strati
› Abbellimenti visivi semplici
› Borsa viaggio leggera ma resistente
$800 – $1,999
› Abbellimenti estetici superiori
› Chitarre delle serie American Dream e 300: costruzione interamente in legno massello per produrre il sound più ricco e sofisticato di tutti
› Alcuni modelli includono una custodia rigida deluxe o AeroCase
$2.000 e oltre
› Costruzione interamente in legno massello
› Catenatura interna che ottimizza il tono
› Dettagli visivi artistici, come intarsi sulla tastiera e rifiniture lucide
› Alcuni modelli presentano design pensati per il comfort, come il poggiabraccio e la spalla mancante smussata
› La maggior parte dei modelli include una custodia rigida deluxe
4 – Custodie per la chitarra
Quando si acquista una chitarra, è quasi obbligatorio avere anche una custodia. Senza, si è troppo esposti a danni da impatto, temperatura o umidità. Ricordiamo che non tutte le aziende di chitarre includono una borsa o una custodia nelle proprie chitarre. Tuttavia, ogni chitarra Taylor viene venduta con una borsa morbida protettiva (che presenta anche degli spallacci da zaino) o una custodia rigida (prodotta da noi). Tutto già incluso nel prezzo indicato sul cartellino o sul sito. Può essere dispendioso dover acquistare una custodia a parte, perciò comprare una chitarra che già ne include una elimina questa spesa extra.
Inoltre, da un punto di vista prettamente pratico, ricorda che molti chitarristi iniziano prendendo lezioni, e una custodia permette di spostarsi più facilmente da casa al luogo dove si tiene la lezione. Lo stesso vale se si ha in mente di spostarsi portando con sé il proprio strumento, o per portarlo a scuola, a casa di un amico, in viaggio o in un live.
5 – Accessori
Se stai acquistando per un principiante assoluto, che sia tu o qualcun altro, c’è qualche altro fattore da tenere a mente per ultimare il regalo perfetto. Aggiungi anche questi articoli insieme alla nuova chitarra.
Plettri:
Spesso un set di plettri di medio spessore è un buon inizio. In alternativa, opta per un pacchetto variegato e prova diversi stili fino a trovare il plettro che fa per te. (I vari materiali e spessori dei plettri influenzeranno la risposta tonale.)
anche i chitarristi professionisti rompono le corde, e non c’è niente di peggio di dover smettere di suonare perché non ne hai qualcuna di scorta a portata di mano. Noi dotiamo la maggior parte delle nostre Taylor con delle corde D’Addario XS rivestite in fosforo bronzo, di spessore leggero o medio (consulta le specifiche della chitarra per gli spessori usati su ciascun modello).
Le chitarre acustiche sono molto soggette ai fattori climatici, specie l’umidità. Un semplice sistema di umidificazione ti aiuterà a tenere la tua chitarra alla giusta umidità relativa per evitare problemi come deformazione, crepe e il fastidioso suono di tasti che friggono. In alternativa, chiedi al tuo rivenditore di TaylorSense, il nostro sensore smart che trasmette informazioni climatiche in tempo reale direttamente sul tuo smartphone iOS o Android.
Se stai acquistando per un neofita, è molto probabile che suonerà perlopiù da seduto. Tuttavia, è sempre consigliabile avere una buona tracolla a disposizione. Taylor offre un’ampia scelta di tracolle per chitarre in vari stili e materiali, tutte disponibili nel nostro store online e in numerosi negozi di musica.
Prendersi regolarmente cura della chitarra ne favorirà un aspetto sempre ottimale. Offriamo un’ampia gamma di prodotti per la pulizia e la lucidatura pensati per la manutenzione ordinaria.
Questa guida dovrebbe essere esaustiva per aiutarti a scegliere la chitarra giusta per queste feste. Se cerchi dei consigli specifici sulle chitarre Taylor ordinate per prezzo, visita la nostra Guida all’acquisto per le feste.
La nostra iconica 814ce si rinnova con una versione Builder’s Edition, ergendosi così a perfetto esempio dell’importanza di una lavorazione sopraffina del legno.
La nostra pluripremiata 814ce Grand Auditorium è stata una delle chitarre più amate dai musicisti per decenni, quindi il lancio di una versione Builder’s Edition ultra-premium del modello non può che affascinare i fan di Taylor.
D’altronde, stiamo parlando di prendere la chitarra di punta della linea Taylor, un modello versatile e moderno in palissandro/abete, un eterno best-seller del settore nella sua fascia di prezzo (MI Salestrak), uno strumento ritenuto affidabile da artisti del calibro di Lindsey Buckingham, Hall and Oates e Johnny Rzeznik, una certezza in studio per i tecnici di registrazione di tutto il mondo… e di elevarne ulteriormente il feel, il suono e l’estetica.
Questa Builder’s Edition segna il decimo modello unico che entra a far parte della nostra famiglia di chitarre d’élite, che nei cinque anni passati dal debutto del concetto di design Builder’s Edition è cresciuta fino a diventare una collezione straordinariamente varia di strumenti dalle prestazioni avanzate.
Dunque questo annuncio può suscitare solo due reazioni, a seconda del tipo di fan: la prima è “Perché rovinare un grande classico?” E la seconda è: “Beh, era ora!”
Lindsey Buckingham (Photo: Steve Proctor)
“In realtà è da un po’ che mi era venuta l’idea…”, spiega Andy Powers, maestro liutaio di Taylor e creatore della Builder’s Edition. “Uno dei motivi per cui non l’abbiamo fatto finora è che mi piace ancora molto la versione del 2014: il motivo dell’intarsio, la bordatura, l’aspetto della chitarra e le sensazioni che dà. E da allora abbiamo anche apportato altre modifiche alla Serie 800.”
In effetti, vale la pena di ripercorrere l’evoluzione della 800 nell’ultimo decennio, a partire dalla chitarra che Andy ha ereditato da Bob Taylor. Con la sua Grand Auditorium originale in palissandro e abete, Bob aveva introdotto un’alternativa più versatile alla tradizionale dreadnought in palissandro. La geometria raffinata del corpo della Grand Auditorium ha combinato la potenza sonora con l’equilibrio, la chiarezza e la reattività, conferendo alla 814ce una più ampia gamma musicale, in grado di gestire fingerstyle, strumming e flatpicking, nonché una maggiore funzionalità per la registrazione e le performance live. E a chi ama le chitarre in palissandro, ha donato anche più fedeltà ed espressività in generale.
Dal canto suo, la già citata riprogettazione del 2014 di Andy è stata fondamentale perché lo ha instradato su un percorso di design innovativo che avrebbe portato poi ai concetti di catenatura V-Class e Builder’s Edition.
Ma torniamo al 2013. Andy aveva iniziato da due anni il suo lavoro da Taylor e aveva appena rivisitato il corpo jumbo della Taylor come Grand Orchestra. Stava anche esplorando una serie di perfezionamenti al design che voleva implementare in tutta la linea Taylor per contribuire a diversificare musicalmente il nostro ecosistema di chitarre.
Durante le conversazioni di Andy con Bob Taylor, è emerso chiaramente che l’avvicinarsi del 40° anniversario di Taylor nel 2014 offriva l’opportunità di introdurre qualcosa di speciale, qualcosa che portasse una significativa ventata di freschezza.
E grazie a Bob, Taylor aveva già un’esperienza consolidata nello sfruttare gli anniversari importanti non tanto per celebrare il passato dell’azienda, quanto per illuminarne il percorso futuro: finora, questo si è infatti spesso tradotto in un’offerta speciale di chitarre che introducevano un’innovazione audace. (Sia l’iconica forma del corpo Grand Auditorium che il rivoluzionario design del manico Taylor hanno debuttato in occasione di anniversari Taylor).
Con l’emergere di Andy come liutaio della next-generation di Taylor, era naturale voler progettare una chitarra di nuova generazione per commemorare il 40° anniversario, e la nostra amatissima Serie 800 in palissandro/abete sembrava perfetta per celebrare il passaggio del testimone: Bob che affidava la serie ad Andy per dimostrare in che direzione stava andando la produzione di chitarre Taylor.
Il risultato fu una nuova Serie 800 che presentava le modifiche più incisive e sfaccettate che Taylor avesse mai apportato a una serie. Al fine di ricercare un sound migliore, una maggiore suonabilità e un’estetica più accattivante, Andy ha sperimentato quasi tutti i materiali di costruzione delle chitarre.
Con la sua rivisitazione, Andy ha introdotto una serie di perfezionamenti ai timbri che ha conferito a ciascuna forma del corpo una personalità tonale più distintiva. Ha sviluppato nuove catenature Advanced Performance (antecedenti alla V-Class) e personalizzato ogni modello al fine di accentuarne le particolari qualità musicali. Ha ottimizzato lo spessore del legno di ogni corpo secondo ogni rispettiva funzionalità musicale. Ha utilizzato colle proteiche e ha collaborato con il nostro team di sviluppo prodotti per formulare una finitura lucida ultrasottile per ridurre lo smorzamento e aumentare la risposta tonale. È passato a una scalatura di corde formulata su misura e ha persino migliorato il suono amplificato: questa serie ha segnato infatti il debutto della nostra elettronica brevettata TheES2, sviluppata dal designer di chitarre Taylor e produttore di pickup David Hosler.
Details from Andy’s 2014 redesign of the 800 Series
Dal punto di vista estetico, la nuova Serie 800 è stata arricchita con dei dettagli ornamentali, pur rispettando il suo volto classico. Il binding in acero, i rivestimenti e il battipenna in palissandro conferiscono alla chitarra un’armonia elegante. Un altro dettaglio estetico innovativo è stata l’introduzione delle tastiere in ebano “smoky” come caratteristica di serie: un’affermazione coraggiosa della nostra volontà di utilizzare l’ebano variegato, un tempo sottovalutato, su una serie importante, per dimostrare il nostro impegno ambientale.
Poi è arrivata la Serie 800 Deluxe
Dopo aver integrato alcuni perfezionamenti simili ad altre serie della linea Taylor, nel 2017 Andy è tornato alla 800 e ha aggiunto uno spin-off aggiornato, la Serie 800 Deluxe. Queste chitarre segnano l’introduzione del poggiabraccio a raggio, caratterizzato da una sagomatura arrotondata per un maggiore comfort di esecuzione. Tra gli altri aggiornamenti ricordiamo la catenatura in abete Adirondack e le meccaniche Gotoh.
Andy ha raccontato che in seguito alla riprogettazione della Serie 800 si è chiesto spesso cosa si potesse fare di più: pensava davvero di essersi giocato ogni asso e di aver sfruttato al massimo i componenti materiali della chitarra per migliorarne le prestazioni. L’ultima frontiera rimasta sembrava essere una modifica più radicale dell’architettura vocale interna. Questo, naturalmente, lo ha portato ad abbandonare i tradizionali schemi di catenatura a X e a sviluppare una struttura diversa, la sua catenatura V-Class brevettata. Nel 2018 Andy l’ha introdotta su alcuni modelli selezionati e, a metà anno, l’ha portata anche sulla 814ce.
I miglioramenti timbrici della V-Class hanno avuto l’effetto di annullare alcuni dei precedenti vantaggi sonori dei modelli 800 Deluxe, per cui nel 2020 abbiamo deciso di eliminare gradualmente la Serie 800 Deluxe e di adottare il poggiabraccio a raggio come caratteristica standard sulla maggior parte dei modelli della Serie 800.
Rivisitare la 814ce in chiave Builder’s Edition
Gli ultimi modelli Builder’s Edition sono stati introdotti all’inizio del 2020, quindi quello ci è sembrato il momento giusto per dare vita a una nuova versione della 814ce. Visto che Andy era già soddisfatto dell’identità della 814ce standard, ha deciso di non discostarsi troppo da molti dei dettagli estetici principali quando ha progettato la 814ce versione Builder’s Edition.
“Ho pensato: ‘Prendiamo la complessa lavorazione del legno che usiamo su alcune delle altre Builder’s Edition e applichiamola al design che adoriamo’.”
Le caratteristiche di design che migliorano il comfort includono i bordi levigati del corpo, un poggiabraccio in mogano smussato (un upgrade rispetto al poggiabraccio a raggio della 814ce standard) e una bellissima spalla mancante smussata. La spalla mancante è la dimostrazione di una lavorazione del legno estremamente complessa per diversi motivi. Innanzitutto, questo elemento è già di per sé la parte della chitarra più impegnativa da lavorare, data la sua forma stretta e tornita.
Being able to produce the beveled cutaway demanded some of the most complicated tooling work that Taylor’s product development team has undertaken.
La realizzazione della spalla mancante smussata, poi, richiede in realtà due ulteriori processi di contornatura. La spalla mancante in sé viene risagomata in un modo che elimina l’angolo del corpo tra la sua estremità e il tacco del manico. Ciò richiede una curva composta che s’inserisce in modo più pulito nel tacco, migliorando il comfort della mano del musicista in quell’area.
L’altro elemento è una smussatura separata per le dita scolpita nel top della chitarra (una sorta di equivalente del poggiabraccio per il mignolo del chitarrista quando suona i tasti più alti). Andy ne ha parlato nel 2018, quando la spalla mancante smussata è stata introdotta come caratteristica della K14ce Builder’s Edition, il primo modello di quella collezione.
“Per la maggior parte del tempo, quando suoniamo, il pollice opponibile si trova sul lato posteriore del manico o è avvolto intorno a esso per aiutare le dita a premere le corde sui tasti, fino a quando non suoniamo note alte e la nostra mano si scontra con il corpo della chitarra”, spiega. “A quel punto dobbiamo spostare il pollice dal manico e raggiungere il corpo. Senza il pollice sul manico, usiamo tutto il braccio per aiutare le dita a premere le corde, e questo limita la nostra destrezza.”
La combinazione tra smussatura per le dita e spalla mancante sagomata, spiega, significa che il chitarrista non deve più faticare per gestire la transizione: può arrivare fino alla fine della tastiera e mantenere il pollice sul manico.
Tra la spalla mancante e il poggiabraccio, l’intero corpo della chitarra è più comodo da tenere e da suonare, e si ottiene un maggiore relax della mano che pizzica le corde e di quella che preme i tasti.
Dato che il design della spalla mancante implica che diverse superfici curve e composte debbano allinearsi perfettamente, Andy afferma che per produrla è stato necessario uno dei lavori di utensileria più complicati che il team di sviluppo prodotti di Taylor abbia mai intrapreso.
“Quando i miei amici falegnami l’hanno vista, hanno detto: ‘Wow, avete davvero fatto una magia per realizzarla!’”, racconta.
Per evidenziare il profilo splendidamente scolpito della chitarra, Andy ha scelto di incorporare una finitura lucida sul corpo, rendendolo il primo modello Builder’s Edition con una finitura lucida.
Sebbene ami il feel e la risposta della nostra finitura satinata Silent Satin, è stato un piacere usare una finitura lucida per mettere in risalto i contorni del corpo, specialmente con i colori profondi e scintillanti del palissandro”, spiega. “Realizzare tutte le smussature di quella spalla mancante non è stato facile, ma sono entusiasta del risultato.”
“These guitars have a characteristically bold, vibrant sound, further emphasized by the Adirondack spruce top.”
Andy Powers
Top in abete Adirondack a quattro pezzi
Un’altra modifica fondamentale è la scelta di un top in abete Adirondack, che si fa notare per diversi aspetti. Innanzitutto, la rigidità superiore dell’Adirondack (specialmente in combinazione con la nostra catenatura V-Class) contribuisce a produrre caratteristiche sonore migliorate che includono una gamma dinamica estesa, con molti dettagli e armonici ricchi in tutto lo spettro tonale. (Tra l’altro, l’abete Adirondack era il legno più usato per le chitarre acustiche americane a corde d’acciaio fino alla Seconda guerra mondiale, quando l’eccessivo consumo da parte di altri settori portò l’industria chitarristica a passare all’abete Sitka del Pacifico nord-occidentale).
Inoltre, a ulteriore dimostrazione dell’abilissima lavorazione della chitarra, il top presenta una costruzione in quattro pezzi accuratamente composta che richiede elevatissime doti di falegnameria. Il design a quattro pezzi, diversamente dal tradizionale set a due pezzi, riflette la natura di diametro ridotto dell’abete Adirondack oggi disponibile.
Dal punto di vista del design, Andy considerava questo modello di chitarra un prototipo moderno per i top a quattro pezzi, che sono stati realizzati in vari momenti della storia della liuteria nel corso del XX secolo. Da anni realizziamo anche top in koa a quattro pezzi su alcuni modelli Taylor.
In questo caso, l’idea era di utilizzare la Builder’s Edition per dimostrare l’importanza di un artigianato specializzato per il futuro, dato che gli abeti Sitka più antichi e di grande diametro saranno sempre meno disponibili in commercio. Questo significa che i produttori di chitarre si dovranno adattare e dovranno perfezionare i loro metodi di conseguenza: proprio come hanno sempre fatto, del resto.
“Siamo consapevoli che il futuro del legno proveniente dalle foreste è in continua evoluzione”, afferma Andy. “Prevediamo che una tavola armonica di grande qualità richiederà una lavorazione più accurata del legno: questo perché bisognerà utilizzare sezioni più piccole dei legni generalmente preferiti per gli strumenti premium. Faremo quello che i costruttori di pianoforti hanno fatto per generazioni.”
Se ben eseguita, aggiunge, la lavorazione artigianale produce una tavola armonica di alta qualità che può offrire vantaggi strutturali e sonori e mostrare una simmetria delle venature.
Per saperne di più sul taglio dell’abete per i top e sulle motivazioni per un top a quattro pezzi, è possibile leggere il nostro articolo associato, in cui vi portiamo dal nostro fornitore di abete, Pacific Rim Tonewoods, per osservare più da vicino quello che succede quando si realizzano delle tavole armoniche per chitarre acustiche.
Altri dettagli di design unici
Altre sfumature nella costruzione del corpo della 814ce Builder’s Edition includono una geometria del corpo leggermente diversa rispetto alla 814ce standard, in parte dovuta al poggiabraccio e alla spalla mancante smussati. Anche la rastremazione del corpo è stata leggermente modificata, cambiando il rapporto tra il piano posteriore e quello superiore.
“Il corpo è anche leggermente più sottile vicino al manico rispetto a quello di una Grand Auditorium standard”, spiega Andy. E così anche le catenature posteriori (parte della ricetta V-Class) sono state lievemente modificate per adattarsi al design.
Le caratteristiche sonore della chitarra sono influenzate anche dal top Adirondack e dalla finitura lucida, che modifica leggermente la caratteristica di smorzamento del top.
“Queste chitarre hanno un suono distintamente audace e vivace, che viene ulteriormente enfatizzato dal top in abete Adirondack”, spiega Andy. “Insieme, l’architettura V-Class e la sagoma splendidamente ergonomica di questo corpo Grand Auditorium, ora realizzato in abete e palissandro, rendono questo modello una rivisitazione estremamente interessante di una chitarra acustica moderna.”
Per quanto riguarda l’hardware e i dettagli estetici, la chitarra presenta le meccaniche Gotoh 510 in oro antico (con un preciso rapporto di accordatura 21:1) e il ponte scolpito Curve Wing utilizzato esclusivamente sui modelli Builder’s Edition. A parte la finitura lucida, Andy ha apportato piccole modifiche per enfatizzare l’elegante appeal visivo dei nuovi contorni del corpo. Le linee smussate del corpo sono accentuate da un raffinato schema di bordatura del top che combina il nero e l’acero con i bordi in palissandro. Il fondo e le fasce in palissandro indiano sfoggiano un Kona edgeburst con bordatura in acero a contrasto. Altre caratteristiche sono le linee di bordatura in acero lungo la tastiera e la paletta, gli intarsi in madreperla Element e la rosetta in abalone verde con finiture in palissandro, acero e nero.
Prime reazioni
Uno dei primi musicisti a testare questa novità è stato il cantautore, ingegnere del suono e produttore nominato ai Grammy Will Yip, per cui la 814ce standard è stata a lungo uno strumento acustico di riferimento per registrare i pezzi rock.
“Il novantacinque percento delle acustiche nei miei dischi sono 814”, afferma. “Dico sempre: ‘Questa [chitarra] ha un suono da chitarra costosa’”.
Grazie alla profonda conoscenza delle caratteristiche sonore della chitarra in sede di registrazione, Yip è stato il candidato ideale per testare la versione Builder’s Edition in studio.
“Come si fa a rendere una chitarra eccezionale ancora più eccezionale?”, si è chiesto dopo aver registrato un po’ con questo strumento. “Ha più presenza, più gamma bassa, più frequenze medio-basse, tutto questo senza frequenze aspre. Alle mie orecchie tutto suona puro e armonioso, anche più dell’altra 814.”
Abbiamo anche inviato il modello Builder’s Edition allo straordinario chitarrista di Los Angeles Tim Pierce, che è anche un noto istruttore di chitarra e YouTuber. Pierce possiede una 612e a 12 tasti, ma voleva una chitarra acustica con spalla mancante e il nostro Tim Godwin delle Relazioni con gli artisti ha pensato che a Pierce potesse piacere questo modello.
“Sono sconvolto dalla chitarra che mi avete mandato”, ha scritto Godwin dopo averla provata un po’. “È una chitarra incredibile, bellissima. La prima impressione è che il sound sia stupendo e la chitarra si suoni da dio. Sembrerò esagerato, ma è così!”
Copertura mediatica
Su Guitar World, il redattore tecnico Paul Riario ha presentato una videorecensione in cui ha elogiato la chitarra.
“È un’acustica premium per tutta la vita: un capolavoro in termini di funzionalità e bellezza, capace di superare le aspettative di versatilità e non solo”, afferma. “Con toni acustici ricchi e coinvolgenti e miglioramenti rivolti al musicista, trovo che la 814ce Builder’s Edition sia uno strumento eccezionale ed espressivo, che incanterà qualsiasi chitarrista.”
E all’ultimo NAMM Show dello scorso aprile, la chitarra è stata premiata con l’Editor’s Choice Award della rivista Music Inc.
Sin dal suo arrivo a metà 2020, la nostra serie American Dream ha concretizzato la filosofia di accurata semplificazione di design da cui è nata: sintetizzare una chitarra acustica professionale in componenti essenziali per realizzare strumenti della massima accessibilità.
Sebbene la serie sia stata concepita e lanciata nel bel mezzo di una pandemia, questa dedizione nel soddisfare i bisogni fondamentali dei musicisti trascende la sua storia originale e dona a queste chitarre un’attrattiva intramontabile offrendo a una fetta più ampia di clienti una chitarra Taylor di pregiata qualità, interamente in legno massello, realizzata negli Stati Uniti, con catenatura che ne migliora il tono, una suonabilità inconfondibile e con i bordi del corpo stondati per favorirne il comfort. Questo è valso alla serie un posto d’onore nella linea Taylor come collezione di chitarre interamente in legno massello del miglior rapporto qualità/prezzo.
E, come molte serie nella nostra linea, anche la famiglia American Dream ha continuato a evolversi. Dopo il debutto nel 2022 come triade di modelli Grand Pacific dalla grande versatilità musicale, le AD17 e AD17e in ovangkol e abete, un’edizione blacktop e le AD27 e AD27e in sapelli e mogano, abbiamo introdotto l’inconfondibile AD27e Flametop interamente in acero e il primo modello small body nella serie, l’AD22e Grand Concert in sapelli e mogano. E inoltre, sui nostri modelli blacktop siamo passati dall’ovangkol al noce per il fondo e le fasce.
Quest’anno siamo entusiasti di espandere la serie con una nuova triade di modelli in noce e abete, ciascuno con uno stile di corpo diverso. Il comune denominatore di tutti i modelli è l’abbellimento estetico: un top in sunburst tabacco e un battipenna firestripe che avevano debuttato sul modello Flametop. Per la prima volta, la serie presenterà il nostro corpo Grand Theater (GT) con l’AD11e-SB (in cui SB sta per SunBurst), ma anche l’AD12e-SB Grand Concert e l’AD17e-SB Grand Pacific. La serie si arricchisce così di un’accattivante diversità grazie alle varie forme del corpo e all’abbellimento estetico innovativo.
Una classica presenza sul palco
Nell’ottica di preservare l’estetica nel design American Dream, il pacchetto di decorazioni con questi modelli mantiene la sua semplicità, almeno per quanto riguarda gli ornamenti. Ma la serie è stata pensata anche per i musicisti da live e, così come i modelli blacktop, il sunburst dà subito quell’aspetto perfetto per il palco o per i video.
Con questi modelli, la combinazione del sunburst tabacco, il battipenna “firestripe” in finto carapace, la rifinitura opaca e le altre tenui rifiniture si completano splendidamente l’un l’altra. Le delicate venature del battipenna hanno quel tocco traslucido che dà un effetto “vedo non vedo”, donando al battipenna una ricca lucentezza dorata verso il centro della chitarra, e una tonalità tabacco più scura verso i bordi esterni.
Un altro discreto dettaglio è il burst che si interrompe sul bordo del top in abete sembrando un binding in vaniglia o acero, con una linea di filettatura nera appena visibile che crea il bordo. Il design della rosetta vi si abbina benissimo con anelli alternati acero e neri.
Come gli altri modelli American Dream, la rifinitura del corpo opaca ultrasottile con pori aperti ne impreziosisce il look, il feeling e il sound. La pacata lucentezza si va ad aggiungere all’atmosfera fortemente vintage, soprattutto sul top. Sul fondo e sulle fasce, fa emergere le ricche venature e gli altri aspetti visivi naturali del noce, in modo che vengano percepiti da chi suona. Dal punto di vista sonoro, minimizza la smorzatura, dando alla chitarra una risposta più rapida che permette alle proprietà tonali naturali del noce di risuonare appieno, soprattutto nelle calde frequenze medie.
Tra gli altri dettagli degni di nota abbiamo le meccaniche satinate nere, il manico in mogano con un mordente noce dotato di toni cromatici che si mescolano perfettamente col fondo e le fasce in noce, la sovrimpressione in eucalipto per tastiera, ponte e paletta, e le corde in fosforo bronzo D’Addario XS. Tutti i tre modelli presentano componenti elettroniche ES2 e una custodia AeroCase marrone.
Presentazione dei modelli
Grand Theater (GT) AD11e-SB
L’AD11e-SB introduce il corpo GT nella famiglia American Dream e, con esso, un nuovo gusto percettivo e sonoro. I fan delle chitarre small body apprezzeranno le proporzioni compatte che offrono una lunghezza di 61,28 cm per una sensazione piacevolmente sinuosa sulle mani e una portata semplificata lungo tutta la tastiera. E grazie alla catenatura interna C-Class, la GT unisce una risposta rapida e vivace a una straordinaria profondità dei bassi, il che la rende una delle chitarre small body più complete in circolazione.
Grand Concert (GC) AD12e-SB
Questo modello small body presenta proporzioni leggermente maggiori della GT, ma preserva il feeling intimo che tanto attrae i musicisti con stazza o mani più piccole, oppure chi ricerca una voce più precisa per il fingerstyle, le registrazioni o le sessioni in ensemble. Qui, il motore vocale è la catenatura V-Class, che reagisce con un’abbondante risposta dinamica alle plettrate più vigorose.
Grand Pacific (GP) AD17e-SB
Il nostro corpo Grand Pacific non è una novità nella serie American Dream, e questa versatile dreadnought a spalla tonda risponde perfettamente anche ai musicisti che preferiscono il corpo dreadnought. Così come gli altri modelli Grand Pacific, la GP riceve la sua voce dalla catenatura V-Class per fornire una potenza molto limpida nei bassi che si fonde uniformemente con le legnose medie frequenze e le pulite e decise note acute. Tutti questi elementi si vanno a sommare nella piena voce dinamica che favorisce un’ampia gamma di applicazioni pratiche.
Siamo entusiasti di presentare un altro legno per strumenti ispiratore, l’eucalipto corteccia di ferro rosso, come nuovo e ricco suono della nostra Serie 500 rinnovata
In quasi cinque decenni di storia della Taylor, il fatto di non essere vincolati dalla tradizione si è ripetutamente rivelato uno dei nostri maggiori punti di forza. Ci ha dato la libertà creativa di esplorare di continuo nuove idee e di spingere i parametri della liuteria verso nuove ed entusiasmanti direzioni.
Un settore in corso di esplorazione è l’uso dei legni per strumenti, in parte alimentata dal nostro desiderio di scoprire nuove sfumature sonore, e in parte guidata dalle moderne realtà di approvvigionamento del legno e dalla necessità di rispettare ciò che le foreste del mondo possono fornire.
Nell’ultimo decennio, in particolare, i progetti di tutela ambientale che abbiamo avviato hanno guidato molto le nostre scelte di approvvigionamento del legno. Probabilmente conoscerete il nostro lavoro con l’ebano in Camerun a partire dal 2011, compreso l’utilizzo dell’ebano variegato, a lungo trascurato, per le nostre tastiere. Nel 2020 abbiamo presentato i nostri primi modelli con frassino Shamel proveniente da alberi a fine vita che dovevano essere rimossi da alcune comunità californiane. E pochi mesi fa abbiamo lanciato la nostra Serie 700 in koa, con una nuova qualità di koa hawaiano che abbiamo scoperto durante i nostri sforzi di ripristino delle foreste alle Hawaii.
La verità è che la nostra linea di chitarre è un ecosistema musicale molto curato e in continua evoluzione. Nonostante la nostra azienda di chitarre sia cresciuta, siamo riusciti a bilanciare la necessità di creare una catena di fornitura stabile ed etica con l’agilità nel rispondere al mondo in continua evoluzione che ci circonda.
Che cosa rende buono un legno per chitarre?
Ci sono molte considerazioni da fare per decidere quali legni scegliere per la nostra linea di chitarre, soprattutto quando consideriamo una nuova specie che non è già associata a degli strumenti musicali. Innanzitutto, ha delle caratteristiche fisiche che si traducono bene in suoni musicali? Altrettanto importante: il legno è lavorabile? In altre parole, può essere tagliato, essiccato, levigato, piegato, incollato e trasformato in una chitarra senza deformarsi, incrinarsi o causare altri problemi durante la produzione o una volta finito lo strumento? Può essere reperito in modo etico ed economico? Il livello di qualità è costante? Esiste una quantità sufficiente a soddisfare le nostre esigenze di approvvigionamento per un periodo di tempo prevedibile? Quanto tempo impiega un fornitore per distribuirlo? Apporta qualcosa di unico alla nostra offerta di chitarre? E se si tratta di un legno appena arrivato nel mondo delle acustiche, cosa ci vorrà per affascinare i musicisti? Ci siamo capiti.
Fortunatamente, in qualità di azienda consolidata con una solida reputazione nel campo della costruzione di chitarre, rigorosi standard di produzione, una buona reputazione in termini di etica commerciale e una base di clienti entusiasti (grazie!), abbiamo un alto livello di credibilità quando sosteniamo un nuovo legno.
Inoltre, abbiamo un liutaio di chitarre di nome Andy Powers, che sa come sfruttare al meglio le virtù musicali di un legno.
Una linea diversificata
Nel primo numero di Wood&Steel di quest’anno (Vol. 102) abbiamo parlato con Andy dell’evoluzione in corso qui alla Taylor del design chitarristico e del suo desiderio di diversificare molto la nostra linea. Un modo con cui ha spostato l’ago della bilancia è nelle ricette di suoni sfumati che ha sviluppato per differenziare i modelli, soprattutto dopo aver creato le catenature brevettate Classe V e Classe C, che possono essere adattate in modo ingegnoso in base alla forma del corpo, all’abbinamento dei legni e al profilo timbrico che si vuole ottenere dalla chitarra. Questi sforzi, insieme alle innovazioni apportate da Andy agli stili dei corpi nell’ultimo decennio (l’introduzione della Grand Orchestra, della Grand Pacific e della Grand Theater, la reinvenzione della Grand Symphony e l’introduzione di modelli a 12 tasti e 12 corde per la Grand Concert) hanno ampliato enormemente la tavolozza delle personalità musicali uniche della nostra linea.
Parte del processo di perfezionamento dell’offerta di chitarre consiste nel considerare la nostra linea di strumenti in modo olistico e nel valutare il rapporto tra una serie di chitarre e l’altra. Per esempio, con il recente riavvio della Serie 700, abbiamo avuto la fortuna di accedere a un’abbondante fornitura di koa hawaiano splendidamente colorato e striato che, secondo Andy, meritava un trattamento estetico e sonoro unico nella linea, al di fuori della nostra Serie Koa esistente. Quale sarebbe stata la giusta collocazione per questo prodotto? Un posto, pensava, che rendesse un po’ più accessibile ai clienti una chitarra interamente in koa massello.
Alla fine, la Serie 700 è sembrata la collocazione migliore. In questo modo avremmo avuto tre diverse presentazioni estetiche delle nostre chitarre in palissandro: la Serie 400, la Serie 800 e la Serie 900.
Builder’s Edition K24ce (L) and 724ce (R)
La migrazione del mogano
Un altro classico legno per strumenti, il mogano, si è diffuso in modo simile in diverse parti della nostra linea. All’interno della Serie 300 è stato aggiunto alla combinazione di sapelli e abete che caratterizza da anni i modelli con top in mogano. Per un certo periodo, abbiamo abbinato il fondo e le fasce in blackwood della Tasmania ai top in mogano. Più di recente abbiamo deciso di sostituire il blackwood con il mogano e offrire così ai musicisti diversi modelli interamente in mogano all’interno delle nostre serie. Ciò ha permesso ad Andy di pensare maggiormente all’uso del mogano e all’evoluzione della Serie 500, da decenni caratterizzata da questo legno. Come potrebbe diventare la Serie 500 con tutte queste chitarre in mogano della Serie 300?
Nel frattempo, da diversi anni Andy lavorava con un altro legno urbano, l’eucalipto corteccia di ferro rosso, e aspettava il momento giusto per introdurlo nella linea. Sembrava un’occasione d’oro.
Il legno urbano rivisitato
Prima di parlare dell’eucalipto corteccia di ferro rosso, vogliamo ricordare la nostra iniziativa sul legno urbano. All’inizio del 2020 abbiamo presentato quattro nuovi modelli sotto la bandiera della nostra collezione Builder’s Edition. Uno di questi, la Builder’s Edition 324ce, aveva fondo e fasce in frassino Shamel, o sempreverde, che abbiamo deciso di chiamare Urban Ash per richiamare l’attenzione sulla storia unica delle sue origini.
Andy era entusiasta di questo frassino californiano non solo per le sue caratteristiche intrinseche, ma anche perché ha segnato l’inizio di una nuova promettente iniziativa di approvvigionamento urbano in collaborazione con la West Coast Arborists, Inc. (WCA), una sofisticata operazione di gestione degli alberi.
Builder’s Edition 324ce featuring Urban Ash
Come descritto in quel numero di Wood&Steel, la WCA fornisce una serie di servizi arborei a centinaia di comuni ed enti pubblici in tutta la California e in parte dell’Arizona. Questi programmi arborei, pianificati e gestiti, creano importanti chiome verdi per le città e le periferie, compresi i parchi e altri spazi pubblici, nonché le strade e le autostrade dei quartieri. Nell’ambito di un accordo contrattuale con i singoli comuni, la WCA pianta, cura e rimuove, se necessario, questi alberi. Inoltre, nel database di proprietà della WCA si trova l’inventario di oltre dieci milioni di siti arborei.
Il nostro interesse nell’esplorare la praticabilità del legno urbano è nato dall’effettiva curiosità di Bob Taylor di sapere cosa succede al legno di questi alberi a fine vita e se possono essere utilizzati per creare un valore aggiunto per le comunità. Come abbiamo raccontato in altre storie, ci siamo rivolti al nostro arborista locale che, guarda caso, era la WCA.
Il nostro Direttore della Sostenibilità delle Risorse Naturali, Scott Paul, ha guidato l’iniziativa, coordinando la visita di un gruppo della Taylor, inclusi Bob e Andy, alla sede centrale della WCA ad Anaheim per incontrare il loro team. È emerso che anche la WCA stava cercando un modo per ottenere maggiore valore dagli alberi a fine vita che aveva rimosso, soprattutto in seguito all’aumento dei costi di smaltimento, e aveva lanciato un programma di riciclaggio del legno urbano trasformatosi in un programma di fornitura chiamato Street Tree Revival, che taglia il legname e produce tavoli realizzati con pannelli con bordo vivo e altri prodotti in legno.
Poiché molte di queste specie non erano utilizzate in commercio o non erano legni utilizzati per strumenti musicali, Andy ha fatto degli “assaggi con una motosega”, tagliando dei campioni di alcune specie che sembravano meritevoli di ulteriori indagini.
“È stato come se uno chef camminasse lungo il corridoio di un mercato ortofrutticolo e vedesse verdure o frutti sconosciuti”, racconta Andy. “E iniziasse a pensare: ‘Come posso lavorare con questi prodotti per esaltarne i sapori migliori?’.”
Andy ha portato in fabbrica una buona varietà di campioni di legno per effettuare alcuni test. Ha anche ristretto l’elenco delle specie basandosi su considerazioni pratiche, concentrandosi su quelle che considerava le dieci principali contendenti.
“Molte specie di alberi non hanno le caratteristiche pratiche per essere usate in falegnameria.”
Andy Powers
“In termini di approvvigionamento, volevamo sapere quali erano gli alberi più abbondanti”, spiega. “Poi ho cercato quelli con il giusto tipo di struttura, altezza e diametro per fornire delle tavole, e con le giuste caratteristiche per lavorarci. Alcune di queste specie rispondevano a queste caratteristiche, tra cui il frassino Shamel. Si poteva essiccare, segare, incollare, levigare e rifinire. Può sembrare strano da dire, ma molte specie arboree non hanno quelle caratteristiche pratiche che permettono loro di essere utilizzate per la lavorazione del legno. E poi, al di là di questi criteri semplicistici, il legno deve produrre un suono eccellente. È una prova difficile da superare per un albero.”
La capacità di essiccare correttamente il legno è un aspetto fondamentale, dice Andy.
“Dedichiamo tanta attenzione alla capacità di essiccare il legno perché questa determinerà la stabilità di una chitarra nel corso della sua vita”, spiega. “In sostanza, se non è possibile essiccarlo senza che si crepi, si deformi, si rompa o si distorca, sarà difficile ricavarne qualcosa di consistente e affidabile. In un certo senso, un legno che non si comporta bene causerà dei problemi.”
Per quanto riguarda il frassino Shamel, Andy aveva la netta sensazione che sarebbe stato un buon legno per strumenti, grazie alla familiarità con altre specie di frassino utilizzate per costruire chitarre.
“Ho lavorato con molti frassini, da quello duro del nord a quello leggero di palude”, dice. “In questo caso, osservando il tipo di struttura delle venature di questo frassino, avevo la ragionevole aspettativa che avrebbe funzionato bene, e alla fine è andata anche meglio del previsto. Quel legno aveva caratteristiche così eccezionali, ed era così simile a dei legni che conoscevamo bene, che ci è sembrato sensato lanciare la nostra prima chitarra in legno urbano utilizzando quel legno.”
[Nota dell’editore: in un’altra sezione di questo numero presentiamo due modelli in edizione limitata interamente in Urban Ash, la 424ce LTD e la 224ce-UA LTD.]
È nata una stella tra i legni per strumenti
Una scoperta sorprendente, che si sarebbe rivelata fortuita, era un legno noto come eucalipto corteccia ferro rosso (Eucalyptus sideroxylon).
“L’eucalipto corteccia di ferro rosso era insolito”, dice Andy. “Tecnicamente appartiene alla famiglia degli eucalipti, ma non si comporta come la maggior parte di loro, di cui molti tendono a torcersi e a muoversi in modo imprevedibile. Ancora più sorprendente è il fatto che questo albero è molto duro e denso, come se fosse un tipo di legno tropicale della famiglia del palissandro. In effetti, è uno dei pochi legni che affondano nell’acqua. È come l’ebano.”
Quando Andy ha esplorato le sue caratteristiche meccaniche in modo più dettagliato, è rimasto piacevolmente sorpreso dalla sua lavorabilità: poteva essere essiccato con regolarità senza complicazioni.
“Di solito i legni più densi sono difficili da essiccare e tendono a distorcersi, un fattore che deve essere controllato attentamente per ottenere una parte della chitarra stabile… come l’ebano”, spiega. Con l’eucalipto corteccia di ferro rosso, invece, siamo rimasti sorpresi nel constatare che potevamo essiccarlo bene e con regolarità, come potremmo fare con il palissandro delle Indie Orientali. Questo legno ha delle caratteristiche simili. È molto stabile.”
Un altro stereotipo dei legni così duri (e ce ne sono pochi, osserva Andy) è che hanno un contenuto oleoso che rende difficile incollarli. Ancora una volta, l’eucalipto corteccia di ferro rosso si è dimostrato un’eccezione.
“Oltre a tutte queste caratteristiche, ha una delle texture più uniformi e lisce di qualsiasi altro legno denso che abbia mai visto”, spiega Andy.
Grazie alla sua durezza, densità e levigatezza, all’inizio Andy lo aveva preso in considerazione per le tastiere e i ponti, ma con le sue sfumature rosate e bruno-dorate, per il momento ha deciso di non utilizzarlo. Ma sospettava che avrebbe funzionato molto bene come legno per fondo e fasce. E aveva ragione.
Conosciamo l’eucalipto corteccia di ferro rosso
L’eucalipto corteccia di ferro rosso (Eucalyptus sideroxylon) è una delle oltre settecento specie di eucalipto presenti in tutto il mondo. La storia delle specie di eucalipto in California risale agli anni ‘50 del XIX secolo, quando diverse specie (tra cui l’eucalipto corteccia di ferro rosso) furono importate dall’Australia e piantate come potenziale fonte di legname e fibre.
La specie più prolifica in California (e nel mondo) è l’eucalipto blu a crescita rapida (Eucalyptus globulus), riconoscibile dagli strati di corteccia scrostati e dalle foglie blu-verdi profumate e oleose. Ironia della sorte, il suo legno non si è rivelato ideale per l’edilizia.
L’eucalipto corteccia di ferro rosso, invece, ha delle caratteristiche diverse. La corteccia è spessa, resistente e molto solcata, mentre sotto di essa il legno rosso è forte, duro e denso. Come legname, questo legno durevole è stato utilizzato per travi, binari e altri progetti edilizi. L’albero tollera anche siccità e gelo, il che gli ha permesso di sopravvivere in habitat non autoctoni.
Dare forma al suono
Ora che conosce le proprietà strutturali dell’eucalipto corteccia di ferro rosso, Andy ha sviluppato una ricetta di sonorità per una chitarra Grand Auditorium e ha costruito alcuni modelli prototipo. Come legno per il top, ha optato per l’abete Sitka torrefatto (arrostito). La combinazione dei due legni e il suono con una versione della sua catenatura Classe V danno vita a quella che Andy descrive come una nuova variazione del classico suono dato dalla combinazione abete/palissandro: un incrocio tra palissandro ed ebano, con l’aiuto della moderna ingegneria acustica sotto il cofano.
“Il suono è audace, ricco e dolce… ricorda molto un pianoforte.”
—Andy Powers
“L’eucalipto corteccia di ferro rosso ha una qualità timbrica che produce il suono profondo e chiaro del palissandro, ma con l’effetto smorzante dell’ebano o del mogano che aiuta a smussare i suoni spigolosi”, spiega. “Il suono è audace e ricco, ma dolce. Ha la risposta amplificante a campana di un legno denso: è vibrante e dinamica. Immaginate di poter prendere il suono tradizionale di una chitarra in palissandro, con medie piene e calde. Ha un carattere molto simile a quello di un pianoforte.”
In una sessione dimostrativa nel campus Taylor a giugno, Andy ha suonato la versione finale della sua Grand Auditorium e la prima impressione di chi era in sala è stata quella del volume e della grande proiezione prodotti da questo strumento, anche con un tocco più leggero.
“È un suono audace, molto fedele, bilanciato da questa dolcezza sonora che lo rende davvero accattivante”, spiega Andy. “Quando suono una nota bassa, è chiara come una campana e niente stride. Non è confusa, non è un legno dal suono spugnoso o molliccio.” Grazie alla densità dell’eucalipto rosso, definirei il suono di questa chitarra come muscoloso e forte. Quando suono questa chitarra è come se amplificasse tutto ciò che faccio. Mi restituisce più di quello che le do, come se le note volessero saltare fuori dallo strumento. Non vedo l’ora che le persone imbraccino queste chitarre.”
Progettando la nuova Serie 500
Avendo avuto a disposizione prototipi di chitarre in eucalipto corteccia di ferro rosso nel suo studio per diversi anni, Andy ha avuto molto tempo per pensare a come inserirle nella nostra linea. E con l’uscita di altri modelli in mogano nella Serie 300, la Serie 500 è sembrata la collocazione ideale per lanciare queste chitarre. Essendo il secondo legno urbano presente nella nostra linea, segna anche un’altra fase del nostro impegno nei confronti del legno urbano, mettendolo in mostra in una serie legacy, che esiste da quasi altrettanto tempo della nostra iconica Serie 800.”
Per onorare l’eredità classica della Serie 500, Andy ha abbracciato un’estetica tradizionale, ma con tocchi decorativi distintivi per completare il nuovo abbinamento di legni. Il fondo e le fasce in eucalipto corteccia di ferro rosso presentano un bordo sottile che accentua le naturali sfumature rossastre e bruno-dorate del legno, che ricordano i colori del mogano di cui prende il posto. Anche il corpo e il manico sono caratterizzati da un edgeburst leggermente sfumato: la sottile spolverata di colore del top aggiunge un sobrio look vintage al top in abete tostato leggermente scurito. La finitura del corpo è lucida, mentre il manico è satinato. Tra i dettagli, si annoverano un nuovo ed elegante motivo di intarsi “Aerial” in acrilico italiano, con battipenna e filetto in finta tartaruga, una rosetta ad anello singolo in abalone con filetto decorativo in acero e blackwood, e meccaniche Taylor in nichel.
In termini di offerta di modelli, inizialmente lanceremo la serie rinnovata con due soli modelli di corpo, la Grand Auditorium 514ce e la Grand Concert 512ce, a cui seguiranno altri modelli previsti nel 2023. (Un appunto: l’attuale Builder’s Edition 517 resterà invariata e manterrà l’abbinamento di legni mogano/abete torrefatto e altre caratteristiche.)
Anzi, il volume e la ricchezza del suono potrebbero essere ancora più impressionanti nel modello Grand Concert, dato il corpo più piccolo. Andy l’ha suonata in una sessione dimostrativa e la resa sonora è stata notevole.
“Il suono è chiaro, pulito e bello, ma con un volume sorprendente e una ricchezza simile a quella di un pianoforte”, dice. “Anche se si tratta di una Grand Concert, posso iniziare a suonare gli accordi [lo fa] ed è davvero così. Sono entusiasta della resa.”
Se volete vedere ulteriori reazioni alle nuove chitarre della Serie 500, date un’occhiata alla nostra carrellata di feedback degli artisti.
La nostra prima chitarra Grand Auditorium presenta fondo e fasce in Urban Ironbark, la 514ce produce un sound dolce ma vigoroso che combina la fedele voce del palissandro col mogano dalle medie frequenze calde ma intense, e l’equilibrio sonico in tutto lo spettro. Grazie all’abbinamento col top in peccio di Sitka torrefatto per un sound maturo e moderato e alla catenatura V-Class per volume e sustain migliorati, la 514ce offre una potenza perfetta per i musicisti più aggressivi e una sensibilità tattile che fornisce un ampio intervallo dinamico perfetto per gli amanti del fingerstyle. Coi nuovi intarsi Aerial in acrilico italiano, una rosetta in abalone ad anello unico, una tenue tintura che evidenzia le ricche tonalità rossastre dell’Urban Ironbark, un lieve edgeburst e un’accennata rifinitura lucida per il corpo, la 514ce trova un accordo tra gli stili visivi tradizionali e contemporanei.
La 512ce è uno dei nostri primi modelli con fondo e fasce in Urban Ironbark massello, un legno denso e duro che offre una risposta ricca e sofisticata con una voce bassa e precisa che ricorda il palissandro indiano, oltre alla potenza e al focus nelle medie frequenze del mogano. La 512ce Grand Concert abbina l’Urban Ironbark con un top in peccio di Sitka torrefatto, offrendo una personalità ben dosata che abbina il sound caldo simile a un pianoforte con un notevole equilibrio lungo tutto lo spettro tonale. Grazie alla catenatura V-Class interna, questa compatta semiacustica offre una proiezione riempitiva e un sustain florido che regalano una qualità vigorosa senza sacrificare la sensibilità al tocco più delicato. Tra le decorazioni visive troviamo i nuovi intarsi Aerial in acrilico italiano, una rosetta in abalone ad anello unico arricchita con una filettatura in nero e acero, e un edgeburst squisitamente sottile.
La stupenda gradazione del koa delle Hawaii, la rifinitura opaca ultrasottile e la sonorizzazione vivace rivelano un look, una sensazione e un sound tutti nuovi
L’illustre eredità del koa hawaiano è strettamente intrecciata con la storia delle isole Hawaii. Questa specie nativa e presente unicamente nelle Hawaii (Acacia koa) è da secoli venerata nella cultura hawaiana. Il koa abbraccia anche un significato simbolico (“koa” significa “guerriero” in hawaiano) in quanto era usato come risorsa fondamentale per realizzare di tutto: armi, ciotole, canoe, tavole da surf, remi, ukulele e la steel guitar hawaiana resa famosa dal pioniere musicale Joseph Kukeku a fine 1800.
In realtà, fu proprio quando venne impiegato per strumenti musicali che il koa prese piede anche al di fuori delle isole. Le accattivanti melodie hawaiane suonate su quelle stesse steel guitar emigrarono negli altri stati americani a inizio 1900, grazie ai musicisti hawaiani che giravano il paese in qualità di ambasciatori culturali, diffondendo l’amore per la musica hawaiana e mischiandosi con altri generi musicali americani molto famosi come il ragtime, il country e il blues negli stati del Sud. Gli strumenti a corda in koa presero piede negli Stati Uniti negli anni ’20, grazie a compagnie come Weissenborn e Martin che avviarono la produzione di strumenti in koa. E mentre la musica hawaiana iniziò a passare di moda negli anni ’30, la stessa sorte toccò all’uso del koa negli strumenti, motivo per cui i produttori di chitarre ripresero i legni più tradizionali come palissandro e mogano.
A metà anni ’70 ci fu un ritorno del koa nel mondo delle chitarre acustiche, quando una nuova ondata di giovani liutai iniziò a lavorarlo. Bob Taylor costruì la sua prima chitarra in koa nel 1980 e, nel 1983, introdusse formalmente la serie Koa nella sua linea Taylor. Mentre Taylor cresceva come azienda e Martin reintroduceva il koa nel suo portfolio di legni, il koa riconquistò la sua fama nell’industria delle chitarre acustiche. Oggi, più di quarant’anni dopo che Bob costruì la sua prima chitarra in koa, Taylor è strettamente collegata a questo legno, forse più di qualunque altra azienda produttrice di chitarre.
Negli anni, l’utilizzo del koa da parte nostra ha visto fasi di crescita e di calo, conseguentemente anche a una serie di fattori come la disponibilità della materia prima, i costi e la nostra capacità di produrre le gradazioni di legno che preferiamo, nell’ottica di mantenere uno standard estetico che segua una certa logica. In realtà, la straordinaria e tanto amata striatura del koa che usiamo nella nostra serie Koa è, in linea di massima, una minoranza presente solo in una piccola percentuale di alberi.
Crescendo sempre di più, Taylor ha affrontato sfide e opportunità nella produzione di legni come il koa. Da un lato, necessità produttive maggiori rispetto ai liutai “boutique”, ragion per cui a volte è stato più difficile per noi ottenere una certa fornitura di legno dalla gradazione pregiata usata per i modelli della serie Koa. In realtà, a metà anni ’90 e nei primi del 2000, abbiamo deciso di mettere in pausa la produzione della serie Koa e di usare questo legno con più moderazione, secondo disponibilità. In questo periodo, Taylor offrì ridotte quantità di modelli in koa in edizione limitata (talvolta molto decorate, altre volte dall’aspetto più modesto e a un prezzo più accessibile) e, dopo l’introduzione della nostra T5 semiacustica hollowbody, abbiamo tenuto le partite migliori di koa per i top della T5 Custom e per altri ordini personalizzati.
Alla fine, la serie Koa è stata reintrodotta nella linea Taylor nel 2007 e, con la sua continua crescita ed evoluzione, la maggiore struttura produttiva ci ha offerto un ecosistema di chitarre più diversificato per poter lavorare col koa non solo in termini di gradazione del legno, ma di dimensioni per le chitarre. Se pensiamo alla GS Mini in koa e ai modelli di Baby Taylor attualmente in commercio, queste chitarre più piccole permettono l’uso perfetto dei tagli di legno non sufficientemente grandi per altri modelli full-size. Questo ci permette di sfruttare al meglio ciò che l’albero offre per natura.
Inoltre, usiamo il koa anche per alcune chitarre impiallacciate. Per cui, oltre ai modelli di GS Mini e Baby (abbinati a top in koa massello), è possibile tagliare il koa più striato per creare splendide impiallacciature per il fondo e le fasce delle nostre chitarre in koa della serie 200 Deluxe. Questo regala agli amanti delle chitarre (e del koa) un’ulteriore splendida opzione tutta da scoprire.
Il valore della gradazione
Un singolo ceppo di koa può contenere una gamma di gradazioni molto diversificata. Aprire un ceppo è, sotto vari punti di vista, il momento della verità in cui scopriamo come tagliare, livellare e impiegare il legno. Il nostro obiettivo è essere il più responsabili possibile nel nostro utilizzo, massimizzando la rendita di un albero per creare chitarre e minimizzando gli sprechi dovuti all’utilizzo di pezzi di legno più piccoli per altre componenti come binding, filettatura, elementi della rosetta, e via di seguito. Inoltre usiamo il koa per alcuni nostri supporti da muro e coperchi per il cofanetto di plettri TaylorWare. In più, di recente Bob Taylor ha deciso di produrre un’edizione limitata di taglieri in koa per Stella Falone, l’azienda di utensili da cucina in legno avviata da lui stesso nel 2018 per dare un ulteriore valore all’ebano inutilizzabile per strumenti musicali.
Le chitarre nei boschi: pezzi di koa alla Pacific Rim Tonewoods, dove il legno viene selezionato
Alla scoperta dei veri colori del koa
Negli ultimi anni, Taylor Guitars e il nostro storico fornitore Pacific Rim Tonewoods che taglia il koa per noi, hanno collaborato per investire nella produzione futura del koa. Nel 2015, abbiamo avviato un’innovativa partnership (dapprima chiamata Paniolo Tonewoods, solo di recente ribattezzata Siglo Tonewoods) volta alla riforestazione degli alberi hawaiani e alla produzione di koa nelle Hawaii. (L’articolo su questa collaborazione lo trovi qui.)
Grazie ad accordi di amministrazione a progetto presi con proprietari terrieri privati nelle Hawaii, a Siglo è concesso di tagliare un determinato numero di alberi di koa ben definito e, in cambio, noi ci impegniamo a investire ogni singolo dollaro in numerosi progetti di riforestazione. È proprio grazie a questi accordi che siamo riusciti a tagliare noi stessi un maggior numero di alberi di koa, scoprendo nel frattempo molte più varietà di questo legno che mostrano una paletta di colori e una personalità visiva ben più ricche di quelle precedentemente riscontrate con i nostri fornitori. Il mastro costruttore di Taylor, Andy Power, rimase particolarmente entusiasta dalle nuove opportunità sorte.
“Vedere tutte queste splendide tonalità è stato entusiasmante come quando abbiamo capito la potenziale variegatura dell’ebano.”
“Questo scenario mi fa pensare a come una persona cresciuta nella giungla riesca a distinguere diverse sfumature di verde, a differenza di chi è cresciuto in un ambiente urbano”, dice. “In passato, conoscevamo la legna offertaci dai segantini, ma non avevamo mai avuto l’opportunità di conoscere tutte le meraviglie della foresta hawaiana. Solitamente vedevamo solo un’estremità dello spettro cromatico del koa; quello stravagante e super venato difficilmente lavorabile, che i segantini di solito destinavano alle chitarre, mentre molti altri alberi di koa servivano per altri scopi. Iniziare a lavorare a ciascun tronco più da vicino e vedere tutte queste splendide tonalità è stato entusiasmante come quando abbiamo capito la potenziale variegatura dell’ebano. In realtà, buona parte del miglior koa viene da alberi con una grana poco striata. Le fibre di molti alberi di koa crescono in maniera più retta, un po’ come la variante genetica che determina il capello riccio, mosso o liscio.”
Nuova gradazione, nuova serie
Esaminando la splendida variegatura striata di alcuna legna tagliata, Andy pensò di trattare questo koa in modo diverso e di progettare una chitarra interamente in koa con una personalità musicale più distinta rispetto alla già esistente serie Koa.
I blocchi di koa striato che usiamo per la serie Koa denotano un trattamento esteticamente più raffinato e sfarzoso. Gli elementi visivi come un edgeburst sfumato o un corpo con rifinitura lucida elevano la beltà del legno, mentre l’intarsio Spring Vine in acero, il top in acero e la filettatura su manico e paletta aggiungono un tocco d’eleganza. (I modelli della Builder’s Edition fanno un passo avanti ancora con un poggiabraccio smussato, intarsi lucenti in abalone e il bordo del top rifinito.)
Da un punto vista sonoro, Andy afferma che la serie Koa ha una voce con un sound che rispecchia l’estetica dello strumento.
“Le chitarre della nostra serie Koa hanno una voce che riflette questa estetica ultra raffinata, ricercata ed elegante”, dice. “Sono ricche e dolci.”
“Toccando il corpo, si sentono le texture del legno, la struttura granulare, i pori.”
In contrasto, per questo nuovo koa striato, che denominiamo “Select grade”, Andy voleva creare un’estetica più organica con una risposta del legno più diretta e dinamica.
“Questa chitarra l’ho pensata da fuori verso dentro”, afferma. “Volevo iniziare concentrandomi sulla connessione tattile col legno per enfatizzare la drittezza della risposta. Toccando il corpo, si sentono le texture del legno, la struttura granulare, i pori. La distanza tra musicista e legno viene assottigliata al punto che si sente il calore della superficie del legno.”
Per questo motivo, anziché una rifinitura lucida, Andy ha optato per una opaca ultra sottile a poro aperto. Oltre ai benefici tattili, la sottile rifinitura ricopre un ruolo importante nella voce della chitarra. (Per ulteriori dettagli sull’impatto della rifinitura sul sound della chitarra, consulta la sezione laterale.) E ha poi abbinato questo elemento a una leggera variazione della catenatura sul fondo associata alla nostra architettura V-Class. Il risultato è un sound un po’ più vivace e meno filtrato rispetto a quello delle chitarre della serie Koa.
“Queste chitarre preservano la dolcezza caratteristica di una chitarra in koa, soprattutto nelle medie frequenze, ma con una risposta più diretta, più naturale, più d’impatto”, dichiara Andy. “La sottigliezza di questa rifinitura non forza troppo lo smorzamento o la compressione. Si sentono infatti più elementi tattili nel suono, come le dita, il plettro che tocca le corde, la sottile sfumatura del sound naturale del chitarrista. Per me tutto questo dipende da chi suona, permettendo di esercitare un maggior controllo sul risultato finale.”
Come la rifinitura influisce sul suono
A Taylor, usiamo rifiniture di vari spessori sul corpo della chitarra, con numerosi modelli intermedi. Ma tolto l’aspetto visivo, lo spessore (e la densità) di una rifinitura (oltre ad altri fattori come la catenatura o la specie di legno) è un ingrediente importante nella ricetta che un liutaio usa per dare voce a una chitarra.
Applicare una rifinitura al legno dona un effetto smorzato alla chitarra. È un modo utile per calibrarne la voce purché, come spiega Andy, lo spessore rientri in un determinato range.
“Quando si mette in movimento qualcosa, si ha un insieme di parti del sound: la parte musicale, lo schema di vibrazione regolare, e poi le parti rumorose da evitare”, dice. “Questo elemento rumoroso della vibrazione è paragonabile alla distorsione meccanica. Udiamo il suono come rumore, che tende ad avere una frequenza ultra alta e vibrazioni deboli e irregolari che rendono la chitarra stridente o fastidiosa, talvolta quasi metallica. Applicare la giusta quantità di rifinitura sulla superficie aiuta a silenziare quel rumore, al contempo permettendo alle più forti vibrazioni musicali di mettere in movimento l’intera struttura.”
Applicando troppa rifinitura, spiega Andy, si può perdere parte della musicalità perché la piacevole risposta armonica viene praticamente filtrata. Viceversa, anche una chitarra acustica nuda e cruda senza il minimo di rifinitura non avrà un buon sound.
“Una chitarra acustica in legno grezzo non avrà abbastanza smorzamento da bloccare le vibrazioni più crude. È un effetto che spesso accade con i materiali artificiali o sintetici. Quando il fattore smorzante di un materiale si trova al di fuori di un range musicalmente piacevole, la chitarra suonerà pesante e ruvida, perché il materiale non ne favorisce le vibrazioni musicali a discapito di quelle non musicali. Sembra complicato, ma con un mix di sound buono e meno buono, il risultato finale sarà meno soddisfacente.”
Stando seduto nella sua officina a improvvisare con uno dei modelli interamente in koa disegnati da lui stesso, Andy fa una strana analogia col caffè per descrivere il sound diverso rispetto alla serie Koa.
Da sx a dx: K24ce Builder’s Edition, 724ce
“Una chitarra della serie Koa è come un cappuccino preparato a opera d’arte: delicato, delizioso, bello da vedere”, dice. “Ma è sempre un insieme di tutti gli ingredienti. Queste nuove chitarre in koa sarebbero come un caffè filtrato all’americana: chicchi prelibati, ben tostati e presentati nel modo più diretto possibile, per l’esperienza koa più pura. C’è tutto il sapore col minimo del filtro. Insieme alla percezione tattile calda e invitante, il risultato è uno strumento che offre un’inspirazione musicale unica.”
Dal punto di vista estetico, Andy volle che la chitarra rispecchiasse la sua personalità musicale.
“Volevo conservare le caratteristiche tradizionali, ma focalizzandomi su materiali naturali, così abbiamo selezionato un binding in palissandro e conchiglia vera per l’intarsio”, ha affermato. “Al contempo, però, non volevo che l’intarsio risultasse troppo vistoso e pesante.”
Il design dell’intarsio, chiamato Fountain, presenta un disegno elegante ma sottile in madreperla. Tra gli altri dettagli decorativi troviamo il binding in palissandro indiano (compreso nel foro di risonanza), una rosetta in paua accentata con palissandro e acero, bordo del top rifinito in palissandro e acero, un battipenna in acero scuro e meccaniche Taylor in bronzo lucido che creano un’armonia visiva con le tonalità del corpo in koa.
Le nuove chitarre entrano ufficialmente nella linea Taylor al livello della nostra serie 700, sostituendosi ai modelli della serie 700 in palissandro/abete, a eccezione della 717e Builder’s Edition, che conserverà il suo abbinamento di palissandro e abete torrefatto, più altre specifiche. Inizialmente, le nuove chitarre in koa verranno offerte in due diversi stili di corpo, entrambi interamente in koa: 724ce Grand Auditorium e 722ce Grand Concert. Andy è sicuro della nuova collezione in koa nella nostra linea, e questa modifica comunque non va a sovrastare le altre tre serie dedicate tutte al palissandro indiano (400, 800 e 900).
Cerca subito i nuovi modelli 700 in koa online e nei punti vendita.
Gli altri componenti della famiglia di chitarre Taylor in koa
A rendere questa collezione così strabiliante troviamo uno splendido koa striato, pregiatissima foggia e un vasto assortimento di modelli. Dalla compatta GT alla spassosa 12 tasti a un paio di gioiellini Builder’s Edition, la serie Koa mostra tutta l’eleganza di un’ampia gamma di personalità musicali.
Scegli tra il top in abete o in koa per questi modelli Deluxe, con una splendida impiallacciatura in koa per fondo e fasce, una rifinitura lucida per il corpo e la custodia rigida.
La gettonata famiglia della GS Mini consta di tre modelli in koa, tutti con top in koa e fondo e fasce impiallacciati in koa. I modelli Plus presentano un corpo con edgeburst sfumato e la resistente AeroCase, mentre il piacevolissimo basso è uno spettacolo in tutti i sensi.
L’illustre eredità del koa hawaiano è strettamente intrecciata con la storia delle isole Hawaii. Questa specie nativa e presente unicamente nelle Hawaii (Acacia koa) è da secoli venerata nella cultura hawaiana. Il koa abbraccia anche un significato simbolico (“koa” significa “guerriero” in hawaiano) in quanto era usato come risorsa fondamentale per realizzare di tutto: armi, ciotole, canoe, tavole da surf, remi, ukulele e la steel guitar hawaiana resa famosa dal pioniere musicale Joseph Kukeku a fine 1800.
Le opinioni di artisti, ingegneri del suono e critici sono unanimi e tutte sottolineano i grandi miglioramenti tonali: un maggiore output e sustain nel timbro, e una migliore sintonia armonica (o “intonazione”, se vogliamo) tra le note lungo tutta la tastiera. In parole povere, le chitarre suonano meglio. Stando alla critica e ai musicisti (inclusi molti di voi lettori con chitarre V-Class), la V-Class è un vero passo avanti.
Ma la promessa più importante guardava al futuro. Il mastro liutaio Andy Powers la vide come una piattaforma liberatoria che non solo migliorava la musicalità dei nostri strumenti, ma gli avrebbe permesso di esprimersi donando a ogni modello una personalità musicale ancora più unica. Ciò avrebbe poi dato modo ai musicisti di esplorare una palette di suoni acustici ancor più diversificata.
I quattro anni successivi ripagarono dal punto di vista sonoro, portando a una stabile trasformazione della linea Taylor. Oltre ad adattare la V-Class agli altri modelli Taylor già esistenti, Andy usò la V-Class per ideare un nuovo corpo, il Grand Pacific, una chitarra dreadnought a spalla tonda con un profilo sonoro diverso dall’ormai classico Grand Auditorium. E se il sound generale del corpo Grand Auditorium era più “moderno”, ovvero più chiaro e dinamico con note ben definite, quello del Grand Pacific tendeva più verso il tono tradizionale del dreadnought, più caldo e maturo, caratterizzato da note più ampie che si mescolano tra loro. Grazie alla V-Class, la Grand Pacific produce basse frequenze più definite, eliminando quelle impurità che spesso tormentavano i classici corpi dreadnought in fase di registrazione o nei live.
Oltre a tutto questo, la V-Class diede ispirazione a Andy per creare la nostra classe di chitarre Builder’s Edition premium: si tratta di strumenti che sposano alla perfezione la sonorizzazione della V-Class di ciascun modello con le rifiniture contornanti volte a un maggior comfort per migliorare la sensazione e permettere a chiunque la suoni di esprimersi più liberamente. La serie Builder’s Edition è ormai diventata una corposa collezione che consta di nove modelli ben distinti.
Poi arrivò la Grand Theater, o GT, che non solo inaugurò un nuovo corpo, ma anche una nuova categoria di chitarre con una lunghezza della scala di 612,775mm, inferiore rispetto alla nostra Grand Concert di 631,825mm. A questo giro, Andy adattò le sue idee per la V-Class alle singolari proporzioni della chitarra, dando vita così alla catenatura C-Class™, un design asimmetrico che permette alla chitarra di produrre una risposta di basse frequenze più potente rispetto a qualunque altra chitarra delle stesse dimensioni. Perfetta per i musicisti in cerca di una chitarra che combini la rapidità di una chitarra più piccola con un sound ricco e profondo.
Assolute novità in campo di forme del corpo, sia la Grand Pacific che la Grand Theater sono presto diventate i fiori all’occhiello della linea Taylor, attirando i musicisti in modi molto diversi dagli altri nostri modelli. La versatilità della Grand Pacific è paragonabile a quella dell’intramontabile Grand Auditorium; La GT, invece, ancora recente e tutta da scoprire, è in una fase di continua crescita grazie ai musicisti che ne scoprono le innumerevoli virtù: la comodità, l’incisività e l’espressività musicale che regala a chiunque la suoni.
E con l’inizio di questo nuovo anno, una notizia che non vi sorprenderà: la GP e la GT rientrano tra i nuovissimi modelli in uscita, illustrati nelle prossime righe.
AD27e Flametop
Un’esperienza Taylor più “rustica” con un look e un sound d’altri tempi
Da un punto di vista sonoro, l’AD27e Flametop è senz’altro la novità più interessante. Monta un corpo Grand Pacific che si aggiunge alla serie American Dream con una voce completamente diversa dalle altre creazioni di casa Taylor. E così come il corpo Grand Pacific aveva segnato una linea di demarcazione dal sound moderno e fedele che caratterizza le nostre chitarre, la Flametop arriva a esplorare ancora più a fondo quel timbro caldo e profondo.
La chitarra trae origine da svariate idee musicali. Per prima cosa, negli ultimi anni Taylor ha intensificato le sue connessioni con artisti di Nashville, Los Angeles e altre comunità musicali. Il team responsabile delle relazioni con gli artisti ha indagato chiedendo a numerosi musicisti cosa cercano e cosa evitano in una chitarra acustica in base al genere che suonano, e noi ci siamo impegnati a mostrare a quanti più musicisti possibile la GP (e, di recente, la GT), presentandola come emblema della diversità acustica Taylor.
Ultimamente, sempre più musicisti di vari generi sono stati attratti dai sound acustici meno cristallini e che, anzi, enfatizzano una personalità più calda, legnosa e, talvolta, granulosa.
Data la propensione della Grand Pacific a un sound dreadnought più maturo, Andy Powers ha pensato bene di sfruttare quel corpo per sviluppare una variante leggermente diversa e con caratteristiche più vivaci, soprattutto per quanto riguarda le alte frequenze. Ha inoltre pensato che questo modello sarebbe rientrato bene nella serie American Dream, che tende ad avere un’estetica più morbida, più organica, più rustica. Al contempo, con caratteristiche funzionali più naturali che solleticassero l’interesse dei musicisti live.
Quanto alla scelta dei legni, Andy era ben conscio dei problemi di fornitura (dovuti alla pandemia e a un’impennata nelle richieste), e di nuovo cercò di usare quello che già avevamo a disposizione, una sorta di politica “svuotafrigo”: un approccio che permise lo sviluppo della serie American Dream. In questo caso, avevamo già una buona quantità d’acero e, ai fini della ricerca del sound, Andy decise di poterlo impiegare sia nel top che nel fondo e nelle fasce. Solitamente, l’acero non è molto usato nei top di chitarre acustiche (la tavola armonica potrebbe risultare un pelo imprevedibile), ma con il design della V-Class, Andy ritenne di essere in grado di controllare il movimento del top affinché rispondesse ai comandi. Soprattutto in questo caso, in cui la risposta desiderata era tutt’altro che dinamica.
Un’altra strategica decisione di design presa per ottenere il sound ricercato è stata la scelta di corde D’Addario in nichel bronzo non rivestite (.012 – .053). Questa particolare lega attribuisce alla chitarra una texture sonora molto diversa.
“D’Addario le chiama nichel bronzo perché hanno il colore delle corde avvolte in nichel, ma alla fine sono una via di mezzo”, spiega Andy. “Le corde hanno una particolare risposta se usate su un’acustica: non perdono di intensità, ma non sono neanche vivaci come ci si aspetterebbe da una muta in bronzo appena montata.”
Come illustrato da Andy nella nostra chiacchierata, le corde in nichel bronzo tendono a eliminare alcune tonalità di alte frequenze per addolcirne la risposta. Parlando della propria esperienza in studio, Andy preferisce lasciar maturare un po’ le sue corde prima di passare alla fase di registrazione.
“Spesso ricerco un sound dalla vivacità più cupa e tenue al tocco, per questo si sente più il legno e meno la corda in metallo”, afferma.
Nel complesso, tutte le singole decisioni di design che Andy ha preso (stile del corpo, legni, sfumature nella catenatura e composizione delle corde) regalano all’AD27e Flametop una voce straordinariamente persuasiva nella linea Taylor. In altre parole, un sound più asciutto, massiccio e confortevole. Oppure, per citare Andy: “Più polmoni, meno corde vocali.”
Si tratta di un profilo timbrico che attrae più facilmente i musicisti che di norma non impazziscono per il “tipico sound Taylor”, che ritengono troppo brillante.
Andy paragona le differenze timbriche e la reazione di fronte alla Flametop con il modo in cui varie tecniche fotografiche riescono a evocare sensazioni diverse.
“Immagina un fotografo ad altissima risoluzione”, dice. “Io ad esempio ho guardato un sacco di foto di onde e surfisti. I colori sono accesissimi e la messa a fuoco è impeccabile, come se si riuscisse a vedere ogni singola goccia d’acqua. Per anni, quello stile fotografico è stato considerato il non plus ultra delle foto dinamiche che ritraggono surfisti in azione, poiché si tratta di foto tecnicamente molto difficili.”
“Eppure, a volte, mi ritrovo attratto da foto con colori quasi smorzati, oppure retroilluminate o leggermente sfocate. Questo perché in questo caso l’esperienza viene trasmessa in un modo più significativo e comprensibile, rispetto alla foto super tecnica con un fuoco perfetto. È il feeling catturato che cambia.”
Allo stesso modo, afferma Andy, la scelta di legni, design, corde e plettri è paragonabile all’illuminazione e al fuoco di una foto.
“Ci sono momenti in cui ricerchiamo un dettaglio vivace, limpido e ben definito, altri invece in cui un sound diverso evocherebbe meglio l’emozione o l’impressione del momento”, afferma. “Ci sembra più umano. E lo stesso vale per la pittura. Alcuni dei dipinti più evocativi trasmettono l’emozione dietro le quinte più di quanto catturino il realismo della scena.”
È uno spunto interessante, soprattutto considerando il fatto che la maggior precisione tonale fornita dalla catenatura V-Class torna infinitamente utile in fase di registrazione, in particolar modo nel contesto moderno della digitalità, in cui l’intonazione può essere regolata elettronicamente e le chitarre acustiche risultano talvolta l’anello debole. Eppure, tutti noi sappiamo che alcuni dei brani più iconici e toccanti sono stupendamente imperfetti. È proprio l’imperfezione a renderli ancora più umani. E i chitarristi amano scoprire chitarre con personalità particolari, magari anche convenzionalmente “imprecise”. Sono proprio questi attributi a ispirarli, suscitando una risposta e una performance di un altro livello.
“Quelle “imprecisioni” ci attirano perché anche noi, in quanto persone, siamo fatti di imprecisioni”, spiega Andy. “Secondo me è questo che piace. È una sorta di somiglianza in cui ci rivediamo, e potrebbe essere proprio quello che cerchiamo per il brano che vogliamo suonare.”
Dal punto di vista visivo, Andy voleva che la personalità sonora dell’AD27e Flametop fosse rispecchiata da un’estetica appropriata. E ci è riuscito grazie alla tavola armonica in acero striato. Ha convogliato il carattere maturo di un paio di stivali o di jeans logori con una nuova cupa rifinitura in woodsmoke e un edgeburst sfumato con una satinatura su top, fondo, fasce e manico in acero. Come gli altri modelli American Dream, la Flametop presenta bordi smussati, intarsi da 4mm in acrilico italiano sui segnatasti e monta componenti elettroniche ES2 integrate (ma è disponibile anche senza). La chitarra viene spedita in una custodia Taylor AeroCase™.
AD22e
Una Grand Concert con top in legno duro entra nella serie American Dream
Andy è un grande appassionato di chitarre dal corpo più piccolo con top in legno duro, ed era entusiasta di far rientrare la Grand Concert con top in mogano nella serie American Dream.
“C’è qualcosa di speciale nella combinazione di top in legno duro su un corpo relativamente compatto”, dice. “È divertente da suonare, fa molto blues, il focus controllato del corpo lo rende un ottimo strumento su cui suonare fingerstyle o jazz e risponde bene anche agli accordi. La combinazione si abbina anche a numerosi generi musicali.”
L’abbinamento tra sapelli e mogano enfatizza la produzione di un sound asciutto, focalizzato e legnoso, con una piacevole risposta di medie frequenze, soprattutto grazie alla catenatura V-Class®. È prettamente improntata sul comfort dato dai bordi smussati e dalla morbidezza lungo i tasti grazie alla lunghezza di scala da 631,825mm e alle corde D’Addario in fosforo bronzo rivestite e di spessore ridotto.
Tra gli altri dettagli troviamo la filettatura nera del top, gli intarsi da 4mm in acrilico italiano sui segnatasti, una rosetta con un solo anello che mette in contrasto l’acero e il nero, un battipenna in carapace sintetico, una spessa rifinitura opaca che preserva la naturalità del legno e ne ottimizza la risposta acustica e meccaniche in nichel. La chitarra monta anche componenti elettroniche ES2 integrate e include una custodia Taylor AeroCase.
GTe Blacktop
Il noce aggiunge spessore sonoro alla voce della GT
Il noce è un legno che abbiamo usato molto spesso negli anni e che qui a Taylor contiamo di usare ancora per preservare un portfolio sano e bilanciato di specie provenienti da approvvigionamenti responsabili. Con la GTe Blacktop siamo entusiasti di offrire un’altra peculiare voce GT, e non siamo riusciti a resistere alla tentazione di decorarla con il nostro blacktop.
Dal punto di vista tonale, Andy ritiene sia meglio descrivere questo modello in noce paragonandolo alla controparte della GT in Urban Ash.
“Per quanto riguarda il design della GT, il fondo e le fasce in Urban Ash regalano una sensazione simile a una chitarra da flamenco”, afferma. “Ha una risposta veloce e vivace. Il frassino è leggero tanto quanto il mogano e offre un sound istrionico, rapido e dinamico. Il noce è vagamente più denso e un pochino più pesante, per cui offrirà un supporto più solido nelle basse frequenze. Parlando di note, non è altrettanto marcato ma sicuramente un po’ più intenso. Se la versione in Urban Ash dà più l’impressione di una chitarra da flamenco, quella in noce appare più come una chitarra classica, con un peso più serio e ampio dietro ogni nota.”
Come per gli altri modelli GT, le proporzioni compatte e la sinuosità al tatto rendono questo strumento straordinariamente invitante, inoltre la catenatura C-Class riempirà una stanza con sound e amplificazione impeccabili. Tra i dettagli degni di nota troviamo i comodi bordi smussati nel corpo, una rosetta che mette in contrasto acero e nero, intarsi da 4mm in acrilico italiano per i segnatasti, un corpo con sottili rifiniture opache e top nero, e meccaniche Taylor Mini in nichel. La chitarra monta anche delle componenti elettroniche ES2 integrate ed è spedita con una custodia AeroCase leggera ma resistente.
GTe Mahogany
Questa GT ti sembrerà viva per il suo carattere nudo e crudo
La famiglia GT cresce a vista d’occhio nel 2022, soprattutto con questa novità tutta in mogano. Con il suo sapore blues, questa chitarra dà il suo meglio sia negli arpeggi fingerpicking e flatpicking che negli accordi, grazie al top in mogano che ammorbidisce la risposta iniziale producendo una voce legnosa e calibrata ben bilanciata nell’intero spettro di frequenze. La sinuosità dovuta alla lunghezza della scala da 612,775mm semplifica la formazione degli accordi e il bending delle corde, rendendoli piacevoli per le dita. Si tratta di una chitarra anche divertente da elettrificare, perché la compressione naturale del top in mogano si traduce in un sound amplificato pulito e naturale, grazie anche alle componenti elettroniche ES2 integrate.
L’estetica è semplice ed elementare, grazie all’Urban Sienna (originariamente usato sulla GT Urban Ash) e alla sottile rifinitura opaca che accentuano le naturali venature nel corpo e del manico in mogano, percepibili al tatto. L’eucalipto che riveste il manico, il ponte e la paletta aggiunge una sottile variegatura, mentre i bordi smussati nel corpo favoriscono un aspetto quasi spoglio ed essenziale. Come la sua controparte in Blacktop, anche la GTe Mahogany incorpora una rosetta in acero e nero, intarsi da 4mm in acrilico italiano sui segnatasti e meccaniche Taylor Mini in nichel, e anch’essa include la nostra famosa custodia AeroCase.
GT 611e LTD
Ispirata alla 618e, questa GT in acero farà senz’altro parlare di sé
Fondo e fasce:acero massello a foglia larga striato
Questo modello di GT in edizione limitata è un bonus aggiunto per iniziare alla grande il 2022. In sostanza, è uno “spinoff” della nostra 618e Grand Orchestra in acero e abete, resa più accessibile grazie alle proporzioni compatte della GT.
Andy era molto soddisfatto della particolare presentazione estetica che aveva dato alla 618e quando l’aveva ridisegnata nel 2020 con la sfumatura Antique Blonde e l’esclusivo design di intarsi Mission (che abbiamo illustrato nel dettaglio nell’articolo sugli intarsi dello scorso numero). Dal momento che il corpo della GT deriva dalle curve della Grand Orchestra, Andy non poteva che creare una GT in acero e abete con lo stesso aspetto. E sebbene il sound non sia paragonabile alla grossa voce della sorella maggiore, la catenatura C-Class dota questa GT di incredibile potenza e profondità timbrica. In aggiunta, la sportività e la manovrabilità di questa chitarra la rendono un vero spasso da suonare.
“Si potrebbe descrivere come la maestosità di una Grand Orchestra in scala per noi mortali”, riflette Andy. “Poi possiamo aggiungere la rapidità del tocco, la sinuosità e tutti gli elementi che tanto amiamo della GT, uniti all’impatto visivo della 618.”
Proprio come la 618, la colorazione Antique Blonde apporta una bellezza delicata allo strumento, dalla leggera sfumatura sui bordi alla scura tonalità dorata sul fondo e sulle fasce che impreziosisce la bellezza dell’acero. Tra gli altri dettagli presi dalla 618e troviamo la combinazione di acero con rivestimento in koa e ivoroid, la rosetta in paua con rivestimento in koa e ivoroid, un battipenna in acero colorato e un corpo con rifiniture lucide. La chitarra monta anche meccaniche Taylor Mini in nichel ed è spedita con la nostra custodia AeroCase.
Le avventure di Taylor nel design degli intarsi rivelano una storia ricca di colori, un impegno preso con questo tipo di artigianato e un’affinità per un equilibrio estetico.
Bob Taylor siede nel suo ufficio, riportando alla memoria mezzo secolo di storia degli intarsi di Taylor, sin dai primissimi giorni da giovane liutaio. A un certo punto, la conversazione verte sull’intarsio più famoso dell’azienda: la paletta, il logo che impreziosisce ogni gioiello Taylor. La versione originale era ispirata al logo di un termometro appeso nella bottega di Lemon Grove, in California, dove l’azienda venne avviata nel 1974.
“Ho realizzato centinaia e centinaia di quegli intarsi armato solo di lima e seghetto”, sostiene Bob, avvicinandosi alla lavagna appesa alla parete. “Li disegnavo io, partendo in basso a sinistra”, poi inizia a tracciare l’intera sagoma del logo a memoria, dopo decenni che non lo intarsiava a mano. “Ce l’ho talmente impresso nella mente che potrei iniziare nell’angolo e fare tutto il giro. Potrei farlo anche a occhi chiusi.”
Il design degli intarsi nelle chitarre è un argomento molto variegato, una forma d’arte a sé incorporata nell’arte della liuteria. Seppur con un approccio estetico squisitamente minimalista che lascia spazio solo ai legni e ai contorni raffinati, la maggior parte delle storie intessute intorno all’arte dell’intarsio raffigura l’immagine di un’attività fortemente pittorica, narrativa o ultrapersonalizzata, un’opera che mostra un artigianato oltremodo singolare. Chi apprezza questo tipo di arte conoscerà già le opera dei maestri Grit Laskin, Harvey Leach e Larry Robinson, o magari dei più recenti Larry Sifel e Wendy Larrivee.
Componenti di un intarsio Spring Vine in acero realizzato a laser sulla tastiera per i modelli della serie Koa
“Ricordo ancora di quando osservavo Wendy incidere uno dei suoi giullari dai suoi blocchi di perla, tanti anni fa”, rivela Bob, estasiato dalle abilità di Wendy. “È un’arte andata perduta al giorno d’oggi.”
Parlando di Taylor, cercare di riassumere i momenti salienti di 50 anni di intarsi in un unico articolo è, ovviamente, un’impresa non da poco. Ci vorrebbe un’intera rivista dedicata, perché oltre al gran numero di intarsi realizzato nel corso degli anni, ci sarebbero tantissime storie da esplorare. Un esempio è l’evoluzione dei nostri metodi artigianali, partendo dai primi periodi in cui Bob tagliava manualmente la perla con una sega da gioielliere, all’integrazione dei software CAD/CAM, CNC e la tecnologia a laser, fino agli attuali metodi di sviluppo. Un altro esempio sono le sensibilità estetiche nate e definite qui a Taylor, e ancora gli stili evolutisi col tempo e le numerose scelte strategiche. Senza dimenticare le persone che negli anni hanno affiancato Bob, arricchendo il team di progettazione coi propri punti di vista artistici e le proprie abilità. Persone come lo storico partner creativo Larry Breedlove, il talentuoso designer Pete Davies Jr., padre di alcuni degli intarsi più incredibili di Taylor, fino all’attuale “architetto” Andy Powers, i cui visionari dettagli grafici creano un legame armonioso tra la personalità musicale della chitarra e le relative caratteristiche estetiche.
Il ruolo protettivo degli intarsi
Oltre all’aspetto decorativo di quest’arte, alcuni intarsi come le rosette rivestono un ruolo pratico che preserva una chitarra acustica da eventuali crepe.
Oltre all’aspetto decorativo di quest’arte, alcuni intarsi come le rosette rivestono un ruolo pratico che preserva una chitarra acustica da eventuali crepe. Il foro di risonanza sulla tavola implica la presenza di legno di testa esposto (più prossimo al ponte e al manico) e legno di filo (più prossimo alle fasce della chitarra). La superficie in legno di testa perderà e accumulerà umidità più rapidamente rispetto a quella in legno di filo. Di conseguenza, intarsiare una fascia di materiale intorno al foro evita che la tavola possa creparsi in quella zona a causa della diversa velocità di assorbimento.
Più o meno lo stesso accade con la filettatura intarsiata intorno ai bordi interni della tavola di una chitarra. Era questo lo scopo originale della filettatura sui violini. Ciononostante, solitamente le tipiche ƒ dei violini non vengono filettate a causa della loro forma troppo complessa. Ecco perché la maggior parte dei violini più antichi riporta delle crepe, seppur di lieve entità, solitamente nella tacca centrale delle due ƒ.
Una storia artistica ricca di intarsi
Per capire a fondo come Taylor si approccia al design degli intarsi è bene contestualizzare un po’ la storia di quest’arte nel mondo degli strumenti musicali. Il retaggio dell’intarsiatura delle chitarre acustiche a corde in acciaio ricorda un po’ un’impollinazione incrociata delle tradizioni di vari strumenti musicali con una storia di mezzo millennio. Nel corso dei secoli, il violino ha vissuto una notevole oscillazione nel modo in cui veniva decorato. Durante il Barocco, ad esempio, i violini presentavano considerevoli dettagli decorativi, un approccio che col tempo venne drasticamente striminzito fino a perdere ogni tipo di intarsiatura sulla tastiera. Al contrario, i liutai preferivano concentrarsi su altri tipi di decorazioni, come ad esempio la filettatura.
“La filettatura e la bombatura divennero il tocco di qualità dei liutai più abili”, afferma Andy Powers, uno dei migliori designer di chitarre di Taylor. “La sfida era mostrare il proprio livello di precisione nella filettatura e nel tocco artistico durante il taglio e l’assemblamento delle parti: dimensioni, proporzioni e l’aspetto dei punti di giunzione tra le componenti.”
Parlando di chitarre, se tentassimo di ripercorrere a ritroso il loro sviluppo tornando ai vecchi liuti o agli oud, ci imbatteremmo in esemplari di strumenti fortemente decorati. Ma potremmo trovare anche casi di strumenti con rifiniture più modeste per i musisti “folk” di ciascun’epoca.
I liutai classici presero spunto dalla realizzazione dei violini e preferirono lasciare la tastiera cruda, concentrando dunque la propria abilità in una filettatura più d’impatto, realizzando rosette a mosaico che mostrassero tutta la loro maestria.
Negli Stati Uniti, i creatori di banjo, soprattutto quelli dell’epoca jazz Dixieland degli anni ’20, adottarono un approccio decorativo più appariscente, spesso usando intarsi elaborati anche sulla tastiera. Ben presto quella stessa estetica venne adottata anche dai liutai di chitarre acustiche a corde d’acciaio per attrarre l’attenzione dei bangioisti. Tra i pionieri di questa tradizione troviamo Gibson ed Epiphone, dediti alla fabbricazione tanto di chitarre quanto di banjo.
“Se proviamo a osservare uno dei primi banjo o mandolini Gibson con un’intarsiatura elaborata, noteremo che non fu difficile applicare quegli stessi intarsi anche su una chitarra”, dichiara Andy. “Questi intarsi venivano realizzati su chitarre flat-top solo fino a un certo punto, ma sia Gibson che Epiphone erano nettamente più improntate su chitarre archtop, molto più utilizzate dai bangioisti che si avvicinavano alla chitarra. Spesso, queste chitarre presentavano i temi grafici dell’Art Déco, al tempo molto in voga, adottando l’estetica più accesa e dinamica dell’età del jazz. Era credenza popolare che questo desiderio di ribalta visiva potesse enfatizzare ulteriormente l’importanza, già di per sé crescente, della chitarra all’interno di una band.”
Intarsio Engraved Victorian sui modelli della seria 400 in edizione limitata
La storia dell’intarsiatura di Taylor
Facendo un passo indietro ai primi giorni di Taylor a metà degli anni ’70, Bob Taylor afferma che aggiungere l’intarsiatura alle chitarre fu gratificante sotto due punti di vista. Fu un modo per lui di affinare le sue abilità da giovane artigiano dedito alla lavorazione del legno, e in più di fare qualche soldo più con le chitarre vendute, così da assicurarsi l’affitto per l’azienda.
“Aggiungendo una tavola con bordatura in abalone e qualche intarsio qua e là, riuscii a far lievitare il prezzo di una chitarra da 600 a ben 900 dollari”, ricorda Bob.
Una delle primissime influenze artistiche di Bob per quanto riguarda il design degli intarsi fu il creatore di banjo Greg Deering. Bob lo aveva incontrato nel negozio di chitarre American Dream dove aveva iniziato a lavorare, mentre Deering lavorava come tecnico delle riparazioni. Più avanti, Deering passò brevemente a Taylor Guitars sempre come tecnico, per poi fondare l’azienda Deering Banjos.
“Fu un colpo di fortuna che Greg lavorasse lì, e ancor di più che poi si aprì una bottega vicinissima a me”, afferma Bob, “perché il suo è un vero e proprio talento innato.”
“Molte delle prime idee di intarsiature di Bob nacquero osservando elementi visivi della vita quotidiana (tra cui, come afferma, le famose piastrelle talavera) o altre fantasie tradizionali che si abbinano bene con le chitarre, come foglie, tralci e altri pattern a tema botanico.
“A proposito di foglie, incidendole si ottiene un risultato fantastico, ma in caso contrario è comunque possibile lavorare sui tagli”, afferma. “I primi tempi, quando utilizzavamo ancora il seghetto a mano, riuscivamo a incidere tagli molto profondi nelle foglie. Poi, una volta adottata la tecnologia CNC, all’inizio dovemmo abbandonare quella pratica perché le macchine non ne erano all’altezza. Avevano un diametro notevole, a discapito della precisione e del dettaglio. Poi col tempo i macchinari migliorarono e questo non fu più un problema.”
Nel segno di Larry Breedlove
Nel 1983, un abile artigiano e liutaio di nome Larry Breedlove iniziò a lavorare a Taylor. Nei tre decenni che seguirono, Larry collaborò con Bob al design dei prodotti, definendo l’eleganza che oggi si accomuna per antonomasia con le chitarre Taylor: dalla sinuosità della cassa e la forma del nostro iconico ponte fino ai numerosi intarsi caratteristici di ogni Taylor. Breedlove donò alla forma delle sue chitarre una sensibilità organica, architettonica e strutturale davvero unica. L’amore per il legno e per il design innovativo fu di ispirazione per il mondo del design delle acustiche da un punto di vista più estetico.
“Larry era paragonabile a un mobiliere all’avanguardia. Costruiva mobili leggermente più spigolosi, ma al contempo non così diversi da una sedia a dondolo Sam Maloof”, dice Bob. “Le sue creazioni erano organiche un po’ come Gaudí, ma comunque diverse. Erano più scolpite e rifinite, una via di mezzo tra organico e meccanico. Le sue forme e le sue idee erano davvero piacevoli per gli occhi. E quell’estetica si sposava perfettamente col tipo di intarsiature che usavamo. Diciamo che abbiamo rimodernizzato alcuni dei vecchi intarsi tipici dei banjo.”
Breedlove si ispirò molto anche al design di intarsi avviato con la serie Artist di Taylor a metà anni ’80 (tra cui le innovative rifiniture cromatiche delle chitarre per nomi come Prince, Kenny Loggings e Jeff Cook degli Alabama). Durante questo periodo, Breedlove iniziò a usare materiali alternativi per gli intarsi, così da espandere la sua palette di colori.
Da grandi apparecchiature derivano grandi idee
Gli anni ’90 si rivelarono un decennio di mutazione per Taylor Guitars sotto vari punti di vista. Per prima cosa, le chitarre acustiche vissero un ritorno in auge dopo un decennio di quiescenza commerciale, grazie anche al programma TV MTV Unplugged. Dopo dieci anni dominati da sintetizzatori, batterie elettriche e hair metal, le chitarre acustiche finalmente tornarono a fare tendenza, grazie anche ad alcune band rock che spogliarono le loro hit più di successo creandone versioni in acustico. E molti rocker furono felici di scoprire che il profilo sottile e la grande suonabilità dei manici Taylor erano paragonabili a quelli di una chitarra elettrica. Altri artisti emergenti come la Dave Matthews Band resero la chitarra acustica il perno intorno al quale ruota la loro musica (e la cosa migliore è che le chitarre Taylor divennero un pilastro dei loro live dagli anni ’90 in poi).
Le nostre chitarre erano sempre più popolari e Taylor implementò nelle fasi di progettazione, sviluppo e fabbricazione delle attrezzature e delle tecnologie sempre più d’avanguardia. Le frese computerizzate e la tecnologia a laser introdussero nuovi livelli di precisione e congruenza di produzione. Queste attrezzature si rivelarono davvero rivoluzionarie. Gli intarsi in madreperla o in abalone, così come gli incavi in cui si collocano, potevano essere tagliati con maggiore precisione usando la fresa CNC.
“Con l’arrivo del CNC”, spiega Bob, “potemmo progettare intarsi più belli da vedere per le nostre chitarre più costose. Ed eravamo certi che l’intarsio sarebbe rientrato perfettamente nell’incavo grazie al CNC, anche qualora venisse realizzato da un altro fornitore. Era come ordinare un carburatore per l’auto; eravamo certi che, al momento dell’installazione, ci sarebbe entrato. In precedenza, ogni intarsio significava praticamente inizare da capo.”
I laser aprirono a nuovi materiali di intarsi oltre alle tradizionali conchiglie, tra cui vari legni e materiali sintetici come il ColorCore® Formica®. E grazie al diametro ridotto del raggio laser (pari a 0,2 mm) e alla precisissima sovrapposizione, i laser poterono essere adoperati per incidere nel dettaglio materiali come legno o acrilico, migliorandone così l’aspetto.
A metà anni ’90 l’azienda iniziò a definirsi sempre di più anche grazie al successo della Grand Auditorium appena uscita. Taylor decise dunque di investire più risorse creative nel design e nelle intarsiature custom. Verso la fine del decennio, Taylor aveva nettamente incrementato la propria abilità di realizzare intarsi visivamente attrattivi per i modelli standard, in edizione limitata e custom. E grazie ai rapporti stretti e coltivati con artisti di successo, negli anni successivi l’azienda iniziò a impiegare nuove attrezzature per realizzare una serie di intarsi più pittorici designati a chitarre esclusive di alcuni artisti, senza dimenticare gli altri modelli in edizione limitata.
Uno dei design di intarsi più elaborati dell’epoca fu creato per la Cujo (lanciata nel ’97), con un retro in noce striato e con le fasce realizzate con un albero rimosso da una fattoria della California settentrionale. La particolarità della Cujo è che l’albero in questione apparve in alcune scene dell’adattamento cinematografico del romanzo “Cujo” (1983) di Stephen King. Il romanzo parla di un San Bernardo morso da un pipistrello malato di rabbia, che arriva a terrorizzare una madre e suo figlio. Composto di vari materiali tra cui legno e conchiglie, l’intarsio raffigura alcuni elementi narrativi del racconto come il cane, il pipistrello, un fienile e l’albero di noce stesso. La congruenza della tecnologia impiegata per gli intarsi ci permise di realizzare una serie di 250 esemplari.
Intarsio sulla tastiera per la chitarra Cujo
Un altro fondamentale artista del settore di quel periodo era un giovane talento chiamato Pete Davies Jr., che giunse a Taylor subito dopo una laurea in design conseguita nel 1999. Pete riuscì a sfruttare la sua naturale predisposizione per quest’arte dando vita a intarsi pittorici fortemente intriganti, che gli storici fan di Taylor riconosceranno immediatamente. Il suo primo design fu una carpa koi realizzata sulla nostra Living Jewels in edizione limitata, la cui prima versione diede poi vita alla nostra serie Gallery. L’opera presentava delle carpe koi molto variopinte che “nuotavano” lungo la tastiera e tutt’intorno al foro di risonanza della chitarra in acero striato e peccio di Sitka, poi colorata di blu per simulare l’acqua. Quanto ai materiali dell’intarsio, Davies usò quelli sintetici: ColorCore, perla sintetica e un materiale composito di turchese, corallo e pietra tritati e mescolati con della resina. La chitarra era uno spettacolo, così come gli altri modelli della serie Gallery: la Sea Turtle, con tartarughe marine intarsiate sulla tastiera e con il retro del corpo in acero biondo striato decorato con una medusa e un’altra tartaruga. Della stessa collezione venne realizzata una terza edizione limitata, la Gray Whale, che presentava una balena intarsiata e una stupenda rosetta con un galeone che si estende fino all’interno del foro di risonanza.
Intarsi di carpa koi sul manico e intorno al foro di risonanza.
Intarsi sulla tastiera per la chitarra Sea Turtle
Intarsi sul fondo di una chitarra Sea Turtle della serie Gallery
Un altro elaboratissimo intarsio di Davies fu creato per la Liberty Tree, realizzato in legno di un tulipifero di 400 anni che durante la rivoluzione americana del 1776 fungeva da punto di incontro per i patrioti di Annapolis, nel Maryland. Lo schema di Davies inneggia all’importanza storica dell’albero, raffigurando nella paletta la prima versione postrivoluzionaria della bandiera americana, una raffigurazione incisa a laser della pergamena della Dichiarazione di Indipendenza che si estende dal manico fino alla tavola armonica, una rosetta con 13 stelle (ognuna delle quali rappresenta le 13 colonie originarie) e uno stendardo dell’epoca coloniale che parte dal bordo della tastiera e si srotola fin sopra la rosetta. Tra l’importanza storica del legno e l’intarsiatura che ne rende omaggio, il risultato fu una chitarra di indiscutibile rilievo.
Intarsio e rosetta per la chitarra Liberty Tree
Intarsio Running Horses su koa e acero tagliato a laser
Tra gli altri design custom creati originariamente da Davies per i modelli in edizione limitata troviamo: un intarsio fiammeggiante per la Hot Rod (HR-LTD) in edizione limitata. Una chitarra che trae ispirazione dai bolidi del passato, con fiamme intarsiate (in legno) lungo la tastiera e intorno al foro di risonanza; una splendida intarsiatura di cavalli in acero e koa per la Running Horses (RH-LTD); e un pellicano intarsiato in koa, noce, legno di seta e mirto.
Dopo cinque anni, Davies decise di abbandonare l’azienda per perseguire la sua carriera nel 2004. (Purtroppo, ci abbandonò prematuramente nel 2014 all’età di 37 anni.)
Intarsio custom fatto a mano da Andy Powers prima che entrasse in Taylor
La Jumbo Rick Nielsen Signature Model tutta in acero nero, realizzata per il chitarrista solista dei Cheap Trick, presenta un intarsio esplosivo a scacchiera
L’intarsio di un muletto sulla tastiera della chitarra Pallet
La chitarra Hot Rod, ideata da Pete Davies Jr.
La chitarra Pelican presenta dei pellicani intarsiati ideati da Pete Davies Jr. e tagliati a laser da pezzi di koa, legno di seta, noce e mirto
La John Denver Commemorative Model con intarsi di koa, acero, noce e pau amarelo realizzati a laser
Un nuovo compromesso
Prima che Pete Davies Jr. lasciasse l’azienda, Taylor stava attraversando un periodo di notevole crescita. La compagnia si stavo spingendo oltre i limiti artistici con una fertile produzione di intarsi custom rivolti ad artisti e diverse altre proposte di chitarre in edizione limitata. Con l’abbandono di Davies, Bob Taylor, Larry Breedlove e gli altri del team di sviluppo iniziarono a pensare al futuro, e ai pro e contro di continuare a investire nell’approccio estetico e di adottare un programma di produzione custom ben solido.
“Ci eravamo dedicati a quello, avevamo il vento in poppa e gli affari andavano bene, finché poi cominciai a sentire che eravamo giunti a uno stallo. Avevamo cercato di farne un mercato. C’era gente che voleva chitarre stralussuose con prezzi da capogiro. E nonostante le cifre che chiedevamo, non guadagnavamo nulla. Questo perché Larry vi si dedicava completamente, perdendosi a volte in un buco nero per interi mesi.”
“Non volevo che qui a Taylor Andy diventasse famoso come re degli intarsi. Volevo che lo si conoscesse come colui alla continua ricerca delle capacità di una chitarra.”
Bob Taylor
Contestualmente, Taylor continuò a innovare con il suo design di chitarre. Nel 2005, l’azienda introdusse la T5 elettroacustica hollowbody. Il disegno della Grand Symphony, progettato da Bob e Larry Breedlove, nacque un anno dopo, seguito da altri design che includevano una baritono a 8 corde e, nel 2010, la GS Mini, anch’essa figlia di Bob e Larry.
Poco prima di quel periodo, Bob era entrato in contatto con un giovane ma talentuoso liutaio della zona chiamato Andy Powers, offrendogli di entrare nell’azienda in qualità di ideatore di chitarre di nuova generazione per Taylor. Andy accettò, firmò il contratto e iniziò ufficialmente a gennaio 2011.
“Con l’arrivo di Andy giungemmo alla conclusione che non volevamo più focalizzarci su chitarre su misura note principalmente per le intarsiature pregiate”, ricorda Bob. “Andy è un liutaio formidabile ed eravamo pronti a concentrarci sulla qualità della chitarra come strumento musicale, anziché come semplice bomboniera. Realizzare intarsi della levatura di opere d’arte richiede infatti tante, tante energie in termini di talento e gestione. In quel periodo ritenemmo apportuno continuare a realizzare intarsiature sempre molto eleganti, ma ben lontane dalle tematiche affrontate in passato.”
L’ironia della sorte, aggiunge Bob, è che Andy, oltre a essere un vero mastro liutaio, è anche un geniale intarsiatore in grado di dare vita a temi altamente pittorici.
“Realizzava intarsi pazzeschi. Addirittura delle tigri che attraversavano la chitarra”, dice. “Ma non volevo che qui a Taylor Andy diventasse famoso come re degli intarsi. Volevo che lo si conoscesse come colui che ha notevolmente e ulteriormente innalzato il livello qualitativo delle nostre chitarre, sempre con un’ottica progressista e di durabilità. Credevamo entrambi che fossero questi i valori che volevamo offrire ai nostri clienti.”
Intarsio sul battipenna per la serie Presentation
L’epifania di Andy
Andy va molto fiero delle intarsiature su misura che realizzava prima di entrare in Taylor. Ed è facile capirne il perché. Non solo dispone di un portfolio incredibilmente icastico, ma tutte le sue opere erano interamente realizzate a mano.
Un intarsio elaborato di una tigre e un drago per l’ukulele custom realizzato da Andy Powers prima di entrare in Taylor
“Ammiravo molto la tradizione di intarsiatura a mano”, dice. “Lavoravo con un seghetto da gioielliere e con lime minuscole. Era come lavorare nel ‘700.”
In base al tipo di intarsiatura commissionata per le sue chitarre, Andy traccia dei parallelismi coi tatuatori contemporanei.
“Pensiamo alla varietà di tatuaggi esistenti”, riflette. “In giro si vedono nomi di bambini, raffigurazioni di storie di vita, frasi motivazionali, motti, credo. Molti si approcciano all’intarsiatura con lo stesso spirito. Vogliono che il proprio strumento racconti la loro storia: esperienze, difficoltà, successi e fallimenti. E a me questo piaceva molto perché amo l’aspetto umano di questo lavoro.”
Apprezzava molto anche la sfida artistica di dover ricercare un modo per rappresentare graficamente la storia di qualcuno, trovando il compromesso con i mezzi e i materiali del lavoro a mano. Ma quando Bill Collings di Collings Guitars entrò a fargli visita nella sua bottega, Andy iniziò a maturare una visione ben diversa.
“Ogni design di intarsi dovrebbe farci capire la sensazione e il sound che la chitarra regalerà.”
Andy Powers
“Guardava una chitarra che stavo assemblando per un mio cliente”, ricorda Andy. “Avevo trascorso settimane su un intarsio molto elaborato e ne andavo particolarmente orgoglioso. Dopo aver fissato la chitarra, Bill si gira e mi fa: Un lavoro eccezionale. Ma se fossi in te, penserei anche in mano a chi andrà questa chitarra dopo il suo primo proprietario, perché la gente vorrà suonarla molto più a lungo di quanto credi. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto e, dopo averci pensato, risposi: In pratica, meglio non tatuarsi sul braccio il nome della mamma di qualcun altro. Giusto? E lui: Esattamente.”
Negli anni a seguire, conferma Andy, quella osservazione si rivelò veritiera, perché vide che molti suoi clienti regalavano le sue chitarre ai propri figli.
“Ci fu un caso in cui la persona che ricevette la chitarra mi disse: Adoro questa chitarra, ma racconta la storia di mio padre, non la mia. Quell’esperienza mi fece avvicinare ancor di più al lato tradizionalista di quest’arte, permettendomi di concentrarmi su temi che fossero di interesse universale. Ovviamente, i temi classici come i motivi botanici o le forme di stampo impressionistico, continuano a funzionare nella maggior parte dei casi.
Andy ricorda un viaggio fatto qualche anno fa a Cremona, qui in Italia, in cui ebbe l’opportunità di ammirare da vicino un pregiatissimo violino Stradivari.
“Aveva delle decorazioni molto elaborate, cosa non comune per l’epoca”, dichiara. “Alcune parti erano dipinte a mano, aveva degli elementi incisi e poi riempiti con del mastice contrastivo. Non erano dunque elementi propriamente intarsiati, ma avevano un effetto visivo molto simile. Aveva una fantasia bonatica e le linee avevano un’eleganza apprezzabile tanto oggi quanto nel ‘700, quando venne realizzato. Lo ritenni davvero uno splendido approccio alla decorazione di uno strumento.
Nel design degli intarsi
Come molti suoi altri design, Andy solitamente inizia con una bozza a matita degli intarsi.
Come molti suoi altri design, Andy solitamente inizia con una bozza a matita degli intarsi. (Per i più curiosi, va matto per le matite Blackwing.) Qui illustra alcune delle fasi nel processo di sviluppo di un intarsio.
“Ho alcuni criteri di partenza circa la chitarra in sé, per cui se si tratta di una chitarra moderna, so che all’intarsio serviranno dei punti per evitare che appaia troppo pesante. Così inizio ad abbozzare alcune idee, poi comincio a disegnare le varie revisioni usando carta da lucido o cartapecora, fino ad arrivare alla forma essenziale: un’idea che abbia il giusto DNA del design. Alla fine faccio delle conversioni al computer. Una volta ottenute le proporzioni, le dimensioni e le curve, inizio a lavorarci con un formato CAD/CAM per creare una geometria definita partendo dalla bozza iniziale.
“Ottenuta la geometria, spesso eseguo l’intarsio personalmente con l’ausilio dei macchinari. Se scelgo di usare la conchiglia, talvolta lavoro al fianco di Dave Jones, programmatore di intarsi qui a Taylor, e insieme tagliamo conchiglie vere. Spesso uso i laser sfruttandone la facilità e la velocità. Si possono anche realizzare repliche in altri materiali per non spendere una fortuna, ad esempio a volte viene usata la plastica intarsiata in un pezzo di legno per ottenere comunque un ottimo aspetto e le curve giuste. Creare curve guida per un macchinario CNC è una forma d’arte a sé, per cui con essi cerchiamo di capire se la geometria procede senza intoppi, se le macchine si inceppano o se si verificano interruzioni nella geometria. In pochi riescono a cogliere questa sfumatura, ma la macchina si limita a creare solo dei punti, al massimo aggiugendo qualche forma geometrica tra di essi.
“Una volta creato il percorso che la macchina dovrà seguire, si ottengono centinaia di segmenti geometrici singoli, tutti collegati in modo che sia la macchina a occuparsene. È una grossa sfida, ma mi entusiasma ogni volta.”
Subito dopo aver finalizzato il design dell’intarsio, Dave Jones del team di sviluppo del prodotto apporta delle modifiche con il CAD/CAM per stabilizzare il design, scrive i programmi necessari per la fresa CNC o il laser e lo prepara per la produzione. A seconda del materiale e del design, alcuni intarsi vengono realizzati in fabbrica, mentre altri, specialmente le conchiglie, vengono tagliati con il CNC secondo le precise specifiche da un’altra azienda: Precision Pearl o Pearl Works.
È inoltre necessario scrivere dei programmi per la fresa CNC perché incida gli incavi in cui verranno realizzati gli intarsi.
“In seguito ci occupiamo di un altro set geometrico, una derivazione del primo”, spiega Andy. “Ci sono spesso modifiche da apportare: deve sempre esserci un margine di movimento entro cui il legno può crescere o rimpicciolirsi. Ed è importante ricordare che non è possibile usare attrezzi rotanti per incidere un angolo interno. Per cui se c’è un design che arriva fino a un certo punto, quel punto non va tagliato, ma bisogna agire all’esterno. Perciò bisogna applicare delle forme separate che facciano spazio in quel punto.
Quando nella linea di produzione viene introdotto un nuovo intarsio, soprattutto uno di quelli più intricati o laboriosi da installare, Andy o Dave Jones lavorano con gli artigiani per assicurarsi che l’esecuzione risulti armoniosa ed efficiente.
“L’aspetto più importante dell’installazione di intarsi è mantenere la concentrazione ricordandosi cosa si sta facendo in ogni istante del procedimento”, chiarisce Jones.
Uno degli intarsi che richiede il massimo dell’attenzione è il battipenna in conchiglia di paua, della serie Presentation.
“La sfida sta nella sua delicatezza”, ammette Jones. “L’impiallacciatura del palissandro nel pattipenna ha uno spessore di appena 0,4572 mm, che diventa di 0.508 mm per gli intarsi in paua; abbastanza sottili da essere tagliati col laser. L’incavo deve necessariamente essere preciso. Dopo l’intarsiatura viene sottoposto a un trattamento ancora più minuzioso, per poi passare alla rifinitura e alla risovrapposizione di nuovo sotto il laser per ottenere un prodotto di alta qualità. Il nostro modo di lavorare è la prova dell’impegno che i nostri artigiani pongono nei confronti della qualità e della collaborazione.”
L’approccio di Andy alle intarsiature in Taylor
C’è un punto espresso da Bob Taylor con cui Andy si trova in forte accordo: il suo focus creativo in Taylor deve ruotare attorno a migliorare strutturalmente le chitarre, non esasperarne la personalizzazione. Ma alla luce di questo, Andy è comunque riuscito a partorire nuovi e geniali design di intarsi anche per la linea di chitarre Taylor standard.
Sin dal suo arrivo a Taylor dieci anni fa in qualità di mastro liutaio, Andy non ha mai fallito nel suo compito di trasformare praticamente l’intera collezione di chitarre Taylor ridefinendo il tocco, il sound e l’aspetto di alcuni modelli già esistenti, ma ne ha perfino introdotto di nuovi. Andy afferma che l’approccio estetico rimane lo stesso a prescindere dal tipo di chitarra: deve essere un processo olistico in cui la personalità musicale e il senso estetico condividono un’unica identità.
“Guardando un qualunque design di intarsio, dovremmo già capire la sensazione e il sound che la chitarra regalerà”, spiega. “Di certo le forme hanno la loro importanza, e lo stesso vale per i materiali e per il peso visivo, che dipende dall’intensità dell’intarsio stesso.
“I corpi di dimensioni più contenute tendono a dare un feeling più intimo, più elegante”, dice. “Ora immaginiamo ci siano grossi intarsi squadrati in madreperla in ogni punto. Otterremmo un manico molto lucente, ma la chitarra in sé sarebbe così visivamente “pesante” che ci parrebbe un macigno. Non sarebbe equilibrata. Ma con l’intarsio Belle Fleur, ecco che si ritrova l’equilibrio tra la forza e la delicatezza nato da un misto di Art Nouveau, Art Déco e un tocco di impressionismo stilizzato. Appena lo vedo capisco subito che si abbina col resto della chitarra. Nulla sovrasta nulla. Il tipo di curve usato richiama le curve della spalla mancante e del poggiabraccio; in pratica, la silhouette generale della chitarra. Tutti elementi che si sposano perfettamente.”
Ci sono tuttavia casi in cui questa filosofia di lavoro presenta delle sfide. Come da tradizione, ogni serie della linea Taylor condivide lo stesso set di decorazioni (e, in molti casi, lo stesso legno per il retro e per le fasce). Tuttavia, la stessa serie può contenere tipi di stili diversi per il corpo, con una conseguente differenziazione nella personalità sonora
È capitato dunque che Andy si prendesse una sorta di licenza creativa, uscendo fuori da questi schemi. La sua struttura della Builder’s Edition gli ha dato modo di “deviare” da una serie per creare una nuova classe di modelli che potremmo definire “director’s cut”. Con il lancio della Grand Pacific, ad esempio, Andy scelse di realizzare la 517 e la 717 Builder’s Edition con uno schema decorativo che riflettesse il retaggio tradizionale delle chitarre Dreadnought e con una diversa vocalità musicale per Taylor. Questi due modelli sono quindi caratterizzati da una sensibilità estetica e da un design di intarsi condivisi tra loro, piuttosto che ispirarsi rispettivamente alle serie 500 e 700.
L’anatomia dell’intarsio Mission
A un primo sguardo, il set di intarsi Mission sulla tastiera delle 618e e 818e Grand Orchestra sembra un design relativamente semplice.
A un primo sguardo, il set di intarsi Mission sulla tastiera delle 618e e 818e Grand Orchestra sembra un design relativamente semplice. Non è altro che una forma in simil blocco dal top smussato (con un paio di bordi a ogiva a specchio, comuni in alcuni stili architettonici classici). Ma uno sguardo più attento rivela dettagli con altre sfumature.
Per prima cosa, l’intarsio incorpora due materiali differenti: la porzione interna è in madreperla che gode di una lucentezza naturale, mentre il bordo esterno è in ivoroid.
“L’ivoroid non è dotato di alcuna lucentezza riflettente”, ammette Andy. “Non è dello stesso bianco-argento della perla e ha una certa granulosità. Le differenze cromatiche sono molto tenui, per cui da lontano è difficile distinguerle, ma la gradazione di bianco crema giustapposta su una tastiera in ebano permette all’occhio di scorgere meglio il design, evidenziando il contrasto tra la luce fredda della perla e il calore dello sfondo in ebano. Aggiunge uno strato di complessità visiva che si fa fatica a scorgere a primo sguardo.
Un altro aspetto degno di nota è il modo con cui Andy riesce a superare le limitazioni della fresatrice verticale CNC, affidandosi ai laser.
“Quando si usa una macchina computerizzata bisogna capire che non è possibile intagliare angoli acuti interni usando una fresa circolare”, spiega. “Se si tagliano le parti a mano secondo la tradizione, è possibile incidere angoli acuti anche all’interno perché col seghetto si riesce a realizzare anche tagli più squadrati. Ma col CNC, al massimo si può optare per un raggio ridotto al pari della fresa stessa.”
Col laser invece, spiega, è possibile incidere un angolo acuto interno. L’importante è riuscire a perforare il materiale. (I laser a volte non arrivano a tagliare le conchiglie di un certo spessore, ma non hanno problemi con materiali quali legno, acrilico o, come in questo caso, ivoroid.)
“Se osserviamo attentamente l’intarsio Mission noteremo che l’ivoroid, tagliato a laser, ha degli angoli molto stretti”, spiega Andy. “Il centro in madreperla ha degli angoli acuti esterni che corrispondono, più un angolo interno di corto raggio. In questo caso, il raggio interno va a vantaggio del design. Stiamo praticamente sfruttando le capacità delle apparecchiature e dei materiali per realizzare qualcosa di praticamente impossibile da ottenere a mano, quale che sia il livello di congruenza. Lo spessore della banda in ivoroid ha una precisione elevatissima: parliamo di decimi di millesimi di centimetro. Gli angoli sono sempre al posto giusto e il raggio è sempre della dimensione desiderata. Una precisione impossibile da raggiungere a mano. Credo che questo sia il mio intarsio a blocco preferito finora. Ha una tale carica visiva senza però risultare primitivo.”
Un ulteriore esempio (che tuttavia non ha nulla a che vedere con la Builder’s Edition) è il re-design della Grand Orchestra del 2020, che contiene la catenatura V-Class e un nuovo schema decorativo. La 618e e la 818e, i due modelli rivisitati, presentano una stessa intarsiatura, la Mission, diversa da quelle usate nelle serie 600 e 800. Come riferimento visivo per la potente voce della chitarra, Andy scelse dapprima un intarsio a blocco ma, dopo una più attenta osservazione, optò per un altro strato di dettaglio nell’intarsio: il blocco centrale in madreperla è contornato da un anello esterno in ivoroid tagliato a laser che offre un tenue elemento di gradazione. (Per ulteriori dettagli sull’esecuzione tecnica dell’intarsio, consulta la sezione nella barra laterale.)
“Ci sembra appropriato per una chitarra Grand Orchestra”, dice Andy. “Incarna proprio il sound di una Grand Orchestra. È potente, spinto, incalzante, ma al contempo con un certo livello di complessità e rifinitura che si pone in contrasto con le dimensioni. Potrei usare come esempio anche un piccolo intarsio, sia esso un segnatasti o una semplice decorazione, come opportunità per affermare la personalità di una chitarra, poiché tutti gli elementi raccontano una storia simile. Se guardiamo lo strumento ultimato dal punto di vista di un musicista, capiamo subito che le varie parti comunicano armoniosamente. È questo il successo di un intarsio, per me. Mi piace pensare che tra cent’anni, un musicista potrà guardare quella chitarra e sapere che tutto funziona nell’insieme.
È con tutta probabilità suonerà anche da paura.
In un prossimo numero di Wood&Steel, Scott Paul, direttore della sostenibilità delle risorse naturali, offrirà uno sguardo più da vicino alle nostre scelte dei materiali naturali, come madreperla e abalone.
Dopo essersi dedicati per decenni alla realizzazione di un’azienda di successo e di una filosofia creativa, i cofondatori Bob Taylor e Kurt Listug sono felici di passare il testimone ai dipendenti. Il futuro della Taylor e dei chitarristi non è mai stato così radioso.
È un lunedì mattina di gennaio, eppure non c’è traccia del solito andirivieni di chitarre nel reparto produzione di El Cajon, lo stabilimento californiano della Taylor. Dall’altra parte della strada, però, i nostri operai specializzati si sono riuniti nel parcheggio di fronte al magazzino spedizioni insieme al resto dei colleghi per un annuncio virtuale dell’azienda.
Un enorme pannello LED da dieci metri domina la scena e sullo schermo si vede un conto alla rovescia. I dipendenti portano le mascherine e sono distanti tra loro sotto il cielo azzurro della California meridionale. Altrove, i dipendenti Taylor che lavorano a distanza (compresi i nostri colleghi europei) hanno ricevuto le istruzioni per assistere alla diretta video.
La novità era stata preannunciata come un evento da festeggiare, seppur descritto in termini vaghi, perciò nell’aria si percepisce un’atmosfera di curiosità, con i dipendenti che chiacchierano tra loro o controllano le chat sui telefoni.
Scaduto il conto alla rovescia, comincia un filmato: si vede un orgoglioso diciasettenne, Bob Taylor, che stringe la prima chitarra mai realizzata dalle sue mani, una dreadnought a 12 corde. Il filmato continua riassumendo i momenti importanti dell’azienda, mentre le voci familiari di Bob e del cofondatore Kurt Listug commentano le foto d’archivio della loro gioventù e degli inizi travagliati della ditta.
Un gruppo di dipendenti guarda un video parlando del passato di Taylor prima che ne venisse annunciato l’azionariato dei dipendenti. Sullo schermo grande: Bob Taylor da giovane (1975 circa)
I due ricordano la passione nel realizzare chitarre che li portò al negozio American Dream, dove unirono le forze e comprarono l’attività per 3.700$, camminando sulle proprie gambe a 19 e 21 anni. Raccontano anche i problemi che affrontarono e la determinazione che li spinse a continuare controcorrente per dieci anni prima di riuscire a svoltare ed essere finalmente in grado di avere un introito regolare.
“Navigammo in acque difficili per tanto tempo”, racconta Kurt. “Dovemmo imparare ogni cosa. Come costruire chitarre. Come vendere chitarre. Come avviare un’attività”.
Il video continua mostrando l’evoluzione della Taylor fino ai giorni nostri. Bob e Kurt ringraziano gli impiegati per il duro lavoro e lo spirito di collaborazione che hanno alimentato la crescita e il successo dell’azienda, andando a formare la mentalità unica della ditta. Riconoscono anche i problemi del 2020.
“La prova del fuoco per la filosofia di un’azienda è la sua reazione alle avversità”, chiosa Kurt, mettendo in relazione la perseveranza e la capacità di affrontare problemi sua e di Bob nel primo periodo dell’azienda con la risposta alle sfide del 2020. “Ci teniamo a farvi sapere che siamo fieri del modo in cui la nostra intera organizzazione è stata all’altezza della situazione”.
Bob ribadisce il concetto ripercorrendo i successi del 2020, come la creazione fulminea della serie American Dream, l’introduzione della nostra nuova chitarra GT e l’adattamento degli operai ai nuovi protocolli per lavorare in sicurezza nell’era del COVID.
“Nonostante le difficoltà, Kurt ed io eravamo sicuri che la Taylor ce l’avrebbe fatta, anche diventando un’azienda più forte, perché ci siamo già riusciti in passato”, afferma. “E stavolta siamo stati aiutati dalla collaborazione di persone estremamente talentuose e motivate”.
Poi il video cambia scena: stavolta Bob e Kurt sono inquadrati insieme e si rivolgono direttamente ai dipendenti.
“Oggi è un giorno importante nella storia di Taylor Guitars”, annuncia Bob. “È un giorno che io e Kurt pianificavamo da moltissimo tempo”.
Kurt Listug che lavora al corpo di una chitarra nella bottega Taylor (1975 circa)
Menzionano una domanda che hanno ricevuto molto spesso di recente, specialmente ora che i due hanno superato la sessantina: “Cosa succederà a Taylor Guitars quando voi non ci sarete più?”.
“Anche se io e Kurt non prevediamo di andare in pensione a breve”, dice Bob, “si tratta di una domanda davvero importante e oggi riceverete la risposta”.
“Prima o poi ogni azienda di successo deve guardare oltre i propri fondatori”, dice Kurt. “Chi possiederà l’azienda? Chi saranno le persone migliori per guidarla verso il futuro? Chi preserverà i nostri valori e manterrà la filosofia che amiamo? Anche se io e Bob ci dedicheremo all’azienda ancora per molti anni, volevamo assicurarci che la ditta si trovasse nella posizione migliore per avere successo in futuro, così che abbia la possibilità di esistere per i prossimi cento o duecento anni”.
“Per noi, i migliori anni sono adesso e domani”.
Bob Taylor
Kurt illustra le normali opzioni per le aziende che studiano il passaggio di proprietà e come nessuna di esse fosse idonea per lui, Bob o Andy Powers, il progettista di chitarre diventato il terzo co-proprietario nel 2019: potevano passarla a un familiare (ma Kurt non ha figli e le figlie di Bob non si sono mai interessate all’azienda); potevano vendere la ditta a un altro produttore di strumenti musicali (hanno ricevuto offerte, ma secondo loro nessun’altra azienda avrebbe capito o custodito la filosofia della Taylor); potevano venderla a una società di private equity (che avrebbe potuto compromettere la salute finanziaria o il progetto imprenditoriale dell’azienda); quotarsi in borsa (ma la Taylor è troppo piccola per farlo).
“Nessuna di queste opzioni avrebbe preservato i valori aziendali o mantenuto l’obiettivo primario di progettare e realizzare i migliori strumenti musicali possibili, che è il segreto del nostro successo”, afferma Kurt. “E non avremmo più avuto in mano il timone dell’azienda”.
“Rimaneva solamente una soluzione che avesse un senso”, dice Bob ai dipendenti.
“Oggi io e Kurt siamo qui per annunciarvi che non siamo più i proprietari di Taylor Guitars”, dice. “Il 31 dicembre, mentre voi stavate festeggiando l’anno nuovo, io, Kurt e Andy stavamo firmando i documenti per passare ufficialmente la proprietà dell’azienda a voi, i nostri amati dipendenti. Avete capito bene, adesso Taylor Guitars è posseduta al 100% dai dipendenti. Congratulazioni!”.
Terry Myers, un dipendente della vecchia guardia (assunto 32 anni fa), si trovava nel parcheggio al momento dell’annuncio.
“Sono rimasto senza parole”, afferma. “Onestamente, quando ho sentito che l’azienda si preparava a un annuncio, ho pensato subito che fosse stata venduta e mi chiedevo chi fosse il nuovo proprietario. Però c’era un’atmosfera positiva che non mi quadrava tanto. Sappiamo bene che la vendita di un’azienda spesso porta a dei problemi per i dipendenti. Poi, quando ho sentito che i nuovi proprietari eravamo noi, non potevo crederci. Non me lo sarei mai aspettato! È stato un momento davvero speciale”.
Anche Al Moreno, un videografo dello staff presente per documentare l’evento, è rimasto colpito dall’annuncio.
“Mi sono sentito come un musicista che inizia a suonare con un gruppo di star”, racconta. “Sono molto orgoglioso di far parte di questa comunità di lavoratori”.
La transizione verso l’ESOP
Il meccanismo usato dalla Taylor per trasferire la proprietà ai dipendenti si chiama ESOP (programma di partecipazione degli impiegati alla proprietà). Regolamentato dalle leggi federali degli Stati Uniti, è un tipo di piano pensionistico che fornisce una quota di partecipazione agli impiegati qualificati di un’azienda tramite conti personali. Un fondo fiduciario detiene le quote dell’azienda per conto degli impiegati, dividendo e distribuendo poi tali quote nei singoli piani pensionistici (i dipendenti non comprano effettivamente le partecipazioni). Il valore di ogni piano pensionistico riflette l’andamento dell’azienda, perciò maggiori sono il successo e la crescita della ditta e maggiore sarà il guadagno dei dipendenti. Ogni anno l’azienda verserà un contributo nei conti dei dipendenti e, quando uno di loro lascia la ditta o va in pensione, incasserà una somma dall’ESOP in base al valore dell’azienda e alle quote del suo conto.
Bob e Kurt riflettono sul passaggio di ragione sociale, sul futuro di Taylor e su ciò che li rende più fieri.
“Oggigiorno sempre più lavoratori vengono lasciati indietro senza avere la possibilità di risparmiare e creare ricchezza”.
Kurt Listug
“Con la proprietà dei dipendenti possiamo sostenere i nostri lavoratori in un modo ancora più significativo”, dice Kurt. “Fornisce a tutti una quota diretta nel successo dell’azienda, così da continuare a puntare sulla produzione di strumenti musicali di alta qualità per le generazioni a venire”.
L’importanza di pianificare
È da diversi anni che Kurt, Bob e Barbara Wight, la direttrice finanziaria della Taylor, stano studiando l’opzione dell’ESOP: l’azienda ha pianificando questa transizione per circa sette anni. “Pianificare per il futuro”, afferma Bob, “è un principio fondamentale che lui e Kurt hanno imparato ad apprezzare fin dai primi tempi della loro collaborazione”.
“Io e Kurt avevamo vent’anni e stavamo cercando di strutturare la nostra azienda nel modo migliore possibile”, racconta. “Stavamo parlando con un avvocato quando a un certo punto ci disse: ‘Quando venderete la vostra azienda…’, al che lo interruppi subito chiedendo: ‘Che intendi dire? Non ho alcuna intenzione di vendere l’azienda’. E lui rispose: ‘Bob, un giorno la venderai, o quando muori o prima di morire quando sarai ancora al comando’. Quella frase mi colpì moltissimo e capii che era fondamentale pianificare in anticipo”.
Barbara Wight, assunta nel 2009 in qualità di direttrice finanziaria della Taylor, ha provato sulla propria pelle l’importanza di anticipare il passaggio di proprietà di un’azienda.
“Ho avuto un’esperienza molto impegnativa in un’azienda importante, uno dei leader mondiali del suo settore, quando ho aiutato a gestire il passaggio di proprietà successivo alla morte improvvista del fondatore, senza che fosse stato pianificato in precedenza”, racconta. “C’erano due parti in gioco: la gestione dell’azienda stessa e l’entità dell’azienda, che è come un organismo. E se non hai un piano di successione per la vita di quell’organismo quando ormai non ne fai più parte, allora quell’organismo farà molta fatica a sopravvivere”.
“La Zildjian fu fondata nel XVII secolo, la Martin nel 1833, non è raro che le aziende del settore musicale siano molto longeve”.
Barbara Wight
Quando Barbara fece il colloquio per la sua posizione alla Taylor, questo fu un importante punto di discussione con Bob e Kurt.
“Non volevo rivivere un’altra volta quel periodo”, afferma. “Volevo assicurarmi che Bob e Kurt capissero che dovevano pensarla allo stesso modo e, ovviamente, era già così, perché sono persone che ragionano sul lungo periodo. Allora abbiamo cominciato a discuterne fin da quando mi hanno assunta”.
Andy Powers e una carriera al servizio della Taylor
Quando si tratta di pianificare il futuro della produzione di chitarre, uno degli esempi più concreti è stata l’assunzione di Andy Powers da parte di Bob, arrivato quasi dieci anni prima del passaggio di proprietà. Chiunque abbia seguito la prolifica serie di innovazioni apportate dalla Taylor nel corso dell’ultimo decennio, può rendersi conto dell’enorme influenza di Andy nella progettazione di chitarre di nuova generazione. Non è un segreto che Andy è stato assunto per succedere a Bob Taylor, ma potreste non sapere che Bob stava cercando appositamente qualcuno ancora relativamente giovane che fosse pronto a dedicare la propria carriera alla Taylor. Quando Bob stilò l’elenco di competenze che il suo successore doveva possedere, questo doveva avere meno di trent’anni ma almeno venti anni di esperienza nella realizzazione di chitarre: un requisito apparentemente impossibile da soddisfare ma, sorprendentemente, non per Andy (costruì la sua prima chitarra quando aveva nove anni).
Andy ha confermato il suo impegno nella Taylor in mano ai dipendenti dopo l’annuncio di Bob e Kurt sul passaggio di proprietà.
“Intendo passare tutta la mia carriera qui a occuparmi delle chitarre che tanto amiamo”, afferma. “Bob dice sempre che lui e Kurt hanno lavorato a lungo per costruire fondamenta solide e un tetto che non faccia acqua, e ora passeremo i prossimi anni a realizzare l’arredamento”.
Bob considera l’assunzione e la collaborazione con Andy uno dei suoi maggiori successi e un esempio della lungimiranza dell’azienda.
“Andy è più bravo di me a progettare chitarre, penso che sia uno dei migliori al mondo, il che è fantastico perché ci permette di guardare a un futuro migliore invece di tentare di ricreare il passato”, afferma. “Per noi, i migliori anni sono adesso e domani”.
L’importanza degli impiegati e della filosofia aziendale
La Taylor sarebbe potuta rimanere un’azienda rispettabile nel mercato delle chitarre di fascia alta, ma sempre restando in piccolo. Bob e Kurt, però, hanno sempre avuto ambizioni più alte.
“Mi ricordo ancora quando comprammo l’American Dream”, racconta Kurt. “Dicevamo che un giorno saremmo diventati grandi come la Martin. Era un’immagine divertente per due ragazzi, ma puntavamo entrambi a quest’obiettivo”.
Con il passare del tempo, man mano che nuova gente si aggiungeva alle loro fila, Bob e Kurt hanno capito che per continuare a far crescere l’azienda senza rinunciare ai propri ideali dovevano realizzare una forte cultura condivisa con altre persone con la stessa mentalità.
“Ancor più di realizzare strumenti, io, Kurt e Andy amiamo creare lavoro e opportunità per le persone”.
Bob Taylor
“Cercavamo gente appassionata per il proprio lavoro come lo siamo io e Bob”, sostiene Kurt. “Volevamo creare un’ambiente di lavoro dove regnasse innovazione, collaborazione e rispetto, capace di raccogliere sfide e risolvere problemi. Un luogo in cui le persone potessero sfruttare il loro talento ed essere orgogliose del proprio lavoro”.
Quando era ancora alle prime armi, Bob si ricorda il momento in cui ha capito che non voleva solo padroneggiare il suo mestiere, ma voleva renderlo una vocazione interessante per gli altri.
“Quando ripenso ai quei primi tempi difficili, in cui amavo ciò che facevo ma non avevo un soldo in tasca, mi prefissai un altro obiettivo: far sì che il mio lavoro fosse un impiego di cui essere orgogliosi”, dice. “Un lavoro che ti permetta di raccontare ai tuoi amici ben avviati che anche tu hai una carriera: la realizzazione di chitarre”.
Decenni dopo, nonostante i riconoscimenti per i suoi successi nella progettazione e nella produzione di chitarre moderne, Bob è particolarmente orgoglioso della strada percorsa dalla Taylor, che oggi conta più di 1.200 dipendenti.
“Ancor più di realizzare strumenti, io, Kurt e Andy amiamo creare lavoro e opportunità per le persone”.
I nuovi azionisti-dipendenti di Taylor condividono i loro pensieri sulla cultura dell’azienda.
Pensare a lungo termine
Se da un lato Kurt capisce che la proprietà dei dipendenti era la strada migliore da intraprendere da un punto di vista imprenditoriale, tiene anche a far sì che i nuovi proprietari della Taylor siano in grado di creare un futuro migliore per sé stessi e per le loro famiglie, specialmente in un periodo in cui la disuguaglianza economica è in aumento.
“Oggigiorno sempre più lavoratori vengono lasciati indietro senza avere la possibilità di risparmiare e creare ricchezza”, afferma. “La maggior parte della gente non è in grado di produrre alcun surplus economico nella loro vita a meno che non abbattano moltissimo le spese e che abbiano un salario sufficiente per risparmiare. Non hanno gli strumenti per controllare il capitale né di essere pagati in capitale. Questo accordo di proprietà rappresenta un’opportunità per i dipendenti di poter accumulare capitali con la crescita dell’azienda. Così facendo metteranno da parte risorse nei loro piani pensionistici che altrimenti non avrebbero potuto ottenere”.
Includere tutti gli impiegati
Uno degli intenti di Bob, Kurt ed Andy, mentre studiavano il passaggio alla proprietà dei dipendenti, era trovare un modo per permettere a tutti gli impiegati Taylor di partecipare alla nuova struttura, compresi quelli in Messico, Sudamerica, Regno Unito e Unione europea. Dopotutto la nostra sede europea ad Amsterdam, che costituisce il nostro centro operativo per la distribuzione, la vendita e la riparazione di chitarre, è stato fondamentale per la nostra crescita internazionale nell’arco dell’ultimo decennio.
In modo simile, il nostro secondo stabilimento a Tecate, in Messico (a circa un’ora di macchina dalla nostra sede centrale negli Stati Uniti, a El Cajon), dove realizziamo le serie Baby Taylor, GS Mini, Academy, 100 e 200, oltre che le nostre custodie, ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo dell’azienda.
Una cucitrice che realizza una borsa Taylor nella fabbrica di Tecate
“Uno dei nostri maggiori successi è stata la crescita delle nostre operazioni a Tecate”, hanno detto Bob e Kurt in un messaggio rivolto agli impiegati messicani della Taylor dopo l’annuncio dell’ESOP. “Siamo convinti che sia uno dei migliori stabilimenti di chitarre al mondo e dovreste essere fieri di aver reso la Taylor uno dei leader del settore. Se le nostre chitarre sono così popolari è anche merito vostro”.
Dal momento che le norme ESOP sono regolamentate da leggi federali degli Stati Uniti, trovare il giusto meccanismo per includere dipendenti in diversi paesi ha complicato ulteriormente il processo, per via delle diverse leggi vigenti altrove. La nostra direttrice finanziaria, Barbara Wight, si è rimboccata le maniche lavorando insieme a consulenti esterni, specializzati per assistere questo tipo di transizioni. È per questo che sono stati necessari molti anni per portarla a termine.
“Abbiamo dovuto considerare ogni singolo investitore finché non siamo stati certi di aver riconosciuto e rispettato ogni parte in causa, altrimenti l’intera struttura non sarebbe stata corretta”, racconta Barbara. “Ciò includeva Bob, Kurt, Andy e i nostri dipendenti in tutto il mondo. Doveva essere anche una buona soluzione per i nostri rivenditori, i clienti, le comunità locali, gli imprenditori e i finanziatori che ci stanno aiutando a comprare l’azienda”.
Negli anni precedenti alla transizione, l’obiettivo era sempre stato il 31 dicembre 2020. Ma nessuno aveva previsto una pandemia.
“Quando la pandemia ci ha colpiti e abbiamo dovuto chiudere gli stabilimenti, il piano è stato messo in pausa”, dice Barbara. “Siamo dovuti passare in modalità di sopravvivenza e assicurarci di esserci occupati di tutti quanti. Con il passare dei mesi abbiamo visto che il mondo intero si stava interessando alla musica, quindi ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di procedere. Lo scorso settembre ci siamo detti “diamoci dentro”. E così abbiamo [condensato] il progetto di un anno in soli tre mesi. Ci tenevamo a iniziare il 2021 dando una buona notizia ai nostri impiegati, ai nostri rivenditori e ai nostri clienti”.
I dipendenti dello stabilimento messicano a Tecate parteciperanno al piano ESOP statunitense della Taylor. Questo tipo di accordo è il primo del suo genere, diventando a tutti gli effetti un modello che forse sarà seguito da altre aziende.
“L’ESOP (programma di partecipazione degli impiegati alla proprietà) è un’opzione stimolante perché garantisce l’obiettivo di continuare a produrre ottimi strumenti musicali negli anni a venire”.
Andy Powers
I dipendenti nel Regno Unito e nell’UE parteciperanno a un piano simile, il GESOP (un piano globale di proprietà di azioni dei dipendenti), disponibile nel quadro delle normative UE.
Nate Shivers, il direttore delle vendite in Europa, Africa e Medio Oriente, che vive e lavora ad Amsterdam, fa notare che i programmi ESOP non sono diffusi nel vecchio continente.
“Sono rimasti molto sorpresi dal fatto che la Taylor si sia impegnata a garantire gli stessi principi di base ai nostri impiegati europei”, afferma. “Sta davvero a indicare l’impegno della Taylor nei confronti di quel team”.
Secondo Nate sono stati in molti a tirare un sospiro di sollievo, perché alcuni dipendenti facevano fatica a immaginarsi una Taylor senza Bob e Kurt al comando.
“C’era la possibilità reale di svegliarsi un giorno e venire a sapere di essere stati acquisiti dalla concorrenza o da una banca”, sostiene. “Il percorso intrapreso da Bob, Kurt e Andy ha avuto un grande effetto su questo gruppo”.
L’altro lato della sostenibilità
Negli ultimi anni abbiamo riportato diverse storie sull’impegno ambientalista della Taylor. Nella maggior parte dei casi, le nostre iniziative si sono concentrate sulla gestione responsabile delle risorse naturali sulle quali facciamo affidamento, investendo nel futuro con progetti di riforestazione dell’ebano e del koa, riutilizzando e ripiantando alberi in contesti urbani e altri modi di ridurre gli scarti. Per come la vedono Bob, Kurt e Andy, si può applicare la stessa teoria nel caso del passaggio di proprietà ai dipendenti. Queste due idee si incastrano bene tra loro. Spesso Bob usa l’esempio degli alberi di mogano piantati un secolo fa nelle isole Fiji dai missionari britannici, che hanno prodotto il legno usato dalla Taylor per realizzare chitarre.
“È pazzesco pensare che tra un secolo gli artigiani della Taylor potrebbero realizzare chitarre usando l’ebano, il koa e le altre specie d’alberi che stiamo piantando in questo momento”, afferma Bob.
E come fa notare Barbara Wight, poiché la creazione di musica è un’essenziale e costante forma d’espressione umana, le aziende che producono strumenti musicali possono durare per diverse generazioni.
“La Zildjian fu fondata nel XVII secolo, la Martin nel 1833, non è raro che le aziende del settore musicale siano molto longeve”, sostiene. “Queste ditte ci sono riuscite tramandando il mestiere ai propri figli. Nel nostro caso, dureremo ancora molti anni grazie ai nostri dipendenti. Ed è straordinario”.
Barbara Wight, direttrice finanziaria di Taylor, spiega perché la nuova ragione sociale segni un passaggio significativo tanto per i dipendenti quanto per la continua crescita dell’azienda.
Perché la proprietà dei dipendenti è un bene per i musicisti
Se siete già degli appassionati delle nostre chitarre e dei nostri valori, o di chitarre in generale, i piani futuri della Taylor non possono che mettervi di buon umore. Ma è anche una buona notizia per i clienti di oggi e di domani.
Il direttore delle vendite della Taylor, Dave Pelletier, lavora da decenni nell’industria della musica, sia in ambito vendite che produttivo, e si rende conto che il nuovo accordo di proprietà fa felici tutti, dipendenti e consumatori.
“Si può capire molto bene la natura di un’azienda dal modo in cui tratta i dipendenti e i clienti”, afferma. “La proprietà dei lavoratori è la massima espressione di una ditta che vuole lasciar parlare i fatti. Questa è una cosa che viene notata anche dai clienti, attirandoli verso il nostro marchio. Lo stiamo già vedendo. Fornisce loro anche una garanzia di continuità della nostra filosofia e di come continuerà la buona gestione dell’attività. Questo si traduce in una fiducia nella qualità dei nostri prodotti. E a livello personale, per noi che lavoriamo alla Taylor, ci fa riflettere maggiormente su cosa facciamo, chiedendoci in che modo le nostre azioni possono andare a beneficio di tutti, e quindi anche dei nostri clienti”.
Dave Pelletier e Steve Theriault spiegano come l’azionariato dei dipendenti andrà a beneficio dei clienti, dei fornitori e di tutti i partner della filiera.
La proprietà dei dipendenti porta a clienti soddisfatti
Le analisi delle aziende di proprietà dei dipendenti indicano un ottimo andamento in termini di produttività, successo commerciale e soddisfazione degli impiegati e dei clienti. Secondo il National Center for Employee Ownership (NCEO), un’organizzazione di ricerca senza fini di lucro, le aziende con strutture ESOP e altri tipi di proprietà allargata ai dipendenti costituiscono più della metà delle ditte presenti nella lista delle “migliori 100 aziende in cui lavorare negli Stati Uniti”, stilata dalla rivista Fortune Magazine.
Alex Moss, fondatore e presidente del Praxis Consulting Group ed ex membro del consiglio d’amministrazione del NCEO, è stato uno dei pilastri del team di consulenti ESOP della Taylor. Gli abbiamo chiesto il suo parere sulla transizione di proprietà della nostra azienda, specialmente per quanto riguarda i clienti.
Vista la tua esperienza nell’aiutare le aziende a passare la proprietà ai dipendenti, cosa ti ha colpito nel caso della Taylor?
La cosa che ho notato di più è stata la solidità dei valori dell’azienda, dalla passione nel lavoro a tutte le piccole decisioni nell’organizzazione dell’ESOP in modo che rifletta l’idea originale di Bob e Kurt. Così si mette l’azienda sui binari giusti, e cito le loro parole, “per portare la gioia della musica” alle comunità di cui sono al servizio. La partecipazione finanziaria dei dipendenti è già un grosso passo di per sé: si tratta di un processo complesso e impegnativo. In questo caso è stato davvero notevole, perché la Taylor si è data da fare per garantire la continuità dei suoi obiettivi.
Perché la proprietà dei dipendenti è una buona notizia per i clienti dell’azienda?
Ai clienti interessa soprattutto soddisfare le proprie esigenze. Però sono anche legati alle loro comunità o, nel caso degli artisti, vogliono creare la loro musica preferita per poterla condividere. La proprietà dei dipendenti della Taylor ha risvolti favorevoli per tutti questi tipi di consumatori. Adesso i lavoratori della Taylor che si occupano da sempre di progettare e realizzare chitarre sono ancora più legati all’azienda e ottengono un maggiore riconoscimento per gli straordinari strumenti e servizi che offrono. È un miglioramento diretto dei desideri del cliente e un motivo in più per incentivare la produttività dei dipendenti-proprietari della Taylor. Al contempo, i consumatori vedono che la Taylor si impegna sempre più per il benessere dei suoi lavoratori, e sono in molti ad ammirare le aziende che operano in questo modo perché rispecchia il loro modo di pensare al lavoro: li rende orgogliosi di essere in affari con aziende come la Taylor. Possiamo lasciarci distrarre dai meccanismi della partecipazione al capitale sociale, ma in fin dei conti si tratta di migliorare i rapporti tra le persone.
Esiste una correlazione tra realizzazione dei dipendenti e soddisfazione dei clienti?
La partecipazione dei dipendenti funziona bene nelle aziende in cui il modo di lavorare è direttamente correlato alla qualità del prodotto finale. Il lavoro giornaliero degli operai Taylor non è facile, altrimenti lo farebbero tutti. Perciò, quando la Taylor aiuta i dipendenti a capire il legame con il proprio lavoro, li incoraggia anche a portare a termine prodotti di qualità che faranno felici i clienti. Ovviamente non è che basti un ESOP per conseguire questo risultato: il merito va a Bob, Kurt, Andy e a chiunque li abbia aiutati a costruire l’azienda. La proprietà dei dipendenti aiuta a proteggere questo ambiente, a metterlo in luce e rinforzarlo, dando a noi la possibilità di vedere come il successo collettivo sia direttamente interconnesso. È un ragionamento semplice: se i dipendenti-proprietari sono felici del proprio lavoro, allora lavorano meglio, il che comporta prodotti migliori per i clienti.
Preservare la nostra passione per le chitarre
Dal suo punto di vista, Andy Powers è molto soddisfatto dalla sicurezza offerta dalla partecipazione societaria dei dipendenti: in questo modo si garantisce che l’organizzazione continuerà a essere al servizio dei musicisti per i prossimi decenni. Per una persona immersa da sempre nel mondo della progettazione di strumenti musicali, che ha studiato l’evoluzione di altre aziende multigenerazionali e che ha assistito a cambi di proprietà, Andy riconosce le opportunità e i valori unici che la Taylor offre ai musicisti compiendo questo passo in avanti.
“Quando i fondatori di un’azienda cedono la proprietà della loro creatura, c’è sempre il rischio che si verifichi una deviazione dei suoi obiettivi primari, concentrandosi sui profitti a discapito del prodotto offerto ai clienti, spesso per coprire i debiti”, afferma. “I clienti notano che l’azienda non è più al loro servizio, ma li vede solo come consumatori da spremere. Quando avviene una cosa del genere, il cambio di mentalità intacca la filosofia sulla quale si fondava l’azienda”.
“L’ESOP è un’opzione stimolante perché garantisce l’obiettivo di continuare a produrre ottimi strumenti musicali negli anni a venire”, aggiunge. “La Taylor rinnova il suo impegno nei confronti dei musicisti, fornendo al contempo risorse a dipendenti, fornitori e foreste. Non si favorisce un gruppo a discapito di un altro. Io la considero l’opzione migliore per un’azienda di chitarre che intende continuare a realizzare strumenti eccezionali”.
Andy Powers spiega come l’azionariato dei dipendenti aiuterà a preservare la cultura di creatività di Taylor.
I fornitori, i rivenditori e gli altri partner strategici della Taylor hanno reagito positivamente alla notizia. La nostra leadership si è voluta assicurare di mantenere inalterati operatività, vertici aziendali e gamma di prodotti durante il passaggio di proprietà, lasciando che Bob e Kurt continuassero a gestire l’azienda. Non si trattava solo di mandare un messaggio di continuità, ma anche di evitare speculazioni sul futuro della Taylor così da rassicurare gli animi delle persone interessate da questa trasformazione.
In questo modo hanno anche fornito un esempio di successo per altre aziende con filosofie creative che in futuro potrebbero ripercorrere gli stessi passi.
“Voi siete un esempio brillante su come muoversi bene nella nostra industria”, ha scritto Meng Ru Kuok, cofondatore e AD di BandLab Technologies e AD di Swee Lee Music, il nostro channel partner di Singapore, Malesia e Indonesia, in un messaggio di congratulazioni diretto a Kurt Listug. “Siamo molto orgogliosi di collaborare con voi, spero che un giorno io possa seguire la stessa vostra strada”.
Storia in copertina: Ripercorrere la nascita della GS Mini. E ancora: Festeggiamo mezzo milione di Mini prodotte | Famosi modelli di GS Mini art-top | Progettare il GS Mini Bass
Storia di copertina: La guida all’acquisto delle vacanze. Inoltre: Builder’s Edition Blacktop, American Dream Baritone e chitarra Genad Concert della Serie 200 | Realizzare un poggiabraccio personalizzato | Le chitarre personalizzate preferite | Le basi dello strumming, del picking e del palm muting | Il premiato compositore Glen Andrew Brown.
Cover story: The Builder’s Edition 814ce | Cutting spruce for guitar tops | Powers Electric Guitars | D’Addario XS strings | The redesigned T5z | New American Dream models | 326ce Baritone-8 | How to use harmonics.
Storia in copertina: Nuovi modelli American Dream. E ancora: Guida ai prodotti del 2023 | Nel Bluebird Cafè di Nashville | Stevie Salas e i musicisti nativi americani che hanno plasmato il rock ‘n’ roll | GS Mini in palissandro e Caramel Burst | Tecniche CAGED
Storia in copertina: La nuova serie 500 Urban Ironmark. E ancora: LTD Urban Ash | La gestione delle popolazioni di alberi nelle città | Serie Academy con top in noce | La plettrata verso l’alto R&B | Attrezzi e consigli per la cura della chitarra | Andy Powers nominato presidente e amministratore delegato
In copertina: la nuova Serie 700 Koa. Inoltre: Una maggiore selezione del
koa alle Hawaii | L’evoluzione di Taylor nelle relazioni con gli artisti | Recensioni della AD27e Flametop | galleria di chitarre custom | Lezioni di chitarra: postura, inversioni degli accordi di settima e voice leading con arpeggi
Storia in copertina: Novità del 2022: l’AD27e Flametop, due nuovi modelli di GT e la Grand Concert AD22e. E ancora: la guida alle chitarre Taylor 2022, Andy Powers parla dell’evoluzione del tono di Taylor, più altre lezioni di chitarra R&B.
On the Cover: Discover the art of Taylor's inlay designs. Plus: the growing popularity of small-body guitars, what artists learned during the pandemic, R&B guitar lessons and updates from our environmental initiatives.
Storia in copertina: la transizione di Taylor alla proprietà dei dipendenti. Inoltre: Artisti che si adattano durante il COVID | Come gli afroamericani hanno plasmato i generi musicali | Accordature minori aperte | la serie 200 Plus | modelli T5z con top esotici
Taylor espande la serie GT con due nuovi modelli e la serie American Dream diventa un'aggiunta permanente. Inoltre: parlare di creatività pandemica con FINNEAS e l'edizione digitale inaugurale della Taylor Guitar Guide.
Meet Taylor’s latest offerings: the American Dream Series and the Taylor GT. Plus: recording acoustic guitars, updated 800 models and a new Grand Symphony.