Bob Taylor seated on stack of mahogany wood

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Un viaggio epocale

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Taylor festeggia il 50° anno di attività e Bob ripercorre le varie fasi nell’evoluzione dell’azienda.

Taylor Guitars è venuta alla luce il 15 ottobre 1974, per cui manca ancora qualche mese prima di poter ufficialmente parlare di 50° anniversario. Ma quando verrà il giorno, un brindisi sarà d’uopo. Ciò non toglie che stiamo vivendo il nostro 50° anno, ed è difficile non tirare le somme. Di recente mi è stato detto che, quando Fender raggiunse il suo 50° anniversario, Leo Fender era già scomparso da 29 anni. Beh, cari lettori, io sono ancora qua, eh già. È difficile liberarsi di me e sono felice di poter dire che è una gioia per me avere una passione e una carriera così floride. Una gioia che non cambierei con nessun altro.

Quando ripenso ai capitoli che hanno composto gli ultimi 50 anni, so per certo che sono state tutte piccole epoche pregne di significato. I primi anni, quando lavoravo giorno e notte per sviluppare abilità manuali come liutaio, toccando con mano com’era difficile fare tutto per bene. Ricordo tutto il tempo in cui non mi conosceva nessuno e non riuscivo a vendere abbastanza chitarre per mandare avanti la baracca. Allestire i nostri primi stand, emozionato di esporre i nostri strumenti, il profumo di cataloghi a colori appena stampati che ci sono costati tutti i risparmi che avevamo, e l’odore della nuova tappezzeria nei corridoi del negozio. Mettere su una minuscola fabbrica e poi aggiungerci pian piano attrezzi e artigiani. Insegnare come realizzare il corpo di una chitarra, il manico, come applicarvi una bella rifinitura. I tasti applicati alla tastiera con martello, blocchetti abrasivi e lime.

Tutto divenne più semplice quando la fabbrica e il team in sé acquisirono maggiore manualità. Poi venne il problema del legno, che ogni anno era più scarso e più regolamentato. Termini come “sostenibilità” iniziarono ad assumere un significato proprio, e non solo nel lungo periodo. Mentre tutto questo iniziava a prendere forma nella mia mente e noi sviluppavamo forme, stili e un’estetica tutti nostri, le nostre chitarre crebbero sempre di più. Fu un grande orgoglio per noi vedere che, anche se eravamo gli ultimi arrivati, le nostre chitarre si differenziavano in stile, sound e feeling. Noi eravamo Taylor Guitars, e non eravamo una copia di nessun’altra marca. Non è di certo l’impresa più semplice, ma è successo. Lentamente e inesorabilmente.

La nostra produzione crebbe. Divenimmo un’importante fetta di mercato. Iniziarono ad arrivare gli hater! E quando la gente inizia a criticare praticamente tutto ciò che fai, dici, vendi e pensi, vuol dire che stai lasciando un segno. Abbiamo anche avuto dei fan, però. Gente che amava le nostre chitarre e, di fatto, i numeri mostrarono che poco più del 40% dei compratori di chitarre acquistava i nostri strumenti. Ma gli hater ebbero un grande effetto su di me, anche nel momento di maggior successo.

Venne il giorno in cui dovemmo concentrarci di più su dove e come il legno entrava in fabbrica. In alcuni casi non ci furono problemi, come coi nostri amici di Pacific Rim Tonewoods nello stato di Washington, o di Gemwood in India, o di Madinter in Spagna. Ma in altri casi, dovemmo impegnarci al punto di stabilire partnership ovunque potevamo, com’è successo con l’ebano e il koa. Così, abbiamo collaborato con Madinter per l’ebano del Camerun e con Pacific Rim Tonewoods per il koa delle Hawaii. Ah, fu un’ottima idea. Poi venne West Coast Arborists, che ci permise di prelevare alberi urbani a fine ciclo dalla California, coi quali abbiamo prodotto migliaia di chitarre.

Fu un grande orgoglio per noi vedere che le nostre chitarre si differenziavano in stile, sound e feeling. Non erano una copia delle altre marche.

Poi giunse Andy Powers, che entrò nel team in qualità di capo designer di chitarre. Anche lui ha degli hater. Ora la cosa mi tange meno. Ma fortunatamente ha tanti fan. E abbiamo stipulato un’ottima partnership con lui, usando proprio l’equity dell’azienda: la prima volta che io e Kurt abbiamo incluso un nuovo socio nella proprietà di Taylor.

Poi venne il giorno in cui istituimmo il totale azionariato dei dipendenti per tenere Taylor il più possibile com’era sempre stata (ed è tuttora) quando io e Kurt saremo troppo vecchi per continuare a tenere le redini. Alla fine nessuno può nulla contro il tempo, ed è così che abbiamo deciso di affrontare quest’eventualità. Fatto questo, abbiamo eletto Andy presidente e AD. Sì, i cambiamenti ci sono sempre, ma noi li gestiamo come meglio possiamo.

Cinquant’anni di cambiamenti. Fabbriche negli Stati Uniti e in Messico, una distribuzione pressoché globale, produzioni di legno in Camerun e alle Hawaii. Dichiarazioni dei redditi in più stati e nazioni di quanti io ricordi. Leggi, normative, dipendenti, culture, lingue. Non tutti i nostri lettori sapranno che stampiamo la nostra guida ai prodotti Wood&Steel in ben sei lingue.

Queste sono le epoche di Taylor Guitars nel corso di 50 anni, perlomeno quando ripenso alle nostre esperienze. Un ricordo che ho tanto a cuore. Il solo pensiero che voi stiate leggendo qui perché amate le nostre chitarre e siete interessati nella nostra azienda mi tocca nel profondo. Chiaramente, nulla di tutto ciò esisterebbe senza la chitarra come strumento e voi come musicisti. Questo è ciò che conta.

Così, in meno di 1000 parole, avete letto mezzo secolo di storia. La nostra storia. Ma se volete di più, io e Kurt abbiamo registrato dei podcast in cui raccontiamo il nostro trascorso insieme e che rilasceremo quest’anno in vari episodi. Ne parliamo in modo più approfondito. Ripercorriamo storie passate. Ce ne sono alcune talmente incredibili che io stesso le riascolto con piacere! Se siete curiosi, di sicuro vi divertirete.

Grazie per questi 50 anni!

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Bob Taylor seated on stack of mahogany wood

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Il mio primo bivio

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Bob ricorda il suo amico d’infanzia Mike Broward, che ha contribuito a fargli scoprire la sua passione per le chitarre.

Stavo pensando che, in fondo, la vita è una strada fatta di piccoli bivi. E credo anche che tu sappia quali sono stati i più importanti quando ti guardi indietro. Un mese fa, un bivio importante nella mia vita è scomparso. E mi ha fatto riflettere tanto.

Mike Broward.

Spesso mi chiedono: “Bob, quando hai capito che avresti costruito chitarre nella vita?” “Quando è arrivata la svolta?” “Cos’è che ha cambiato tutto?” “Hai sempre saputo che Taylor Guitars avrebbe avuto tanto successo?”

Io dico sempre che non ho una risposta. Questo perché non c’è stato un giorno preciso in cui “è cambiato tutto”. È stato un percorso fatto di progressi, che a volte sembravano regressioni, o quantomeno progressi all’indietro, non so se mi spiego.

Ho sempre cercato di dare agli intervistatori un momento clou, dato che è quello che si aspettano di sentire, e di trasmettere, nella loro storia. Ma alla fine ho smesso di cercare di far sembrare alcuni momenti più importanti di quello che sono stati. Però dovevo trovare il modo di non essere scortese o poco interessante, per cui ho iniziato a parlare dei bivi importanti del mio percorso, di quelle spinte che hanno trainato il nostro progresso in un modo o nell’altro. E di recente mi sono reso conto che Mike Broward è stato il mio primo bivio: probabilmente, senza di lui non esisterebbe Taylor Guitars.

Quando ero in terza elementare, a circa 8 anni, c’era un ragazzino che abitava davanti casa mia che suonava la chitarra. Si chiamava Mike. Stava nel garage che dava sulla strada. Aveva una chitarra elettrica e un amplificatore con un microfono collegato, suonava e cantava lì. Credo che avesse circa 11 o 12 anni al tempo. Di sicuro era più grande di me. Ricordo le canzoni che suonava. Alcune erano surf. Un po’ di rock’n’roll inglese dei primi anni ‘60, “Mrs. Brown, you’ve got a lovely daughter”, cantava, imitando un accento britannico. Lo guardavo finché non smetteva o finché mio papà non mi chiamava per cena.

Comprai da lui una chitarra acustica un po’ scassata a tre dollari e mi insegnò a suonare “Green Onions”. Note singole. Senza accordi. Quelli arrivarono dopo, quando mi insegnò “Michael, Row the Boat Ashore”.

Quella chitarra mi affascinava tantissimo. Com’era stata costruita? Dovevo saperlo. Aveva un binding dipinto che ho levigato e ridipinto. Non passò molto tempo prima che segassi il manico per tenerlo da parte, perché volevo costruire una chitarra elettrica come quella di Mike, usando quel manico. Quel tentativo fallì in toto.

Mike è stato un buon amico d’infanzia che mi ha fatto scoprire l’amore per le chitarre, e vi dico subito che non avrei potuto trovare quell’amore in nessun altro momento. Quella chitarra da tre dollari era così economica che non mi feci problemi a carteggiarla, dipingerla e segarne il manico. E se fosse stata una buona chitarra? La mia vita probabilmente sarebbe molto diversa ora.

Senza Mike, probabilmente non esisterebbe Taylor Guitars.

Mi sono trasferito in un altro quartiere dopo due anni che ho conosciuto Mike. Ho lavorato per 20 anni in questo settore prima che io e lui ci sentissimo di nuovo. Dopodiché, negli ultimi 30 anni, ci siamo scritti, sentiti e visti ogni tanto.

Mike non ha mai abbandonato la chitarra. È stato un chitarrista e cantante professionista per tutta la vita, finché non se n’è andato. Ha scritto, suonato e cantato musica da spiaggia, musica da weekend. Ed era bravo. La sua acustica era una Taylor, e questo mi ha reso orgoglioso. Se n’è andato in modo silenzioso, si è ammalato e morto nel giro di un paio di settimane, quindi è stato uno shock per tutti.

Grazie Mike Broward per essere stato un bivio così positivo e importante per me. Solo ora, guardandomi indietro, mi rendo conto di quanto sia stato essenziale, anche se ho scritto di Mike altre volte. Con la scomparsa di Jimmy Buffett, avvenuta poche settimane dopo quella di Mike, abbiamo perso due Parrot Heads. Adoravo entrambi, ci hanno donato tutti e due musica bellissima. Ma Mike mi ha dato qualcosa in più.

BobSpeak

Far crescere qualcosa di bello

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A volte ci vogliono anni per coltivare qualcosa di valore, che sia una chitarra o un albero.

Non posso fare a meno di parlare della nuova chitarra elettrica di Andy, che ha battezzato Powers Electric. È una chitarra favolosa; Kurt e Andy ne parlano in questo numero e troverete un articolo del nostro editor, Jim Kirlin. È divertente ascoltare i punti di vista di tutti sulla creazione di questa chitarra. Naturalmente, quello di Andy è il più importante, perché riguarda la chitarra e tutte le idee su cui ha riflettuto per anni. Andy è un po’ come me: tendiamo a creare ciò che non si può comprare. Andy non poteva comprare la chitarra che voleva, quindi l’ha costruita. La cosa bella è che voi potrete comprarla, anche se forse non tutti subito, perché inizialmente sarà prodotta solo in piccole quantità.

Mi piace che Kurt non sia solo un collega, ma anche un fan di Andy. Hanno un ottimo rapporto e parlano di design, business e brand. Si immedesimano e da questo nascono il rispetto e l’ammirazione per le opinioni dell’altro. È bello poter discutere e so che Kurt e Andy hanno parlato molto dei futuri progressi di Powers Electric.

Andy è un po’ come me: tendiamo a creare ciò che non si può comprare.

Andy lavora prevalentemente da solo quando sviluppa le sue idee. Ogni venerdì lavora dal suo studio in casa, dove può lavorare perlopiù indisturbato. Poco dopo porta qualcosa e lo mostra a me o a Kurt, o a pochi altri, per condividere i suoi pensieri mostrando e suonando una chitarra. Si emoziona ed è sempre bello condividere quell’emozione. Io tendo a farlo quasi subito con le mie idee e spesso già il giorno dopo ho approfondito l’idea o l’ho abbandonata del tutto. Andy condivide molto più tardi e, a seconda della persona con cui condivide l’idea, potrebbe anche farlo a lavoro completato. Ha pazienza. Io in genere ho la fortuna di vedere le prime versioni, il che è fantastico.

A volte ho un commento o una domanda su un piccolo aspetto o su un altro, e questo fa nascere qualche idea che Andy prende in considerazione. È divertente partecipare a questo processo. È sempre gratificante vedere qualcosa passare dal primo prototipo (che è sempre una chitarra suonabile) al prodotto finito e raffinato che è oggi la sua chitarra Powers Electric.

Abbiamo un detto sullo sviluppo: “Siamo al 90% e il 90% è ancora da fare”. E per capire quanto sia veritiero basta guardare Andy coinvolgere il team di macchinisti, ingegneri, artigiani, rifinitori, liutai, cucitori, artisti grafici e una sana dose di persone che fa i mestieri più disparati. Quell’ultimo 10% di lavoro che rimane da fare è come prepararsi per una gara di F1, dove ogni minimo dettaglio è importante.

Abbiamo un detto sullo sviluppo: “Siamo al 90% e il 90% è ancora da fare”.

Sta venendo fuori una cosa fantastica ed è un piacere farne parte. Stiamo procedendo con calma. Non è una corsa verso un livello di produzione elevato. Abbiamo il lusso di prenderci il nostro tempo.

Tuttavia, spero che non ci voglia il tempo necessario per far crescere un albero di ebano. In questo numero, Scott Paul racconta il nostro viaggio in Camerun all’inizio dell’anno. Era un viaggio atteso da tempo, dopo che per un paio d’anni non ci siamo potuti andare a causa delle restrizioni. È stato bello vedere Crelicam, la nostra fabbrica di ebano, e abbracciare tutti i nostri 50 collaboratori. È stato molto gratificante andare nella foresta e visitare i villaggi locali che stanno piantando nell’ambito del Progetto Ebony. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi di come gli alberi di ebano stiano sopravvivendo e crescendo bene: sani, dritti e forti.

Abbiamo anche fatto enormi progressi nella piantagione di vari alberi da frutto oltre agli ebani, che era una promessa, ma che all’inizio si è rivelata più difficile del piantare l’ebano stesso. Non l’avremmo mai pensato all’inizio, soprattutto perché piantare l’ebano era un mistero, dato che nessuno l’aveva mai fatto prima in modo significativo. È stato gratificante vedere i progressi e rendersi conto che, anche durante la pandemia, il nostro progetto è continuato a crescere e a prosperare perché i nostri talenti sono lì in Camerun e non dipendono da esterni. Già solo questo ha fatto sì che molti altri progetti nella zona si siano ravvivati e abbiano destato interesse.

Anche durante la pandemia, il nostro progetto è continuato a crescere e a prosperare, perché i nostri talenti sono presenti in Camerun e non dipendono dall’esterno.

Una cosa che mi piace di Wood&Steel digitale è la nostra capacità di usare i video per trasmettere storie. Troverete un breve video del nostro viaggio. E un lungo video su come vengono realizzate i top delle chitarre presso Pacific Rim Tonewoods, il nostro fornitore di lunga data di abete rosso e acero, e nostro partner per il koa. Senza di loro non saremmo ciò che siamo oggi. Il video ha una lunghezza da documentario, ma vale la pena vederlo se volete saperne di più sulle chitarre. E presumo che, dato che state leggendo Wood&Steel, sia così. Godetevi questo video. Spiega molte cose.

Voglio anche menzionare Andy Allo, che si è unita a me e a Scott in Camerun durante questo viaggio. La vedrete nel video (e ne arriveranno altri). È una musicista e un’attrice eccezionale. Recita nella serie Amazon Upload, che mi piace molto e che potrebbe piacere anche a voi. Ho portato molte persone in Camerun, ma lei è stata la più facile da convincere. Voglio dire, è cresciuta lì e non ho dovuto spiegare nulla. Ha riutilizzato il francese che da tempo non parlava e mi ha tradotto cosa dicevano le persone, il che è sempre di grande aiuto per me. È stato un piacere conoscerla. Se guardate Upload, noterete che sorride quando parla. E ha sorriso fino alla foresta e di ritorno con noi in Camerun. È stato bellissimo.

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Quando l’impazienza è una virtù

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Dopo cinquant’anni nel settore delle chitarre, Bob ha imparato che, mentre vale la pena aspettare per alcune cose, la sensibilità e l’urgenza sono fattori determinanti dell’innovazione.

Mentre scrivo questo articolo, il 2023 è appena iniziato. Se conto anche l’anno trascorso all’American Dream, dove lavoravo quando avevo diciotto anni prima di avviare la Taylor Guitars insieme a Kurt a diciannove anni, per quasi cinquant’anni ho evitato di avere un vero lavoro! E non avete idea di quanto ne sia grato.

Questo lavoro, anche se a volte mi ha sfinito, mi ha fatto preoccupare all’inverosimile e mi ha fatto finire in miseria per i primi dieci anni, è la gioia della mia vita. È difficile descrivere quanto mi senta a casa alla Taylor e come ogni anno che passa sia sempre stimolante.

A proposito di American Dream, in questo numero scoprirete dei nuovi modelli della nostra linea. Ma dovete sapere che, quando Kurt e io comprammo il negozio American Dream nel 1974, ci fu un problema che scoprimmo solo dopo l’acquisto, e che ci impedì di usarne il nome. È uno dei motivi per cui abbiamo scelto “Taylor”, ma adoravamo quel nome. Che delusione scoprire, il primo giorno da proprietari, che non potevamo usarlo!

Ma il tempo passò, finalmente potemmo usarlo e così lo registrammo molti anni dopo aver fondato la Taylor. Per mantenere la registrazione, di tanto in tanto dovevamo realizzare un paio di chitarre American Dream; credo che l’intervallo di tempo fosse una volta ogni dieci anni.

Nel corso degli anni, mi è capitato di essere scontento di noi per essere stati troppo pazienti con cose che potevano migliorare più velocemente. 

Durante il Covid, quando le forniture scarseggiavano, le vendite erano incerte e la nostra fabbrica a Tecate era chiusa, si presentò l’opportunità perfetta di rispolverare quel nome e dargli vita. E così, è nata la serie Taylor American Dream. Per Kurt e me è molto importante; adoro poter usare quel nome e che sia accaduto in modo spontaneo. È bello che la serie abbia un suo design e offra degli strumenti di grande qualità a un buon prezzo. È incredibile come le cose possano venire da sé, se si ha pazienza e si lascia che arrivino.

Ma la pazienza deve essere ben riposta. Nel corso degli anni, mi è capitato di essere scontento di noi per essere stati troppo pazienti con delle cose che potevano migliorare più velocemente. E sono stato felice quando si è presentata la necessità e ci siamo buttati su un miglioramento, un’innovazione o perfino una vera e propria invenzione, perché era necessario farlo e non avremmo aspettato. È così che abbiamo riprogettato i nostri manici, rendendoli più dritti e pratici. O quando siamo dovuti intervenire per inventare letteralmente i processi per realizzare le prime acustiche con finiture a UV, che garantissero prestazioni migliori, al contempo rispettando le severissime normative californiane in materia di emissioni. Allora la pazienza sarebbe stata un nemico. E il piantare alberi? Sono contento che lo stiamo facendo. Piantare con impazienza, poi aspettare con pazienza.

Sono molto soddisfatto di tutte le invenzioni e le innovazioni proposte da Andy, dai piccoli cambiamenti a invenzioni come l’incatenatura Classe V o i modelli molto sagomati ed ergonomici della serie Builder’s Edition, soprattutto quelli con spalla mancante sagomata, molto difficili da realizzare.

Vorrei che poteste vedere alcune delle cose a cui Andy sta lavorando quotidianamente, che vengono sviluppate in questo momento. Sono entusiasmanti. Ha grandi idee e sono emozionato per il futuro. E delle persone capaci lo aiutano a produrre i suoi progetti. Lo chiamo “industrializzare” l’idea. Mi piace prendere un’idea ed elaborare il metodo di costruzione, così che possa essere realizzata in modo efficace e in quantità sufficiente da poter offrire delle chitarre ai musicisti. Devo dire che è un vero piacere osservare il nostro reparto di utensili e ingegneria lavorare con Andy per dare vita a questi progetti. E i nostri liutai, che apprendono in fretta e con entusiasmo ogni nuova tecnica.

Quindi, non vedo l’ora di iniziare un altro anno all’insegna di nuove chitarre. Non è mai noioso, né statico o né facile. Ma è molto gratificante e ne sono infinitamente grato.

BobSpeak

Andy in corsia di sorpasso

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Bob riflette sul passaggio a un ruolo di supporto dopo aver posto Andy Powers alla guida dell’azienda.

Ebbene, eccomi qui, un po’ lontano dalla copertina di Wood&Steel. Come dice il mio caro amico Jesus Jurado, che vive a Tijuana e guida la sua Land Cruiser esplorando e campeggiando con me nella Bassa California, oltretutto dopo due anni dal pensionamento da Taylor Guitars: “Dobbiamo fermarci e farci superare dai giovani”. E io sono felice di farlo. Andy Powers è nella corsia di sorpasso, mentre io accosto e lo lascio correre. Ora lo vedrete nelle prime pagine e sentirete cosa pensa non solo come nostro capo liutaio, ma anche come presidente e amministratore delegato.

Sento sempre di più parlare della qualità del sonno, del fatto che dobbiamo essere al corrente del tipo e della quantità di sonno che abbiamo. Vogliono tutti che mi rivolga a uno specialista, così l’ho fatto. Non dormo molto da decenni, ormai. Diciamo, cinque/sei ore a notte. Per me sono sufficienti, ma mi hanno fatto preoccupare! Insomma, il dottore è entrato e mi ha chiesto il motivo della mia visita. Gli ho detto quello che sto dicendo ora a voi. Poi gli ho detto: “Voglio sapere se, quando dormo, dormo veramente!” Lui si è fatto una risata, mi ha detto che è un buon modo di vedere la cosa e che sa come scoprirlo.

Quell’espressione mi ha dato l’idea di dirvi una cosa di Andy che secondo me apprezzerete molto. Andy è molto assennato e ponderato nei suoi pensieri. Spesso le persone pensano molto, ma sono davvero pensieri ponderati? Si fermano a soppesare tutti gli aspetti? Riescono a elaborare un’opinione perlomeno apparentemente corretta? E dopo aver pensato, propongono qualcosa? Le prove evidenziano che molte persone non pensano in modo ponderato. Al contrario di Andy.

Non conosco nessun’altra grande azienda produttrice di chitarre il cui capo liutaio ricopre contestualmente la carica di presidente e amministratore delegato.


Tutti noi di Taylor lo sappiamo, ed è per questo che siamo ansiosi di vedere Andy ricoprire la carica di amministratore delegato e presidente, prima ricoperte da Kurt e da me, rispettivamente. Non conosco nessuno qui a Taylor che non sia felice o fiducioso di questo passo, per questo ho voluto includere voi lettori per farvi sapere come la penso e accogliere Andy nel modo migliore. Non conosco nessun’altra grande azienda produttrice di chitarre il cui capo liutaio ricopre contestualmente la carica di presidente e amministratore delegato. Questo, per Taylor Guitars e per i nostri clienti, significa che il business e la produzione di chitarre resterà tutto sommato un tutt’uno, così com’è stato per 48 anni. Il che è un bene. Andy non sacrificherà uno a discapito dell’altro. Noi ne siamo certi, e volevo condividerlo con voi.

Quanto a me, rimango qui quasi ogni giorno. Sì, ora che ho 67 anni mi godrò un po’ più di tempo libero. Ho ancora molto da dare, ma la cosa migliore che posso fare è fermarmi e lasciarmi superare da altri. E ho il privilegio di essere consigliere e membro del consiglio di amministrazione, talvolta anche a capo di un progetto. Mi aspetta ancora molto lavoro importante e divertente, per poter supportare Andy in questo percorso e i nostri azionisti-dipendenti a costruire l’azienda. E, tutto sommato, Andy sembra fiducioso che posso lavorare indipendentemente senza fare troppi danni! Io adoro aiutare. E poi, conosco bene il campus e le sue scorciatoie.

Momento serio. Quando assunsi Andy, 11 anni fa, dicevo in giro che aspettavo di vederlo spiccare il volo. Oggi faccio ancora lo stesso, e non mi viene in mente un modo migliore per farlo, anche nei prossimi anni.

Congratulazioni per le tue nuove responsabilità, Andy. Potrai sempre contare sul mio aiuto e sul mio sostegno!

BobSpeak

Piantare un giardino di chitarre

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Bob riflette sugli sforzi in atto alle Hawaii per far crescere del koa per chitarre per il futuro.

Quest’anno a San Valentino ricorre l’undicesimo anniversario della prima volta che sono atterrato in Camerun e ho intrapreso un’avventura insieme a una squadra meravigliosa con cui lavorare: la fabbrica di ebano Crelicam. Prima di quel giorno non avrei mai immaginato che un’impresa del genere avrebbe fatto parte della mia vita. Emozionante e piena di promesse, è iniziata nell’innocenza e nell’ingenuità e, mentre ogni anno diventava sorprendentemente più difficile, era anche più gratificante. Ancora oggi sgobbiamo ogni giorno per risolvere i problemi che ci si presentano, ma lo rifarei sicuramente, soprattutto se ci fosse lo stesso team di persone ad aiutarci. Non riesco a immaginare un gruppo migliore.

Solo l’idea di utilizzare l’ebano con striature marroni ha contribuito a spianare la strada per vivere nella realtà della foresta, anche quando si tratta di altre specie di legno. Probabilmente per secoli non ci sarà un giorno più facile di oggi per ottenere legni per chitarra di provenienza adeguata, e lo dico perché domani sarà più difficile; è un dato di fatto. E il giorno dopo sarà ancora più difficile. Ma i chitarristi di oggi contribuiscono ad alleviare la situazione, perché sono più consapevoli di come questi tempi siano diversi da quelli passati e accettano di più le differenze estetiche.

Un’eccezione all’affermazione sopra, secondo cui oggi è il giorno più facile per ottenere legno di qualità, potrebbe essere il koa. Questo numero di Wood&Steel non solo vi presenterà la nostra nuova Serie 700, realizzata con questo legno, ma anche la Siglo Tonewoods con un ottimo articolo del redattore Jim Kirlin. La Siglo Tonewoods è stata fondata dalla Pacific Rim Tonewoods e dalla Taylor Guitars circa sette anni fa. Da allora siamo stati impegnati a lavorare e dobbiamo riferire alcune cose.

Dal vostro punto di vista, vedete il bel legno delle chitarre nei negozi di strumenti, e questo ci piace. Ma per noi è un’operazione piuttosto strategica trovare il legno da tagliare e allo stesso tempo affrontare la paura di tagliare tutto e non avere nulla. E allora cosa si fa? Dobbiamo fare un passo indietro sorpresi e chiederci come sia potuto accadere? È successo con tante altre specie, ma abbiamo un’ottima possibilità di cambiare le cose con il koa. Come?

Ecco Steve McMinn. Questa sarà la frase meno amata della mia rubrica se Steve la leggerà, perché non gli piace essere lodato, ma in realtà è lui che può mettere insieme e far lavorare una squadra per risolvere questo problema. Steve non è interessato solo a piantare alberi, vuole farli crescere. E non è interessato solo a farli crescere, vuole che siano buoni. Il team Siglo sta facendo proprio questo. Steve e io saremo morti quando ne avremo la riprova, ma ci auguriamo che lungo il percorso ci siano degli ottimi segnali del successo e della validità del lavoro svolto.

Immaginate cosa ci vuole per creare un seme che produca sempre il pomodoro che vi aspettate. Ora immaginate cosa ci vuole per creare dei semi che producano dei buoni alberi di koa.

Immaginate di piantare un orto e di scegliere tutti i semi da un catalogo che promette dei risultati specifici e che siano giusti per le condizioni del luogo in cui vivete. Se lo avete fatto, come molti di noi, anche solo con un pomodoro, vi siete mai chiesti come questi semi siano entrati in quella piccola busta e come possano promettere ciò che vi aspettate? Se non lo avete fatto, dovreste chiedervelo proprio ora perché, mentre lo diamo per scontato, non è sempre stato così.

Gli orticoltori hanno dovuto sviluppare questi semi. Immaginate cosa ci vuole per creare un seme per un’anguria che non ne abbia! O un seme che produce sempre il pomodoro che ci si aspetta. Pensateci. E ora che la vostra mente sta lavorando, immaginate cosa ci vuole per creare dei semi per ottenere dei buoni alberi di koa. Almeno dopo quattro mesi saprete se il cocomero è riuscito o meno. Per il koa ci vorranno dai 25 ai 50 anni, quindi è un po’ più difficile.

A peggiorare la situazione, per centinaia e migliaia di anni le persone hanno tagliato per primi gli alberi migliori, causando in molti casi il declino della salute genetica di una foresta. Gli alberi migliori, che producono i semi migliori, di molte specie sono scomparsi da tempo e solo gli alberi inferiori sono rimasti.

Ma esistono dei metodi per affrontare questo problema, così come persone con conoscenze e talento. E come una grande band che non ha problemi ad attirare dei buoni musicisti perché sarebbe un onore suonare con loro, il nostro team è abbastanza grande da far sì che le persone intelligenti se ne accorgano e vogliano unirsi a noi e aiutare. Ha attirato grandi talenti. Ho avuto il privilegio di poter acquistare un meraviglioso pezzo di terra con un ottimo terreno su cui piantare i nostri alberi, inoltre vendiamo chitarre in koa, che spingono il motore economico, ma non crediate che sia io quello che sa come sviluppare le caratteristiche degli alberi di qualità e poi pianificare, piantare e curare quella che diventerà una foresta incredibile.

Mi piace dare credito a chi lo merita. Sono entusiasta di potervi presentare in questo numero i nostri legni Siglo Tonewoods e Siglo Forest. C’è un bellissimo video sulla Siglo che Steve e il suo team hanno realizzato. Sono orgoglioso del lavoro svolto e onorato di farne parte, e vorrei estendere i miei ringraziamenti e la mia ammirazione al team Siglo, che è ampio e competente. Grazie a tutti voi. Sapete a chi mi riferisco.

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Scale della chitarra

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In un periodo di aumento della domanda di chitarre, Bob spiega perché la capacità di produzione della Taylor va bene per tutti.

Quest’anno a San Valentino ricorre l’undicesimo anniversario della prima volta che sono atterrato in Camerun e ho intrapreso un’avventura insieme a una squadra meravigliosa con cui lavorare: la fabbrica di ebano Crelicam. Prima di quel giorno non avrei mai immaginato che un’impresa del genere avrebbe fatto parte della mia vita. Emozionante e piena di promesse, è iniziata nell’innocenza e nell’ingenuità e, mentre ogni anno diventava sorprendentemente più difficile, era anche più gratificante. Ancora oggi sgobbiamo ogni giorno per risolvere i problemi che ci si presentano, ma lo rifarei sicuramente, soprattutto se ci fosse lo stesso team di persone ad aiutarci. Non riesco a immaginare un gruppo migliore.

Quell’aumento di 40.000 chitarre rispetto al 2019 è di per sé maggiore della produzione annuale delle più grandi aziende di chitarre acustiche. Non è un’impresa da poco. Il nostro sforzo è stato accolto con gratitudine dai nostri rivenditori, che hanno visto le nostre consegne in un anno in cui le pareti della maggior parte dei negozi di chitarre erano in gran parte vuote. È stato anche accolto dalle critiche di alcuni clienti, sebbene una minoranza, che si chiedevano quando Taylor avrebbe fatto sul serio e consegnato le chitarre, dato che non erano riusciti ad averne una, anche dopo aver aspettato e cercato.

Ammetto che c’è una domanda maggiore rispetto a quella che possiamo soddisfare per quasi tutte le nostre chitarre realizzate a Tecate. Abbiamo realizzato una sovrabbondanza di modelli Baby, perché avevamo il legno per farle. Abbiamo costruito delle nuove risorse per ottenere e processare il legno per le chitarre più grandi che costruiamo lì, ma tutto il resto era molto al di sotto della domanda. È difficile tenere il passo con la domanda, specialmente in quella fascia di prezzo.

Prima di avviare la nostra fabbrica a Tecate venti anni fa, la fascia di prezzo è stata sempre riempita nel mercato con prodotti provenienti da Paesi esteri, la maggior parte asiatici all’epoca. La nostra incursione nella costruzione di chitarre di qualità a Tecate è stata accolta molto bene. Sentiamo di aver servito molti chitarristi. Devo dire che quando guardo i talent show in televisione e vedo i giovani competere con le loro GS Mini, Academy, Big Baby o Serie 100, e suonano bene in TV come qualsiasi chitarra potrebbe fare, è davvero gratificante. So che quei musicisti non hanno (ancora)  i soldi per comprare le chitarre migliori e più costose che noi o altri produciamo, ma non hanno dovuto compromettere la loro musica spendendo quello che avevano a disposizione.

Il bello di una fabbrica è che possiamo servire più persone. Non solo i musicisti, ma i venditori, gli impiegati, i rivenditori e le comunità locali.

Anche per quanto riguarda la nostra produzione a El Cajon abbiamo raggiunto molti record. Il maggior numero di chitarre prodotte. La più ampia gamma di prezzi. Nuovi modelli. La nostra qualità non ne ha sofferto, ma è andata avanti come sempre, con Andy al timone a progettare nuove chitarre. Sono contento di vedere cosa è previsto per gli anni a venire, ci aspettano molte cose entusiasmanti. La nostra ricerca e sviluppo continua come al solito, anche se, francamente, potremmo metterli da parte solo per soddisfare la domanda, ma non è da noi. Sappiamo che non va bene rilassarsi nel migliorare le chitarre per il futuro o creare nuovi tipi di chitarre.

Come ho detto prima e vale la pena ripeterlo, ho sempre creduto nelle fabbriche per offrire grandi prodotti e grande valore. Ci sono molti grandi liutai lì fuori che realizzano davvero belle chitarre. Non sono invidioso di quello che fanno, né lo sminuirei. Dovreste possedere una delle loro chitarre, davvero. Dirò anche che, quando guardiamo le chitarre vintage più ricercate, quasi tutte sono state fatte in fabbrica. E il bello di una fabbrica è che possiamo servire più persone. Non solo i musicisti, ma i venditori, i dipendenti, i rivenditori e le comunità locali.

Adoro le fabbriche e le chitarre che costruiscono, specialmente le nostre! Soprattutto quando vedo quanto impegno ci mettiamo e quanto sia difficile da realizzare, anche per persone molto intelligenti e appassionate. Poi, quando vedo che la gente vuole ardentemente le chitarre e che siamo riusciti ad aumentare la nostra produzione di quasi 80.000 chitarre in un anno molto difficile, si rafforza ciò che adoro delle fabbriche. Quando si tiene conto dell’esaurimento delle scorte nei negozi di tutto il mondo e poi si aggiungono le chitarre che abbiamo fatto e consegnato negli ultimi due anni, centinaia di migliaia di chitarristi sono stati serviti, dai principianti ai musicisti esperti.

La gente spesso chiede a me o a Kurt: “Avresti potuto immaginare allora che la Taylor sarebbe diventata questo?”. A questo punto, devo dire di no, non avrei potuto immaginarlo.

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BobSpeak

Investire nell’inevitabile

Scorri verso il basso

Adattarsi ai cambiamenti è una delle abilità che possiamo padroneggiare sia nel lavoro che nella vita.

Quest’anno a San Valentino ricorre l’undicesimo anniversario della prima volta che sono atterrato in Camerun e ho intrapreso un’avventura insieme a una squadra meravigliosa con cui lavorare: la fabbrica di ebano Crelicam. Prima di quel giorno non avrei mai immaginato che un’impresa del genere avrebbe fatto parte della mia vita. Emozionante e piena di promesse, è iniziata nell’innocenza e nell’ingenuità e, mentre ogni anno diventava sorprendentemente più difficile, era anche più gratificante. Ancora oggi sgobbiamo ogni giorno per risolvere i problemi che ci si presentano, ma lo rifarei sicuramente, soprattutto se ci fosse lo stesso team di persone ad aiutarci. Non riesco a immaginare un gruppo migliore.

La storia di copertina di questo numero parla degli intarsi in madreperla. Sapete, nel corso degli anni ho detto che la mia carriera di liutaio di chitarre sta vivendo un grande periodo di transizione per quanto riguarda i materiali naturali. Le cose stanno cambiando da come erano prima in ciò che saranno per molto tempo a venire. Vivere attraverso il cambiamento è più difficile che farlo prima o dopo di esso. Ma io dico sempre: “Investire nell’inevitabile”. Non ha senso negare ciò che è inevitabile.

Ci sarà certamente meno legno secolare disponibile per realizzare chitarre, forse anche meno abaloni, e meno prodotti chimici, che funzionano bene ma sono pericolosi. Una cosa da notare è che il futuro della madreperla è più promettente di quello dell’abalone, dato che in pratica molte ostriche sono d’allevamento e diventano di dimensioni notevoli, perché curate con attenzione nei letti di produzione delle perle. D’altra parte, l’abalone usato tradizionalmente per la conchiglia è raccolto in natura per la sua carne e la conchiglia è un sottoprodotto usato per l’intarsio. Questi sono abaloni maturi con gusci esterni del tutto calcificati. La carne degli abaloni d’allevamento matura molto prima che il guscio esterno si calcifichi, quindi questi gusci non sono utili per l’intarsio. La buona notizia è che gli scienziati iniziano a trapiantare gli abaloni d’allevamento, mettendo con cura quelli meno maturi in ambienti naturali, dove possono crescere fino alla maturità e, si spera, aiutare la specie a recuperare.

Anche se i materiali cambieranno leggermente, continueremo a fare delle grandi chitarre.

Bob Taylor

Per fortuna, possiamo decorare le chitarre in molti modi e ci piace farlo, e sembra che voi amiate possederle. Un giorno amerete anche le chitarre con i top in abete rosso in quattro pezzi, che forse non noterete nemmeno, perché faremo un buon lavoro, ma ci saranno. Mentre scrivo, stanno avvenendo dei cambiamenti dove cresce l’abete rosso nel Canada occidentale e negli Stati Uniti. La gente sta finalmente accettando il fatto che non si può tagliare tutto il legno secolare disponibile. Una parte, sì; tutto, no. In realtà, è un passo avanti rispetto ai giorni in cui l’umanità smetteva di tagliare i grandi alberi solo dopo che l’ultimo era stato tagliato. Ora la vedo frenarsi prima che sia troppo tardi e dico “bravi”. Possiamo adattarci, ci abitueremo. Lo farete. Come il mio amico Eric Warner della Pacific Rim Tonewoods ama dire: “Adattarsi, migrare o morire”. Ha ragione e noi ci adatteremo e continueremo a fare grandi chitarre, anche se i nostri materiali cambieranno leggermente.

Io e Scott Paul siamo molto coinvolti in tutti i nostri programmi ambientali. E sono felice di dire che continuano a crescere. Ecco un consiglio: se si vuole un ragazzo che aiuti a essere sempre più coinvolto nello sviluppo di progetti come questi, basta assumere un ex hippie di Greenpeace e poi lasciarlo lavorare. Tutto quello che devo fare è dire: “Sai, stavo pensando…” e Scott parte subito: ci pensa lui! È la sua natura e la sua professione. Spero che vi piacciano i suoi aggiornamenti in questo numero.

Infine, vorrei augurare un sincero buon 20° anniversario ai miei cari amici, fornitori, colleghi e partner di Madinter. Come forse sapete, siamo comproprietari della segheria Crelicam in Camerun. Abbiamo lavorato insieme molto strettamente negli ultimi dieci anni (il nostro decimo anniversario è a novembre 2021). Chi vive negli Stati Uniti potrebbe non conoscere Madinter, ma visitate Madinter.com e date un’occhiata. Servono i liutai di chitarre in tutta Europa, specialmente in Spagna. È incredibile quanti ce ne siano in Spagna. È la migliore! Voglio dire, lì tutti conoscono un liutaio di chitarre, cosa che non succede qui negli Stati Uniti. Dovreste andarci. Vidal, Luisa, Jorge, è un piacere per me aver lavorato con voi in tutti questi anni. Buon anniversario!

Bob Taylor seated on stack of mahogany wood

BobSpeak

L’altra faccia della resilienza

Scorri verso il basso

Bob ragiona sulla dualità degli oggetti che durano nel tempo, contrastando il problema della plastica con la transizione ad “azionariato dei dipendenti” da parte dell’azienda.

Da ragazzi, giravamo per la città in bici e la nostra unica fonte di idratazione era una borraccia che portavamo con noi. Ma non eravamo sempre così previdenti, per cui spesso ci fermavamo a bere al parco, dalla pompa di irrigazione di giardini a caso o dalle fontanelle dei negozi. Le bottigliette di plastica acquistate non rientravano tra i nostri pensieri, né tantomeno tra nostri desideri. Quando i miei figli crebbero, le bottiglie di vetro erano sparite dalla circolazione e in giro c’erano solo lattine e bottigliette di plastica.

Negli ultimi 10 anni ho trascorso circa 100 giorni all’anno in Camerun a sostenere la segheria di ebano di cui siamo co-proprietari. Durante le piogge, l’acqua confluisce nei torrenti, facendo straripare i fiumi e inondando la capitale con 3 milioni di abitanti. Il giorno dopo l’inondazione, l’acqua non c’è più ma tutta la plastica trascinata dà vita a uno spettacolo rivoltante: enormi montagne di plastica, che tuttavia è solo una frazione di quanta ce ne sia davvero. Non esistono borracce né pompe in quelle montagne di rifiuti. Basta uno sguardo per sentire un nodo alla gola. Questi eventi ebbero un grande effetto su di me, per questo limitai il consumo di bottiglie di plastica di circa il 99%. Nei Paesi sviluppati lo smaltimento dei rifiuti avviene lontano dalla gente e questo ci dà la falsa idea che tutto sia sotto controllo. Ma in realtà il problema esiste ed è molto grande.

In questo numero, Jim Kirlin parla della montagna di pellicole per imballaggi che qui a Taylor Guitars raccogliamo e collochiamo davanti a tutti per creare disagi impossibili da ignorare. L’obiettivo è trovarsela di fronte e farsi venire in mente qualcosa, anche a costo di iniziare a odiare il materiale più durevole che l’uomo abbia mai creato. Un materiale che non sparisce, né si decompone. La mia speranza è che questo articolo possa far capire che ognuno di noi, preferendo una comodità spicciola e momentanea, diventa responsabile del deterioramento del nostro pianeta. Devo ammetterlo, anch’io apprezzo gli utilizzi della plastica: quello che detesto è l’effetto che ne consegue. Ah, altra cosa: quando vi dicono che è viene tutta (o in maggior parte) riciclata, non credeteci. Solo una minima parte lo è.

Questo azionariato dei dipendenti ha infuso in me una nuova motivazione, come hanno fatto i miei nipoti. 

Ma veniamo alle belle notizie. Sono lieto di affermare che l’azienda Taylor Guitars è ora 100% proprietà dei suoi dipendenti. E ne vado particolarmente fiero. Ne parliamo meglio in questo numero e in alcuni video commentary. Oggi non sono più un azionista di Taylor Guitars, ma un suo dipendente, e ne sono grato. Vari amici mi hanno confidato che è un ottimo posto in cui lavorare, per cui spero di rimanerci ancora a lungo. Questo azionariato dei dipendenti ha di fatto infuso in me una nuova motivazione, un po’ come hanno fatto i miei nipoti. Ora posso operare a beneficio dei nostri dipendenti-proprietari in modi diversi e più concreti, e sono molto fiducioso per il futuro. L’azienda è in ottime mani, e con questa nuova struttura mi auguro che Taylor Guitars diventi resiliente e duratura quanto la plastica, ma senza impattare sul pianeta e sui suoi abitanti. Sostenibile, ecco. Un grazie di cuore va a tutti i dipendenti, i venditori, i fornitori e i protagonisti per aver portato Taylor a questo risultato. Non esiste luogo migliore per me e sono felice di poter contribuire alla crescita di tutti.

BobSpeak

In attesa di giorni migliori

Scorri verso il basso

Bob riflette su un anno senza precedenti, con emozioni agrodolci.

Lo sconvolgimento di quest’ultimo anno ci ha fatto sperimentare un viaggio senza eguali, almeno per me è stato così. Collettivamente, è come se quest’anno ci avesse scosso nel profondo, in modi diversi in varie parti del mondo. Salute, uguaglianza, pari opportunità, leadership di governo, benessere della popolazione e molte altre idee e condizioni sono state messe alla prova, valutate, rivalutate e discusse come mai prima, che io ricordi. È stata una scossa globale.

Nelle mie esperienze passate ho sempre potuto contare sulle persone che si riunivano per lavorare, che si sforzavano di tirarci fuori dai guai. Ma questa volta la possibilità di risolvere le cose ritrovandosi fisicamente era ostacolata e in alcuni casi impossibile.

Mentre guardiamo all’anno nuovo, vediamo che abbiamo una strada da percorrere per riprenderci dalla pandemia. Ma non vedo l’ora che le cose migliorino per tutti noi e mi mancano tutte le persone che vedo sempre, sia qui a San Diego che in tutto il mondo.

Mi piace sentire come tante persone hanno trovato un significato nel suonare musica per se stessi, per gli altri e con gli altri.

Una cosa è chiara: la musica è importante per aiutare le persone a stare bene. I dati storici mostrano che durante i periodi di crisi economica gli strumenti musicali se la sono sempre cavata piuttosto bene come settore, perché quando le persone sono obbligate a fare dei tagli, sembrano scoprire che suonare aiuta lo spirito. Mai come in questo caso è stato così palese in questo 2020 qui alla Taylor. Le persone hanno comprato moltissime chitarre, in quantità senza precedenti. Devo ammettere che ho avuto delle difficoltà a conciliare queste sensazioni che provavo quando i nostri mezzi di sussistenza erano sostenuti con la consapevolezza che quelli degli altri non lo erano. Siamo felici di sopravvivere e di aiutare le persone, ma ho il cuore spezzato per quelle che stanno lottando.

Perciò, quando riflettiamo sui traguardi dello scorso anno, proviamo delle sensazioni agrodolci riguardo alla buona sorte. Non è che il mondo sarebbe migliore se facessimo peggio tanto per soffrire, ma anche noi siamo stati toccati da amici e persone di famiglia che non sono così fortunate. E confido che a livello personale tutti noi più fortunati durante questi tempi difficili possiamo aiutare le persone meno fortunate che conosciamo personalmente.

Una cosa che ci rende fieri è che quando costruiamo delle chitarre sembra di aiutare davvero le persone. Mi piace sentire come tante persone hanno trovato un significato nel suonare musica per se stessi, per gli altri e con gli altri. Probabilmente sono il beneficio e la benedizione più grandi che abbia mai conosciuto in una vita di produzione di chitarre. Quest’anno abbiamo lavorato duramente per realizzare quello che i musicisti vogliono. E solo per essere chiaro, quando dico “noi” lo intendo davvero. Il team Taylor, rappresentato in tutto il mondo, è quello con cui voglio passare i momenti difficili. E comprende i fornitori e voi che comprate le nostre chitarre. Insieme, siamo un grande team con una buona prospettiva e che fa cose che fanno bene al mondo. Non potrei chiedere di meglio.

In questo numero parleremo di modelli di chitarre, tecniche di costruzione, meccanismi della chitarra, musica, impegno per la sostenibilità e altri argomenti relativi, perché la vita va avanti e vogliamo che vada avanti. Sono qui solo per dire che siamo grati del fatto che stiamo bene e speriamo davvero che stiate bene anche voi. E se così non fosse, sappiate che vi pensiamo, perché tutti conosciamo qualcuno vicino a noi che sta soffrendo molto.

Mi permetto di dare dei consigli a tutti: suonate, amatevi l’un l’altro, aiutate il vostro quartiere, create dei ricordi memorabili. Non lo dimenticherete e non ve ne pentirete mai.

BobSpeak

Il sistema produttivo

Scorri verso il basso

Bob illustra il suo punto di vista sul mondo imprenditoriale e sulla creazione di una nuova serie di chitarre durante la pandemia.

Forse è meglio se vi mettete comodi, perché questa volta mi dilungherò un po’ più del solito. Volevo sfruttare l’introduzione della serie American Dream per parlare del sistema produttivo.

Da quasi mezzo secolo mi occupo quotidianamente di produzione industriale e, nel corso degli anni, posso dire di aver acquisito un certo grado di conoscenza in materia. Quando cominciai, eravamo solo io e uno scalpello e, considerando la posizione odierna della Taylor, probabilmente ho avuto modo di conoscere più a fondo il processo manifatturiero rispetto a un normale ingegnere di produzione dipendente di un’azienda: questo perché, in larga parte, sono stato io a prendere decisioni importanti sul comparto produttivo, assumendomene la responsabilità. So cosa vuol dire lavorare praticamente da soli e, al contempo, operare a pieno regime in quattro Paesi differenti, ognuno con le proprie leggi, lingue e culture.

Sono felice del successo della nostra azienda e del fatto che sia stata in grado di soddisfare gli interessi di tutti: clienti, impiegati, rivenditori, azionisti e in generale la comunità che ci circonda.

Diversità dei costi di produzione

Tutte le aziende vendono un prodotto cercando di realizzare un profitto bilanciando le spese e i ricavi. Per quanto riguarda i singoli lavoratori di un’impresa, è normale voler guadagnare lo stipendio più alto possibile. Ma cosa succede se noi vogliamo spendere il meno possibile quando facciamo degli acquisti? Tra i prodotti disponibili, spesso compriamo quelli realizzati in posti dove i costi sono minori, il che solitamente si traduce in paghe più basse per i lavoratori. Quando i salari sono bassi in un altro Paese, anche gli altri costi di produzione sono minori per via del valore minore delle infrastrutture presenti, che sono strettamente correlate agli stipendi medi dell’economia locale.

Un ottimo esempio delle differenze in termini di costi è dato dalle nostre chitarre Urban Ash, realizzate con legno della nostra zona, nella California del sud. Qualcuno ci ha chiesto come mai un albero di città “gratis”, che sarebbe diventato legna da ardere, viene usato per produrre chitarre che costano quanto quelle realizzate con legni tradizionali.

Per farla semplice, ciò è dovuto ai maggiori costi di produzione e gran parte della spesa aggiuntiva serve a pagare le persone che vivono qui e che lavorano quel legname. Un operaio americano ben pagato rimuove gli alberi in sicurezza, li trasporta, li sega, li trasporta di nuovo, sempre ricevendo uno stipendio americano, spostandosi su strade nazionali, rispettando le norme di sicurezza, versando i contributi, eccetera. In altre parole, tutti i cittadini del luogo vengono pagati direttamente o indirettamente per trasformare quell’albero nel legno che utilizzeremo per le chitarre. Se volessimo usare solo legno economico, troveremmo dei posti dove non si verifica quanto ho appena descritto; ma visto che lavoriamo negli Stati Uniti, i costi sono maggiori.

Localismo internazionale

Acquistare prodotti locali è un’idea che interessa a molti. Ma non dovrebbe limitarsi solo al cibo o ai negozi di quartiere. Certo, non è sempre possibile trovare un articolo prodotto nella propria zona, ma possiamo apprezzare il lavoro dei nostri vicini e, se un giorno siamo noi a sostenerli, il giorno dopo saranno loro a sostenere noi.

Detto ciò, le nostre chitarre sono realizzate in due Paesi diversi. Ogni mattina, quando esco di casa, posso svoltare a sinistra e raggiungere la nostra fabbrica americana in 20 minuti. Oppure posso svoltare a destra e arrivare al nostro stabilimento messicano in 40 minuti. Un tale equilibrio di produzione tra due Paesi è avvenuto in maniera quasi fortuita.

Posso svoltare a sinistra e raggiungere la nostra fabbrica americana in 20 minuti o posso svoltare a destra e arrivare al nostro stabilimento messicano in 40 minuti.

Qui alla Taylor, questi rapporti transfrontalieri hanno un valore sia lavorativo sia affettivo. Entrambi gli stabilimenti operano come un’unica azienda, con due lingue e due culture diverse. La vicinanza facilita le cose, ci capiamo e ci apprezziamo a vicenda. La nostra capacità di realizzare chitarre in un’ampia forbice di prezzi costituisce un vantaggio sia per noi produttori sia per voi musicisti, oltre al fatto di garantire posti di lavoro negli Stati Uniti e in Messico.

Noi non abbiamo trasferito la nostra produzione in Messico. Al contrario, lì abbiamo cominciato da zero, producendo chitarre che non saremmo stati in grado di realizzare qui a El Cajon. Sono soddisfatto del modo etico in cui ci siamo espansi oltre confine. Anzi, mi rende orgoglioso. A Tecate ci sono più di 500 persone che hanno un buon impiego che senza di noi non esisterebbe.

C’è qualcosa di sfuggente nella realizzazione di un’ottima chitarra, e molti stabilimenti di tutto il mondo non hanno ancora trovato la formula magica. Noi non crediamo di custodire alcun segreto (tendiamo a condividere ciò che sappiamo), ma ci impegniamo per far sì che i musicisti possano notare la qualità delle nostre chitarre. Le nostre due fabbriche ci permettono di raggiungere questo scopo, invece di limitarci a delocalizzare e delegare ad aziende oltreoceano l’assemblaggio di prodotti più economici.

Adattarsi alle avversità

Quando il COVID-19 ha messo in pausa le vite della gente e le imprese di tutto il mondo, ci siamo ritrovati con la fabbrica di El Cajon chiusa, seguita qualche settimana dopo da quella di Tecate. Dopo un po’ di tempo, El Cajon ha ricominciato lentamente a operare mentre Tecate rimaneva chiusa. Ci siamo chiesti: “Se non riuscissimo a immettere sul mercato i modelli prodotti a Tecate, cosa succederebbe?”. Sapevamo di non poter realizzare chitarre GS Mini, Baby, Academy e serie 100. Non era semplicemente possibile produrle negli Stati Uniti. Forse potevamo realizzare la serie 200, ma gli strumenti e i sistemi di lavoro erano in Messico, quindi non c’era niente da fare. Nello stabilimento di El Cajon costruiamo chitarre in legno massello.

Allora ci è venuto in mente di inventare una nuova serie, la American Dream, che coniuga alcune speciali metodologie di costruzione ai legni che abbiamo messo da parte nel corso degli anni per motivi estetici, di grandezza o perché, in un dato periodo, nel nostro catalogo non erano presenti chitarre realizzate con un certo tipo di legno. Ci piace affermare che ci siamo ingegnati con ciò che avevamo a disposizione. Gli imprevisti di quest’anno ci hanno spinto a pensare e ad agire in questa maniera. 

In quei mesi Tecate ci sembrava molto lontana, ma poi ci siamo resi conto che noi facciamo parte di quella città, proprio come qui a El Cajon. Abbiamo riconvertito la produzione di custodie, fabbricando mascherine per aiutare gli operatori sanitari del posto. Così facendo, le autorità locali ci hanno autorizzato a tenere aperto quel reparto. Gradualmente, gli altri reparti dello stabilimento hanno ripreso a operare. Abbiamo collaborato con le autorità sanitarie, economiche e amministrative in modo da poter riaprire la nostra fabbrica in tutta sicurezza. È stato un periodo che ha messo alla prova come mai prima d’ora il rapporto con la città e con il Paese che ci ospita.

Nel frattempo, qui a El Cajon nasceva la serie American Dream. Non volevamo stare ad aspettare ciò che poteva o non poteva succedere in Messico. Questa chitarra è stata pensata attentamente e abbiamo dovuto abbattere alla svelta le barriere fisiche e psicologiche per avviare la produzione. Gradualmente, i nostri lavoratori hanno cominciato a rientrare in fabbrica; poi è tornato l’ottimismo e la creatività. Questa chitarra per noi rappresenta un trionfo.

Oggi i nostri dipendenti sono tornati al lavoro in entrambi gli stabilimenti, rispettando rigorosamente il distanziamento sociale per poter portare a termine le nostre chitarre. Nonostante le difficoltà, stiamo bene e lavoriamo in sicurezza, oltre ad aver recuperato la nostra fonte di guadagno. I nostri rivenditori sono felici perché i loro introiti sono migliorati e i clienti hanno riscoperto la bellezza della musica suonata in casa. Noi spediamo, i rivenditori vendono e voi suonate.

Sta andando tutto bene. Questi miei pensieri vogliono ricordare che ogni prodotto viene realizzato da determinate persone in un determinato luogo. Molte di queste persone siete voi, i vostri vicini, i vostri familiari e anch’io. Tutti noi lavoriamo per produrre un bene che viene venduto, e tutti noi compriamo cose realizzate da altri. È un rapporto simbiotico. La pandemia di quest’anno ci ha fatto riflettere sull’importanza delle cose. Penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che la musica è importante.

BobSpeak

Una questione di fiducia

Scorri verso il basso

Bob spiega perché gli sforzi di Taylor per instaurare un rapporto di fiducia con i nostri partner siano importanti, soprattutto durante i periodi difficili.

Forse è meglio se vi mettete comodi, perché questa volta mi dilungherò un po’ più del solito. Volevo sfruttare l’introduzione della serie American Dream per parlare del sistema produttivo.

Da quasi mezzo secolo mi occupo quotidianamente di produzione industriale e, nel corso degli anni, posso dire di aver acquisito un certo grado di conoscenza in materia. Quando cominciai, eravamo solo io e uno scalpello e, considerando la posizione odierna della Taylor, probabilmente ho avuto modo di conoscere più a fondo il processo manifatturiero rispetto a un normale ingegnere di produzione dipendente di un’azienda: questo perché, in larga parte, sono stato io a prendere decisioni importanti sul comparto produttivo, assumendomene la responsabilità. So cosa vuol dire lavorare praticamente da soli e, al contempo, operare a pieno regime in quattro Paesi differenti, ognuno con le proprie leggi, lingue e culture.

Sono felice del successo della nostra azienda e del fatto che sia stata in grado di soddisfare gli interessi di tutti: clienti, impiegati, rivenditori, azionisti e in generale la comunità che ci circonda.

Entrambe queste idee sono vere, a volte anche allo stesso tempo. Dalla fine di febbraio ho pensato ad un’altra parte di questo concetto che è menzionato raramente. Potrei conoscere qualcuno che potrebbe aiutarmi, ma cosa sa quella persona di me? Nel caso di Taylor Guitars, potremmo conoscere persone che possono aiutare in questi periodi, ma cosa ne pensano di noi? Stiamo coopernado per risolvere la nostra emergenza dopo aver già stabilito un rapporto di fiducia con loro o stiamo chiedendo qualcosa che si sentono in dovere di concedere anche quando non vogliono, magari perché non abbiamo ancora guadagnato la loro fiducia?

La navigazione attraverso nostre sfide in tutto il mondo in questi ultimi mesi ha fatto molto affidamento sulle relazioni che abbiamo formato e su ciò che quelle altre persone pensano di noi. I nostri rivenditori si fidano di noi per il servizio e la qualità che abbiamo offerto loro, d’altro canto noi abbiamo fiducia che rappresentino bene Taylor Guitars. Siamo stati quindi in grado di condurre una delle migliori promozioni di vendita che abbiamo mai fatto, chiamata “Taylor Days”. I rivenditori erano sbalorditi. Quando il nostro team di vendita ci ha presentato il piano, ci siamo fidati di loro. E così siamo partiti.

La navigazione attraverso i problemi globali di questi ultimi mesi e’ stata possibile grazie alle relazioni che abbiamo tessuto in passato e alla reputazione. 

Quando avevamo bisogno di un numero ristretto di persone che lavorasse qui in fabbrica e svolgesse compiti essenziali durante l’ordine il period Stay-at-Home, potemmo chiamare le autorità della città e chiedere il permesso. Si fidavano di noi. Lo hanno concesso. Non abbiamo mai tradito la loro fiducia in 45 anni e abbiamo partecipato alle esigenze e alle idee della città, quindi si sono fidati di noi.

Quando abbiamo cercato di aiutare tutti i dipendenti Taylor a ricevere la loro assistenza governativa, siamo andati all’EDD (Dipartimento per lo sviluppo dell’occupazione) della California, conoscendoli bene. Si fidano di noi per le nostre passate collaborazioni positive. Il nostro personale delle risorse umane ha lavorato così duramente per servire i nostri dipendenti compilando tutti i moduli, aprendo la strada e guidando tutto attraverso l’Ufficio del Lavoro, e potevano chiamare un responsabile lì, che era felice di aiutarci. I nostri dipendenti ne hanno beneficiato notevolmente e hanno grande fiducia nella cura di Taylor per loro.

Quando andiamo in una foresta in una terra lontana e chiediamo aiuto ai progetti internazionali di servizi forestali degli Stati Uniti, sono ansiosi di dare una mano perché abbiamo guadagnato la loro fiducia e abbiamo gia’ partecipato alle loro iniziative in passato.

Potrei continuare a citare dozzine di altri esempi, ma credo che questi siano sufficienti. Potrebbero esserci persone che, a seconda del loro punto di vista, vedrebbero alcuni di questi esempi come favoritismi. Anche se potremmo essere i preferiti di alcuni di quelli che ho citato (e lo siamo), è a causa della fiducia e del rispetto che abbiamo guadagnato lavorando così duramente, non perché sono nostro zio, o perché diamo loro denaro.

Dico tutto questo perché ultimamente più che mai mi sono fermato a pensare a tutti noi che abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Questo è un sentimento che viene offerto spesso durante questo periodo di COVID-19. Certo, non tutti siamo sempre d’accordo, ma se le relazioni che abbiamo instaurato sono più forti delle nostre divergenze, e’ possibile lavorare insieme per un buon risultato.

Con uno dei miei migliori amici, beh, diciamo solo che lui ed io non siamo d’accordo su molte opinioni politiche, specialmente in questo momento. Ma la nostra amicizia sopravvive piuttosto bene perché non ci basiamo solo su questo per essere amici. Abbiamo tanti altri legami più importanti tra noi.

Noi di Taylor Guitars abbiamo bisogno di tutte queste persone e relazioni che ho nominato, oltre a centinaia di altre che non ho nominato. Ma se negli anni non è stata costruita la fiducia reciproca, allora non meritiamo di alzare il telefono, inviare un SMS o chiedere aiuto agli altri nei modi in cui siamo riusciti a riceverlo di recente. L’aiuto che abbiamo ottenuto è stato facile e offerto gratuitamente, perché abbiamo coltivato relazioni forti.

Scrivo questa rubrica oggi per esprimere la mia gratitudine ai manager, ai partner commerciali, ai fornitori, ai clienti, ai rivenditori, ai dipendenti, al nostro team esecutivo, ai nostri dirigenti e agli altri amici per essere stati felici di supportarci qui in Taylor Guitars, mentre noi supportavamo loro. Sono entusiasta di poter chiedere e sentirli dire “Sì, certo!”. Questo ha rappresentato un aspetto positivo per me, ora piu’ che mai.

Un brindisi ai chitarristi
Bob riflette sul perché il “negozio” di Taylor sia un posto speciale e saluta i suoi colleghi costruttori di chitarre in tutto il mondo.